Genere:
yaoi
Raiting: NC-17
Pairing:
EdricXBrandon
BrandonXEdric
 Disclaimers: i personaggi di questa storia li ho creati io, quindi mi appartengono.

Il principe del ghiaccio

di Bombay

 

Il Palavela è gremito di gente. Oggi ci sarà il singolo maschile, libero.

Il mio cellulare vibra nella tasca, lo estraggo e rispondo.

“Ciao Brandon!”

“Kate, tra dieci minuti tocca a Edric.”

“Lo so, lo stiamo seguendo tutti qui al bar di Lucas! In bocca al lupo e dagli un bacio da parte mia”

“Contaci!”

Sono impaziente ed eccitato come se a scendere sul ghiaccio dovessi essere io. Raramente mi è successa una cosa del genere.

Accanto a me c’è una coppia di americani, quando il giovane in pista conclude la gara, l’uomo al mio fianco si volta verso di me dicendo “E’ mio figlio!”

Ho la pelle d’oca e le lacrime di commozione mi pungono gli occhi.

Tra poco scenderà in pista Edric Ascot, il mio ragazzo!

 

Ricordo la prima volta che l'ho visto, su una pista di ghiaccio naturalmente.

Era una domenica pomeriggio e mia sorella mi aveva convinto ad andare a pattinare con lei, il suo ragazzo ed i suoi amici.

Io non avevo mai pattinato in vita mia, ma lei mi assicurò che era divertente.

Arrivammo al palazzetto in anticipo e dopo esserci messi i pattini aspettammo a bordo pista che finissero gli allenamenti.

“Quello laggiù è Edric Ascott, una promessa del pattinaggio artistico sul ghiaccio. Sarà uno dei candidati a rappresentare l'Inghilterra alle olimpiadi di Torino 2006” mi disse mia sorella Kate.

“Torino 2006? Ma mancano ancora due anni” risposi osservandolo volteggiare leggero sul ghiaccio. Rimasi incantato dai suoi movimenti era veramente molto bravo.

Aprirono l'acceso alla pista. Appena entrai mi aggrappai alla balaustra per non cadere.

Come faceva quel ragazzo a fare cose del genere lì sopra?

Barcollai per un bel pezzo senza mai mollare la ringhiera arrivai all'altezza della zona riservata agli atleti. Edric stava parlando con il suo allenatore.

“Resterò qui un altro po', ho voglia di pattinare solo per me” disse e prima che l'altro potesse ribattere entrò in pista.

Mia sorella mi spronò a lasciare la balaustra ed avventurarmi verso il centro, non so bene come lo raggiunsi e li rimasi a guardare Edric confondersi con le persone schivandole abilmente.

Passò accanto a delle ragazze che sospirarono al suo passaggio. Lo osservai meglio, era davvero un bel ragazzo, mi passò vicino e mi sorrise.

Cercai di muovermi da dove ero, ma persi l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra.

“Tutto bene?” sollevai lo sguardo e vidi Edric che mi tendeva la mano.

Sì… credo di sì” balbettai prendendo la sua mano.

“Si impara cadendo” cercò di rassicurarmi, mentre mi spazzolavo i calzoni imbiancati di ghiaccio.

“Piega un po' di più le gambe e tieni il peso più avanti che indietro, ti risulterà più facile stare in equilibrio” mi spiegò e, tenendomi per mano, mi ricondusse alla balaustra.

“Ti alleni sempre qui”

“Sì e a volte, come oggi, mi libero di Igor e pattino per conto mio”

La settimana seguente tornai al pala ghiaccio.

Come speravo Edric era lì. Con un fluido movimento mi raggiunse.

“Speravo venissi” mi disse arrossendo leggermente.

“Senti, non è che potremmo mettere un terreno meno liscio sotto i piedi?” domandai mantenendo un equilibrio molto precario.

Rise divertito “Certo, c'è un bar, ho voglia di bere qualcosa di caldo”

“Ti sei allenato anche oggi?”

“No, sono venuto così…” rispose lasciando a mezzo la frase.

Di nuovo a mio agio, davanti a due tazze fumanti di cioccolata, parlammo di tutto e di nulla.

Poi all'improvviso si fece triste “Devo andare ora” mormorò alzandosi.

La settimana seguente tornai al palazzetto, ma lui non c'era.

Quella successiva invece, lo incontrai, c'era molta gente era quasi impossibile pattinare.

Mi insegnò i rudimenti e quando venne annunciata la chiusura della pista mi disse: “Aspetta un momento”

Andò a bordo pista e parlò con l'uomo che stava in biglietteria.

“Possiamo restare ancora, ma dobbiamo uscire per un quarto d'ora, devono passare con la macchina”

La pista si svuotò attendemmo che sistemassero il ghiaccio, poi tornammo, era strano essere solo lui ed io.

“Pattina per me” sussurrai.

Mi sorrise ed io rimasi al centro della pista ad osservarlo scivolare sulle lame e compiere evoluzioni spettacolari.

Frenò con eleganza ad un passo da me. Mi sbilanciai e gli finii addosso lui riuscì a non cadere ed a tenere in piedi anche me.

Ci fissammo per un lungo momento.

Sorrido ripensando a quei giorni.

 

Igor mi odia, questa non è una novità.

Quando Edric si allena non posso avvicinarmi alla pista, devo guardare dagli spalti,come un comune spettatore. Igor mi accusa apertamente di distrarre Edric dal suo dovere di pattinatore. Secondo me, da quando stiamo insieme, Edric è molto migliorato, è meno freddo di quando l'ho conosciuto ed è anche molto più espressivo in pista. L’allenatore non voleva nemmeno che lo accompagnassi, ma io ho fatto carte false per venire qui.

Per fortuna non è stato difficile procurarmi il biglietto, ottenere un pass è stato impossibile, ma ho conosciuto una ragazza, Anna che mi vedeva sempre gironzolare vicino al villaggio olimpico e negli spazi riservati agli atleti, mi ha chiesto cosa volevo e così le ho detto tutto, un paio di volte, quando l’onnipresente Igor Krumphoff, non c’era io sgattaiolavo nell’appartamento di Edric.

C'è stato un periodo, lo ammetto, nel quale è stato molto distratto, ma è stato solo un periodo di transizione, come è normale che sia.

 

Ricordo ancora quella sera, quando sotto la pioggia è venuto a casa mia.

“Ti credevo agli allenamenti” dissi.

“Non ci sono andato, non ne avevo voglia” rispose e questo mi sconcertò, Edric viveva per pattinare. Era tutto per lui.

Lo feci entrare, rimase in silenzio, seduto sul divano per parecchi minuti fissandosi le mani.

Poi con voce bassa e tesa iniziò a parlare: “Molti mi considerano un ragazzo arrogante e viziato e forse lo sono, ma nessuno fino ad ora si è mai chiesto che cosa voglio veramente. Tutti tranne te. Io pattino fino da quando ero bambino e gareggio da molto tempo, questo mi faceva sentire amato e benvoluto dai miei genitori. Ultimamente faccio fatica a mettere i pattini ai piedi e scendere in pista. Sono stanco di pattinare”

Le sue parole mi stupirono e mi ferirono.

“Ma non è di questo che sono venuto a parlare. C'è una persona che mi riempie la mente giorno e notte, che mi distoglie dagli allenamenti”

La pausa che fece si portò via dieci anni della mia vita. Mi ero preparato a questo, ma era ugualmente dura.

“Sei tu”

Rimasi di sasso, Edric lo interpretò come un rifiuto, si alzò e mi disse, gelido e tagliente come il ghiaccio su cui pattinava: “Scusa sono uno sciocco, sicuramente hai già il ragazzo, non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo. Fa come se questa conversazione non avesse mai avuto luogo”

Senza riflettere lo afferrai e nell'impeto cademmo entrambi sul divano scompostamente. I suoi capelli neri creavano un contrasto sensuale con la stoffa rossa del divano.

“Allora chiedimelo ora?” sussurrai e la mia voce risultò più roca e profonda del solito.

I suoi occhi neri erano fissi nei miei spaventati ed increduli.

“Hai il ragazzo?” sussurrò.

“No” risposi a pochi millimetri dalle sue labbra socchiuse.

“No” ripetei colmando quella distanza.

 

Un brivido mi percorre la schiena e non per il freddo del  Palavela.

Edric entra in pista con la sua consueta eleganza, è concentrato e preciso, scruto gli avversari alcuni sono preoccupati, altri ammirati.

La musica parte ed io mi perdo in essa guardandolo muoversi e volteggiare, trattengo il respiro quando salta ed atterra con disinvoltura come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Il podio non glielo toglie nessuno e nemmeno l'oro a parer mio.

 

Da quella sera Edric fu più rilassato e tranquillo e ritrovò fiducia in sé stesso.

Mi raccontò del suo precedente ragazzo: “Ci siamo lasciati otto mesi fa. Mi ha detto: o il pattinaggio o me. Secondo te cosa ho scelto?”

Sorrisi comprendendo quanta passione lo legava a quello sport.

Mi presentò al suo allenatore e capii subito che non gli andavo a genio. Mi redarguì sul fatto che Edric era un atleta, una stella nascente del pattinaggio e che non mi avrebbe permesso di distarlo. Che la preparazione atletica veniva prima di tutto.

Sembrava quasi impossibile, ma riuscivamo a vederci quasi meno di quando non stavamo insieme.

Questo non mi scoraggiò. Ci sentivamo al telefono, per e-mail e non misi mai Edric davanti ad un bivio. Lui amava me ed il pattinaggio in egual misura su questo ero più che sicuro.

 

Un sera d’inverno, qualche giorno prima di Natale, Edric si presentò a casa mia con un cabaret di paste ed una bottiglia.

“Sia la Vigilia, che Natale la trascorrerò in Svizzera con i miei genitori ed anche l’ultimo dell’anno. Ho saltato gli allenamenti, non mi importa di cosa dirà Igor, voglio dedicare questa serata solo a noi due”   disse entrando in casa.

Posò le paste sul tavolo del salotto ed avvicinò il suo viso al mio.

“Sai quello che stai facendo?” mormorai accarezzando con il mio respiro le sue labbra.

“Certamente e tu?”

“Sì” bisbigliai colmando la distanza tra noi.

Avido di lui gli baciai le labbra ed il collo, non mi sembrava vero un momento tanto prezioso e tanto atteso era finalmente giunto.

Ci spogliammo lentamente rabbrividendo un poco seminammo gli abiti lungo la via per la mia stanza, nudi ci distendemmo sul   letto accarezzandoci, baciandoci, scoprendoci.

Quando lo penetrai con un dito si tese e mi fermò.

“A-Aspetta” gemette.

Si sollevò sui gomiti incapace di fissarmi negli occhi.

“Ehi, cosa c’è?” domandai sollevandogli il mento con due dita.

“Ecco io… io… domani mi alleno se… noi… tu…”

Misi fine alle sue futili spiegazioni con un bacio che gli tolse il respiro. Mi distesi al suo fianco e sorrisi “Sono a tua completa disposizione” mormorai con un ampio sorriso.

“Non devi sentirti obbligato a…”

Posai un dito sulle sue labbra rosse per i miei baci infuocati, guardandolo intensamente.

Lui capì sorridendo si chinò a baciarmi.

Facemmo l’amore a lungo, fino a quando non fummo sazi di noi.

Edric si addormentò sul mio petto i suoi capelli neri mi solleticavano il collo. Il suo respiro mi accarezzava la pelle.

 

La musica della Carmen di Bizet è travolgente e coinvolge tutti. Edric è preciso, perfetto, compie figure e piroette in modo esemplare, ha un’unica lievissima esitazione nell’atterraggio del triplo axel. Conclude con in maniera eccellente.

Uno scroscio di applausi si scatena nel Palavela, mi volto verso l’americano al mio fianco “E’ il mio ragazzo” mormoro tra le lacrime.

Attendo con palpitazione i risultati.

E’ sul podio!

E’ un argento!

I due americani mi sorridono alzando i pollici. Lui mi da una pacca sulla spalla “Complimenti!”

 

Corro lungo i corridoi, evitando abilmente la gente, conosco questo palazzetto come le mie tasche.

Arrivo all'ingresso atleti ed un uomo mi ferma “Spiacente, non può passare, motivi di sicurezza”

Impreco a denti stretti.

“Lascialo passare, Riccardo. E' uno dello staff di Ascott. Ha dimenticato il pass”

Mi volto e riconosco Anna. Le sorrido pieno di gratitudine, appena il ragazzo si sposta corro dentro.

Edric sta entrando   attorniato dal resto dello staff, felice e commosso.

Incurante dei borbottii di Igor, mi avvicino, abbraccio Edric e lo bacio con passione. I flash scattano ed i mormorii intorno a noi diventano esclamazioni stupite o acclamazione.

Mi sollevo tenendogli il viso tra le mani.

“Congratulazioni” mormoro baciandolo ancora.

Questa scena andrà sicuramente in mondo visione, ma non mi importa.

Tenendoci per mano entriamo negli spogliatoi attorniati da un sacco di gente.

 

Mi chiudo la porta dell'appartamento al villaggio olimpico, alle spalle. Da quando siamo qui a Torino, ci sono entrato solo tre volte, ma questa volta Igor non mi terrà lontano da Edric.

Si gira verso di me, mi abbraccia e scoppia in singhiozzi.

Resto sconcertato dalle sue lacrime, ma comprendo che è lo sfogo di due lunghe settimane di tensione ed aspettative. Lo stringo a me cullandolo appena.

Solleva il viso bagnato di lacrime.

“Non posso ancora crederci: mi sembra un sogno, un bellissimo sogno”

Gli bacio la fronte “Non lo è. Questa è la realtà”

Sussurro catturando la sua bocca con la mia.

L'imperativo di Igor mi riecheggia nelle orecchie: niente sesso prima delle gare. Beh ora è tranquillo fino ai mondiali.

Solleva le braccia permettendomi di sfilargli il maglione bianco a collo alto.

Accarezzo con avidità il suo petto, mentre lui mi bacia il collo, procurandomi mille brividi.

Bacio le sue guance, che sanno di sale.

Sorride sbottonandomi la camicia che, a breve, va a fare compagnia al suo maglione.

“Dov'è Igor?” domando.

“Probabilmente ad ubriacarsi insieme al resto dello staff” mi spiega con un sorriso.

“Non preoccuparti, gli ho detto che non lo voglio intorno questa sera” borbotta prendendomi per mano “In fondo credo di essermelo meritato”

Raggiungiamo la camera, ci lasciamo cadere sul letto.

“Non credo di essere mai stato tanto felice come in questo momento” mormora, scompigliandomi affettuosamente i capelli. Sorrido prendendo tra le labbra un capezzolo, suggendolo con forza. Mugola, so che gli piace e che lo eccita incredibilmente. Voglio che questo giorno sia indimenticabile rimanga per sempre impresso a fuoco nella sua mente.

Mi sospinge impetuoso sul materasso i suoi occhi brillano, ha la stessa espressione che ha prima di una gara.

Un brivido di anticipazione mi percorre la schiena. Si mette a cavalcioni su di me, così, senza preavviso mi accoglie nel suo corpo caldo e cedevole che di rado ho il permesso di violare.

Ci muoviamo insieme in una dolce e prolungata tortura.

Rotolo sul letto, spingendolo sotto di me, mi incuneo in lui con forza strappandogli un grido che so non essere di dolore.

Il piacere impetuoso mi travolge, unito all’euforia di questi giorni, al desiderio di poterlo vedere solo da lontano.

Edric grida il mio nome, mi supplica di darlgli di più ed io gli dono tutto me stesso.

Avverto il suo piacere bagnarmi il ventre ed io sono in lui. Crollo sfinito e svuotato, ansimiamo pesantemente entrambi mi stringe forte a sé.

Edric mi bacia la guancia e scioglie l’abbraccio, scivolo fuori dal suo corpo tiepido e mi adagio al suo fianco.

“Dopo domani c’è il Gala di chiusura”

“Hai tutto il tempo di riprenderti” sorriso dandogli un pizzicotto sul braccio.

 

Per il gala Edric è più che rilassato e si vede. La musica parte e lui è allegro e scanzonato al ritmo di Pop an Oak dei Red Nex.

Indossa un paio di blue jeans, una camicia ed un cappello da cowboy. Trascina tutto il pubblico del Palavela con sé. Esegue tutti tripli salti in maniera esemplare. Esulto con lui, per lui quando conclude l'esibizione.

La gente dagli spalti getta fiori, sto per commuovermi, ancora.

La nostra avventura a Torino si è conclusa, ma altre sfide attendono Edric ed io, nonostante Igor non mi voglia tra i piedi, sarò al suo fianco.

 

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