OSSERVATORIO LETTERARIO
*** Ferrara e l'Altrove ***
ANNO VIII – NN. 37/38 MARZO-APRILE/MAGGIO-GIUGNO 2004 FERRARA
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E d i t o r i a l e
______________di Melinda
Tamás-Tarr ______________
Foto: è del 24. 12. 2003
Gentilissimi Lettori,
eccoci di nuovo sulla
nostra barca d'avventura e siate i bentrovati! Finalmente, in parte, posso
versare il mio sacco di sgomento quando si tratta dell'ignoranza ― quasi
istituzionale (?!) ― senza limiti e frontiere…
Oltre la Tv, anche Internet
diventa uno strumento per il progresso della senilità precoce dell'umanità?
Ecco ad esempio il caso ― tra i tanti ― di Internet. A causa del mio lavoro, io
praticamente vivo con Internet: è una straordinaria possibilità in più e veloce
per le ricerche dei materiali. Ma durante queste ricerche non riesco a non
arrabbiarmi, quando durante la navigazione m'inciampo in siti con informazioni
fasulle e malinformazioni che certificano una colossale ignoranza – per cui non
posso che mettermi le mani nei
capelli. Si tratta del sito
dell'Ansa, della sua ignoranza geografica… Devo proprio dare ragione al famoso
sociologo Francesco Alberoni che condanna severamente i giornalisti notando la
loro «incultura» la quale si manifesta in diverse discipline, e la loro
impressionante scarsità di
conoscenza della lingua italiana… A proposito potrete leggere il mio
ampio articolo nell'interno di
questo fascicolo nella rubrica «Eco & Riflessioni ossia Forum
Auctoris». Collegandomi
a questo articolo formulo una domanda: I somari
escono dalle scuole?
Complessivamente pare di sì e non
soltanto se si guarda la geografia e la storia che non sono la forza della
grande parte degli Italiani, come testimonia la copertina raffigurante un asino e l'articolo ad essa collegato del n.
63 del periodico «Giornalisti» dell'Ordine Nazionale dal titolo «Scrivere e parlare in italiano»:
«Diverse volte, purtroppo, la prima “vittima” dei giornalisti è la lingua
italiana. Così almeno sostengono alcuni critici e osservatori come Francesco
Alberoni.
Ecco ad esempio il caso della TV che veramente
uccide la lingua italiana: si assiste al fenomeno dei congiuntivi inesistenti,
al gergo dialettale. La TV è piena di programmi farciti di termini gergali,
errori di sintassi e strafalcioni grammaticali. E pensiamo che grande ruolo
aveva una volta questo piccolo schermo che aveva unificato la penisola,
insegnando l'italiano alla nazione dei mille dialetti. Ora sta percorrendo un processo opposto
uccidendo l'italiano… Poi la responsabilità di questa regressione linguistica è
in gran parte anche dei giornalisti!
Gli operatori dell’informazione, spesso,
vengono accusati di non sapere scrivere, ma il problema, forse, è a monte e la
responsabilità va attribuita anche alla scuola che non prepara più gli studenti
come un tempo.
La grammatica infatti non fa più
parte dei programmi delle elementari perché, si sostiene, che sia solo
nozionistica e la scuola media non fa meglio. Quando gli studenti arrivano poi
alle superiori, forse è tardi. Il risultato è che ci si imbatte in indagini che
certificano la sfiducia degli italiani – lettori e ascoltatori – nelle capacità
di chi dovrebbe fornire notizie in un linguaggio corretto e comprensibile» così
si legge nel periodico dell'Ordine dei Giornalisti. Ma la colpa va data in
parte anche alla famiglia: dove non si
esige un comportamento
corretto, non si impara neanche il corretto linguaggio parlato a cui si
associa l'aggravio della ignoranza grammaticale. Ci si meraviglia ad esempio
che molti ragazzi studiando ad es. per tanti anni l'inglese non siano capaci di
impararlo neppure per riuscire a chiedere un bicchiere d'acqua… Mi viene in
mente quando nella mia patria, nell'era del regime Kádáriano fu obbligatorio lo
studio della lingua russa nelle
facoltà di qualsiasi indirizzo
universitario fino al terzo
anno di corso escluso: complessivamente, la maggioranza degli studenti, dopo
gli 8―10 anni di studio obbligatorio del russo non vedeva alcun risultato… Non c'è, purtroppo, da stupirsi:
oltre la mancanza di voglia di studiare la lingua, chi non conosce la grammatica della propria
madrelingua, non imparerà mai bene una lingua straniera!
A seguito del frammento del
breve articolo citato, Paolo Bollini, Docente di Composizione testi e di
Scrittura efficace presso Scienze
della Comunicazione, Università di Bologna, nel suo articolo intitolato «La
grammatica non è solo questione di grammatica» dice tra l’ altro: «Un errore
ogni undici minuti. La Eta Meta registra oggettivamente, in un rapporto, gli
errori di italiano in televisione. Altrettanto oggettiva è la delusione – e il
fastidio – registrato dai 120 italianisti collaboratori esperti consultati:
nove spettatori su dieci danno un giudizio "assolutamente negativo"
all’italiano parlato in tv. In televisione il giornalismo sta subendo una sorta
di mutazione genetica. Non vale mettere sotto accusa solamente i programmi
contenitore del pomeriggio o della domenica o i cosiddetti talk show. Anche i
telegiornali sono giudicati pessimi. Eppure gli autori e i conduttori di tg
sono senz’altro giornalisti, passati attraverso molte selezioni, più o meno
probanti la professionalità. Calvino difendeva la chiarezza e l’esattezza come
valori assoluti, e si rivolgeva ai professionisti in modo accorato: "Alle
volte mi sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella
facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del
linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di
immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione sulle
formule più generiche, anonime, astratte, a diluire i significati, a smussare
le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle
parole con nuove circostanze".
Ma Calvino è morto nel
settembre dell’85.
Ora invece è l’italiano medio,
non Calvino, che se ne accorge. Non è vero che un programma, per essere
popolare, debba stare ai limiti della decenza linguistica. La stessa indagine
mostra che invece il pubblico popolare mostra stima per conduttori che si
esprimono correttamente.» Poi segnala i tipici e frequenti errori, illustrati
con esempi reali del giornalismo: errori lessicali, slogature semantiche;
storture sintattiche, con strapazzo morfologico, etc. Per la presenza degli
errori sopraccitati si dà la colpa alla fretta.
Per quanto riguarda il
giornalismo scritto, Bollini
dichiara che gli stessi errori non si registrano anche se non è certo
esente da difetti. Accenna anche il correttore del Word, come
fonte di errore, in quanto non
riconosce certi errori di battitura, e così sulla stampa verranno riportate nomi o varie espressioni in modo
errato.
Mi sono scandalizzata
la prima volta quando ho chiesto ad alcune persone tra 18 al 57 anni di
madrelingua italiana qualche chiarimento grammaticale e non riuscivano a
rispondermi. Istintivamente usano la lingua correttamente, ma di darmi delle
spiegazioni grammaticalmente concrete non
sono stati capaci. In risposta al mio sgomento tutti mi hanno chiarito
che la Scuola Elementare non gli
ha insegnato la grammatica italiana, la Media neppure, perché gli insegnanti
delle Elementari dicevano che sarebbe stato il compito della Media. Mentre
quest'ultima accusava l'Elementare. Così invece di insegnare la grammatica ai ragazzi non facevano niente. Nessun insegnante si era sbrigato di
occuparsi di recuperare la mancanza, per poter andare avanti. Se mancano le
basi fondamentali, è difficile dopo costruire qualcosa sopra! Essendo io
straniera mi accorgo della scorrettezza linguistica degli italiani. Se io
sbaglio, essendo una straniera, è anche comprensibile, ma un giornalista di
madrelingua italiana che non abbia una buona padronanza della propria lingua
fa riflettere!…
Adesso veniamo da noi. Vorrei comunicarVi che d’ora in poi gli elaborati manoscritti inviati alla redazione verranno considerati soltanto se saranno accompagnati da una esplicita richiesta degli autori per una eventuale pubblicazione e dalla dichiarazione che essi sono inediti, altrimenti non verranno considerati e saranno cestinati! Questa ferma decisione viene da un fatto niente affatto gradevole, causato verso la metà di gennaio scorso da un'e-mail con oggetto «illecito civile» di un autore mitomane