Genere:
yaoi, fantascienza
Raiting:
NC-17, angst
Pairing:
MyronXErland, ErlandXMyron
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

Omega III

di Bombay

 

13 settembre 572 PC – Rapporto di Myron Barrin medico della base Omega III.

Rory e Galan sono usciti in esplorazione dopo l’allarme della base Omicron II, raggiunto l’obbiettivo hanno trovato solo una ragazzino vivo nella zona, unico superstite dei 63 abitanti dell’insediamento.

Oggi le sue condizioni sono stabili non ha subito danni fisici o psichici rilevanti.

Il suo nome è Erland Shaw numero di identificazione ##0041##

---

 

Spento il computer, il medico si passò le mani sul viso stanco. In quel posto tutto era sui toni del bianco e dell’azzurro.

Come fuori da lì. La neve ed il ghiaccio ricoprivano tutto.

La Seconda Era Glaciale la chiamavano gli storici.

Un inferno di gelo lo definiva lui.

Dopo la caduta della meteora, il clima della Terra aveva avuto un brusco cambiamento e da cinque secoli le generazioni avevano conosciuto solo il freddo ed il gelo.

 

La base Omega III era una tra le più grandi di quella che un tempo era chiamata Europa, ora quelle distinzioni non esistevano più. C’erano solo dei grandi centri sotto la neve iper tecnologici che permettevano alle persone di sopravvivere.

Erano strutture calde ed accoglienti le più piccole ospitavano da 50 a 100-150 abitanti, altre più grandi erano comunità che raggiungevano anche i 500 individui.

Il tipico rumore della porta scorrevole che si apriva destò Myron dai suoi pensieri.

“Stai ancora lavorando” affermò, per nulla sorpreso, Halvor il capo della base.

“Sì, sto finendo il rapporto sul ragazzo superstite, è un miracolo che sia sopravvissuto senza gravi conseguenze”

Halvor scrollò le spalle con non curanza “Più che un miracolo credo sia fortuna” sospirò.

“Va a riposare” consigliò posandogli una mano sulla spalla “Domani sarà una lunga giornata”

Myron attese che l’uomo uscisse e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, passandosi la mano tra i corti capelli biondi “E quando non lo è?” rifletté tra sé.

Con uno sbuffo si alzò e si diresse nella stanza del ragazzo. Tutto era silenzioso ed immoto.

Gli prese il polso tra le dita e ne costatò le pulsazioni.

Sulla sua scheda aveva letto che Erland aveva 25 anni, anche se la sua corporatura minuta ed il suo viso, incorniciato da morbidi capelli neri, smentiva questo dato, facendolo apparire più giovane.

Inoltre aveva appreso che alla base Omicron II, il ragazzo era il Secondo Tecnico Elettronico.

“Notevole” mormorò tra sé.

In quel momento Erland chiuse la mano intorno alla sua e poco dopo aprì gli occhi, palesemente disorientato.

Myron attese fino a quando i loro sguardi non si incontrarono.

“Dove sono?” sussurrò con voce flebile e stanca.

“Sei nell’infermeria della base Omega III, qualcuno ha inviato un S.O.S. da Omicron II. Quando la nostra squadra vi ha raggiunto, ha trovato solo te come unico superstite della comunità. Mi dispiace” sussurrò, vedendo gli occhi neri di Erland riempirsi di lacrime.

“Io… ho lanciato io l’S.O.S.” mormorò, passandosi il dorso della mano sugli occhi.

L’uomo strinse la sua mano nella propria.

“Sono il dottor Myron Barrin, medico della base. So che non ti è di conforto, ma sei il benvenuto qui”

“Grazie” sussurrò mordendosi le labbra.

Il medico controllò la flebo, l’antidolorifico si era esaurito. Quando era stato ritrovato il ragazzo era mezzo congelato, ma fortunatamente non aveva riportato danni gravi, però il suo copro, tornando a riscaldarsi, gli procurava forti dolori.

Myron sostituì il flacone e rimase con lui fino a quando non si addormentò.

 

Erland rimase nell’infermeria per due giorni, il suo fisico reagì bene alle cure, ma Myron era comunque preoccupato nel vedere il ragazzo isolarsi e rifiutare i vari tentativi di amicizia dei giovani della base.

Il medico si sorprese ad osservarlo più del dovuto, nei momenti in cui si incontravano nelle zone comuni. Erland era agile e snello, cosa messa in risalto dalle tute aderenti e chiare, che erano le divise delle base.

Era rimasto catturato dal modo in cui il giovane si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio quando qualcuno gli parlava, i suoi modi cortesi e gentili, ma il suo sorriso era triste e remoto. Non era in grado di immaginare cosa si potesse provare ad essere i soli sopravvissuti di una comunità, sicuramente aveva degli amici, i parenti e forse una compagna.

Quel pensiero gli fece provare un moto di gelosia inaspettato e sorprendente.

Neria gli sventolò davanti al naso una cartella.

“Sei qui con noi o su un altro pianeta?” domandò.

“Cosa?” chiese riscuotendosi dai suoi pensieri.

“Niente, lascia perdere” sbuffò lei “Il tuo turno è finito da dieci minuti, va a cena” lo spronò, sospingendolo fuori dalla stanza.

Myron digitò il codice e chiuse la porta dell’infermeria, quindi si recò nella sua cabina e si fece una lunga e rilassante doccia. Si asciugò e si infilò una tuta pulita quindi si recò di buon passo alla mensa.

Tutte le basi erano autonome per quanto riguardava gli approvvigionamenti. Vi erano serre dove venivano coltivati tutti i tipi di frutta e di verdura e negli allevamenti vi erano tutti i generi di animali.

Il medico si riempì il vassoio e si guardò intorno per trovare un posto a sedere. La sua attenzione venne attirata da Erland seduto da solo ad un tavolo in disparte.

“Posso sedermi?” domandò, riportando il ragazzo alla realtà.

“S-sì” balbettò colto alla sprovvista.

“Sei vegetariano?” indagò, notando un vasto assortimento di verdure nel piatto del ragazzo.

“No, ma ultimamente non ho molta fame” rispose scrollando le spalle.

Myron iniziò a mangiare in silenzio.

“Avevi parenti ad Omicron II?”

“No, i miei genitori sono entrambi ad Alpha IV. Quando ho concluso gli studi mi hanno mandato ad Omicron II, e tu?”

“I miei genitori sono entrambi medici: mio padre è pediatra a Delta I, mentre mia madre è chirurgo ed è rimasta ad Omega I”

Erland fece un pallido sorriso “Halvor mi ha chiesto di restare in questa base, gli farebbe comodo un altro tecnico”

“E’ una buona idea” disse sperando, in cuor suo, che il ragazzo accettasse.

Avrebbe avuto molto tempo per decidere visto che l’ultimo convoglio adibito al trasporto passeggeri era già partito più di un mese prima e non ne erano previsti altri fino al nuovo anno. Inoltre per arrivare fino ad Alpha IV, avrebbe dovuto fare tappa a Theta V.

A differenza di altre basi, Omega III, non era completamente sotto il ghiaccio. Grandi cupole permettevano di vedere il deserto bianco che si estendeva all’esterno.

Anche buona parte degli alloggi erano dotati di oblò che consentivano di guardare fuori, scandendo le giornate con la luce naturale e non con quella artificiale.

Myron ed Erland rimasero a parlare per lungo tempo, fino a quando il medico non si accorse che il ragazzo faticava a tenere gli occhi aperti.

“Sì è fatto molto tardi è meglio andare a riposare” suggerì.

Si incamminarono lungo i corridoi fino all’alloggio di Erland.

“Grazie per la piacevole serata” ringraziò quest’ultimo con lo sguardo basso, scomparendo dietro la porta scorrevole.

 

- ALLARME - ZONA 12 COMPROMESSA – ALLARME -

 

Myron si destò di soprassalto, la luce rossa ed intermittente lo accecò.

Imprecando saltò giù dal letto e si vestì alla meglio.

Tutta la base era in subbuglio, la temperatura si era abbassata repentinamente. Qualcosa non andava nel sistema di riscaldamento e di termoregolazione dell’edificio. Se non facevano immediatamente qualcosa sarebbero morti tutti congelati, come ad Omicron II.

Il medico represse un brivido di freddo e di paura. Raggiunse correndo la Sala Comando. Lì trovò Halvor intento a dare ordini frenetici.

“Cosa succede?” domandò, anche se si era già fatto un’idea della situazione.

“Due dei computer principali sono saltati, non riusciamo a sigillare le zone compromesse. Il gelo sta entrando e noi non riusciamo a fermarlo” spiegò “Se non lo facciamo per noi è la fine. In casi come questi, la base diventa una trappola per topi”

Erland si sedette accanto a Derian.

“Lasciami la console, dobbiamo bypassare il sistema” spiegò.

“Sei matto, ci vorrà un’eternità” protestò.

“E’ la nostra unica speranza. Fammi provare” insistette.

Derian si volse verso Halvor che annuì; Erland prese il controllo: le sue dita volavano sulla tastiera digitando codici su codici. La sua espressione era determinata e controllata, si era estraniato da tutti mantenendo la calma che in quel momento aveva abbandonato anche i più veterani.

Halvor, Myron e Derian osservarono lo schermo con apprensione, con il cuore in gola, ogni momento che passava il freddo si faceva più pungente.

 

- ALLARME RIENTRATO – ALLARME RIENTRATO -

 

Scandì la voce metallica del computer centrale; Halvor tirò un sospiro di sollievo vedendo le zone rosse tornare verdi.

Un applauso spontaneo esplose da tutti i presenti nella sala comandi.

Solo Myron si accorse del disagio del ragazzo e del lieve velo di sudore che imperlava la sua fronte.

Il cercapersone del medico suonò “Devo andare, hanno bisogno di me” disse ad Halvor, ma era riluttante a lasciare Erland, il quale appariva del tutto sperduto tra quelle grida di giubilo.

 

20 ottobre 572 PC – Rapporto di Myron Barrin medico della base Omega III.

Grazie all’intervento provvidenziale di Erland, abbiamo scongiurato una catastrofe per l’intera base. L’avaria nei sistemi elettronici è stata risolta con successo. Erland ha intuito che nel sistema operativo c’è una problema che periodicamente può compromettere la sicurezza della base.

Nota personale: il ragazzo ci sa davvero fare con i computers.

---

 

Myron lasciò l’infermeria per raggiungere la mensa dove il consueto trambusto lo accolse. Non amava il rumore ed il caos, quando poteva, preferiva mangiare da solo nella sua stanza.

Una buona parte degli abitanti della base si era riunita a festeggiare lo scampato pericolo, ma Erland non era tra loro.

Halvor si avvicinò al medico con un sorriso, porgendogli un bicchiere di vino rosso.

“Erland mi ha detto che non si sente bene, prima di ritirarti va ad accertarti delle sue condizioni, sono preoccupato per quel ragazzo”

 

Terminata la cena Myron si avviò lungo i corridoi fino alla cabina di Erland. Suonò, ma non ottenne risposta.

Provò ancora: niente.

Stava per andarsene quando con un sibilo la porta si aprì.

 

La stanza era costituita da un salotto ed una porta dava sulla stanza da letto che includeva anche un bagno.

Myron avanzò ed osservò Erland sulla soglia della stanza da letto. Era pallido ed aveva gli occhi rossi.

“Halvor mi ha detto che non ti senti bene, così sono venuto ad accertarmi delle tue condizioni”

Il ragazzo scrollò le spalle.

“In mensa tutti stanno festeggiando, sei praticamente un eroe” disse con un sorriso al quale il ragazzo non rispose.

“Non sono dell’umore adatto. Ti ringrazio per la tua premura, ma vorrei restare solo” mormorò tornando nell’altra stanza.

Myron rimase per un momento immobile al centro del salotto quindi fece per andarsene quando sentì un singhiozzo provenire dalla camera adiacente.

- Fatti gli affari tuoi – si ammonì, ma invece di lasciare la stanza si affacciò su quella del ragazzo vedendolo seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro, la testa posata sulle ginocchia e le spalle scosse dai singhiozzi.

Si avvicinò e si sedette sul letto.

Aveva sfogliato il rapporto fatto da Erland a riguardo della tragedia avvenuta ad Omicron II, era accaduta più o meno la stessa cosa successa a loro poche ore prima, solo che la prontezza del ragazzo, a riconoscere il problema e ad affrontarlo, aveva salvato le loro vite.

Myron non sapeva cosa fare, quindi gli posò semplicemente una mano sulla spalla, lo sentì sussultare e lo vide stringere con forza i pugni.

Non disse nulla, non c’erano parole per consolare quel dolore.

“Non ho fatto in tempo ad intervenire” sussurrò dopo molto tempo.

“Avrei dovuto essere alla console ed invece…” aggiunse, asciugandosi il viso con la manica della tuta.

“Tutti possono commettere degli errori” cercò di confortarlo.

“Il mio errore è costato la vita a sessantadue persone, tra cui…” la sua voce si spense in un singhiozzo.

Spinto da un impulso che comprese solo in seguito, lo attirò a sé e lo abbracciò.

“La tua ragazza” concluse, passandogli una mano sulla schiena, avvertendo ancora la stretta della gelosia, ma scacciandola subito.

Erland scosse la testa ed il medico corrugò la fronte mentre il ragazzo si allontanava da lui.

“No, ero con il mio ragazzo” sussurrò con lo sguardo basso.

“Era il mio turno alla console di comando quando Rowan è venuto da me. Se non l’avessi seguito, se… se… stavamo facendo l’amore quando è scattato l’allarme. Se non avessi abbandonato la mia postazione avrei potuto fare qualcosa. Sono solo riuscito a lanciare l’S.O.S.”

“Se non l’avessi fatto, non ti avremmo trovato e saresti morto” iniziò, ma Erland si volse verso di lui furente.

“Sì, sarebbe stato meglio, perché ora non dovrei vivere con questo rimorso” urlò, sciogliendosi ancora in un pianto disperato.

Myron lo attirò a sé anche se il ragazzo, inizialmente, oppose resistenza.

“Calmati o mi vedrò costretto a darti un tranquillante” lo minacciò, ma le sue parole caddero nel vuoto, Erland continuò a singhiozzare aggrappandosi a lui.

Quando la crisi di pianto si estinse, il ragazzo si accasciò sfinito tra le sue braccia.

“Sta nevicando” mormorò così piano che Myron stentò ad udirlo.

“Odio la neve, odio questo freddo perenne” sbottò il medico spostando lo sguardo sull’olbò che dava all’esterno.

“Doveva essere bello l’alternarsi delle stagioni, tra due mesi sarà Natale” mormorò Erland con voce stanca.

“Festeggiavate il Natale ad Omicron II?” chiese sorpreso, tornando a guardare il suo viso.

“Sì, alcuni di noi sì” sussurrò accomodandosi meglio.

“E’ una tradizione che risale a più di cinque secoli fa” commentò passandogli le dita tra i setosi capelli neri.

“E’ vero. Stavo lavorando ad un programma che riproducesse l’atmosfera natalizia” sospirò.

“Ora non ha più importanza, non c’è nessuno con cui festeggiare, non più” mormorò con infinita tristezza chiudendo gli occhi ed una ultima lacrima scivolò sulla sua guancia pallida.

Quelle parole fecero contrarre dolorosamente lo stomaco di Myron.

“Forse no” rispose dopo un po’ accorgendosi che Erland si era addormentato. Rimase ad osservarlo per un lungo momento, era raro per lui trovarsi tanto a proprio agio con qualcuno.

Con cautela si mosse e lo adagiò sui cuscini coprendolo bene.

 

I giorni alla base trascorrevano tutti uguali, uno dopo l’altro.

Halvor si avvicinò al medico che stava finendo di compilare una cartella.

“Galan mi ha detto che ti sei aggiunto alla lista per il recupero dati ad Omicron II” esordì.

“Sì, può essere utile un altro medico”

Halvor sollevò un sopracciglio perplesso.

“C’è già Neria, lei è qualificata per una missione del genere” sottolineò.

“Lo so non è mancanza di fiducia nei suoi confronti” ammise.

“Riguarda Erland, vero?” lo interruppe.

Myron non rispose abbassando lo sguardo sulle cartelle che aveva in mano.

“Ti sei affezionato molto a quel ragazzo in queste settimane” affermò.

“Mi dai l’autorizzazione per andare ad Omicron II o no?” domandò brusco, tornando sull’argomento principale.

“Sì, sì, certo, se non lo facessi ci andresti comunque” si arrese avvilito.

 

14 novembre 572 PC – Rapporto di Myron Barrin medico della base Omega III.

Ho recuperato, insieme al resto della squadra, i dischi fissi del computer centrale. Attualmente Derian ci sta lavorando.

Senza difficoltà ho trovato il programma a cui lavorava Erland, dei file sono danneggiati, ma si può recuperare parte del suo lavoro.

Omicron II era vuota, fredda e spettrale. Anche se tutti i corpi sono stati rimossi, era come se la loro presenza aleggiasse ancora in quegli ambienti.

---

 

Era molto tardi e nella sala comune non c’era più nessuno. Tranne loro.

Myron sorseggiava distrattamente un bicchiere di vino rosso.

Erland fissava lo schermo davanti a sé, ma era da un po’ che lo guardava perso in chissà quali pensieri.

“Perché non spegni quel portatile e ti rilassi un po’” lo spronò.

“Devo finire un lavoro per domani mattina…” iniziò.

“Beh non lo concluderai certo fissando lo schermo a vuoto” commentò abbandonando la testa contro lo schienale del divano.

Erland arrossì a quella considerazione ed osservò il giovane medico con un tremulo sospiro.

Lasciò il portatile e si sedette accanto a lui, Myron socchiuse gli occhi e gli porse il suo bicchiere. Il ragazzo bevve un sorso assaporando il gusto amaro e corposo del vino.

“Come ti trovi qui, ad Omega III?”

Erland scosse le spalle bevendo un lungo sorso, restituendogli il bicchiere.

“Bene”

“Non sembrerebbe” commentò.

Il ragazzo si passò le dita tra i capelli con un sospiro, profondamente a disagio.

“Io non riesco a dimenticare quanto è successo ad Omicron II”

“Due giorni fa sono stato in quella base, ho letto i rapporti ed ho parlato con Derian, anche se fossi stato al tuo posto prima dell’allarme, non avresti potuto fare nulla”

“Forse, ma non ho nemmeno tentato. Di tutti sono sopravvissuto solo io, perché?” sussurrò, prendendosi il capo tra le mani.

Myron lo attirò a sé, facendogli posare la testa sul petto.

“Sul rapporto di Rory e Galan, gli esploratori che ti hanno trovato, c’è scritto che eri sotto il corpo di un altro ragazzo”

Erland trasalì, non ricordava che Rowan lo avesse raggiunto, doveva aver perso i sensi prima che lui arrivasse.

“Devi andare avanti, anche se è difficile, non rendere vano il suo sacrificio”

“Non ci riesco, non da solo” sussurrò sollevandosi.

“Non sei solo”

Il ragazzo sollevò il viso e, prima che potesse comprendere cosa stesse accadendo, Myron gli posò la mano sulla nuca e sfiorò le labbra con le sue in un bacio lieve e tenero.

“Cosa significa questo?” mormorò in un sussurro ripresosi dallo stupore.

“Tutto… niente…” rispose enigmatico sorridendo.

“Sei ubriaco?”

“No, mai stato più sobrio” ribatté avvicinandosi per baciarlo ancora, ma Erland si ritrasse.

“Non posso, non ancora…” balbettò fuggendo dalla sala, da Myron, dai sentimenti che si agitavano in lui.

Myron sorrise tra sé, non aveva mai agito tanto repentinamente, all’inizio era sconvolto dall’attrazione che provava per Erland, però in quelle settimane gli si era affezionato e non sopportava di vederlo perdersi in sé stesso.

Un bip attirò la sua attenzione, nella fretta di allontanarsi da lì, il ragazzo si era dimenticato il computer.

 

Erland raggiunse il suo alloggio quasi correndo. Digitò il codice chiudendo la porta. Vi si appoggiò contro sospirando a fondo, cercando di calmare il frenetico battito del suo cuore.

Si tolse gli abiti ed entrò sotto il getto caldo della doccia, che lo rilassò subito e gli schiarì la testa.

Gli tornarono alla mente le parole di Myron ed il tocco delle sue labbra.

Aveva ragione, non poteva continuare ad affondare nel buco nero della disperazione, Myron gli aveva teso la mano per aiutarlo a risalire, spettava solo a lui afferrarla per riemergere alla vita. Però il senso di oppressione al petto era sempre presente a ricordargli quanto era successo ad Omicron II.

Il senso di colpa lo schiacciava, rendendolo incapace di rapportarsi con gli altri in maniera normale. Soprattutto con Myron. Il bacio che gli aveva dato lo aveva scombussolato non poco, ma le ferite nel suo cuore non avevano ancora smesso di sanguinare.

 

Chiuse l’acqua e sentì qualcuno suonare alla porta.

Indossò l’accappatoio e si gettò un asciugamano sui capelli bagnati frizionandoli con forza per poi abbandonare il panno sul divano.

“Chi è?” domandò, spingendo il bottone dell’interfono.

“Sono Myron, hai abbandonato il portatile nella comune, lo lascio qui davanti alla porta” spiegò posandolo a terra. Quando si sollevò la porta si aprì con un sibilo.

“Grazie” sussurrò con un dolce sorriso. Il primo vero sorriso che il medico avesse visto in quelle settimane.

Myron raccolse il computer e glielo porse.

Rimasero in silenzio scrutandosi per un lungo momento.

“Buona notte” lo salutò allontanandosi.

“Aspetta…”

Il medico si volse ed Erland si trovò a corto di parole “Buona notte” riuscì solo a dire.

 

Erland lavorava giorno e notte cercando la soluzione al bug di sistema, che poteva compromettere tutta la termoregolazione della base.

Derian si unì a lui, ma per molti giorni, i due tecnici non vennero a capo di nulla.

Il ragazzo entrò in infermeria, aveva l’aria stanca e sciupata di chi lavora troppo.

“Hai qualcosa per il mal di testa? Non mi da tregua da ore” spiegò avvicinandosi a Myron.

“Stai lavorando troppo” lo ammonì il medico aprendo un cassetto e prelevando un flacone di pastiglie.

Erland scosse le spalle come se la cosa non gli importasse più di tanto.

“Mentre lavoro la mia mente si svuota” sussurrò quasi a sé stesso, ingoiando due pillole.

“Va nel tuo alloggio e riposa, passerò più tardi”

Quando Myron lo raggiunse lo trovò davanti al computer intento a guardare delle immagini, delle fotografie.

Il giovane si era soffermato su una.

Due ragazzi, uno seduto, nel quale Myron riconobbe Erland e l’altro dietro di lui che gli cingeva le spalle con le braccia. Aveva più o meno la stessa età del compagno, i capelli castani scuro e gli occhi altrettanto scuri e sorridenti. Il medicò capì subito di chi si trattava.

Come se non si fosse accorto della sua presenza, Erland continuò a visionare le foto, che ritraevano gruppi di ragazzi e ragazze, uomini, donne, bambini.

All’improvviso Erland si accasciò sulla sedia singhiozzando sommessamente. Myron gli posò una mano sulla spalla, ma il ragazzo si scostò bruscamente.

Il medico osservò impotente quello sfogo, rendendosi conto di quanto fosse profondo il suo dolore.

Il respiro di Erland si fece sempre più rapido e breve. Allarmato Myron gli si inginocchiò davanti posandogli le mani davanti al naso ed alla bocca.

“Lentamente, respira lentamente” impose.

Piano piano il suo respiro tornò abbastanza regolare.

Senza una parola Myron se ne andò. Erland si lasciò andare senza forze sulla sedia, fissando lo schermo del computer, dove Rowan gli sorrideva dolcemente.

Myron tornò, in mano stringeva una siringa.

“Cos’è?” domandò stancamente il ragazzo, mentre il medico gli sollevava le manica della tuta.

“Un tranquillante, ti farà riposare”

“Non ne ho bisogno, sto bene” protestò.

“Il medico qui sono io” replicò iniettandogli il farmaco.

Erland sospirò cercando di smettere di pensare. Il torpore indotto dal medicinale fu il benvenuto. L’ultima cosa che avvertì fu Myron sollevarlo per portarlo nell’altra stanza e, dopo averlo adagiato sul letto, sentì le sue labbra sulla sua fronte.

Quel piccolo gesto irradiò nel suo petto un dolce calore.

 

4 dicembre 572 PC – Rapporto di Myron Barrin medico della base Omega III.

Le condizioni psichiche di Erland mi preoccupano. Come è logico che sia non ha ancora superato il trauma di essere l’unico superstite della sua base.

La ricerca quasi ossessiva di risolvere il bug del sistema, lo aiuta a non pensare, ma dall’altra parte consuma tutte le sue energie.

Oggi il suo sfogo emotivo è stato particolarmente violento, mi sono visto costretto a dargli un sedativo. Almeno riposerà per tutta la notte.

---

 

Myron osservò Erland riempirsi il vassoio in mensa ed attendere che il medico lo raggiungesse a quello che oramai era diventato il loro tavolo.

Nelle ultime due settimane il ragazzo stava lentamente accettando quello che era successo ad Omicron II. Aveva ripreso a mangiare normalmente ed aveva stretto amicizia con gli altri membri dello staff.

Sorrideva più spesso, anche se ogni tanto Myron lo sorprendeva a fissare il vuoto perso in chissà quali pensieri.

Erland insieme a Derian avevano quasi risolto il problema del sistema, ma non ancora del tutto ad ogni piccola scoperta che facevano si poneva un altro problema.

Il medico si era limitato a stargli vicino ad ascoltarlo quando aveva bisogno di parlare, osservandolo tornare a vivere giorno dopo giorno.

 

Myron aveva un progetto in mente e per realizzarlo aveva bisogno dell’aiuto del Primo Tecnico Elettronico.

“Allora sei riuscito a ricavare qualcosa da quello che ti ho portato?” domandò Myron, ponendosi dietro le spalle di Derian, per fissare il monitor.

“Questo programma è fantastico! Se l’ha fatto Erland, tutto da solo, è un genio!” esclamò eccitato.

“Riesci a farlo funzionare senza modificarlo?”

“Sì, ma ho bisogno di tempo e se Erland mi aiutasse sarebbe meglio” propose speranzoso.

“No, non ancora. Hai una settimana”

“Una settimana?”

“Non un giorno di più” tagliò corto lasciando, lo sbalordito tecnico, al suo lavoro.

“Non sembra anche a te che Myron sia cambiato in queste ultime settimane?” domandò a Neria.

“Sì, se ne accorgerebbe anche un cieco. Sono proprio curiosa di sapere cosa bolle in pentola” disse avvicinandosi e guardando lo schermo.

“Già. Questo programma è straordinario. Erland ha talento. Se brevettasse questo software farebbe felici molte persone”

La donna scrollò le spalle tornando al suo lavoro.

 

Dopo una settimana, puntuale come sempre, Derian gli disse che il programma era operativo e gli spiegò come utilizzarlo.

“Non capisco ancora quali siano le tue intenzioni”

“Lo vedrai” rispose uscendo dal laboratorio a grandi passi.

Il medico trovò Halvor nella sala comandi, intento a dare ordini.

“Ho bisogno dei codici di accesso al computer centrale” esordì.

“Prego?” domandò, sollevando un sopracciglio perplesso.

“Hai capito benissimo”

“A cosa ti servono?”

“A sabotare la base” scherzò.

Halvor alzò gli occhi al cielo esasperato.

“Ti fidi di me?” domandò Myron.

“Purtroppo sì” ammise con un sorriso.

“Non te ne pentirai”

 

Myron non stava più nella pelle, tutto era pronto. Premette invio e trasmise il messaggio al computer di Erland.

 

- Vieni nella mia stanza alle 10.30 p.m. Myron -

 

Il ragazzo fissò interdetto la scritta che lampeggiava sullo schermo del suo portatile. Lo chiuse meditando sul da farsi. Cosa voleva il medico da lui, a quell’ora della sera?

C’era un unico modo per scoprirlo. Andare all’appuntamento.

Arrossì a quel pensiero, dandosi silenziosamente dello stupido.

Sicuramente si trattava solo di lavoro.

 

Erland rimase senza parole quando varcò la soglia della stanza di Myron. La lieve musica, le luci soffuse e colorate lo avvolsero.

“Ti piace?” domandò una voce alle sue spalle.

“Questo… questo…” mormorò incredulo guardandosi intorno.

“Sì, è il tuo programma: crea l’ambiente che si desidera rendendolo reale e tangibile”

“Ma… come?”

“L’ho recuperato dalla base Omicron II”

Erland avanzò nella stanza, sfiorò le decorazioni natalizie avvicinandosi all’albero di Natale che troneggiava al centro della stanza.

Era un sogno che si realizzava.

“Hai fatto tutto questo per me?” domandò incredulo.

“Sì” mormorò abbracciandolo da dietro.

“Perché?” domandò chiudendo gli occhi e lasciandosi andare contro il corpo snello del medico.

“Perché mi piaci” sussurrò, come se spiegasse tutto.

“Sai che giorno è oggi?”

“Il 24 dicembre, la vigilia di Natale” sussurrò Erland girandosi nel suo abbraccio.

Myron si avvicinò alle sue labbra, ma esitò e fu il ragazzo a colmare la distanza tra loro.

“Grazie” sussurrò, sollevandosi appena e posando la testa sulla sua spalla.

“Puoi fare in modo che questo programma si estenda a tutta la base?” domandò accarezzandogli i capelli.

“Sì, però dovrei lavorare sull’interfaccia del computer centrale” spiegò.

“Ti va di provare?”

“Sarebbe meraviglioso” sussurrò estasiato.

“Allora andiamo!” esclamò afferrandolo per mano.

“Aspetta devo chiedere il permesso ad Halvor e poi ho bisogno dei codici di accesso…” si interruppe nel vedere Myron estrarre un microdisco da una tasca ed il suo viso illuminarsi di un sorriso di trionfo.

Percorsero i corridoi semi deserti fino alle sale centrali, Myron digitò il codice per accedere all’interno.

Erland si sedette alla console e le sue dita presero a muoversi agili e precise sulla tastiera.

Un’espressione entusiasta brillava sul suo viso.

“Ci vorrà molto?” domandò impaziente il medico, che desiderava tornare nell’intimità della sua stanza.

“Circa un’oretta” rispose senza smettere di lavorare.

Myron si accomodò su una sedia in attesa, osservando il giovane tecnico del computer immerso in un profondo stato di concentrazione. Come era successo settimane prima, il ragazzo era completamente a proprio agio davanti allo schermo e sapeva esattamente cosa fare.

“Ho finito!” esclamò “Domattina tutte le zone comuni della base, saranno immerse nella più tradizionale atmosfera di Natale”

 

Tornarono nella stanza di Myron, il quale appena la porta si chiuse allo loro spalle, abbracciò Erland affondando il viso nei suoi capelli profumati.

“E’ mezza notte: buon Natale!” sussurrò baciandogli le labbra.

Il ragazzo si abbandonò a quel dolce bacio, socchiuse le labbra permettendo alla lingua di Myron di scovare e giocare con la sua.

Come in un sogno raggiunsero la stanza da letto e si stesero su di esso.

Myron prese tra i denti la cerniera della tuta di Erland e l’abbassò mettendo a nudo il petto del giovane, risalì con la lingua tracciando un umido sentiero fino ad un capezzolo succhiandolo piano.

Myron spinse il bacino verso di lui e le loro erezioni, intrappolate negli abiti, si sfiorarono.

Erland spalancò gli occhi riemergendo da quel sogno e si irrigidì sotto il medico, il quale lo fissò interrogativo, mentre il ragazzo fuggiva il suo sguardo.

“Sto correndo troppo, vero?” domandò.

“Sì” riuscì a sussurrare, un nodo gli serrava la gola.

“Perdonami” mormorò Myron baciandogli la fronte, gli chiuse la giacca e si stese al suo fianco.

Erland posò la fronte sulla sua spalla “Scusami tu” bisbigliò mentre il medico lo abbracciava.

 

L’insistente suonare del campanello lo destò di colpo. Myron fissò l’orologio sulla mensola accanto al letto: le 8.07 a.m.

Erland si mosse al suo fianco un dolce e sereno sorriso piegava le sue labbra addormentate.

Il campanello suonò ancora, con un’imprecazione sommessa Myron raggiunse la porta e l’aprì.

“Sapevo che non dovevo darti i codici di accesso al computer centrale, lo sapevo!” esclamò Halvor con un cipiglio battagliero sul volto.

“Buon giorno” lo salutò il medico con un ampio sorriso, ignorando le parole del superiore.

Erland apparve sulla soglia della stanza da letto, scarmigliato ed assonnato, Halvor sollevò un sopracciglio e la sua espressione dura si addolcì.

“Non farla tanto lunga, Halvor” iniziò sapendo a cosa l’uomo si stesse riferendo “Tu sei sempre stato tra quelli, qui ad Omega III, che sostengono che le tradizioni vanno mantenute ed incoraggiate, quindi: buon Natale!”

Il capo della base non seppe cosa ribattere “Sì, ecco… tutte le regolari attività oggi sono sospese” brontolò “Ora venite a fare colazione”

Tutta la base era in fermento. I più entusiasti erano i bambini, ma anche i ragazzi e gli adulti si fecero ben presto contagiare da quell’atmosfera di festa ed allegria.

I cuochi diedero del loro meglio preparando ogni sorta di prelibatezza. Tutta Omega III era pervasa di canti natalizi, scambi di auguri e di doni.

Anche quelli più scettici vennero ben presto influenzati da quella gioia.

Solo nel tardo pomeriggio i due giovani riuscirono a ritagliarsi un po’ di tempo per loro.

“Ho letto molti testi e visto molti video, ma vivere il Natale è completamente diverso” disse Myron raggiungendo la propria stanza.

“Posso restare qui con te per un po’?” domandò timidamente Erland.

“Certo!”

“Sono esausto” mormorò lasciandosi cadere sul divano “Sono felice” proseguì lasciandosi andare contro lo schienale.

Myron si chinò su di lui e gli baciò le labbra, Erland si alzò e gli circondò il collo con le braccia.

“Grazie è il regalo più bello che abbia mai ricevuto” sussurrò.

“Non ho fatto nulla” si schernì il medico.

“Sì, invece, hai recuperato il mio programma, hai chiesto i codici ad Halvor e, cosa più importante, mi hai sostenuto quando ne avevo bisogno” proseguì posandogli due dita sulle labbra.

Myron le baciò, il ragazzo lo prese per mano guidandolo verso la stanza da letto.

Il medico lo trattenne “Non devi dimostrarmi nulla, aspetterò”

Erland scosse la testa e gli baciò le labbra. Il medico non seppe resistere e si fece condurre nell’altra stanza.

La passione si accese in fretta per entrambi, i loro abiti si ammucchiarono ai loro piedi, il materasso cedette sotto il loro peso.

Myron gli baciò il collo dolcemente, nonostante fosse un medico e conoscesse a fondo l’anatomia, si rese conto che non sapeva cosa fare, come continuare, si sollevò da quelle labbra calde ed invitanti, Erland gli posò la mano sul viso, corrugando la fronte.

“Cosa c’è?”

“Ecco…” esitò “Non l’ho mai fatto con un ragazzo” sussurrò arrossendo per l’imbarazzo “Guidami tu” lo esortò dolcemente.

Erland rise baciandolo ancora sospingendolo sul materasso. Le loro eccitazioni, questa volta libere dal giogo degli abiti, si sfiorarono provocando in loro una scarica di piacere che li fece gemere.

Erland si mise a cavalcioni su di lui, non poteva più aspettare e lo guidò in sé.

Myron venne travolto da mille sensazioni diverse. Essere unito ad Erland in modo tanto profondo gli fece sperimentare un piacere, fino a quel momento, ignoto.

Posò le mani sui fianchi del suo amante che prese a muoversi con lui, lo tenne fermo per un momento infine ribaltò le posizioni penetrandolo più a fondo, Erland si morse le labbra.

“Ti ho fatto male?” si allarmò il medico interpretando quella reazione in maniera negativa.

“No, tutt’altro. Fallo ancora” lo pregò con voce stentorea rotta dai gemiti di piacere, gli prese il viso tra le mani e baciò le sue labbra.

Myron si mosse lentamente, voleva che tutto quello durasse il più a lungo possibile, non aveva mai provato nulla del genere con le donne con cui era stato in precedenza.

Posò una mano sul membro teso di Erland, massaggiandolo con forza, lo sentì gemere ed avvertì il suo seme bagnargli la mano. Un momento più tardi riversò il suo nel corpo accogliente del giovane.

Ansante, sudato e stordito per quello che aveva provato si stese al suo fianco cercando a tentoni il piumone per coprire entrambi.

Erland gli si accoccolò contro posandogli un braccio sul petto.

 

Il ragazzo socchiuse gli occhi doveva essersi addormentato, Myron non era accanto a lui, ma il rumore proveniente dal bagno non lasciava dubbio su dove lui fosse.

Si rannicchiò su sé stesso ed attese che il medico tornasse da lui.

Di lì a poco l’uomo emerse dalla stanza attigua seguito da una nuvola di vapore.

“Ti sei svegliato” sussurrò sedendosi sul letto.

“Già, che ore sono?”

“E’ quasi ora di cena” lo informò catturandogli le labbra.

Erland gli aprì l’accappatoio ec accarezzò il suo corpo umido. Il medicò se ne liberò e si rifugiò nel nido caldo costituito dal piumone e dal corpo nudo di Erland.

Con lievi e studiati tocchi la passione si riaccese in fretta, il medico si mise a pancia in giù. Erland gli posò un bacio tra le scapole quindi gli si stese sopra.

“Dimmi cosa vuoi” sussurrò malizioso al suo orecchio.

“Non dirmi che non lo hai capito” rispose emettendo una rauco mugolio avvertendo le dita di Erland esplorarlo tra le natiche, lo preparò a lungo e con perizia.

Il medico sollevò il bacino impaziente sentendo l’erezione di Erland farsi strada nel suo corpo.

“Accidenti” protestò sussultando, nonostante tutto era doloroso. Il giovane si insinuò in lui lentamente, ma inesorabilmente fino a quando il suo pube non aderì al bacino del medico, solo allora si fermò, cospargendo di baci la sua schiena sudata.

Con una mano raggiunse il membro turgido e lo massaggiò cominciando a muoversi in lui lentamente, ma con attenzione.

Quando comprese che quelli di Myron erano gemiti di piacere, prese a spingere più forte raggiungendo il culmine del piacere insieme.

Esausto Erland si lasciò cadere al suo fianco attendendo che i loro respiri tornassero regolari.

“Ho fame!” esclamò il ragazzo all’improvviso, scatenando l’ilarità del medico.

Così tra baci e carezze si rivestirono. Quando lasciarono la stanza scoprirono che la base era ancora immersa nella festa.

Quando raggiunsero la sala comune, un applauso accolse Erland e mancò poco che si commuovesse.

Derian gli passò un bicchiere di champagne “Ho sempre sostenuto che tu fossi un genio” lo elogiò davanti a molti membri dello staff.

“Non esagerare” rispose, nascondendo il suo sorriso compiaciuto dietro il bicchiere.

Halvor si avvicinò al medico e brindò con lui con un sorriso che la diceva molto lunga.

Erland riuscì a raggiungerli e si unì alla loro conversazione.

“E’ ancora valido il tuo invito ad aggiungermi al vostro staff tecnico?” domandò accostandosi a Myron e prendendo la sua mano nella propria.

Halvor notò il gesto “Sì. Hai deciso di unirti a noi?” chiese, il ragazzo sorrise “Ci sto riflettendo”

L’uomo si allontanò lasciando i due giovani davanti alla vetrata.

Il cielo era limpido e sereno, la luna e le stelle scintillavano dando mille riflessi d’argento alla neve.

Erland posò le mani sul vetro come un bambino che ammira una vetrina colma di giocattoli.

“Che splendida serata” sussurrò “Sarebbe bello uscire” bisbigliò malinconico.

“Fa troppo freddo” lo ammonì dolcemente.

“Lo so, ma sarebbe bello” bisbigliò con voce sognante.

“E’ il Natale più bello che abbia mai trascorso” confessò.

Erland si volse corrugando la fronte.

“Hai detto che non lo festeggiavi” puntualizzò.

“Ho mentito” rispose sorridendo attirandolo verso di sé.

“Quando ero bambino lo celebravo sempre con i miei genitori, poi quando sono stato trasferito qui non c’era più una ragione per farlo, anzi era troppo doloroso e triste festeggiarlo da solo lontano dalla mia famiglia”

Erland si volse verso di lui, Myron gli prese il viso tra le mani, fissò i suoi intelligenti occhi neri non più velati di tristezza e malinconia.

Alcuni bambini presero a cantare le più classiche canzoni natalizie.

Sospesi in quella magia i due giovani si abbracciarono poi Myron, incurante degli sguardi curiosi degli altri, gli baciò le labbra.

“Allora hai deciso di restare ad Omega III?” chiese.

Erland sorrise, baciandolo teneramente.

“Tu cosa dici?” bisbigliò sollevandosi appena dalle sue labbra.

Quando i due tornarono a guardare fuori dalla vetrata della cupola, una stella cadente attraversò il firmamento portando con sé i loro desideri.

Commenta


  Back Home