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Osservazioni sul Capitolo 6: la terapia di Reichelt e la terapia mediante enzimi digestivi - Parte II


Autore: Pierluigi Fortini
Data: 27 Novembre 2003

c) Considerazioni generali e l' enzima DPP IV


E' un fatto generale che ad ogni legame chimico fra le molecole dei nostri cibi, corrisponde un enzima deputato a romperlo in maniera che, una volta che il cibo e' passato attraverso il nostro sistema digerente, e' trasformato in sostanze piu' semplici che possono essere assorbite dal nostro organismo: questo processo si chiama digestione e, come si vede, e' opera degli enzimi digestivi.

L'enzima dipeptidil peptidase IV (DPP IV) ha la proprieta' di rompere il legame che lega l' aminoacido prolina ad altri amino acidi nella catena proteica: ricordiamo che le proteine sono costituite da lunghe catene formate dai 20 aminoacidi disposti a seconda della struttura di quella particolare proteina. I polipeptidi che, secondo l' ipotesi di Reichelt, sono la causa dell' autismo sono due piccole catene di amino acidi (per l' esattezza 7 aminoacidi) che hanno preso il nome di casomorfina e gliadomorfina. Secondo il libro di Shaw (e di altri libri come vedremo piu' avanti) si fa l'ipotesi che il DPP IV e' in quantita' insufficiente da garantire una normale digestione e da formare casomorfina e gliadomorfina. Aumentando la quantita' di DPP IV si rompono i legami che legano la prolina e quindi in tal modo si arriva ad una digestione migliore (vedi Fig. 1a,1b a pag 82).

Cosi' le persone affette da autismo (o una parte di esse) soffrono di una carenza di un enzima, il DPP IV, che puo' essere ripristinato dando loro dei preparati (essenzialmente degli integratori alimentari, come ce ne sono tanti oltre Atlantico) e in tal modo migliorare la loro situazione. A rigor di logica, se l'autismo e' dovuto solo alla mancanza dell' enzima DPP IV i bambini trattati mediante integratori alimentari dovrebbero guarire: questo non succede, quindi dobbiamo concludere che l' autismo e' un qualche cosa di molto piu' complesso. Purtroppo i genitori che leggono il libro di Shaw, non trovandosi di fronte a questo tipo di ragionamento, concludono affrettatamente che l' autismo e' curabile e con mezzi sorprendentemente semplici. Purtroppo non e' cosi!

Per vedere in che modo alcuni genitori affrontano invece correttamente il problema degli enzimi, discutero' un altro libro americano scritto da una madre che, dotata di una sana cultura scientifica (infatti l' autrice e' Master of Science) giunge, nell' ambito della stessa teoria degli enzimi, a conclusioni molto caute delle possibilita' terapeutiche nella cura dell' autismo.

Si tratta del libro

Karen DeFelice: Enzymes for autism and other neurological condition - A practical guide - ThunderSnow Interactive (2002)

La prima cosa che colpisce in questo libro e' che sia lei che i suoi due figli (non si capisce bene se siano autistici o di quale tipo di autismo siano colpiti) sono guariti non dall' autismo (la madre infatti non e' autistica) ma da una emicrania feroce che li aveva perseguitati per anni.

Il motivo principale di questa cura va ricercato in un pricipio molto pratico. Infatti da parecchi anni i genitori americani si lamentavano che la dieta senza caseina e glutine e' molto difficile da portare avanti e soprattutto molto cara. Dalle pagine 98 fino a pagina 109 la DeFelice descrive la lotta per trovare un enzima che potesse tenere il posto della dieta di Reichelt: si arrivo' a due prodotti contenenti il DPP IV (Peptizyde e Zyme Prime) che si rivelarono piu' adatti di altri per sostituire la dieta.

Fin qui niente di strano rispetto a quanto abbiamo detto, pero' l' autrice aggiunge (pag. 105): " Vi e' una serie di problemi da superare per provare scientificamente l' efficacia dei pre parati enzimatici. Ho visto pochissimi tests clinici nei quali si cerca di trattare biologicamente l' autismo". Questa frase da' l' idea di quanto lontani siamo dalla certezza della cura enzimatica per l' autismo: l' affermazione della DeFelice purtroppo e' vera. Pertanto sussistono fondati sospetti che si debba arrivare alla concusione che l' autismo non puo' essere fondato esclusivamente sulle disfunzioni gastro intestinali sui quali invece gran parte dei genitori pongono una fiducia illimitata.

E' vero che l' autrice, essendo di scuola americana, e' favorevole a questi preparati enzimatici (sopratutto perche' lei e i suoi bambini sono guariti da una emicrania cronica) ma, da buona Master of Science, essa dedica un paragrafo (pagg.109-112) intitolato "The waiting game" perche' nella sua esperienza essa ha notato dei tempi entro i quali si sono verificati pericolosi fallimenti nella cura ad enzimi digestivi. Dice la DeFelice (pag. 105): " Cosi' abbiamo aspettato per vedere se i miglioramenti con il Peptizyde reggono per almeno tre mesi che e' il tempo in cui la maggior parte della gente ha sperimentato un crash (= fallimento)". Insomma nella esperienza della DeFelice il richiamo alla prudenza viene ribattuto piu' volte.

Infatti i "test clinici" sono delle misure su una popolazione portatrice di un disturbo (nel nostro caso l' autismo): tanto piu' vengono fatti test clinici a risultato negativo, tanto maggiore e' la probabilita' che non sia vera l' ipotesi messa alla prova. Questo e' quello che i ricercatori temono maggiormente: basta una o due prove a risultato negativo che l' ipotesi risulta praticamente falsa e anni di studi vengono annullati con un colpo di spugna. Ebbene la DeFelice e' perfettamente consapevole del rischio che corre la ipotesi dell' enzima DPP IV, ma nonstante questo, nonostante che lei personalmente creda nella ipotesi del DPP IV, da persona formata agli studi scientifici si lamenta che di questi test clinici ne ha visti veramente pochi.

E che i genitori non siano cosi' convinti della bonta' della ipotesi del DPP IV (o ipotesi affini, basate sugli enzimi digestivi) lo si puo' capire scorrendo i mail che i genitori che partecipano a discussioni (ad esempio AUTISM@MAELSTROM.STJOHNS.EDU, alla quale i genitori italiani farebbero bene ad inscriversi) si scambiano. Ne cito uno tra i tanti lasciando per ovvi motivi anonima la madre:

E' un intervento in data 3 Ottobre fatto nel AUTISM@MAELSTROM.STJOHNS.EDU:

"Ho tentato tutte le diete, supplementi, vitamine, allergie etc. etc. per anni e non ho mai visto alcun cambiamento in mio figlio. Piu' tardi quando fu piu' aggressivo...piu' ansioso...e piu' vecchio, alla fine tentai delle medicine suggeritemi dal dottore (Prozac)....ci vollero alcuni mesi ma divenne un altro ragazzo. Fino all' anno scorso (dopo 6 anni) funziono' bene e di nuovo divenne aggressivo, troppo per me e per la scuola. Ora da 9 mesi prende il Risperdal. Il suo comportamento e' cambiato immediatamente! Lo stesso giorno! Ho visto poca o nessuna aggressione. Nessun effetto collaterale tranne che al dosaggio piu' basso funzionava meglio, nessun segno di stanchezza... prendendo solo 25mg, che e' un quantitativo minimo, era sufficiente per aiutarci tutti quanti (in famiglia)! E' proprio cambiato e continua a cambiare..."

Come possiamo conciliare questo caso con il DPP IV? Semplicemente dicendo che l' autismo ha poco a che fare con questo enzima e che i miglioramenti che alcuni genitori registrano sono CASUALI e non hanno nulla a che vedere con una ipotetica guarigione dall' autismo. La conclusione e' che i ricercatori devono ricercare altri effetti non legati alla teoria della gliadomorfina o, aggiungo adesso, agli enzimi digestivi. Fra parentesi le due medicine Prozac (fluoxetine) e Risperdal sono composti che contengono fluoro, azoto e ossigeno e che influenzano direttamente il sistema nervoso (forse il sistema serotonigergico): non sembra che la cura a base di enzimi digestivi abbia effetto cosi' penetrante da inflenzare i sistemi del cervello.

Concludendo possiamo ribadire due fatti:

1) le terapie basate sull' enzima DPP IV sono inefficienti.

2) e' rischioso affidare i propri figli all' equipe di Shaw dato che possono incorrere in errori dovuti a mancanza di metodologia scientifica.

Per osservazioni, domande o problemi scrivere a pierluigi.fortini@unife.it