STABILIMENTO SS. ANNUNZIATA ED ANNESSI - GAETA

L' istituto e la chiesa della SS. Annunziata di Gaeta

L'Istituto e la Chiesa della SS. Annunziata di Gaeta 
BREVE GUIDA ATTRAVERSO LA STORIA E L' ARTE  
a cura di: Graziano Fronzuto     
Corpo medievale e veste barocca Il Polittico absidale
Cenni sull'edificio dell'Istituto La Sacrestia,
Facciata della Chiesa Navata della Chiesa
L'interno della "Cappella d'Oro" Il Presbiterio
L’Organo Storico:rebus soluzione La Cappella d'Oro
La Cappella del SS. Sacramento Il Coro  La Chiesa  L'Organo
  Cenni storici e cronologia
XIV sec XVIII sec.
XV–XVI sec XIX sec.
 XVII sec. XX sec.

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Corpo medievale e veste barocca       

Il Complesso Monumentale della SS. Annunziata di Gaeta ha tuttora la fisionomia raggiunta alla fine del XVII sec. (eccetto elementi del XVIII sec.: tetti a spiovente, coronamento della facciata, e del XIX: ultimo piano dell’Istituto, arcone su Via Annunziata). L’osservatore più attento noterà bene che, se la fisionomia è decisamente seicentesca, la struttura e la consistenza edilizia sono più antiche: una veste seicentesca (con piccoli accessori sette/ottocenteschi) è stata data ad un corpo preesistente, di chiara forma medievale. Infatti l’Istituto nacque nella prima metà del XIV sec. a scopi benefici (è uno dei più antichi Istituti di Pubblica Assistenza e Beneficenza tuttora attivi); l’area destinatagli (in pratica immutata) fu gradualmente sfruttata fino alla massima altezza. La Chiesa della SS. Annunziata è sorta insieme all’Istituto ed è un grandioso tempio gotico trecentesco a nave unica ed abside quadra, con ardite volte ogivali perfettamente leggibili, dove le splendide decorazioni successive (soprattutto del ‘600) hanno abbellito, senza occultare né negare, le strutture originarie. Dunque, contrariamente a quanto qualcuno erroneamente ritiene e riporta, la chiesa non è mai stata demolita o ricostruita né tantomeno è stata mai mutata di orientamento (se si potesse radiografare la chiesa, sotto le decorazioni barocche si vedrebbero chiaramente le spoglie strutture gotiche). Com’è noto, il Barocco produsse nuovi edifici, ma soprattutto trasformò i preesistenti che furono in genere rispettati, anche perché demolirne le solide strutture e ricostruirle sarebbe stato irragionevole e dispendioso

L'intervento barocco nella chiesa gotica della SS. Annunziata non fu distruttivo, ma decorativo: l'architetto rinnova e organizza gli spazi, crea il substrato per i pittori e gli scultori, ma il gotico non scompare. All’interno, il gusto gotico è rivelato dalle volte, chiaramente trecentesche (i cui estradossi erano un tempo “a vista” secondo l'uso mediterraneo come tuttora si vede nella chiesa di S. Domenico). All'esterno (sulla parete laterale sinistra, su Via Annunziata, e su quella destra, sul lungomare, di recente restaurata) sono emersi conci lapidei che palesano la prassi costruttiva trecentesca. Sono parimenti medievali i cornicioni e doccioni in pietra calcarea e, al centro delle ogive, gli oculi polilobati e le tipiche scodelle smaltate decorative. Su Via Annunziata, subito dietro la facciata, è stata messa a nudo la colonna d'angolo della facciata trecentesca (elemento visibile in altre antiche chiese gaetane) e, all'abside, la bella cornice ogivale di una delle finestre del Coro, accecata nel '600; sotto di essa, verso l'Istituto, spiccano le finestrelle di una rampa scale e una nicchia ogivale con affresco sbiadito. All’esterno dell’abside, è visibile il campaniletto medievale a vela, a conci bicolori e ornato da scodelle in cotto smaltato.

Altro elemento caratteristico dell'architettura trecentesca è la porta laterale (in genere posta al transetto o -come in questo caso- di fronte ad una cappella o altare di particolare importanza) che è tuttora al suo posto. In tempi recenti, a causa di discordanti interpretazioni di fonti bibliografiche, si è diffusa la convinzione che la porta laterale (invece che considerata per la sua reale ed immutata funzione) fosse l'unico avanzo della chiesa gotica originale di cui avrebbe costituito il portale principale (con orientamento della chiesa ortogonale a quello attuale, con sviluppo in lunghezza verso gli attuali giardinetti, dimenticando però che tale area fu strappata al mare solo nel 1855..., come a dire che, contro la realtà, la chiesa andava a terminare verso l'acqua). Nel corso dei recenti restauri della facciata, si è scoperto che l'ingresso principale della chiesa coincideva con l'attuale (il portale gotico è al suo posto sotto l'intonacatura seicentesca). Né si può negare l’evidente goticità delle volte della chiesa e le sue lievi asimmetrie, frequenti nel medioevo ma del tutto inaccettabili in seguito ! In realtà, le chiese realmente costruite ex-novo in quel periodo avevano altro tipo di volte (per es. a botte: "Chiesa degli Scalzi", nel Borgo di Gaeta, edificata a partire dal 1624).

In epoca Barocca quindi si rifece la veste (non il corpo) della chiesa. Per i lavori decorativi, dato il costante strettissimo rapporto privilegiato che ci fu fra Gaeta e Napoli, furono convocati i migliori Artisti del Regno (cosa questa che caratterizzò ogni importante opera sacra e civile in Gaeta). Nel 1619 giunse Andrea Làzzari, il collaboratore più famoso e promettente dell'architetto più in vista del momento, Cosimo Fanzago. Dopodiché, nella nostra Chiesa, tutti i lavori sono stati eseguiti su disegno dei Làzzari. La facciata è di Andrea (Carrara 1590 ? - Napoli 1530 ?), la Cappella del Sacramento è di Jacopo (Carrara 1601 - Napoli 1653) e del figlio Dionisio (Napoli, 1617–1689); tutto il resto -pavimento, stucchi, altari, balaustre, porte delle sacrestie, Cantorie, Organo- è stato disegnato da Dionisio), cosa che ha determinato quella unità progettuale e realizzativa ancor oggi evidentissima (non solo qui, ma anche in altre chiese di Gaeta, pur se alquanto alterate: il Succorpo del Duomo, S. Maria della Sorresca, Madonna di Porto Salvo o chiesa “degli Scalzi”).


Le Opere d'Arte della SS. Annunziata: la Chiesa

La descrizione seguirà idealmente il percorso di un pellegrino, iniziando dalla chiesa. L’angusta piazzetta accentua l'imponenza della Facciata, iniziata nel 1621 su disegno di Andrea Làzzari, che la sovrappose alla facciata gotica. L’ordine inferiore inquadra il portale monumentale (che ha una forte strombatura interna, dentro il cui spessore è tuttora murato il portale gotico) e l’ordine sovrastante inquadra il finestrone (con angioletti e stemmi di Gaeta scolpiti a mo’ di finissima decorazione); le nicchie dovevano forse ospitare alcune statue; il coronamento attuale è costituito dal campaniletto a vela con orologio maiolicato di Matteo De Vivo da Napoli (XVIII sec.); esso sostituì il coronamento originario (in cui Francesco Marotta aveva posto un orologio, 1646) che era probabilmente a timpano (analogo alla chiesa dell’Annunziata di Capua, ben nota ai Làzzari) e che fu demolito (perché troppo basso) dopo la realizzazione del tetto a spioventi sopra l’originaria copertura a “volte estradossate”.

L’interno della chiesa è caratterizzato dalla luminosissima prospettiva, con lo slancio gotico sapientemente valorizzato dal genio barocco di Dionisio Làzzari, a cui va attribuito l'intero repertorio decorativo in stucchi e marmi, la sapiente scansione degli spazi e le imponenti lesene classiche che coprono i pilastri gotici. Entrando, ai lati del portale, vi sono belle acquasantiere marmoree; sopra, l'imponente stemma di Gaeta con putti, volute e pigne decorative in stucco (1650 ca.; la devota generosità della Cittadinanza verso questa chiesa è dimostrata dagli Stemmi ripetuti ovunque, insieme a volute e pigne presenti anche sugli altari e sull'Organo). A terra, il pavimento con splendidi intarsi marmorei disegnati da Dionisio Làzzari (1650 ca.; oggi bisognoso di restauri); la smaltatura originaria delle piastrelle in cotto, verde acquamarina (chiaro richiamo alla purezza delle acque del Golfo, in cui la chiesa originariamente si specchiava), è appena leggibile nella sola Cappella del SS. Sacramento. Poiché la Chiesa non aveva panche (nessuno osava sedersi), la visione del pavimento era completa ed i presenti avevano l'impressione di fluttuare in un mare limpidissimo (i cotti smaltati in acquamarina), solcato da chiare increspature (i marmi intarsiati). I restauri in corso rinnoveranno l'antica policromìa (ma oggi i fedeli rinuncerebbero alle panche ?).

Nella I campata, confessionali ottocenteschi e, in una nicchia a sinistra, Crocifisso, dono della famiglia Gàttola (purtroppo il Cristo in avorio fu trafugato attorno al 1980). La II campata è dominata dai grandiosi altari marmorei (Dionisio Làzzari, 1675 ca.; da notare la somiglianza con il portale esterno della Cappella d'Oro e l'altare del Succorpo del Duomo dello stesso autore); in essi, grandi Tele di Luca Giordano (1690): Crocifissione (a sinistra), intensa e drammatica in una fosca atmosfera caravaggesca, e Adorazione dei Pastori (a destra, oggi nascosto dai ponteggi), di caldo e terso chiarore.

    In alto, sotto gli archi di stucco di ogni campata, vi sono interessanti Tele barocche: I campata: S. Agata (a sinistra), S. Lucia (a destra) attribuibili a Giuseppe Césari detto “Cavalier d'Arpino”; II campata: Gloria di S. Domenico con S. Pietro Martire e S. Francesco di Paola (a sinistra), SS. Gioacchino ed Anna (a destra) del Giordano o della sua scuola (1690); III campata: Annunciazione (a sinistra) del Cavalier d'Arpino (1630 ca.), Visitazione (a destra) di Sebastiano Conca (1720 ca.). Nella parete sinistra della III campata si apre la porta laterale (all'esterno è nella sua forma gotica originaria, con una frase dedicatoria sulla trabeazione e uno sbiadito affresco nella lunetta: "Annunciazione"); a lato, acquasantiera. Nella IV campata non vi sono tele poiché, come si dirà, sulle cantorie erano previsti due Organi monumentali.

La Chiesa, la Cappella del SS. Sacramento, il Presbiterio, il Coro

La III campata ha alla parete sinistra la porta laterale con un’altra acquasantiera; a destra la Cappella del SS. Sacramento Essa fu realizzata dai medesimi artisti attivi nel Succorpo del Duomo di Gaeta: Jacopo Làzzari, che ha disegnato le parti marmoree (balaustra e il bellissimo altare intarsiato, purtroppo negli ultimi anni danneggiato dall'umidità) terminate con le stuccature dopo la sua morte (1653) dal figlio Dionisio, e Giacinto Brandi che ha realizzato la pala d'altare (dolcissima Madonna con Bambino, ora conservata all'interno dell'Istituto).

Dipinti sulla volta (Andrea Scapuzzi, inizi del XVIII sec.): arco d'ingresso: 3 riquadri con Angeli. volta: Sogno di S. Giuseppe (al centro) e 6 spicchi triangolari con Angeli.  arcata a sinistra dell'altare: Visione della SS. Trinità ad Abramo; in alto S. Antonio (centro), S. Marciano (verso la navata), S. Vincenzo Ferrer. arcata a destra dell'altare: Sacrificio di Gedeone; in alto S. Agostino (centro), S. Girolamo (verso la navata), S. Montano.  A sinistra dell'altare: Addolorata, di Saturnino Bartolomeo (1957).  Due opere di Giuseppe de Ribera ("lo Spagnoletto") trafugate nel 1943 completavano la cappella: S. Francesco (forse a sinistra dell'altare) e la Deposizione dalla Croce (forse a destra).

Il Presbiterio è un capolavoro di Dionisio Làzzari (e all’epoca la smaltatura acquamarina del pavimento accentuava il gioco cromatico degli elementi): l'arco trionfale è sottolineato dallo stemma della città sorretto da putti che contrappunta quello sulla controfacciata; la scalinata è coronata dalla bella balaustra intarsiata; al centro, l’Altare Maggiore

Capolavoro di Dionisio Làzzari, fu realizzato nel 1673 (lo attesta la data scolpita sul retro). I marmi intarsiati compongono disegni fantasiosi, e si suole riconoscere la “firma” dell'autore in alcune figure ricorrenti, presenti in quasi tutte le opere marmoree del Làzzari in Gaeta e altrove, che rappresentano magnifiche coppe infiorate (le coppe, richiamano il dio Bacco, cioè il greco Dionisio, emendate da ogni significato profano in virtù dei fiori che contengono; parimenti simbolici i "gigli", evocanti l'origine toscana del maestro, raffigurati ovunque, anche sulle lesene dell'Organo). Sul piano più elevato dell'Altare, il ciborio (fuso forse da Giandomenico Vinaccia) sormontato da un cherubino; sopra, candelabri e crocifisso tutti di mano del Làzzari. Si noti la somiglianza di quest'altare e dei suoi ornamenti con altre opere del Làzzari: gli altari maggiori di San Gregorio Armeno (1682) e San Giuseppe dei Ruffo (1680) a Napoli, quello del Duomo di Gaeta (1683, con un crocifisso altrettanto interessante), e quello della chiesa "degli Scalzi", 1675, sempre in Gaeta (dove però il crocifisso è stato di recente arbitrariamente rimosso e, privato del basamento, appeso nella sacrestia). La mensa originale (probabilmente piena, come nella chiesa "degli Scalzi"), è stata sostituita nel 1838 da quella attuale a sbalzo, opera, con l'elegante paliotto, di Basilio Finelli.

Ai lati dell'altare maggiore, grandiose porte con cornici marmoree su cui delle mensole a forma di angeli reggono le Cantorie (1674/77, ideate in marmo ma realizzate in legno, simili a quelle marmoree del “Purgatorio ad Arco” in Napoli, sempre di Dionisio Làzzari; inferiormente, i rosoni scuri, che richiamano quelli in marmo delle lesene nella Certosa di S. Martino in Napoli); per l'Organo Storico detto “Organo di Alessandro Scarlatti”, si rimanda al capitolo specifico. Nell'Abside, il superbo Coro ligneo (1634-35), opera dello scultore toscano Colangelo Vinaccia da Massa (evidentemente qui convocato dai carraresi Làzzari) e dell’intagliatore napoletano Battista Nuvola [o Nubola o Di Nubila], uno dei più belli e meglio conservati del meridione (sui seggi hanno preso posto per oltre 250 anni i Cantori della Cappella Musicale); il leggio monumentale al centro accoglieva i libri corali.

Il Polittico absidale, la Sacrestia, la Cappella d'Oro

Alle pareti del Coro, Presentazione di Gesù al Tempio (a sinistra) e Adorazione dei Magi (a destra), capolavori di Sebastiano Conca del 1720; le cornici in stucco furono dorate nel 1875. Il grande Polittico fondale, donato dall’abbiente cittadino Giuliano Colojna, è opera di Andrea Sabatini da Salerno (1521 ca.) e dei suoi allievi, fra cui Giovan Filippo Criscuolo.

 Riquadri del basamento: Natività, S. Sebastiano, Volto Santo, S. Agostino, Adorazione dei Magi; alle estremità stemmi nobiliari del donatore.  Fascia centrale: Annunciazione tra S. Giovanni Battista e S. Pietro; nei riquadri: a sinistra Cenacolo e discesa dello Spirito Santo, a destra Ascensione.  Fascia superiore: al centro Transito ed Assunzione di Maria, S. Ambrogio (a sinistra) e S. Girolamo (a destra).  “Serliana” in legno dorato: Corona e Angeli con trombe.  Coronamento: grata del “Coro delle Orfanelle” con Stemma di Gaeta retto da Cherubini.

Dalla porta sotto la cantoria destra e dal finto seggio d’angolo del Coro si accede al corridoio ricavato nella “cortina” dell'Annunziata; qui è conservato il sepolcro del Condottiero Enrico “Stirasso” Caracciolo (XV sec.) che era originariamente nella chiesa (secondo alcuni, in analogia con altre situazioni, era sistemato giusto al disopra del portale d'ingresso) da dove fu rimosso in epoca barocca. La Sacrestia conserva armadi barocchi e l'altare ligneo con l'Annunciazione. Questo splendido dipinto rinascimentale era la pala dell'altare maggiore della chiesa (prima che il Làzzari lo ricostruisse). L’Autore è probabilmente Cristoforo Scacco, secondo Federico Zeri e la critica più recente (in passato, la vigorosa costruzione prospettica ha fatto pensare, nonostante l'evidente anacronismo, al Masaccio, al Perugino e al Ghirlandaio). Al centro, nelle teche, magnifici libri corali rinascimentali (alcuni miniati dal domenicano Fra' Vincenzo Pontano da Fondi), facenti parte del repertorio della Cappella Musicale (tali libri erano posti sul leggìo del Coro). Nel locale adiacente, architravi e porte di epoca medievale e il lavabo cinquecentesco.

Dalla Sacrestia si accede alla Cappella d'Oro, antico luogo sacro dedicato all’Assunta, con il bellissimo ciclo pittorico di Giovan Filippo Criscuolo (firmato e datato 1531) e, sull'Altare, la splendida Assunzione della Vergine di Scipione Pulzone (1582, unica opera di mano diversa, forse in sostituzione di una precedente del Criscuolo).

La Cappella ha un proprio portale su Via Annunziata (che fu sistemato nelle forme attuali da Dionisio Làzzari, con disegno analogo a quello degli altari laterali della Chiesa) con a terra la pietra tombale assai consunta di due fratelli sacerdoti, membri della famiglia Castagna (fine XVI sec. - 1° metà del XVII sec.). L’interno (eccettuate la bassa "boiserie" e la balaustra, più recenti) è un’altissima realizzazione dell'Arte Rinascimentale (Cappella Gentilizia fatta quasi come Studiolo Principesco); è chiamata “Cappella d’Oro” per la finissima decorazione in oro zecchino (lacunari della volta a sesto ribassato, lesene e cornici), realizzata dagli stessi ebanisti che avevano lavorato a colonne e cornici del Polittico fondale della chiesa. Ricordiamo che, durante il suo esilio in Gaeta, papa Pio IX amava ritirarsi in qui in preghiera e si narra che vi abbia ricevuto l'ispirazione per la stesura del cosiddetto “Dogma dell'Immacolata Concezione” (1854).

Ai lati dell'unica finestrella: Annunciazione.  Presbiterio: parete destra Nascita della Vergine, Visitazione; parete sinistra Natività, Sogno di Giuseppe (sulla porta della sacrestia).  Navata: parete sinistra Fuga in Egitto; Strage degli Innocenti; Circoncisione; Presentazione al Tempio; parete destra Miracolo di Cana, Gesù accoglie i fanciulli (firmato e datato dall'Autore);, Battesimo di Cristo Battesimo di Cristo; Gesù fanciullo discute coi Dottori.  Sull'altare settecentesco in marmi intarsiati, a sinistra S. Rocco e S. Pietro, a destra S. Paolo e S. Sebastiano; lunetta, Adorazione dei Magi.

 L'interno della "Cappella d'Oro"  

    La Cappella, luogo di antica devozione, prima di assumere l'assetto rinascimentale tuttora visibile, era ornata da alcuni affreschi di stile gotico, tradizionalmente attribuiti alla scuola di Giotto (se non invece a Giovanni da Gaeta, pittore attivo nel XV sec. e che ha lasciato un gran numero di opere in città e nei paesi vicini). Da ammirare la bella volta cinquecentesca a lacunari dorati (da cui la Cappella ha preso il nome), l'altare settecentesco e il magnifico ciclo pittorico del Criscuolo. Nella foto si vede il Presbiterio [parete destra Nascita della Vergine, Visitazione; parete sinistra Natività, Sogno di Giuseppe] e, sull'altare, a sinistra S. Rocco e S. Pietro, a destra S. Paolo e S. Sebastiano; lunetta, Adorazione dei Magi; al centro, l'Assunta di Scipione Pulzone (fotografia dell'Autore)

 

Facciata della Chiesa della SS. Annunziata

    Gli ordini inferiori della facciata sono quelli del disegno di Andrea Làzzari (1621); il campaniletto con l'orologio maiolicato di Matteo De Vivo sono stati aggiunti nel XVIII sec.; a sinistra, Via Annunziata e, sullo sfondo, l'Istituto; a destra, il fianco fortificato ("Cortina dell'Annunziata") che un tempo si affacciava direttamente sul mare e che, dal 1855, è stato difeso dalla "Batteria dell'Annunziata" (sul terrapieno artificiale dove oggi sorgono i giardinetti). La facciata ed il fianco destro della chiesa sono stati restaurati attorno al 1990 dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Lazio, grazie all'opera del compianto Arch. Claudio Chiappini. (fotografia dell'Autore)

Nel XIV sec. la chiesa doveva apparire simile alle altre chiese di Gaeta dell’epoca, come S. Domenico (tuttora esistente e facilmente confrontabile) e S. Francesco (non l’attuale tempio neogotico, ma la preesistente chiesa demolita nel 1850 il cui esterno ci è noto dallo sfondo del noto dipinto del Vervloet raffigurante la benedizione di Papa Pio IX alla guarnigione di Gaeta). Il fianco destro era lambito dal mare, quello sinistro dall’unica via d’accesso alla città (cosa che giustificò ampiamente l’apertura della porta laterale tuttora esistente). (Disegno originale di Graziano Fronzuto)

 

 

Nel XVII sec. l’esterno fu caratterizzato dalla nuova facciata del 1621 (col suo coronamento “a timpano” a somiglianza con la facciata della SS. Annunziata di Capua), dalle ampie finestre rettangolari sui fianchi e dalla costruzione delle mura cinquecentesche (la “cortina dell’Annunziata” che, con un percorso ad angolo, difendeva non solo la chiesa ma anche la piazzetta antistante). La copertura era ancora costituita dalle volte  “estradossate” che verranno a loro volta coperte nel modo tuttora visibile nel secolo successivo. (Disegno originale di Graziano Fronzuto)

L'Organo (su disegno di Dionisio Làzzari, costruito nel 1685‑89 da Giuseppe De Martino, fra i più antichi tuttora esistenti del barocco napoletano, suonato ed apprezzato da Alessandro Scarlatti), era collocato al di sopra della cantoria sinistra (era anche previsto un gemello su quella destra, che però rimase vuota), poi ha subìto inopportuni spostamenti avvenuti nel corso del XX secolo (dal 1927 al 1980 fu nel "Coro delle Orfanelle") fino all'attuale sistemazione; oggi è fuori uso e attende un completo restauro che lo riporti alla collocazione e allo splendore d'origine. La ricostruzione qui riportata è stata da me disegnata nel 1992-93 allo scopo di dimostrare (qualora non fossero bastati i documenti d'Archivio) che l'organo era effettivamente stato sopra la cantoria e, in attesa che vi ritorni, dimostrare l'estrema eleganza dell'insieme ideato dal Làzzari. (Disegno originale di Graziano Fronzuto)

Navata della Chiesa della SS. Annunziata  

    La spazialità gotica, intatta dal XIV sec. ad oggi, traspare al di sotto delle splendide decorazioni ideate dal genio barocco di Dionisio Làzzari. La solenne prospettiva scandita dalle volte trecentesche è ben esaltata dagli stucchi barocchi e dalla poderosa scansione degli spazi. Spiccano con la loro particolare valenza scenografica il pavimento (pur se da restaurare), l'immenso polittico fondale e, sopra di esso, la grata del "Coro delle Orfanelle"; le due Cantorie gemelle e l'Organo (pur nella sua attuale posizione innaturale). (fotografia dell'Autore)

L’Organo Storico detto “di Alessandro Scarlatti”: il rebus – la soluzione

Il rebus dell’Organo Storico è durato molti anni. Le ultime tre generazioni di Gaetani avevano visto la chiesa senz’organo e le due Cantorie del presbiterio vuote. L'Organo giaceva, invisibile, in abbandono, nel “Coro delle Orfanelle” (locale della clausura, posto dietro la grata di coronamento del Polittico absidale). Persa ogni memoria umana non si sapeva quanto fosse antico né perché era lì nascosto. Nel 1980 è comparso all'improvviso, sotto la Cantoria sinistra (fu tagliata parte della cornice sinistra della sua cassa dorata), dopo un intervento inadeguato (“accordato” tagliando bruscamente le sommità delle antiche canne, e molte parti -tastiera, pedaliera, le 21 canne esterne, mantici ecc.- sono state sostituite con materiale industriale).

La soluzione del rebus giunse con le mie ricerche prive di scopo di lucro (iniziate nel 1992, autorizzate da S. E. Mons. Vincenzo Farano, allora Arcivescovo, dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici e dai Presidenti dell’Istituto). Trovai per caso in archivio un appunto del compianto Luigi Iannitti che mi fece scoprire il documento attestante la progettazione delle due Cantorie da parte di Dionisio Làzzari (1674) che le voleva in marmo, ma furono fatte in legno (1677). In posizione baricentrica fra Altare, Coro e Assemblea le cantorie dovevano accogliere ciascuna un Organo formando così l’anello di congiunzione architettonico fra navata e coro. Un’inaspettata crisi economica costrinse a usare il legno invece del marmo e a rinunciare al secondo organo. Se ne fece solo uno, quello tuttora esistente, sopra la Cantoria sinistra (l'altra, talvolta usata come Palchetto Reale, rimase vuota; da testimonianze orali raccolte e a me segnalate da Gennaro Tallini si tramanda che l’Organo destro venne acquistato dal Duomo e vi rimase fino alla ricostruzione del 1788, quando sembra fu portato nella Cappella "dell'Ulivo" e ivi distrutto dal bombardamento del 1943). Da evidenze cronologico-stilistiche conclusi che l'Organo può ritenersi il più antico degli strumenti superstiti attribuibili al famoso Giuseppe De Martino (“Organaro della Regia Cappella” e del “Tesoro di S. Gennaro” di Napoli) e risalirebbe al 1685–89. La cassa “serliana”, disegnata da Dionisio Làzzari (richiama la facciata di S. Maria del Faro a Napoli, 1682), è in legno di pioppo, scolpita e dorata forse da Francesco Paolo Sorrentino.

Pur senza gemello, fu molto apprezzato, anche da Alessandro Scarlatti (Gaeta era porto e fortezza di frontiera del Regno di Napoli, tappa obbligata per tutti i viaggiatori dell’epoca): molte sue composizioni necessitano di questo strumento, le cui caratteristiche (all’epoca e nel Napoletano) erano molto rare. Nel ‘700 l’organo fu tenuto in perfetto stato; dopo l’invasione napoleonica, fu riparato nel 1840 (l’organaro polacco Francesco Zukowski da Poznan sostituì i mantici e aggiunse la pedaliera, non presente in origine), nel 1859 (l'organaro ciociaro Pietro di Benedetto Saracini da Alvito aggiunse le canne dei Contrabbassi) e nel 1904 (dall'organaro locale Francesco Iorio). Nel 1927 fu rimosso incautamente e portato nel ricordato “Coro delle Orfanelle”. Sulla cantoria si vede la paretina che chiude la nicchia d’alloggio dello strumento, e sul muro soprastante sono evidenti i rappezzi nei punti dove era ancorata la cassa dell’Organo (senza più sostegni, si è poi deformata). Per oltre 50 anni è scomparso non solo dalla parete della chiesa (rompendo l'anello fra navata e coro, già debole per assenza storica dell'organo destro), ma dagli occhi e dalla memoria.

Ignorato per disinteresse o incompetenza, questo capolavoro d’Arte Barocca, uno dei più antichi organi Napoletani di grandi dimensioni, giace nelle condizioni tuttora evidenti. Pur essendo sostanzialmente integro, è in pessimo stato, fuori posto e fuori uso. Il Progetto di Restauro filologico (per riportarlo alla sua collocazione originaria sopra la Cantoria sinistra e al suo originario splendore) è stato da me disinteressatamente compilato per conto dell’Istituto e approvato dalla Soprintendenza con lettera prot. 16439 B/03.2 del 30/12/1994 (registrata al protocollo in arrivo dell'Istituto al n. 28 del 17.1.95), purtroppo senza finanziamenti, con l'autorizzazione ad accettare "sponsor". La cifra occorrente, compreso I.V.A. e ogni altro onere, è L. 147.114.000 (salvo rivalutazioni per il periodo intercorso). Non sembra quindi inopportuno chiedere a chi legge queste pagine di fare quanto gli è possibile per aiutare l'Istituto a trovare i Finanziamenti (almeno per interventi-tampone in attesa dell'interessamento delle Soprintendenze).

Cenni sull'edificio dell'Istituto         

Il corridoio prosegue fino al Cortile Maggiore dell'edificio assistenziale, in cui era anche la ruota per i bambini abbandonati o esposti. L’Edificio ha una grandiosa facciata tardorinascimentale su Via Annunziata (da notare le possenti finestre rettangolari, con cornici in pietra) cui fu aggiunta una sopraelevazione nel XIX sec. Al piano terra, su Via Annunziata, vi sono tuttora (bisognose di restauro) le porte da bottega del XIX sec. che costituivano l’accesso a vari locali (fra cui la Farmacia dell'Annunziata che fu gestita direttamente dall'Istituto per secoli; quando l'Istituto non poté più gestire l'attività, la bottega più grande fu affittata ad una Farmacia privata che vi rimase fino al 1975). Di fronte alla facciata dell'Istituto, quella più compatta ed assai caratteristica del Monastero dell'Addolorata (XIX sec. con elementi più antichi). La dépendence dell'Annunziata, sul lato opposto della strada, impostata su un alto muro di contenimento, ha vari locali e un giardino e viene raggiunta con un imponente arcone che sovrappassa la strada (elemento architettonico del tutto simile esiste nel complesso monumentale dell'Annunziata di Capua). Centro ottico della facciata dell'Istituto, il magnifico Portale monumentale, correntemente attribuito ad Andrea Làzzari, con bugnato bicromo e, dentro, il Cortile Maggiore (con porte e finestre del 1525).

Al centro del Cortile, selciato del 1730 e vera da pozzo; sul fondo, la facciata (su disegno di Andrea Làzzari) della Cappella del Conservatorio fondata nel 1619 e rimaneggiata. L’interno, coperto da volta a botte sobriamente decorata nel XVIII sec., è alquanto semplice, dominato dall’altare tardosettecentesco, su cui era collocato il Polittico di Giovan Filippo Criscuolo (1536) oggi conservato presso il Centro Storico Culturale a seguito del trafugamento (1977) dell'icona dipinta da Rizo da Candia (XV sec.) che era in esso  incastonata; dal lato opposto, il finestrone marmoreo seicentesco con grata (per seguire le funzioni dalla clausura). A destra del Cortile, l’accesso al corridoio per la Sacrestia; a sinistra, nel muro, la cosiddetta "Pietra di Fondazione" del 1355, la cui scritta in caratteri medievali attesta l'origine dell'Istituto; a fianco l'ampia scalinata (che termina nella Loggetta in sobrio stile catalano del "Cortile del '400") conduce nell'Istituto, con notevoli ambienti tipici dell'edilizia ospedaliera dei secoli scorsi e l'importante Archivio Storico di recente riordinato.

All'ultimo piano, una porta con la generica scritta di "oratorio" permette l'accesso al "Coro delle Orfanelle" giusto sopra il Polittico fondale della chiesa, da dove le Suore, gli anziani ospiti dell'Istituto e gli orfani potevano seguire non visti le funzioni e, fra il 1927 ed il 1965, intonare i canti accompagnati dall'organo: le cento e più voci dell’antica Cappella Musicale (vanto dell’Istituto che durò dal XIV sec. al periodo napoleonico e per la quale le Cantorie, l’Organo e il Coro furono voluti, studiati e realizzati) erano solo un ricordo; i canti divennero eterei suoni intonati dalle Suore e dalle Orfanelle dalla grata del Polittico fondale.

Luglio 1997 – Graziano Fronzuto

 

 

Al termine della visita, l’Istituto confida nella benevolenza e nella generosità di tutti i visitatori, chiedendo un concreto aiuto per superare l'attuale momento di estrema difficoltà con l'offerta di Elargizioni Liberali deducibili a norma di Legge utilizzando preferibilmente il conto corrente postale n. 11092046, intestato a: Stabilimento SS. Annunziata ed Annessi
Via Annunziata N. 21 - 04024 Gaeta (LT)
eventualmente indicando nella causale la particolare opera di bene a cui si intende destinare la cifra.

 

Cenni storici e cronologia

    Riporto gli eventi più interessanti e utili per la comprensione della storia del Complesso della SS. Annunziata; essi sono stati da me desunti dalla bibliografia e da inediti d’archivio (soprattutto quelli sull’organo), grazie alla cortesia dei Presidenti succedutisi, prof. Candeloro Di Cecca, dott. Leandro Porzia e avv. Giovanni Di Bernardo e dei signori Erasmo Valente e Franco D'Amante della Segreteria dell'Istituto, e della signora Alba Costabile.

XIV sec.   Napoli, dopo aspre lotte, è dominata dagli Angiò che favoriscono scienze e arti e costruiscono chiese importanti (Cattedrale, S. Domenico, S. Chiara, S. M. Donnaregina, S. Lorenzo, S. Eligio ecc.). Gaeta ha perso l’indipendenza, ma gode di privilegi e benefici; si edifica il nucleo angioino del Castello; re Ladislao fa costruire il suo palazzo L'Istituto della SS. Annunziata nasce per volere della cittadinanza con fini religiosi e assistenziali per bisognosi, ammalati, orfani; preparazione farmaci, ma anche sviluppo dell’Arte e della Musica Sacra. L’area è fuori le Mura (all'epoca sorgono verso l'attuale Piazza Traniello): è lunga e stretta, parallela alla costa (attuale lungomare), delimitata dal mare stesso e dalla via d'accesso alla città (attuale Via Annunziata). Si edifica la Chiesa monumentale, a nave unica, coro quadrato e campaniletto absidale, con ardite volte ogivali, doppio ingresso (uno assiale e uno laterale); è esattamente la chiesa oggi visibile che, nei secoli, non sarà mai demolita né ricostruita ma arricchita e decorata. Si dedica all'Assunta l’attuale “Cappella d'Oro”) i cui affreschi gotici, in parte sopravvissuti sotto le tele rinascimentali, sono stati staccati e restaurati nel 1950 e posti nel Museo Diocesano. Gli autori non sono noti: forse Giovanni da Gaeta, e forse, come scriverà Giorgio Vasari due secoli dopo, anche Giotto (allora impegnato negli affreschi del Coro di S. Chiara a Napoli, distrutti nella 2^ guerra mondiale).

Avvenimenti e date salienti 1321: [2 maggio] Francesco Bruno, Vescovo di Gaeta, firma in S. Maria la Nova a Napoli (dove, malato, muore il 9 maggio) l'autorizzazione alla costruzione dell'Istituto, avallata dal Capitolo di Gaeta (11 maggio), confermata dal nuovo Vescovo Francesco Gàttola (1322) – 1354: [11 maggio] 6 Vescovi celebrano la prima messa nella nuova grandiosa chiesa – 1355: [3 maggio] l’Istituto inizia la propria esistenza (cfr. la “pietra di fondazione”, rinvenuta in tempi recenti e murata alla parete sinistra del Cortile Maggiore)

XV–XVI sec. Napoli, dopo gli Angiò, passa agli Aragonesi: il Rinascimento si manifesta con una fioritura artistica non inferiore a quella di altre città (come Firenze e Roma) e nell’arco dei due secoli diviene una metropoli internazionale. Gaeta vede riconosciuta la sua importanza strategica; si edifica la parte aragonese del Castello e, poi, la grandiosa cinta Muraria (per volere dell’Imperatore Carlo V il Grande, la cui elezione viene favorita dal Cardinale Giacomo De Vio). Dopo il Concilio di Trento e la Battaglia di Lepanto (1571; lo stendardo cristiano, dipinto da Girolamo Siciolante, viene donato a Gaeta dove, dopo alterne vicende, è conservato nel Centro Storico Culturale), il secolo si conclude con la decisione della costruzione del Succorpo e del nuovo Coro del Duomo. – L’Istituto della SS. Annunziata occupa gradatamente l'intera area, con nuovi cortili (uno di essi conserva la loggia ad arcate di recente ripristinata in forme quattrocentesche). Lasciti e donazioni rendono possibili investimenti umanitari ed artistici. Vari personaggi sono seppelliti nella Chiesa; fra questi il duca Enrico "Stirasso" Caracciolo (il sarcofago era probabilmente sopra la porta principale, secondo consuetudine del tempo; rimosso, è oggi nel corridoio). Giunge nell'Istituto l’Icona Mariana dipinta da Andrea Rizo da Candia (sarà trafugata nel 1977...). Splendidi dipinti rinascimentali sono eseguiti da Andrea Sabatini, Giovan Filippo Criscuolo, Cristoforo Scacco e Scipione Pulzone. La Cappella Musicale viene dotata di un piccolo organo e di Libri Corali miniati. Giacomo De Vio, partito da Gaeta come Frate Domenicano, vi ritorna Cardinale e, quale Vescovo di Gaeta, consacra la Chiesa.

Avvenimenti e date salienti 1521: Giuliano Colojna dona il Polittico dipinto da Andrea Sabatini e allievi – 1525: Il Cardinale De Vio consacra la chiesa; ampliamento dell’Istituto (facciata monumentale su Via Annunziata con notevoli finestre architravate) – 1531: completamento della Cappella d’Oro con soffitto, cornici dorate e ciclo di Giovan Filippo Criscuolo – 1536: Criscuolo realizza il Polittico dell'Icona di Andrea Rizo (il Polittico è oggi visibile, senza icona, trafugata nel 1977, presso il Centro Storico Culturale). Le Mura sono estese lungo costa e circondano Monte Orlando (seguendo l'attuale lungomare e Via Firenze); chiesa e Istituto sono fortificati lato mare (le strutture gotiche, allora unica difesa, non bastano a resistere alle nuove artiglierie). Lungo il fianco destro della chiesa le mura non hanno lo spessore voluto a causa della cedevolezza del terreno quindi si realizza una fortificazione più leggera, in gergo “cortina”, che è visibile tuttora – 1582: Scipione Pulzone dipinge l'Assunta.

XVII sec.    Napoli viene funestata da tre eventi (con danni talmente gravi da portare a vaste ricostruzioni): la rivolta di Masaniello e Genoino (1647), la peste (1666) e il terremoto (1688). Ma questo è il secolo dell’Arte Barocca: lavorare nell'area napoletana è la massima fortuna per gli Artisti; la Corte Vicereale è fra le più sfarzose d'Europa e, filiazione diretta dei Re di Spagna, dimostra la propria religiosità con le donazioni. Nobili, borghesi ed anche semplici cittadini (uniti in Confraternite) realizzano splendide cappelle (come il Tesoro di S. Gennaro). Gli Artisti sono ben remunerati e venerati (anche Masaniello rende omaggio ai "mastri" Cosimo Fanzago, abbracciandolo, e Dionisio Làzzari, ordinando che Palazzo Firrao, sua opera, fosse l'unica casa nobile a non essere saccheggiata).  Gaeta viene risparmiata dagli eventi e soprattutto dalla peste (come ricorda una lapide di ringraziamento a S. Erasmo nel Succorpo del Duomo) Vengono realizzati i maggiori capolavori artistici della città. L'Istituto della SS. Annunziata vive il secolo più splendido: i migliori artisti del Regno di Napoli, contattati nella Capitale, giungono a Gaeta. Innanzitutto gli architetti e scultori Làzzari (giunti a Napoli dalla natìa Carrara attorno al 1615), la cui fama è superata solo da quella del bergamasco Cosimo Fanzago da Clusone (con cui peraltro collaborano spesso: S. Martino, S. Lorenzo, Cappella del Tesoro di S. Gennaro in Napoli; Montecassino ecc.), in pochi anni realizzano in Gaeta il Succorpo del Duomo, la Chiesa della Madonna di Porto Salvo (detta "degli Scalzi"), S. Maria della Sorresca e la decorazione della SS. Annunziata. Con i Làzzari giungono illustri pittori, quali Luca Giordano, Giacinto Brandi, scultori e intagliatori quali i Vinaccia, e gli Organari De Martino.

Avvenimenti e date salienti 1619: Andrea Làzzari disegna il Portale Monumentale dell'Istituto e la sistemazione della Cappella del Conservatorio; Jacopo Làzzari inizia il Succorpo del Duomo – 1621: Andrea Làzzari realizza la facciata della Chiesa, sovrapponendola a quella trecentesca (nel 1624 i Làzzari iniziano i lavori della Chiesa della Madonna di Porto Salvo dei PP. Agostiniani Scalzi nel Borgo di Gaeta, e terminano la chiesa di S. M. della Sorresca) – 1630: il Cavalier d'Arpino dipinge l'Annunciazione e probabilmente S. Agata e S. Lucia – 1634-35: lo scultore Toscano Colangelo Vinaccia da Massa e il Napoletano Battista Nuvola realizzano il Coro – 1646: Francesco Marotta realizza l’orologio del timpano di coronamento della facciata della Chiesa (cfr. la facciata dell'Annunziata di Capua) – 1650–53: Jacopo e Dionisio Làzzari eseguono la Cappella del Sacramento – 1673: Dionisio Làzzari realizza l'Altar Maggiore ed il magnifico Crocifisso; due anni dopo realizza l’Altar Maggiore ed il Crocifisso della chiesa di Porto Salvo (dove l'Altare è tuttora al suo posto, il crocifisso è stato di recente arbitrariamente rimosso, privato del basamento ed appeso in sacrestia) – 1674–77: Dionisio disegna le due Cantorie ai lati dell'Altare; prevede che siano in marmo e ciascuna di esse deve avere un organo; a causa di crisi economica, le cantorie vengono fatte in legno dipinto e si rimanda la costruzione degli Organi (intanto, 1678, muore Cosimo Fanzago e dunque nel Regno non resta alcun Architetto in grado di rivaleggiare con Dionisio, che nel 1683 termina l'Altare Maggiore e crocifisso del Duomo di Gaeta; nel 1682 ha realizzato quello di S. Gregorio Armeno in Napoli), ed il Crocifisso – 1685-89: Giuseppe De Martino realizza l'Organo sulla Cantoria sinistra (quello che attualmente è posto sotto di essa...), suonato e apprezzato da Alessandro Scarlatti; la Cantoria destra resta vuota (sembra che l'Organo gemello venga portato nel Duomo) – 1690: Luca Giordano dipinge la Crocifissione e la Natività per gli altari laterali e le tavole di cimasa; il Toscano Giandomenico Vinaccia (forse figlio di Colangelo) esegue i tabernacoli in argento degli Altari (e lo splendido cancello del Succorpo del Duomo).

XVIII sec.   Napoli è governata dagli Austriaci, fino alla salita al trono di Carlo di Borbone con il quale il Regno torna ad essere autonomo. Re Carlo sposa Maria Amalia Von Sachsen in Gaeta (1738). Luigi Vanvitelli costruisce (1759) la Reggia di Caserta, il Parco, la manifattura di San Leucio, l'acquedotto di Maddaloni; Re Carlo sale al trono di Spagna col nome di Carlo III. Il secolo si conclude con l'invasione napoleonica. Gaeta vive una stagione florida, e ciò consente di portare a termine i più importanti monumenti. Le chiese antiche vengono abbellite e dotate di altari, quadri, sculture e organi monumentali raggiungendo uno splendore che non sarà più eguagliato; al barocco subentra il rococò (evidente negli altari di quest'epoca, dovuti per la gran parte a Giuseppe Astarita). A fine secolo si realizzano monumenti d’influsso vanvitelliano, ad opera di Pietro Paolo Ferrara (Palazzo della Gran Guardia, ricostruzione della Cattedrale, Chiesa di S. Biagio). Con l'invasione napoleonica, Gaeta perde parte consistente del patrimonio e delle tradizioni artistiche e culturali che aveva, trasformandosi in città militare. L'Istituto della SS. Annunziata vive un periodo ancora florido; si realizzano varie sistemazioni dell'ospedale; per ragioni pratiche, il tetto della chiesa (che fino a questo momento ha le trecentesche "volte estradossate" secondo i canoni mediterranei) viene rialzato e coperto da spioventi. In questo modo il timpano di coronamento della facciata di Andrea Làzzari diviene troppo basso perciò demolito e sostituito dal campanile a vela con l'orologio maiolicato di Matteo De Vivo. La Cappella Musicale si ingrandisce con Coristi e Strumentisti sempre più numerosi.

Avvenimenti e date salienti1720: Sebastiano Conca dipinge le grandi tele per l'abside della Chiesa e la Visitazione – 1730: Si pavimenta il Cortile Maggiore – 1738: Massimo splendore della Cappella Musicale col maestro Francesc'Antonio Marenna (Gaeta, 1700 ca.‑1762, in carica fra il 1730 e il 1760), che suona l’organo per il Re Carlo e la Regina Maria Amalia – 1760: I Coristi, con fama di eccellenti virtuosi, esigentissimi verso i musicisti, al ritiro di F. A. Marenna si lamentano di Martino, suo figlio, e costringono il Consiglio dell'Istituto ad affidare l’organo a Pasquale dell'Aquila. Martino Marenna avrà il posto che fu del padre solo nel 1785, e, considerando ingiusta la sua lunga attesa, pone la sua firma (ancora evidente sul malandato coperchio della tastiera)predatandola 1760 – 1788: Su disegno di Pietro Paolo Ferrara viene ristrutturato l'antichissimo Duomo (e l’organo che, a quanto se ne sa, è il “gemello” di quello della SS. Annunziata è trasferito nella Chiesa detta “dell'Ulivo”)

XIX sec.   Napoli è scossa dai moti rivoluzionari; la dinastia borbonica (pur aperta al progresso: industrializzazione, costruzione di ferrovie, sviluppo dei commerci e della flotta ecc.) non riesce a contrastare la campagna del 1859 e, con l'onore delle armi, conclude a Gaeta la sua parabola storica: nasce il nuovo Stato unitario (1861). Gaeta, viene del tutto militarizzata nel periodo napoleonico (dalla requisizione delle proprietà ecclesiastiche si era salvato qualcosa: per es. l’organo di S. Domenico, costruito da G. De Martino nel 1713, è portato nella chiesa di S. Croce a Spigno Saturnia, 1813; ma molto è perduto: per es. le statue d'argento del Succorpo del Duomo vengono fuse) e con la restaurazione resta soltanto una città-fortezza (i beni ecclesiastici sono troppo utili ai militari e non sono restituiti). La chiesa di S. Francesco è ricostruita in forme grandiose. I moti risorgimentali non toccano Gaeta che anzi resta zona sicura per Papa Pio IX (1848-49) e poi per Francesco II (1860-61). Dopo l’assedio, cessa la funzione di porto e fortezza di frontiera, ma restano servitù militari (e l’utilizzo carcerario del Castello); il Borgo si separa, col nome "Elena" in onore della consorte di Vittorio Emanuele III. L'Istituto della SS. Annunziata  è ridotto in pessime condizioni, tanto che occorreranno vari anni per completarne il restauro. All'esterno dell'Istituto viene strappata al mare una vasta area dove si edifica la "Batteria dell'Annunziata". Durante l'Assedio l'Istituto subisce danni (nonostante fosse ospedale) e vede finire la sua peculiarità di centro artistico.

Avvenimenti e date salienti – 181525: restauri edilizi all'Istituto e alla Chiesa, da tempo tralasciati per cause belliche; per farvi fronte l'Istituto riduce il personale e vende alcune sue proprietà – 1838: Basilio Finelli scolpisce la mensa dell’Altar Maggiore, al posto di quella precedente (che era simile a quella dell'Altar Maggiore della chiesa di Porto Salvo) – 1840: il polacco Francesco Zukowski da Poznan restaura l'organo – 1848–49: Pio IX, in volontario esilio, ama pregare in Chiesa e nella Cappella d'Oro, dove ha l'ispirazione del "Dogma dell'Immacolata" (pubblicato nel 1854). Per la solenne Messa Papale di domenica 25 marzo 1849, festa dell'Annunciazione, viene ricomposta la disciolta Cappella Musicale, accompagnata dall'organo e dalla banda della guarnigione militare – 1852 [agosto]: Giacinto Gigante dipinge la celebre veduta dell’Annunziata (Museo di Capodimonte, "Collezione Astarita"), dove si vede chiaramente il mare che ha da sempre lambito il fianco destro della chiesa e la "cortina ", evidente anomalia nelle mura del 1536, anomalia dovuta alla presenza della chiesa – 1855: Costruzione della batteria dell'Annunziata giusto al di fuori della "Cortina" con un vasto interramento – 1859: Pietro di Benedetto Saracini di Alvito dota l’organo di grandi canne di Contrabbassi – 1860–61: durante l'Assedio l'Istituto è adibito ad Ospedale – 1875: Si eseguono alcuni restauri; vengono dorate le cornici delle tele di Sebastiano Conca.

XX sec.    Napoli vive un secolo difficile, del quale è impossibile parlare qui. Gaeta vede opere ed eventi quali: la nuova facciata del Duomo (ing. Pietro Giannattasio e mons. Filippo Pimpinella, 1903), la dismissione di molte servitù militari (1915), la realizzazione del moderno porto militare (1925), riunificazione col borgo di Elena (1927), il dramma della 2^ guerra mondiale (i bombardamenti del 1943 distruggono la cittadella, danneggiano il Duomo e molte chiese), la ricostruzione del dopoguerra (e la controversa demolizione delle Mura e della "Batteria dell'Annunziata", sostituiti da lungomare e giardinetti), l'espansione edilizia, l'inclusione di Gaeta nella nuova provincia di Latina. Per il patrimonio artistico della zona è il secolo più duro innanzitutto per i danni bellici (nel 1944 è rasa al suolo Montecassino e tutti i paesi vicini, Spigno Saturnia è distrutta e l’organo che proviene da S. Domenico in Gaeta perduto), i saccheggi e i vandalismi dei belligeranti, poi la diffusa insensibilità, con chiusura di chiese, difficoltà economiche, mancati o incompleti restauri. L'Istituto della SS. Annunziata prosegue con difficoltà crescenti nella sua opera, coadiuvato dalle Suore di Carità. Ospedale durante le guerre, viene poi in parte risanato (tetti, aule); la Soprintendenza restaura il coro e i quadri, grazie al Prof. Federico Zeri.

Avvenimenti e date salienti 1908: arrivo delle Suore della Carità nell'Istituto dell’Annunziata – 1927: L’organo, rimosso dalla Cantoria sinistra, è sistemato nel Coro delle Orfanelle – 1943 [8/9 settembre]: subito dopo l'armistizio, l’aviazione tedesca bombarda Gaeta; il Duomo è danneggiato, come pure S. Francesco, S. Biagio ecc. Nel 1944 è distrutta Montecassino e paesi contermini; quasi tutti gli organi realizzati da Giuseppe De Martino nella zona vengono distrutti (Spigno, Chiesa dell'Ulivo ecc.) o saccheggiati di tutte le canne (S. Germano a Sessa Aurunca, del 1705, ecc.), ad eccezione di quello dell'Annunziata di Gaeta perché nascosto alla vista nel Coro delle Orfanelle – 1955-60: la Soprintendenza alle Gallerie, grazie all’opera del Prof. Zeri, esegue i Restauri di molte opere d'arte in Gaeta, ed in particolare nella SS. Annunziata – 1971: nascono il "Centro Storico Culturale" e l' "Associazione Musicale S. Giovanni a mare"; il compianto ing. Domenico Simeone (presidente dell'Ass. Musicale) tenta di far Restaurare filologicamente l’Organo pur non prevedendo la ricollocazione sulla Cantoria sinistra (sopralluogo e preventivo dell'organaro Barthélémy Formentelli); nel 1977 Mario Bravi studia l'Organo nel Coro delle Orfanelle, riconoscendone valore e precedente collocazione – 1980: l’organo è rimosso dal Coro delle Orfanelle e torna nella chiesa (sotto e non sopra la sua Cantoria) con un intervento inadeguato – 1990: la Soprintendenza ai Beni Architettonici, ad opera dell’arch. Claudio Chiappini restaura la facciata e la parete destra della Chiesa (dopo la sua prematura scomparsa, 1992, inizia il ripristino del pavimento)