Il riciclaggio delle idee

Scuola media “Virgilio I”, via F.lli Cervi,

Napoli 1992

   

 

Nel 1992 il Gridas ha collaborato con la scuola media Virgilio I, nell’ambito dello studio-educazione al riciclaggio dei rifiuti che in quel periodo la scuola stava portando avanti.

Fu realizzata una pittura murale “contro lo spreco della società consumistica e la dissennata distruzione delle risorse naturali, con lo scopo di condensare-pubblicizzare il messaggio”[1].

Il primo passo svolto dall’associazione fu quello di mostrare ai ragazzi alcune diapositive di Murales già dipinti, affinché potessero apprendere ciò che si poteva ottenere con una pittura a muro.

In un secondo momento fu richiesto ai ragazzi di progettare il Mural, realizzando disegni o fornendo proposte, le quali portarono alla realizzazione di un disegno (progetto) unitario, sempre tenendo presenti le superfici a disposizione.

Dopo la fase di progetto si passò alla fase di realizzazione, che vide impegnati, dal 23 marzo al 14 Aprile, i ragazzi della scuola media e gli operatori culturali/estetici.

I murales rappresentati sui muri che circondavano il campo da gioco, e su quelli che circondavano la scuola esternamente seguivano tutti un filo logico che naturalmente era quello del riciclaggio.

Il Mural partiva dalla rappresentazione di alberi vivi, con l’idea di vitalità rappresentata da occhi inframmezzati al verde delle foglie, insieme ad altri elementi rappresentanti la vita, come il sole e altra vegetazione, per passare poi all’immagine di una macchina della tecnologia che divorava gli alberi per produrre palazzi, automobili, elettrodomestici e altri simboli della civiltà tecnologica, che però, più avanti nel Mural, divenivano rifiuti-spazzatura della stessa civiltà.

Questi rifiuti erano rappresentati come traboccanti dai cassonetti ormai colmi e accanto a questi vi erano campane per la raccolta differenziata, che chiaramente alludevano alla possibilità del riciclaggio, insieme alla rappresentazione di due grandi mani, simbolo del “recupero della manualità, dell’intervento dell’uomo per contrastare lo spreco”[2].

Continuando nella lettura dei Murales si trovavano i prodotti di un’attività di riciclaggio (una serie di bottiglie e damigiane di vetro riciclato, carta anch’essa riciclata ecc.).

Infine più avanti gli alberi che, grazie a questa attività di riciclaggio, erano rappresentati come tornati a nuova vita e occupati in un “allegro girotondo con i bambini” nella “speranza che le generazioni future sappiano realizzare quello  che noi non abbiamo saputo fare”[3].

All’esterno, sul cancello della scuola furono dipinte due mani ad indicare la volontà della scuola di accogliere i ragazzi a braccia-mani aperte.

Sui muretti esterni vi erano ancora rappresentate campane per la raccolta differenziata ed una fabbrica che produceva biogas dalla fermentazione dell’immondizia, ed ancora animali colorati, scene marine ed una spiaggia con alcuni bambini, che la ripuliscono dall’immondizia.

Concludeva i murales il simbolo dello yin-yang, eterno contrasto tra la vita e la morte, il simbolo dell’origine della vita, in sostanza, una rappresentazione della pace.

Vi è, ovviamente, un doppio messaggio che emerge da questo Mural; infatti il primo è quello espresso direttamente dai disegni, ma il secondo è quello della “riappropriazione della scuola”[4] come struttura pubblica da parte dei ragazzi, che devono sentirla propria, e non come un luogo dove si deve andare perché obbligati, ma un luogo piacevole dove poter realizzare i propri progetti.


 

[1] Felice Pignataro, L'utopia sui muri, L.A.N. s.r.l., Napoli 1993

[2] ibidem

[3] ibidem

[4] ibidem