Considerazioni su narrazioni, riferimenti e testimonianze...

Per restituire alla storia quanto le appartiene è necessario citare alcune affermazioni, destituite di ogni fondamento, riportate con grande enfasi in recenti pubblicazioni, e chiarirne le inesattezze divulgate.

La copertina di "Peloro '96 nel segno degli Spadafora", propone l'immagine di un antico quadro di Casa Notarbartolo di Villarosa, appartenente al Ramo di Policastrelli, raffigurante Onofrio Spadafora Rigoles, Principe di Mazzarrà, Duca e Barone di San Pietro delli Currìì, appartenente al Ramo di San Pietro li Currìì. Alla sua morte datata 1720, gli successe la sorella Anna Spadafora Rigoles, senza prendere investiture. Anna, fu artefice del matrimonio celebrato tra Giuseppa Spadafora Gaetani, e lo zio Guttierez Spadafora Ruffo Li Calzi. Questi, era figlio di Muzio Spadafora Spadafora (fratello del Principe di Venetico, Domenico Spadafora Spadafora), nonchè nipote di Guttierez Spadafora Ruffo Santapau. Anna Spadafora aveva venduto nel 1722 il titolo di Principe di Mazzarrà a Ignazio Migliaccio. Alla sua morte, avvenuta nel 1722, fu reso pubblico il testamento 8.03.1722 preconfezionato e finalizzato alla celebrazione del citato matrimonio. Guttierez Spadafora Ruffo Li Calzi fu infatti unico beneficiario testamentario di Anna Spadafora Rigoles. Il Ramo di San Pietro li Currìì si estinse nel 1722 per mancanza di prole. A seguito del citato testamento il Ramo di Policastrelli, subentrò nella proprietà nel Feudo di San Pietro li Currìì. L'immagine del suddetto quadro, fino al 1964, faceva parte dell'arredo di Villa Spadafora, della Contessa Laura Marigliano Spadafora, in Via Policastrelli a San Pietro di Milazzo.

I Principi (di) Spadafora...

Il Duca Carlo Villanova in "Peloro '96 nel segno degli Spadafora" scrive che il Comune di Spadafora in provincia di Messina è stato voluto da Guttierez Spadafora, Principe di Venetico, per magnificare la propria famiglia. Avrebbe distaccato dal suo feudo di S. Martino 710 ettari che includevano l'antico Castello, che la tradizione familiare di allora avrebbe chiamato "Castel Guttierez".

L'Autore per dare corpo alle proprie narrazioni, con originalità, attribuisce al Castello sito a Spadafora anche un nome "Guttierez". Senza sapere, forse, che nessun Guttierez Spadafora è mai stato proprietario del Castello sito a Spadafora, nè di quello sito a Venetico, in quanto titoli e proprietà del Feudo di Venetico San Martino Spadafora sono transitati per eredità direttamente a Domenico Spadafora Spadafora (figlio di Guttierez Spadafora Ruffo Santapau), dal cugino Domenico Spadafora Branciforte (+1670). Mentre altri Feudi o titoli, come quelli di Maletto e Roccella, pervenivano allo stesso Principe per testamento del proprio zio Michele Spadafora Sanseverino (1678) del Ramo di Randazzo. Anche quest'ultima notizia è facilmente riscontrabile più avanti, allorchè sarà indicata una sintesi sui Principi di Maletto. L'Autore, dimostra abilità descrittiva nella conduzione dell'argomento i cui contenuti e l'epilogo, però, dimostrano finalità sospette allorchè viene magnificata la famiglia Spadafora di Villa Mortellito a Venetico, che non ha mai avuto nulla a che fare con il Castello di Venetico, nè con quello di Spadafora, nè con i titoli nobiliari peraltro appartenuti ad altra famiglia, quella del Ramo di Venetico.

Ma è evidente come l'Autore non sia disinformato sull'argomento. Guidato dall'artificiosità, finalizzata a trovare l'anello di congiunzione che potesse condurre, a senso unico, agli Spadafora di Villa Mortellito in Venetico, non ha esitato ad elaborare fantasiosi equivoci sull'omonimia di Guttierez, sul Principe di Venetico, sulla storia del Feudo di S. Martino, ed altro. Commette anche l'errore di fornire un albero genealogico che, invece, conferma le inesatte attribuzioni narrate. Infatti, è sufficiente documentarsi sulla reale suddivisione della famiglia Spadafora in sei Rami (vedere Albero Geneaologico), e non già in due, per accertare le inesattezze narrate con le due pubblicazioni in argomento.

In quanto al significato lessicale della preposizione "di" interposto tra Principi, e, Spadafora, il lettore potrebbe essere indotto a pensare che sia sempre esistito un Principato di Spadafora. Ma nulla vi è di più errato, in quanto un "Principato di Spadafora" non è mai esistito. La dizione è impropria, e nasce per l'uso artefatto del titolo di Principe di Policastrello da parte dei primi Autori del 1900 che hanno scritto su questa famiglia, oltre che di alcuni discendenti di Michele Spadafora Montalto, appartenente al Ramo di Policastrelli, i quali hanno sempre voluto tenerne nascosta quest'appartenenza. Il titolo di Principe era stato concesso nel 1713 (Messina) a Muzio Spadafora Spadafora (Sanseverino), già Marchese di Policastrelli. Lo Spreti, tuttavia, nel periodo d'avvento del fascismo, aveva scritto sulle famiglie nobili, dedicando  un capitolo anche alla discendenza di Muzio Spadafora, creando però grande confusione tra i Rami di Venetico, di Maletto, di San Pietro e di Policastrelli. Questo, ed altri particolari errati ed equivoci, hanno consentito a chi poteva averne interesse l'uso improprio del termine "Principe di Spadafora", in sostituzione di "Principe di Policastrelli". Dizione impropria che, rinvigorita da certe pubblicazioni, o dalla stampa, non possiede però alcun requisito di fondatezza e, soprattutto, nessuna attinenza con l'ex Stato di Venetico S. Martino Spadafora, e con l'ex Stato di Maletto.  Il titolo di Principe di Policastrelli (per usare il termine appropriato) riconosciuto a Muzio Spadafora Spadafora nel 1713 (epoca nella quale non esisteva neppure il Feudo di Spadafora), è pervenuto in Casa di Muzio Spadafora Montalto e discendenti, mentre il titolo di Marchese di Policastrelli è andato in Casa di Michele Spadafora Montalto e discendenti. Notizie inconfutabili, peraltro confermate dalle recenti ed inedite immagini che, in "Peloro '96 nel segno degli Spadafora", a pag. 52 e 53, propongono la riproduzione delle buste facenti parte della corrispondenza della famiglia Spadafora (Villa Mortellito in Venetico), il cui destinatario era proprio Michele Spadafora Montalto, Marchese di Policastrelli, avo da cui discende quest'ultima famiglia che nulla c'entra con i Principi di Venetico ed i Castelli di Venetico e Spadafora.

Busta con didascalia

I Marchesi di Policastrelli...

Vincenzo Fardella de Quernfort descrive e dà conferma, in "Peloro '96 nel segno degli Spadafora", di questa collezione di lettere ottocentesche indirizzate al Marchese di Policastrelli, Michele Spadafora Montalto, affermando che questi appartiene al Ramo di Policastrelli. In seguito riferisce l'errata notizia che questo Ramo di Policastrelli avrebbe avuto conferiti diversi titoli nobiliari "Principe di Venetico, Marchese di S. Martino,... ed altri". Tuttavia, in contraddizione, indica una discendenza confusa e riporta un ulteriore schema dell'albero genealogico appartenente a questo Ramo Spadafora, smentendo di fatto, la precedente vantata correlazione con i Principi di Venetico.

Vincenzo Fardella, infatti, non dice che Muzio Spadafora Spadafora (Sanseverino), già Marchese di Policastrelli, ebbe conferito sull'omonimo Feudo (Policastrelli) anche il titolo di Principe nel 1713. Eppure è documentato che il figlio di questi, Guttierez Spadafora Ruffo Li Calzi, ne ereditò i titoli paterni, mentre da parte di Anna Spadafora Rigoles fu soltanto beneficiario testamentario delle proprietà, tra le quali la Baronia di S. Pietro delli Carriaggi (Milazzo).

Questo Guttierez Spadafora, appartenente al Ramo di Policastrelli, fu genero di Muzio Spadafora Branciforte Principe di Venetico (succeduto al padre Domenico), cognato di Domenico Spadafora Gaetani (succeduto al padre Muzio) ed ebbe una propria discendenza. Quindi, non ha nulla a che vedere con gli ex Stati di Venetico S. Martino Spadafora, e Maletto.

La possibilità di equivocare sull'omonimia "Guttierez Spadafora", senza specificarne paternità e maternità ha consentito, nel tempo, di conferire attribuzioni del tutto errate. Queste precisazioni, invece, consentono di delineare una precisa collocazione del Ramo di Policastrelli che, dopo alcuni passaggi, ha come discendente Gaetano Spadafora Monroy sposato con Vita Montalto vedova Ferro (Marsala). Dai figli Muzio e poi Michele Spadafora Montalto si perviene a Pietro Spadafora Notarbartolo, Principe di Policastrelli (San Pietro), quindi al Ramo ultrogenito rappresentato da Pietro Spadafora Notarbartolo (San Pietro), da Corrado Spadafora Notarbartolo (Mortellito), da Guttierez Spadafora Notarbartolo, da Michele Spadafora Notarbartolo, ed altri.

Un'eredità patrimoniale del 1911, costituita da alcuni fondi rustici tra cui Mortellito segnò, di fatto, l'odierna presenza dei discendenti del Ramo di Policastrelli a Venetico. Ma l'estraneità di questa famiglia con la storia dei Principi di Venetico, oltre ad essere documentata, deriva anche dalla dimostrabile considerazione che nessuno di essi ha mai ereditato nè il Castello di Venetico, nè quello di Spadafora, proprio per l'appartenenza di questi Castelli e dei relativi Feudi ad altro Ramo della famiglia Spadafora. I nuovi proprietari del fondo Mortellito, Michele Spadafora Turrisi, ed il figlio Guttierez, effrettuarono trasformazioni radicali creando un'efficiente azienda agricola. La preesistente casa colonica fu soppiantata da una villa signorile (somigliante al Castello del Duca Avarna di Gualtieri Sicaminò) che, nel corso del medesimo Secolo XX° (1950 circa), ha assunto la fisionomia estetica di una dimora stile liberty. Michele Spadafora Turrisi, Podestà di Palermo, aveva grande influenza nel periodo in cui ereditò il fondo rustico di Mortellito (1911) e negli anni successivi ha dimostrato abilità nel gestire con peculiare attenzione ogni avvenimento o circostanza che gli consentisse di ottenere anche titoli nobiliari. Il Fascismo com'è noto assunse il potere il 28 Ottobre 1922 instaurando, con il cordiale consenso del Re d' Italia Vittorio Emanuele III di Savoia, un' autentica dittatura che abolì tutti i partiti politici tranne il Partito Nazionale Fascista, la cui sigla era P.N.F., veniva interpretata dalla gente "Per necessità familiari". Ed era vero, perchè, anche se qualcuno avesse voluto fare lo spazzino, doveva appartenere al P.N.F. Quanti vi appartenevano con dedizione e fedeltà, potevano richiedere incarichi di prestigio ed intercessione presso il Re d'Italia per il riconoscimento di titoli nobiliari.

Così, Michele Spadafora Turrisi dei Marchesi di Policastrelli si premurò di fornire ad Alonso Alberto Monroy, il quale redigeva le schede relative alla nobiltà siciliana, alcuni dati riferiti al proprio albero genealogico, e chiese al P.N.F. di intercedere presso il Re d'Italia perchè gli fosse riconosciuto il titolo di "Principe di Spadafora", località ove non aveva neppure un'abitazione.

Guttierez Spadafora Fatta e la moglie Vanna, in data 30.09.1971 inviavano la cartolina sotto riprodotta ove si legge "Villa Mortellito" e sotto "Spadafora", equivocando ancora "tra il proprio cognome", "il titolo" e "la località Spadafora", o come se la Villa si trovasse a Spadafora. La firma " Vanna e Guttierez di Spadafora", però, conferma quanto già indicato.

 (1971)

(2002)

Villa Mortellito Spadafora Villa Mortellito - Venetico  

Ma i contenuti delle predette pubblicazioni necessitano di ulteriori chiarimenti in riferimento agli Spadafora di Policastrelli, e maggiori precisazioni relative all'estraneità di questa famiglia dai Rami di Maletto, Roccella e Venetico San Martino Spadafora.

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