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Osservazioni sul Capitolo 6: la terapia di Reichelt e la terapia mediante enzimi digestivi - Parte I


Autore: Pierluigi Fortini
Data: 27 Novembre 2003

a) Introduzione


Il Capitolo 6 si intitola: Abnormalities of the digestive system: gluten and casein, peptides, secretin, CCK, and pancreatic atrophy (traduzione: Anomalie del sistema digestivo: glutine e caseina, secretina, colecistochinina (CCK) e atrofia pacreatica). Questo capitolo riveste una particolare importanza nell' economia del libro: infatti riguarda la osservazione da parte di Reichelt che molti autistici sono sensibili ad una dieta priva di glutine e di caseina che noi chiameremo brevemente "dieta di Reichelt".

L'importanza di questa dieta risiede nel fatto che i sintomi dell' autismo vengono, in una buona percentuale dei casi trattati, attenuati nella loro intensita': si potrebbe pensare che questo risultato sia un risultato a dir poco scarso se non fosse per il fatto che in pratica NON ESISTONO altri interventi di tipo "biologico" che attenuino i sintomi dell'autismo come fa la dieta di Reichelt. La spiegazione di questo fatto e' imputata da Reichelt, e di conseguenze da Shaw, alla esistenza di casomorfine e/o gliadomorfine che, dovute ad una digestione difettosa delle due proteine glutine e caseina, penetrano nel sangue indigerite e di qui nel sistema nervoso producendo il disturbo autistico. Quindi da un lato esiste il fatto sperimentale che la dieta produce effetti benefici sull' autismo e dall' altro esiste la teoria delle casomorfine che cerca di spiegare il fatto sperimentale.

Tornando al libro di Shaw, il Capitolo 6 (e cosi' pure di tutti gli altri capitoli di cui non ci occuperemo) e' piuttosto insoddisfacente, prima di tutto dal punto di vista metodologico come avevamo osservato nel precedente file: Osservazioni sul Capitolo 11: la terapia proposta da Rimland. Il punto criticabile di cui ci occuperemo ora e' che l' autismo e i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo vengono attribuiti ad uno spettro di sintomi talmente vasto che diventa impossibile orientarsi cosi' che queste malattie sono, nella visione di Shaw, una cosa indefinibile su cui si puo' dire tutto e il contrario di tutto: per usare la famosa frase di Hegel, una "notte nera in cui tutte le vacche sono nere".

E' noto invece a tutti coloro che hanno un minimo di cultura scientifica, che uno degli aspetti piu' caratteristici della ricerca scientifica e' la riduzione, mediante opportune ipotesi semplificatrici del fenomeno a poche e fondamentali caratteristiche che ne fanno, da un fenomeno tipo "notte nera", un fatto ben delimitato e come tale studiabile coi metodi della biologia. L' atteggiamento opposto (cioe' il moltiplicare le caratteristiche del fenomeno all' infinito e tenere conto dei minimi particolari) e' un aspetto tipico della societa' americana, ma NON degli scienziati americani che sono invece, come gli europei, maestri nel delimitare il problema agli aspetti fondamentali con l' eliminazione di tutto il resto.

Sia ben chiaro che questo aspetto ha anche i suoi pregi: si pensi che proprio questo modo di pensare ha permesso agli Stati Uniti di emergere come la potenza vincente nella tecnica e nello strapotere bellico. Ma, sia altrettanto chiaro, che questo metodo non ha valore in campo scientifico: trattare un problema come uno stormo di uccelli entro il quale si spara a caso nella speranza di abbattere qualche piccolo passerotto e' sicuramente improduttivo e altamente non scientifico.

Ebbene il libro di Shaw (e di conseguenza il moltiplicare le analisi di laboratorio senza che ci sia un minimo filo conduttore) e' l' apoteosi di questa mentalita' non scientifica: piu' fatti consideriamo, e quindi piu' analisi di laboratorio facciamo, tanto piu' aumenta la probabilita', secondo questa mentalita', di ottenere "qualche cosa".

Bisogna a questo punto fare una parentesi, distinguendo questo da un metodo apparentemente simile, quello della statistica cioe' il metodo di ricerca di significativita' di fenomeni che appaiono oscuri e apparentemente scorrelati. I metodi statistici sono molto raffinati: essenzialmente danno una valutazione della probabilita' che un certo fenomeno ha di verificarsi. Questi metodi portano a stabilire la probabilita' che un certo evento avvenga in un certo modo e la sua significativita', quindi danno un contributo rilevante alla ricerca scientifica. Leggendo il libro si ha l' impressione che il Dott. Shaw sia alieno dall' applicare la statistica per cui nel libro praticamente quasi nessun dato e' elaborato statisticamente. Come conseguenza piu' che di un metodo statistico il libro si serve maggiormente della tattica di "sparare ai passeri".

Un altro aspetto, che e' direttamente collegato al precedente, e' quello di partire da una ipotesi e poi, con estrema disinvoltura, considerarla come un fatto vero, appurato e provato sperimentalmente. Cio' ha come conseguenza che, se l' ipotesi e' falsa (e, ricordiamo per l' ennesima volta, una ipotesi PUO' ESSERE falsa), tale errore iniziale implica altri errori e cosi' via.

Riassumendo:

1) Shaw usa la tecnica di "sparare ai passeri" per ottenere qualche risultato, che e' un modo di procedere antiscientifico e che non deve essere confuso con la statistica.

2) dare per "oro colato" una ipotesi che non e' stata provata sperimentalmente: questo comporta la confusione tra le ipotesi e i "fatti" reali.

b) L' ipotesi di Reichelt

Qualunque organismo,per potere vivere, deve potere assorbire energia dall' ambiente esterno, e cio' avviene tramite la digestione del cibo, i cui agenti responsabili sono gli enzimi digestivi. prima ridurre il cibo ad elementi piu' semplici (digestione) in maniera che dopo questi elementi vengano ricomposti per formare il corpo dell' organismo (metabolismo). Gli agenti che sono responsabili della digestione sono gli enzimi digestivi.

La digestione pertanto consiste nel ridurre le sostanze nutritive (proteine, grassi e zuccheri) nei loro elementi piu' semplici in modo da potere essere assorbite; in tale processo le proteine vengono ridotte nei loro componenti che sono gli aminoacidi. Se le proteine sono ridotte a pochi aminoacidi vengono chiamate oligopeptidi; alcuni di questi oligopeptidi sono particolarmente nocivi per l' organismo, quindi nei confronti di questi oligopeptidi il processo della digestione deve essere particolarmente efficace. Reichelt ha fatto l'ipotesi che alcuni oligopeptidi, ai quali e' stato dato il nome di casomorfine e gliadomorfine, siano i responsabili dell' autismo o di qualche forma di autismo e rimangono presenti in tale forma nelle urine degli autistici.

Le analisi che ha iniziato a fare circa 20 anni fa consistono proprio nella ricerca di tali oligopeptidi , assenti invece dalle urine delle persone non ammalate di autismo. Il meccanismo mediante il quale gli oligopeptidi danno origine all' autismo e' dovuto alla loro capacita' di penetrare nel torrente sanguigno e di inquinare i delicati meccanismi del sistema nervoso: di qui appunto i termini (caso-,gliado-)-morfine attribuito a questi composti perche' hanno come effetto immediato un' azione tipo morfina. Un' una ultima osservazione: la caso-morfina e' cosi' chiamata perche' si trova nel latte e nei suoi derivati (caso- deriva caseum cioe' formaggio in latino); la gliadomorfina deriva dalla proteina tipica delle Graminaceae cioe' il glutine.

Reichelt, da buon scienziato, ha sempre considerate queste come ipotesi ed ha sempre richiesto delle prove fatte da altri ricercatori per avere la conferma della sua ipotesi. Ovviamente egli difende questa sua ipotesi, come e' ovvio, di fronte a coloro che invece la respingono

Ricordo che in Italia sono stati fatti degli esperimenti, che hanno portato alla conclusiome contraria a quella di Reichelt cioe': NON esistono nelle urine degli autistici dei "pezzi" di proteine "mal digerite" e quindi nel sangue non esistono, in quantita' apprezzabile, casomorfina e gluteomorfina: fra i primi di tali esperimenti c'e' quello fatto a Bologna presso l' Universita dalla Prof. Rossi Giovanardi e dalla Dott. Paola Visconti; e piu' recente, quello eseguito a Roma presso il Campus Bio Medico (Prof. Keller). Anche in altre Universita' sono stati ripetuti analoghi esperimenti cosi' che l' ipotesi di Reichelt appare difficilmente sostenibile.

Allora? Allora la questione e' molto piu' complicata di quanto non appaia: infatti molti genitori insistono a sostenere che i loro figli, sottoposti ad una dieta priva di glutine e caseina (=dieta senza Graminaceae e senza latte), hanno notato notevoli vantaggi mentre reintegrando tali alimenti, hanno visto un notevole peggioramento dei sintomi autistici.

Da un lato quindi esistono i ricercatori che affermano che l' ipotesi di Reichelt non regge alla verifica ripetuta dall' altro molti genitori che affermano che senza la dieta i loro figli peggiorano notevolmente. Ripeto ancora: allora?

La risposta piu' ovvia e' che l' ipotesi di Reichelt e' quasi sicuramente falsa, pero' negli autistici sono attivi altri meccanismi (diversi da quelli delle casomorfine) che ancora non conosciamo e ai quali devono essere attribuiti i sintomi autistici. Reichelt ha avuto il merito di individuare che due proteine, la caseina e il glutine, incidono profondamente in moltissimi casi di autismo e i genitori si sono resi conto dell' importanza per i loro figli degli studi di Reichelt.

E' vero infatti che i genitori non possono valutare con criteri sicuri e confrontabili i miglioramenti o i peggioramenti , ma neppure possono essere liquidati come vittime di "effetto placebo" perche' distinguere tra il ricoverare un figlio per tutta la vita oppure paterlo tenere in famiglia dove conduce un vita "quasi" normale, sono due cose talmente lontane tra loro che non si puo' invocare un effetto placebo che fa solo confondere le due situazioni. Se un medico lo fa, forse ritiene i genitori degli autistici affetti da cosi' gravi turbe psichiche da non sapere piu' distinguere lo star bene dallo star male!. Piuttosto e' molto piu' saggio fare della ricerca per trovare altri meccanismi atti a spiegare l' effetto della dieta priva di glutine e di caseina, perche' si tratta non di fantasie ma di fatti verificati dai genitori che sono persone, lo ripeto per la seconda volta, del tutto normali: questa volta i genitori hanno ragioni da vendere e se non si trovano questi meccanismi la colpa e' solo dei ricercatori e del grave ritardo della ricerca nel campo dell' autismo.

Ovviamente esistono pubblicazioni che propendono per la presenza di peptidi nelle urine degli autistici: per tornare al libro in questione, queste pubblicazioni sono le uniche che Shaw cita senza curarsi delle prove contrarie, schiaccianti come qualita' dei ricercatori che le hanno fatte. Per lui quindi sono dati di fatto che le casomorfine e/o gliadomorfine esistono nelle urine degli autistici (soltanto) e sono responsabili dell' autismo.

Di per se questa posizione di Shaw, in mancanza di dati sperimentali piu' probanti, e' momentaneamente accettabile. Ci si aspetterebbe quindi che egli raccomandasse la dieta. Non e' cosi'. Con un classico "volo pindarico" che tradisce il punto 2) del paragrafo precedente, abbraccia come una certezza assoluta l' esistenza dell' ipotesi di Reichelt anzi va oltre: se e' vero che le cose stanno cosi' perche' non cerchiamo una miscela di enzimi che abbiano l' ufficio di rompere questi oligopeptidi? Detto e fatto! Con un colpo di spugna butta via la proposta di Reichelt e si innamora dei nuovi enzimi.

Questo passaggio e' effettuato con la frase di pag. 81:

"La incapacita' di rompere questi peptidi POTREBBE INDICARE una POSSIBILE deficenza genetica di dipeptidil peptidase IV (DPP IV)in bambini con autismo SECONDO il Dott. Alan Friedman."

E' interessante analizzare questa frase piu' in dettaglio.

1) E' possibile che la "incapacita' di rompere questi peptidi" derivi da una "deficenza genetica"...e' possibile, ma non e' stato provato.

2) Questo suggerimento e' dovuto al Dott. Alan Friedman. E la bibliografia dove e'? Chi e' questo Dott. Friedman che compare piu' sotto (vedi avanti)? Moltissime citazioni di Shaw sono di questo tipo: nessun riferimento bibliografico e proprio nel momento piu' delicato in cui ce ne sarebbe piu' che mai bisogno. Pare proprio che questo fatto non interessi a Shaw ma solo il consumo dell' enzima

3)A riprova della effettiva presenza della gliadomorfina nelle urine degli autistici, Shaw si appella a questo fantomatico Dott. Friedman dicendo a pag. 81:

"La gluteomorfina (detta anche gliadomorfina) e' stata verificata dal Dott. Friedman Ph.D. mediante tecniche di spettroscopia di massa in campioni di urine di bambini con l' autismo in un lavoro fatto alla Johnson and Johnson".

Una citazione di questo tipo, per la sua estrema importanza, deve essere accompagnata da indicazioni precise: in che anno?, chi oltre a Friedman ha contribuito alla ricerca? In quale Laboratorio la ricerca e' stata fatta? Se e' stata fatta in un Laboratorio della Johnson and Johnson, possibile che un tale risultato non sia mai stato pubblicato? Queste sono domande senza risposta ne' qui ne' alla fine del Capitolo 6 ove vengono riportate le citazioni.

Con un colpo di spugna su queste difficolta', si passa direttamente a considerare gli effetti quasi miracolosi del dipeptidil peptidase IV. Il primo effetto e' quello di farci dimenticare del problema sollevato piu' di 20 anni fa dal Prof. Reichelt, che e' e rimane prioritario: la ricerca non si fa con colpi di spugna cercando di dimenticare le difficolta inerenti il problema. Ironia della sorte tale enzima e' stato studiato dalla ricerca europea come enzima che puo' servire per una nuova cura del diabete (vedi "dipeptidyl peptidase IV" su google) e commerciato dall' industria americana (ad esempio dalla Kirkman Laboratories di Lake Oswego, Oregon).

Nonostante tutto questo vale la pena di esaminare in dettaglio quali effetti ha prodotto l' uso di tale enzima.

Per osservazioni, domande o problemi scrivere a pierluigi.fortini@unife.it