OSSERVATORIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
ANNO VIII/IX – NN. 41/42 NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2004/2005 FERRARA
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L'ECO
& RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS
DISCRIMINAZIONE SANITARIA IN UNGHERIA
Sulla pagina Web del portale Magyarország.hu si leggono le seguenti informazioni:
«Nell'ambito della sicurezza sociale le norme
giuridiche sono valide di ciascuna nazione dell'Europa Unita ed inoltre si
esercita l'assistenza secondo la teoria dell'uguaglianza. L'Unione mira di
assicurare i diritti d'assistenza sanitaria ai cittadini aventi il diritto dello spostamento
libero nell'EU. La fonte giuridica della coordinazione sono le norme 1408/71/EG
e K574/72/EGK.»
Dopo quest'introduzione vengono elencate le
informazioni indispensabili sia per i cittadini viaggiatori dell'EU sia per i
medici dei paesi membri e tutte le notizie utili al proposito.
Tutto questo è bello. Soltanto
una cosa non quadra…
Quando mi sono informata a causa del passaporto scaduto di mia
figlia, dato che non abbiamo avuto
tempo per rinnovarlo, mi hanno dato l'informazione che poteva entrare in
Ungheria senza problemi con la sua carta d'identità italiana, ma per
documentare la sua cittadinanza ungherese era necessario portare con noi anche
il passaporto ungherese scaduto. Peccato però che le autorità ungheresi in
Italia si siano dimenticate di
avvertirmi di procurare il cosiddetto modulo E111 in caso di necessità di
assistenza medica o ospedaliera.
È vero che anche non conoscendo
le leggi oppure le norme giuridiche, quelle sono sempre valide. Però i cittadini
comuni non possono conoscere le nuove normative se non vengono informati.
Queste normative le conoscono
soltanto quelle persone che se ne occupano d'ufficio. Quindi le autorità
competenti e i loro dipendenti devono sentire l’ obbligo di informare ogni
cittadino. Non facendo così l'ente competente e i suoi funzionari, deve o
dovrebbe rispondere per la sua inefficienza.
Il 28 agosto verso l'una - come
ho fatto cenno in un altro mio servizio - ho subito un grave incidente stradale
in Ungheria. Stando in piedi il medico di guardia non si preoccupava per la mia
salute e non gli passava neanche per la mente di visitarmi. Per lui era sufficiente che io non
avessi guidato la macchina e che fossi in vita.
Il giorno dopo, il 29 agosto, domenica,
ci siamo fermati dall'Ospedale Ferenc Flór di Kistarcsa, dato che i traumi
subiti cominciavano a mostrare effetti ben visibili e dolorosi a causa
dell'incidente del pomeriggio del giorno precedente. Perciò ho chiesto al
pronto soccorsi ospedaliero una visita d'urgenza per assicurarmi di non avere
ferite interne.
Allo sportello del ricevimento dei
pazienti non sono riuscita a produrre una tessera sanitaria rilasciata dalle
autorità ungheresi, ma ho esibito il mio passaporto ungherese documentando la
mia cittadinanza ungherese e la tessera sanitaria italiana documentando che
essendo anche cittadina italiana nonché dell'EU avevo diritto all'assistenza
sanitaria gratuita sia in Italia così come in Ungheria.
Allo sportello del ricevimento
l'addetto non aveva la più pallida idea del fatto che anche l'Italia fosse paese membro dell'EU. Perciò mi ha
mandato come cittadina straniera all'ambulanza chirurgica dell'ospedale. Sul
modulo fatto firmare da me senza poter leggere stava scritto: «La sottoscritta
usufruisce dell'assistenza sanitaria dietro il pagamento, prende atto del costo
del servizio con obbligo del pagamento di tale costo» (N. Rec.: 200419848, data
Rec.: Kistarcsa, 29. 08.
2004., 14:53:30 N. Taj: HUN-000-000 ). Soltanto dopo ho saputo che il medico di guardia era impegnato di una
delicatissima operazione e non si sapeva quando avrebbe terminato.
A quattro giorni dall'incidente -
il giorno del rientro in Italia - dalla stazione internazionale dei pullman di
Bologna mi sono recata direttamente al pronto soccorsi dell'Ospedale Sant'Anna
di Ferrara - città di mia residenza, ed ho chiesto le visite necessarie
d'urgenza che mi sono state fatte: numerose lastre ed una visita ortopedica. Ho
anche avuto un collare da portare per due settimane e medicine antidolorifiche
con la raccomandazione di farmi riportare all'ospedale con l'ambulanza in caso
di malessere o di dolori!
Sono una cittadina con la doppia
cittadinanza: ungherese ed italiana. Nella mia patria natia prima non mi hanno
mai chiesto nessun tipo di certificato per poter ricevere l'assistenza
sanitaria gratuita. Adesso essendo
cittadina dell'EU anche come cittadina magiara - avendo il passaporto
ungherese che documentava la mia cittadinanza ungherese - mi volevano dare soccorso sanitario dietro pagamento!
I dipendenti
sanitari ungheresi sono entrati nell'EU così bene da non voler riconoscere
neanche la mia cittadinanza ungherese?! Che cosa è successo alla mia Patria
natia?
Gli Ungheresi avendo le vertigini
da capitale estero ed il cervello avvelenato dalla privatizzazione, si
interessano esclusivamente di arraffare delle belle somme e dei quattrini da
tutti?! In fondo non è una terapia cattiva neanche questa: distruggono la
nostalgia per la patria, questo è buono. Ma con questo atteggiamento
indeboliscono l'amore per la patria, per la nazione degli Ungheresi viventi
ovunque nel mondo. Questo forse non è buono. Che sia ben chiaro: non è
conveniente neanche economicamente!*
* L'articolo originale in ungherese si legge alla seguente
pagina Web:
http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/diszkriminacio2004.9.26.htm
Melinda Tamás-Tarr
- Ferrara -
SERVIZIO ASSISTENZA MEDICA PRIMARIA
-
A cura di M.T.T. -
Collegandomi all'articolo precedente riporto alcune
informazioni importanti che possono essere interessanti per tutti Voi:
Ai
cittadini che si recano temporaneamente all’estero, nei paesi dell’Unione Europea,
la A.S.L. rilascia il modello E111, che ha validità massima di 180 giorni.
Il
cittadino potrà quindi beneficiare, unitamente ai familiari aventi diritto,
delle cure mediche ed eventualmente del ricovero ospedaliero non programmato.
Potrebbe
capitare che l’assistito, nonostante il possesso del modello E111, debba pagare
in proprio le spese per le prestazioni sanitarie ricevute all’estero. In questo
caso, al rientro in Italia, il cittadino presenta la documentazione relativa
alle spese sostenute alla propria A.S.L. che provvede al rimborso nella misura
indicata dalla istituzione sanitaria del luogo di temporaneo soggiorno cui si è
rivolto.
Per
i cittadini italiani che si recano all’estero, nei paesi dell’Unione Europea,
per motivi di lavoro o di studio per un periodo superiore ai 30 giorni la
A.S.L. rilascia il modello E128 presentando autocertificazione.
Il
modello ha una durata massima di 1 anno, e dà diritto all’assistenza sanitaria
per qualsiasi evento morboso che dovesse insorgere durante il periodo di
permanenza nel paese dell’Unità Europea.
Si
precisa altresì che lo Stato Italiano ha inoltre stipulato convenzioni così
dette "bilaterali" per l’assistenza sanitaria con alcuni Paesi
Europei (non facenti parte dell’Unione Europea) ed extra europei e
specificatamente: Principato di Monaco, Croazia, Slovenia, Jugoslavia,
Macedonia, Repubblica di San Marino, Argentina, Brasile, Australia, Tunisia.
Ricovero
all’estero in centri di altissima specializzazione
Il
cittadino può farsi curare all’estero, con spese a carico del S.S.N., solo nel
caso in cui le strutture sanitarie italiane non siano in grado di curarlo in
modo adeguato o quando i tempi di attesa delle stesse siano così lunghi da
compromettere lo stato di salute dell’assistito.
Per
beneficiare di questa possibilità il cittadino deve ottenere una specifica
autorizzazione prima di affrontare il ricovero.
Per
questo, l’interessato deve presentare domanda al distretto di appartenenza,
corredata dalla documentazione sanitaria relativa alla patologia e da una
relazione di un Medico Specialista, anche straniero.
La
domanda viene inviata dall’ASL al Centro Regionale di Riferimento che
provvederà alla valutazione e all'eventuale autorizzazione.
In
caso di ricovero programmato in strutture pubbliche ubicate in paesi
dell’Unione Europea, previa autorizzazione del Centro Regionale di Riferimento,
l’A.S.L. rilascia il modello E112 da presentare al centro estero.
In
questo caso l’onere del ricovero è a carico del S.S.N.; il paziente è invece
tenuto al versamento del corrispondente ticket, secondo le norme in vigore nel
paese europeo che eroga la prestazione.
In
caso di ricovero in paesi al di fuori dell’Unione Europea o in strutture
private di un paese dell’Unione Europea, previa autorizzazione del Centro
Regionale di riferimento, l’assistito pagherà direttamente le spese affrontate
presso il Centro estero. Al rientro in Italia, producendo la necessaria
documentazione (relazione sanitaria – fatture – quietanze – ecc.), l’utente
potrà ottenere rimborso (determinato da norme Statali) presentandone domanda
all’ASL.
Il
rimborso viene effettuato dall’A.S.L. dopo la valutazione del Centro Regionale
di Riferimento.
Assistenza
sanitaria ai cittadini residenti all’estero che rientrano temporaneamente in
Italia
Ai
cittadini italiani residenti all’estero, titolari di pensione italiana o aventi
lo status di emigrati, durante il temporaneo rientro in patria, sono erogate a
titolo gratuito, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa,
pubblica o privata, le prestazioni ospedaliere urgenti, sia in regime di
ricovero che ambulatoriali, per un periodo massimo di 90
giorni, anche non continuativi, nell’arco dell’anno solare.
Fonte:
http://www.luinoweb.com/Servizi_sanitari_di_base_assistenza_all'estero.htm
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