OSSERVATORIO LETTERARIO 

*** Ferrara e l'Altrove ***

 

ANNO VIII/IX – NN. 41/42   NOVEMBRE-DICEMBRE/GENNAIO-FEBBRAIO 2004/2005   FERRARA

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GALLERIA LETTERARIA E CULTURALE UNGHERESE

 

 

Lirica ungherese

 

Kisfaludy Sándor (1772 – 1844)

A KESERGŐ SZERELEM

172. dal

 

Téged látlak az egeknek
Magas, tiszta kékjében;
Téged látlak a vizeknek
Folydogáló tükrében;
Nappal a nap aranyának
Ragyogó láng-fényében;
Éjjel a hold világának
Reszkető ezüstjében.
Minden időpercenetben,
Mindennémű szegeletben,
Üldözőm vagy szünetlen –
Hagyj békét, óh kegyetlen!

 

 

 

 

Ady Endre (1877-1919)

FÉLIG CSÓKOLT CSÓK

 

Egy félig csókolt csóknak a tüze
Lángol elébünk.
Hideg az este. Néha szaladunk,

Sírva szaladunk
S oda nem érünk.

Hányszor megállunk. Összeborulunk.
Égünk és fázunk.
Ellöksz magadtól: ajkam csupa vér,
Ajkad csupa vér.
Ma sem lesz nászunk.

Bevégzett csókkal lennénk szívesen
Megbékült holtak,
De kell az a csók, de hí az a tűz
S mondjuk szomorún:
Holnap. Majd holnap.

 

Ady Endre (1877-1919)

ŐRIZEM SZEMED

 

Már vénülő kezemmel
Fogom meg a kezedet,
Már vénülő szememmel
Őrizem a szemedet.

 

Világok pusztulásán
Ősi vad, kit rettenet
Űz, érkeztem meg hozzád
S várok riadtan veled.

 

Már vénülő kezemmel
Fogom meg a kezedet,
Már vénülő szememmel
Őrizem a szemedet.

 

Nem tudom, miért, meddig
Maradok meg még neked,
De a kezedet fogom
S őrizem a szemedet. 

 

 

Sándor Kisfaludy  (1772 – 1844)

L'AMOR TRISTE
canto 172

Nell’alto lindo azzurro
Dei cieli te io vedo;
Dell'acqua nello specchio
Che scorre te io vedo;
Di giorno del sol nell’oro
Della raggiante fiamma;
Nel tremulo a notte argento
Del chiaro della luna.
Di tempo ad ogni istante,

Di luogo a ogni versante,
Mio assillo sei assiduamente –
Pace dammi, oh inclemente!

 

Traduzione © di  Mario De Bartolomeis

 

 

Endre  Ady (1877-1919)

UN BACIO DATO A METŔ

 

Il fuoco d'un bacio dato a metŕ

Davanti a noi divampa.

Fredda č la sera. Talora corriamo.

Piangendo corriamo

E non arriviamo.  

 

Quante volte ci fermiamo.  C'abbracciamo.

Ardiamo e tremiamo.

Mi respingi da te: le mie labbra son tutto sangue,

Le tue labbra son tutto sangue.

Nemmeno oggi avremo le nostre nozze.

 

Saremmo col piacere di baci ultimati  

Dei morti placati,  

Ma quel bacio ci occorre, ma quel fuoco ci chiama,  

E diciamo tristemente:

Domani. Allora, domani.  

 

 

 

Endre  Ady (1877-1919)

VEGLIO I TUOI OCCHI

 

Giŕ con le mani di un anziano

Nelle mie prendo la tua mano,

Giŕ con i miei occhi da vecchio

I tuoi occhi li tengo d'occhio.

 

Attraverso i mondi in caduta

Come un'antica bestia inseguita

Dall'orrore da te sono arrivato

Ed attendo assieme a te spaventato.   

 

Giŕ con le mani di un anziano

Nelle mie prendo la tua mano,

Giŕ con i miei occhi da vecchio

I tuoi occhi li tengo d'occhio.

 

Non so perché, fino a quando

Ancora per te perdurerň,

Afferro la tua mano perň

Ed i tuoi occhi li sto vegliando.

 

Traduzioni © di Melinda Tamás-Tarr

 

 

 

 

Prosa ungherese

 

 

Éva Janikovszky (1925-2003)

A ME SUCCEDE SEMPRE QUALCOSA

 (Velem mindig történik valami)

- Frammenti (4) -

 

La Bori alla fiera ha perso gli occhiali da sole, la zia Juliska ha perso me, mentre lo zio Joska ha perso la scommessa, visto che ha fatto una scommessa con mio papŕ: se badano loro a me non mi succederŕ sicuramente niente.

 

Bori ha preso quattro in matematica e ha detto “sě, perché qui da noi non c’č spazio e non si puň studiare bene”.

 

Secondo me la Bori ha ragione perché da noi veramente non c’č spazio e qui non si puň studiare bene. Altrimenti neanch’io avrei preso quattro in scrittura. Dopodiché mio papŕ ha detto che se il problema č soltanto questo, lui lo risolverŕ e dalla nostra stanza butterŕ via tutte quelle robe inutili per avere spazio sufficiente per studiare e per non dover piů prendere dei quattro.

 

Io ho detto al papŕ che per prima butti via le cartoline e le foto degli attori, mentre la Bori gli ha detto che č meglio buttare via le mie scatolette di fiammiferi e i miei ippocastani.

 

La mamma ha detto al papŕ che secondo lei queste macchinette da spingere ormai sono superflue, come anche il tavolo del calcetto occupa troppo spazio.

Il papŕ ha detto alla mamma che č veramente ridicolo continuare a custodire le bambole e tutte queste pentoline.

Ma la mamma non ha lasciato buttare via le bambole perché la Panni una volta era sua, e ha buttato via solo il calcetto che purtroppo non č mai stato di mio papŕ, perché a lui non č rimasto nessun giocatolo.

 

Da allora papŕ mi ha giŕ fatto un altro calcetto che č piů grande di quello di prima, e io ho preso due dieci in canto, visto che per quello non c’č bisogno di tanto spazio.

 

Quando la sera mamma e papŕ non guardano la tivů parlano sempre del futuro di Bori che non si č ancora deciso.

 

E pensare che io non andavo ancora a scuola quando loro avevano giŕ detto a Bori di stare attenta perché ora si decideva sul suo futuro, e io la compativo, poverina, perché sapevo giŕ quanto brutto č quando si decide qualcosa.

 

E si vede che lo sa anche Bori, quindi sta tanto attenta che il suo futuro non sia deciso, e cosě intanto papŕ continua a comprarle libri e a chiederle se sono interessanti, vero? E la mamma la iscrive dappertutto e le chiede se le piace frequentare quei posti, vero?

 

E se Bori non fa altro che stringersi nelle spalle, allora riceve un violino e le scarpe da ginnastica e i fogli da disegno e un mappamondo e un kit di compassi, perché cosě potrebbe venirle in mente cosa le interessa di piů.

 

Io so sempre cosa m’interessa di piů, ma il problema č che io non riceverň né pallone da calcio né auto né canna da pesca, perché io non sono stato cosě attento come la Bori e ho detto giŕ l’anno scorso che avrei voluto diventare un indiano.

 

Papŕ mi ha detto che sono ormai un ragazzo abbastanza grande per portare a passeggiare Pacitaci al pomeriggio.

 

Č vero che per questo ormai sono abbastanza grande e cosě l’ho anche portato giů tre volte, ma la quarta volta č arrivato Gábor e non mi invidiava affatto di dover portare a spasso Pacitaci, per cui č andato al parco giochi sull’altalena.

 

Allora ho pensato che Pacitaci era giŕ abbastanza grande per poter andare a spasso da solo, e sono andato anch’io al parco giochi sull’altalena.

 

Poi ho anche fatto un fischio a Pacitaci, ma si vede che qualcuno l’aveva dirottato perché non si č fatto vivo per niente e allora mi sono messo a piangere, perché finora, al di fuori di lui, a me hanno affidato soltanto una chiave di casa e se adesso non si trova neanche Pacitaci potrei proprio dare l’impressione di non avergli badato.

 

E stavo ancora piangendo quando la Bori, a cui io ero affidato, finalmente mi ha trovato, perché si vede che nel frattempo hanno finito la trasmissione delle canzoni.

 

Móra Ferenc Könyvkiadó, Budapest, 1998 © Janikovszky Éva

Traduzione © di  Éva Gács

- Tavagnacco (Ud) -

 

Melinda Tamás-Tarr — Ferrara

FIABA DELLA SERA: LEGGENDE POPOLARI UNGHERESI…  IL CERVO MIRACOLOSO

 

 Successe una volta che i fratelli Hunor e Magyar, durante la caccia, vagarono lontano ed arrivarono nella palude del Mar Meotide. Improvvisamente un cervo si presentň davanti a loro e subito lo inseguirono per catturarlo.

 Che magnifico esemplare era! Una femmina meravigliosa che correva veloce come un lampo. Infatti sparě in un attimo. Hunor e Magyar la cercarono ma senza alcun risultato.

Sembrň un sogno: mai avevano visto un cervo cosě splendido: il suo trofeo era come una corona d’oro che splendeva ai raggi solari; mentre i fratelli, lo guardavano furono quasi accecati.

 « Ssss!… ascolta! Che cosa č questa dolce musica?» chiesero in coro l’uno all’altro.

 Non era nient’altro che il suono della corona di questa miracolosa bestia: sfuggendo dalla trappola dei fratelli essa si era scontrata con i rami degli alberi e cespugli.

 «Eccola!» gridň Hunor al fratello.

 «Catturiamola!» reagě Magyar.

 Ma il cervo miracoloso fu piů veloce di loro e scomparve definitivamente. Hunor e Magyar mentre la cercavano, esplorarono un nuovo territorio ricco di tanti doni naturali: adatto proprio per alimentare i loro animali. Decisero di ritornare su questa terra per vivere. Dopo la ricerca inutile del cervo, ritornarono esausti a casa e chiesero permesso al loro anziano padre di trasferirsi nella zona del Mar Meotide appena scoperta.

Avendo il consenso del vecchio, i fratelli insieme con il loro bestiame vi si trasferirono. Che paradiso era questa zona! Era ricca di erbe, alberi, uccelli, animali selvatici, pesci. Qui vissero tranquillamente, nessuno poté disturbarli anche perché entrare ed uscire da qui non era facile. La provincia di Meotide confinava con la Persia. Hunor e Magyar vissero qui in pace per cinque anni.

 Al sesto anno si prepararono e si trasferirono in altre zone. Strada facendo nelle steppe per puro caso trovarono in vicinanza dell’accampamento dei figli incustoditi del re Belár e  le loro mogli. Si stava svolgendo una grande festa: la festa del corno, e queste donne danzavano al ritmo della musica. La festa fině con la forza: gli uomini di Hunor e Magyar le catturarono. Tra i figli delle donne rapinate vi erano anche le due femmine piů belle, le figlie di Dula, sovrano degli Alani. Dopo il loro rapimento Hunor prese per moglie l’una, Magyar l’altra e da quest’unione nacquero i discendenti dei due popoli fraterni: gli Unni ed i Magiari…

 

* Versione riveduta, quella precedente giŕ pubblicata nel volume: «Da padre a figlio» di Melinda Tamás-Tarr Bonani, C.Q.L.N., Ferrara, 1997 (manoscritto).

 

Elaborazione italiana © di Melinda Tamás-Tarr

 

 

Link:

 

 

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/Tradurre41-42.htm

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/auguri.htm

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/karacsony-natale.htm

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/Tradurre39-40.htm

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/galleria39-40.htm

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/Tradurre-tradire37-38.htm

http:/xoomer.virgilio.it/bellelettere1/Tradurre-tradire35-36.htm

http://digilander.libero.it/rivistaletteraria/indicenn31-32.htm

http://digilander.libero.it/osservletterdgl1/gallettung29-30.htm

http://digilander.libero.it/osservletterdgl1/gallerialetterariaungherese27-28.htm

http://digilander.iol.it/osservletterdgl1/tradurretradire27-28.htm

http://xoomer.virgilio.it/bellelettere1/archiviofascicoli.htm

 

 

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