Nicola Magliocca

Grammatica gaetana


 

Presentazione Di Egidio di Nitto  Prefazione Abbreviazioni
Confronto Italiano-Dialetto Pronuncia Aggettivi Possessivi
Articoli indeterminativi Plurale Aggettivi Qualificativi
Articoli determinativi Diminutivi Il Verbo
Accrescitivi Avverbi Homepage



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

PRESENTAZIONE

Una ventina di anni fa, quando ho cominciato a guardare al mio dialetto (ma che sarebbe preferibile indicare come lingua natia) con un diverso interesse, volto, cioè, a coglierne l’evidente valenza culturale; una ventina di anni fa, dunque, se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei visto pubblicato addirittura un vocabolario gaetano-italiano e italiano-gaetano, avrei pensato che ciò sarebbe accaduto solo in sogno.

A volte, i sogni si avverano!

Si avverano al punto che ora, come materializzazione onirica, vede la luce questo vocabolario.

Ma quello che per noi è materializzazione, quasi tocco di bacchetta magica (si parlava dianzi di sogno avverato), è frutto di anni e anni di ricerca paziente, meticolosa, puntuale che solo un grande innamorato, oltre che studioso e profondissimo conoscitore, della cultura gaetana, quale Nicola Magliocca, con la sua preziosa e impagabile compagna, Maria D’Agnese, che è anche e soprattutto la sua compagna di vita, poteva portare a compimento.

Si comincia quasi per gioco, così, a mo’ di passatempo e si arriva a quella che è una vera e propria opera lessicale.

Qualcuno potrebbe pensare a un vero e proprio esercizio accademico, fatto, cioè, per puro diletto; dietro, invece, c’è una vita spesa in una ricerca puntuale e meticolosa, fatta di riscontri e analisi per conferire a quest’impresa tutti i crismi dell’opera letteraria. Si può amare o meno l’ambito in cui essa si colloca; non si potrà mai negarle la levatura di vera e propria impresa, considerate le condizioni in cui l’autore ha dovuto lavorare, data il sempre più raro e improprio uso della parlata gaetana.-

Che si sappia, questo è il primo e unico lavoro in tal senso compiuto per il settore, e presenta il rigore della ricerca e della valutazione lessicale. Si affianca a pieno titolo a opere analoghe che, soprattutto nelle altre macroaree dialettali (per così dire) sono state pubblicate.

Probabilmente a qualcuno questa iniziativa farà arricciare il naso con atteggiamento di superiorità, ritenendo una tale opera ininfluente e inutile. Qualcun altro potrebbe pensare alla volontà di rinverdire la nostra cultura come a un fatto addirittura dannoso verso le nuove generazioni. Ma non è così.

Quante volte si sono sentite madri rimproverare i propri ragazzi per il fatto che usassero espressioni dialettali, perché, dicevano, ciò impediva ai figli una migliore conoscenza dell’italiano. Illuse! Non sapevano che in tal modo causavano due danni: primo, perché impedivano ai loro rampolli la diffusione del vero parlar materno, precludendo loro un accostamento(per lo meno questo) alle proprie radici; secondo, perché certamente essi non avrebbero avuto miglioramenti dell’apprendimento dell’italiano solamente e semplicemente rifiutando il dialetto (dietro c’è ben altro). Laddove, invece, esso andrebbe inteso nel senso etimologico della parola, quale "lingua, parlata" e non vernacolo, che vuole indicare qualcosa di diverso nella sua impostazione.

La convinzione dell’idea che a Gaeta si sia di fronte a un fatto linguistico rilevante e profondo è data anche dall’affermazione di Dante nel De Vulgari Eloquentia quando dice nel lib.I, cap.IX, par.4 "… discrepant in loquendo [ … ] neapolitani et cajetani…", quasi a voler sottolineare questa differenza che porta sicuramente a conferire alla cultura linguistica gaetana un posto di tutto rilievo e di assoluta importanza.

La complessità e differenziazione del tutto è data dalle molteplici e numerosissime variazioni strutturali e comportamentali delle forme grammaticali gaetane rispetto a quelle delle parlate circumvicine e che ne fanno un fenomeno linguistico a sé. Un dato per tutti: basti pensare alla necessità di modifica della desinenza dal singolare al plurale di tantissimi sostantivi nel gaetano, (a fronte della sostanziale invariabilità degli stessi nei dialetti viciniori) per dare l’idea della complessità della espressione gaetana, che si potrebbe equiparare a una vera e propria lingua. Tale posizione rende la grammatica gaetana estremamente difficile da apprendere, dato l’elevatissimo numero di particolarità ed eccezioni che la caratterizzano. Per una verifica di ciò, è sufficiente dare un’occhiata alla sezione a essa dedicata nel presente.-

E la sua completezza è rappresentata da una ulteriore dimensione linguistica presente nel gaetano che non lo è, per esempio, in italiano.

Lo abbiamo appreso nel modo seguente.

Una mattina dell’estate 1997, nel corso di un colloquio che chi scrive ebbe con Nicola Magliocca, avvenne di sottoporre alla di lui benevola attenzione un problema linguistico che assillava da tantissimi anni. Il dilemma è il seguente: data l’esistenza nel gaetano di due articoli determinativi singolari (gliu e lu) se ne chiedeva la differenza e l’origine.

In maniera estremamente semplice e con quello sguardo di benevolenza che un vecchio docente, quale il nostro, usa avere nei confronti dell’alunno particolarmente lento, Nicola Magliocca rispose : " L’articolo "gliu" è per i sostantivi maschili; l’articolo "lu" è per quelli neutri".

Ecco spiegato l’arcano a chi, avendo letto un po’ di latino e greco, il genere neutro doveva averlo più o meno conosciuto, ma non era arrivato ad individuarlo nel gaetano. Ma, come si dice?, non si finisce mai di imparare. E così, si scopre che il gaetano presenta il genere neutro, alla stregua delle lingue classiche, del tedesco etc. Quante altre possono presentare ciò? Linguisticamente sarà un dato come tanti altri, ma a noi dimostra che il gaetano non è come gli altri dialetti.

Bene, a tutto questo, oltre che alla scuola, ha dedicato una vita Nicola Magliocca, perché ciò, oltre ad essere indicato nel vocabolario in questione, sappiamo essere oggetto di particolare studio nella Grammatica che, come nelle migliori tradizioni linguistiche, correda questo vocabolario, dando a chiunque voglia la possibilità di cimentarsi con essa. Si , cimentarsi, perché di ciò si tratta: un cimento! Probabilmente neppure noi gaetani sappiamo di non conoscere a fondo la nostra grammatica, e così Nicola Magliocca ce la dà in pasto!

La presenza nel dizionario di molti termini in uso è un fatto completo e normale per chi, specie nelle ultime generazioni, ha sentito la dialettizzazione di moltissimi termini dell’italiano in una tendenza ad assimilazione tra i due idiomi che obbedisce alle leggi del tempo; ma un altro grande pregio di questa opera è rappresentato dalla presenza di termini ormai caduti in disuso perché soppiantati da altri, frutto del fenomeno di assimilazione di cui si parlava. Questo vocabolario, dunque, ha anche una funzione di fonte e custodia di quei vocaboli che, diversamente, sarebbero condannati all’oblio, quindi alla estinzione.

A chi può, ora, interessare una simile opera? Crediamo a tutti, gaetani e non. La completezza e complessità dell’opera lo pongono.

Ai non gaetani, per lo spirito della conoscenza in sé e per l’interesse che inevitabilmente un vocabolario suscita. D’altra parte, la presenza della sezione Italiano-Gaetano permette di ricostruire i termini e le espressioni senza dover faticare più di tanto, stante la possibilità di immediata individuazione dei termini per la loro traduzione in gaetano. E questo, ovviamente, ove non si voglia parlare di studi specifici di linguistica e, perché no?, di glottologia. In fondo, le caratteristiche e le peculiarità che differenziano questa parlata sono tali che dovrebbero per lo meno stuzzicare la curiosità , per non dire l’interesse, degli addetti ai lavori per vederci più chiaro.

Ai gaetani per un elementare interesse culturale che dia una chiara idea delle proprie "radici".

Il rischio grossissimo che si corre è che i nostri giovani vengano su senza la minima idea dei legami culturali con le proprie origini, in una convinzione di indifferenziata provenienza o, peggio, in qualunquismo culturale che può sfociare in qualunquismo di vita che tante preoccupazioni dà a chi i giovani segue a vario titolo.

Non vogliamo vederlo come un atteggiamento campanilistico. Sarebbe riduttiva e sciocca una posizione simile da chiunque essa fosse assunta. La cultura appartiene a tutti e non crediamo assolutamente possa offrirsi a speculazioni di qualunque natura e men che meno da parte di chi crede in essa. Del resto, come si dice?: omnia munda mundis, e così si tacita chiunque voglia vedervi male.

Una volta bisognava preoccuparsi di confutare le obiezioni di chi avesse ritenuto inutile tale impresa ( perché, come già detto, di ciò si tratta); oggi ci si deve preoccupare di stornare da sé l’accusa di voler essere all’attenzione di tutti a tutti i costi, prevenendo l’obiezione "Santo cielo: eccone un altro!". Beh, questo, lasciatecelo dire, su Nicola Magliocca non può avere la minima pretesa di allignamento: nessuno è più schivo e umile di lui. E questo fa la sua grandezza.

Per concludere queste note, sia permessa una notazione personale.

A volte è bello sentirsi appartenenti a qualcosa o qualcuno, sentirsi parte di una più granderealtà.

Oggi, grazie a Nicola Magliocca è particolarmente bello essere e sentirsi gaetano.

Gaeta, maggio 1999

Egidio Di Nitto
 
 











Prefazione









Ho incominciato a raccogliere vocaboli dialettali parecchi anni fa, quando mi sono reso conto che molte parole, un tempo frequenti nell’uso quotidiano, stavano scomparendo dalla lingua parlata non solo dai giovani ma anche dai meno giovani.

Le nuove generazioni dapprima avevano abbandonato i termini più arcaici sostituendoli con vocaboli nuovi presi a prestito dalla lingua italiana, poi, spesso sollecitati dalle famiglie, stavano abbandonando del tutto l’uso del dialetto. Anche le poche persone che continuavano a parlarlo ne avevano modificato il lessico in modo consistente, introducendo nell’uso molti vocaboli nuovi che venivano in qualche modo " dialettizzati ", rendendone mute le sole finali. La nuova lingua parlata stava perdendo, insomma, alcune caratteristiche del dialetto tradizionale ed assomigliava sempre più alla lingua italiana: in un certo senso si puó dire che si parlava in dialetto parlando praticamente in italiano.

È possibile riconoscere i vocaboli dialettali di recente acquisizione perché conservano sonora anche la vocale "e" su cui non cade l’accento tonico. Sommergìbbele, tenerezze, Terese, cretine, imbecille sono tutte parole che un tempo non facevano parte del dialetto o che hanno subito trasformazioni come per es. Térése,Trese - Teresine, Tresine - Benedette, Beneditte o Veneditte - Necole, Nicole; in altre parole quando una "e" è sonora pur essendo atona, si puó star sicuri che la parola è di uso recente . Un altro caso molto significativo è l’uso di alcuni avverbi di modo che finiscono in -mente, come "finalmente", "naturalmente" ecc. Un tempo essi non esistevano e corrispondevano a delle locuzioni avverbiali: velocemente, a tutta forze, forte forte; pazientemente, cu la pacienze; immediatamente, senza perde tiempe, sùbbete sùbbete;lentamente,piane piane;comodamente,cuonce cuonce; frettolosamente,de presse.

Il nostro dialetto si stava trasformando in modo talmente rapido da rischiare di scomparire. Bisognava salvarlo.

Dopo oltre trenta anni di studi e di ricerche, raccogliendo giorno dopo giorno i vocaboli che riuscivo a captare dalla bocca dei più anziani, mi sono trovato con un abbondante materiale tra le mani e mi sono convinto della ricchezza del nostro patrimonio culturale e della necessità di non mandarlo perduto, ma di conservarlo per le generazioni future.

Occorreva lasciare una traccia, un documento scritto per quanti volessero conoscere le nostre radici, gli usi, i costumi, le attività economiche, i rapporti sociali, insomma la storia del nostro paese custodita nel nostro prezioso dialetto.

Ma pubblicare il vocabolario di una lingua di tradizione soltanto orale non ha senso; bisognava innanzitutto fissare e stabilire gli esempi scritti di come parlavano i nostri avi. Così ho raccolto e dato alla stampa prima " Proverbi e modi di dire" poi " Canti e poesie" " Usi e costumi" e i racconti di " Intorno al braciere".

Ora finalmente si puó pubblicare il vocabolario del dialetto gaetano che é costato molto lavoro per correggerlo e ordinarlo. Lavoro che da solo non sarei riuscito a compiere e che é stato possibile con l’indispensabile aiuto di mia moglie Maria, mia figlia Nives e mio nipote Nicola Tarallo.

Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno contribuito, sia pure con un solo vocabolo, alla presente raccolta; un ringraziamento particolare va all’amico Bruno Guizzi per la sua preziosa collaborazione.

N.B. - Sono stati tralasciati molti vocaboli simili ai corrispondenti italiani, come : sale, paste, tasse, rose, casse, girasole.

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Abbreviazioni


accr.accrescitivo agg.aggettivo ar.arabo
deriv.derivato dim.diminutivo escl.esclamazione
f.femminile fig.figurato fr.francese
gr.greco ingl.inglese lat.latino
lett.letteralmente ling. inf. linguaggio infantile m.maschile
n.neutro nap.napoletano p.participio passato
pl.plurale rifl.riflessivo s.sostantivo
sp.spagnolo ted.tedesco trasl.traslato
v.verbo    

 

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INDICAZIONI PER LA PRONUNCIA





  - La vocale e, priva di accento grafico, è muta:

1) in fine di parola

Es.: case (cas’), fuculare (fucular’), mare (mar);

2) quando si trova nel corso della parola

Es.: cresemà (cr’s’mà),pepetà (p’p’tà),feteline (f’t’lin’), benediche (b’n’dic’).
 
 

- I vocaboli privi di accento grafico si intendono piani:

Es.: pucine (pucìn’), giacante (giacànt’), passiglie (passìgli’), abbasate (abbasàt’).

Le vocali e ed o toniche portano l’accento grave se sono aperte; nel caso manchi l’accento si intende che sono chiuse:

Es. di suono chiuso: manere (manér’), patene (patén’), rasteme (rastém’), pere (pèr’), sote (sót’), mammone (mammón’), zampogne (zampógn’), cannelore (cannelór’);

Es. di suono aperto: capère (capèr’), fetènte (fetènt’), itèrze (itèrz’), ròspe (ròsp’), sòrde (sòrd’), iòtte (iòtt’).
 
 

- Le parole tronche, sdrucciole e bisdrucciole portano l’accento grafico, acuto o grave, secondo il suono:

Es.: calà, paré, fémmene (fémm’n’),pèttene (pètt’n).
 
 

- Le sillabe ci ce, si pronunziano quasi sci sce:

Es.: centre (scentr’),ceròtte(sc’ròtt’), cicce (scicc’), ciappe (sciapp’).
 
 

- Gli ha due suoni, uno come in moglie, un altro più dolce, quasi una l, che verrà indicato con ?li:

Es.: cavaglie (cavallo), cuoglie (collo) hanno suono forte

?liune (luna), fi?le(filo) hanno suono dolce

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CONFRONTO ITALIANO - DIALETTO







Dal confronto tra i vocaboli italiani e i corrispondenti termini dialettali sono emerse alcune osservazioni che si ritiene utile riportare.
 
 

Alla vocale oseguita da due consonanti corrispondeu oppure uo

compare cumpare
postino pustine
rosso russe
moscio musce
   
osso uosse
orto uorte
fosso fuosse
morso muorze

 

Alla consonante b corrisponde v

bosco vòsche
bocca vocche
botte votte
battere vatte
bacile vacile

 

Le consonanti c e g iniziali sono scomparse

goccia occe
grano rane
guappo uappe
grande ranne
cruccio rucce
croce roce

 

La consonante l cambia in gl dolce

luna ?liune
mulino mu?line
mela me?lie
lupo ?liupe

 
 
 

llfinale cambia in glforte

cavallo cavaglie
collo cuoglie
fallo faglie
martello martieglie

 

l nel corso della parola diventa uoppurer o scompare del tutto

calcio càuce
milza mèuze
calza càuze
falce fàuce
   
balcone barcone
palmo parme
coltello curtieglie
polpo purpe
   
pulce poce
pulcino pucine
colto cote
polso puze

La consonante m raddoppia in mm

camera càmmere
famulo fàmmeglie
pomice pómmece
tomolo tùmmeglie
mente mminte
morso mmuorze

 

La consonante s preceduta da n, r cambia in z

insieme nzieme
torsolo turze
arso arze
orso urze

 

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REGOLE DI GRAMMATICA





I sostantivi sono maschili, femminili e neutri e così gli articoli determinativi

Articoli indeterminativi

maschile
femminile
nu
na

nu pate, na mate

Articoli determinativi



 
 
 
 
maschile
femminile
neutro
singolare
gliu
la
lu
plurale
glie
le
-

 
 
 

Il neutro manca del plurale

singolare plurale
gliu pate (il padre) glie pate
la mate (la madre) le mate
lu fuoche (il fuoco)
---

Sono di genere neutro molti nomi di cosa,

lu pane il pane
lu case il cacio
lu vine il vino
lu rane il grano
lu pepe il pepe

i nomi dei metalli e dei minerali,

lu rame il rame
lu stagne lo stagno
lu fierre il ferro
lu petròlje il petrolio

i nomi dei colori,

lu verde il verde
lu russe il rosso
lu turchine il turchino
lu gialle il giallo

gli aggettivi sostantivati,

lu doce il dolce
lu mare l’amaro
lu fridde il freddo
lu crure il crudo

i verbi sostantivati.

lu caré il cadere
lu paté il patire
lu magnà il mangiare
lu uaragnà il guadagnare

 

Plurale dei nomi comuni

I nomi in one fanno in une

cafone cafune
cauzone cauzune
uaglione magliune
stepone stepune

I nomi in otte fanno uotte

ceròtte ceruotte
biscòtte biscuotte
cappòtte cappuotte
giuunòtte giuunuotte

I nomi in oce fanno uce

poce puce
roce ruce
voce vuce
noce nuce

I nomi in ore fanno ure

muratore murature
cusetore cuseture
fatiatore fatiature
pittore pitture

Alcuni nomi, maschili al singolare, diventano femminili al plurale

gliu curtieglie le curtèlle
gli’aucieglie l’aucèlle
gli’uosse l’òssele
gliu rite le rétele

I nomi di frutta al singolare sono maschili, al plurale sono femminili.

gliu pire le pere
gliu miglie le mele
gliu purtuaglie le purtuaglie
gliu crusùmeglie le cresómele

Eccezioni

la cerase le cerase
l’apèrzeche l’apèrzeche
la fiche le fiche
gliu ?limone glie ?limune

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Diminutivi
 
 

Per fare il diminutivo dei nomi si usa tutta una gamma di suffissi

treglie treglòozze

tregliozzèlle

uaglie uagliuzze

uagliuzzieglie

sórece  sorecieglie
case casarèlle
crape crapette

crapettèlle

valire valiròtte
cavaglie cavagliucce
curtieglie curtiegliucce
iatte iattarieglie
uorte uorticieglie
mane manuzzèlle

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Accrescitivi


buttiglie buttiglione
buffette buffettone
cammise cammesone
sumare sumarone

 

Oppure aggiungendo al nome gli aggettivi ruosse (grosso), ranne (grande), àute (alto), ecc., a volte ripetuto

na casa ròsse, na casa ròssa ròsse

nu mure àute, nu mure àute àute

na càmmere ranne, na càmmera ranna ranne
 
 

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Aggettivi possessivi


 
maschile sing.
maschile pl.
femm. sing.
femm. pl.
mio
mije 
meje 
meje
meje
tuo
tije
teje
teje
teje
suo
sije
seje
seje
seje
nostro
nuoste
nuoste
nòste
nòste
vostro
vuoste
vuoste
vòste
vòste
loro
lore
lore
lore
lore

 

L’aggettivo possessivo segue il nome che in qualche caso cambia la vocale

finale (in u nei nomi maschili,in a nei femminili)

papà mije, mamma meje, casa meje, figliu mije, cavagliu tije, figlia meje.

In alcuni casi si unisce al nome

pàteme, fràteme, sòreme, càseme, mógliete.

(vedi Boccaccio, novella "Calandrino e il porco imbolato")
 
 

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Aggettivi qualificativi





Anche questi aggettivi seguono il nome che si comporta come nel caso precedente

na casa pìcchele, na capa tòste.

Bèglie, brutte, buone e male spesso precedono il nome

Nu bèglie ome, nu brutte iuorne, na mala sòrte, na bona fémmene.

Il superlativo assoluto si ottiene ripetendo l’aggettivo

bèglie bèglie, ranne ranne, nuove nuove

Il comparativo di minoranzasi ottiene invertendo il confronto

"L’asino è meno forte del cavallo" diventa "Il cavallo è più forte dell’asino"

(gliu cavaglie è chiù forte degli’ ásene).

Il verbo

Infinito
 
 

Le uscite dell’infinito riconducono a quelle dei verbi italiani in -are, -ere, -ire:



 
 

-are

magn-à (mangiare)
 

-é  -ere (con l’accento tonico sulla penultima sillaba)

car-è (cadere)
 

-e  -ere (con l’accento tonico sulla terzultima sillaba)

venc-e (vincere)
 

-ì Ö -ire

sent-ì (sentire)

Al di là di queste differenze, la coniugazione dei verbi regolari mantiene comunque le medesime desinenze nei tempi e nei modi.
 
 
 
 

Indicativo
 
 

L’indicativo ha quattro tempi, due semplici e due composti: presente, imperfetto, passato prossimo e trapassato prossimo

Il passato remoto è sostituito dal passato prossimo.

Il futuro si ottiene con il presente dell’ausiliare avere seguito dall’infinito del verbo; in tal caso il verbo avere assume anche il significato di dovere.

I aggia avé 
io avrò, io devo avere
I aggia magnà
io mangerò, io devo mangiare

 
 
 

L’infinito può essere preceduto da "da"

Io farò
i aggia da fà
Io zapperò
i aggia da zappà

 
 
 
 
 

Presente

I
magn-e
car-e
venc-e
sènt-e
tu
magn-e
car-e
vinc-e
sient-e
isse
magn-e
car-e
venc-e
sènt-e
nuje
magn-imme
car-imme
vinc-imme
sent-imme
vuje
magn-ite
car-ite
vinc-ite
sent-ite
lore
màgn-ene
càr-ene
vénc-ene
sènt-ene

Come per la formazione di alcuni plurali, anche nella coniugazione dei verbi si verifica il fenomeno della metafonesi, quando l’accento cade su é oppure su è, che diventano rispettivamente i nella seconda persona singolare e nella prima e seconda plurale,ed ie nella seconda persona singolare Sel’accento cade su ó, questo diventa u; se cade su ò,questo diventa uo nella seconda persona singolare ed u nella prima e seconda plurale
 
 

i recorre, tu recurre, nuje recurrimme, vuje recurrite

i ponne, tu punne, nuje punnimme, vuje punnite

i sciòglie, tu sciuoglie, nuje scliuglimme, vuje sciuglite

i còglie, tu cuoglie, nuje cuglimme, vuje cuglite
 
 
 
 
 
 

Imperfetto



 
 
 
 
I
magn-eje
car-eje
vinc-eje
sent-eje
tu
magn-ije
car-ije
vinc-ije
sent-ije
isse
magn-eje
car-eje
vinc-eje
sent-eje
nuje
magn-évene
car-évene
vinc-évene
sent-évene
vuje
magn-ive
car-ive
vinc-ive
sent-ive
lore
magn-évene
car-évene
vinc-évene
sent-évene

 

Anche nell’imperfetto é diventa i in tutte le persone
 
 
 
 
 
 

Tempi composti
 
 
 
 

I tempi composti utilizzano l’ausiliare avécon i verbi transitivi ed èsse con quelli intransitivi e riflessivi



 
 
 
 
I ho magnate
i so ite
tu hé magnate
tu si ite
isse ha magnate
isse è ite
nuje avimme magnate
nuje simme ite
vuje avite magnate
vuje site ite
lore hanne magnate
lore so ite

 
 
 
 
 

Congiuntivo
 
 

Il dialetto gaetano usa l’indicativo al posto del congiuntivo. Il congiuntivo imperfetto ha valore di condizionale presente: i magnesse, mangerei

i
megn-esse
car-esse
vinc-esse
sent-esse
tu
magn-isse
car-isse
vinc-isse
sent-isse
isse 
magn-esse
car-esse
vinc-esse
sent-esse
nuje
magn-ésseme
car-ésseme
vinc-ésseme
sent-ésseme
vuje
magn-ìsseve
car-ìsseve
vinc-ìsseve
sent-ìsseve
lore
magn-éssene
car-éssene
vinc-éssene
sent-éssene

 

Imperativo

magn-e
car-e
vinc-e
sient-e
magn-imme
car-imme
vinc-imme
sent-imme
magn-ite
car-ite
vinc-ite
sent-ite

Imperativo negativo
Se l’infinito con valore di imperativo negativo è accompagnato da una particella pronomilnale, questa lo precede

non farmi male
ne’ me fà male
non darti pena
ne’ te dà pene
non mandargli niente
ne’ glie mannà niente
non ascoltarlo
ne’ glie dà rètte

Gerundio
magn-ènne, car-ènne, vince-ènne, sent-ènne
 
 

Coniugazione dell’ausiliare avere (avé)
 
 

Indicativo

Presente
Imperfetto
Passato prossimo
Trapassato prossimo
 
 
 
 
I agge, ho
I aveje
I ho aute
I aveje aute
tu aje, hé
tu avije
tu hé aute
tu avije aute
isse ha
isse aveje
isse ha ute
isse aveja aute
nuje avimme
nuje avèvene
nuje avimme aute
nuje avévene aute
vuje avite, aite
vuje avive
vuje avite aute
vuje avive aute
lore hanne
lore avévene
lore hanne aute
lore avévene aute

 
 
 

Congiuntivo imperfetto
 
 

I avesse, tu avisse, isse avesse, nuje avésseme, vuje avìsseve, lore avéssene
 
 
 

Coniugazione dell’ausiliare essere (èsse)
 
 
 
 
 

Indicativo

Presente Imperfetto Passato prossimo Trapassato prossimo
       
I so I eje I so state I eje state
tu si tu ije tu si state tui ije state
isse è isse eje isse è state isse eje state
nuje simme nuje évene nuje simme state nuje évene state
vuje site vuje ive vuje site state vuje ive state
lore so lore évene lore so state lore évene state

 
 
 

Congiuntivo imperfetto





I fosse, tu fusse, isse fosse, nuje fùsseme, vuje fùseve, lore fóssene
 
 


Gerundio





Gli ausiliari avere ed essere non hanno il gerundio
 
 

Per dire "essendo ricco tutti lo rispettano", si dice "pecché è ricche tutte glie rispèttene"; "avendo fame gli diedero da mangiare" si dice "pecché teneje fame gli’hanne data da magnà".
 

Alcuni verbi irregolari
 
 

Le particolarità nella coniugazione si riscontrano esclusivamente nel presente dell’indicativo, che viene perciò riportato
 
 


Verbo tené ( tenere: sostituisce spesso il verbo avere, anche con significato di possedere)

I tènghe, tu tié, isse tè, nuje tenimme, vuje tenite, lore tènne
 
 

Verbo (dare)

I donghe, tu dai, isse da, nuje dimme, vuje dite, lore danne
 
 

Verbo (fare)

I facce, tu fai isse fan nuje facimme, vuje facite, lore fanno
 
 

Verbo stà (stare)

I stonghe, tu stai, isse sta, nuje stimme, vuje stite, lore stanne
 
 

Verbo venì (venire)

I vènghe, tu vié, isse vè, nuje venimme, vuje venite, lore vènne
 
 

Verbo ì (andare)

I vache, tu vai, isse va, nuje imme, vuje ite, lore vanne
 
 

Verbo sapé (sapere)

I sacce, tu sai isse sa, nuje sapimme, vuje sapite, lore sanne
 
 

Verbo puté (potere)

I pòzze, tu puó, isse po, nuje putimme, vuje putite, lore pònne
 
 

Verbo vulé (volere)

I vòglie, tu vuó, isse vo, nuje vulimme, vuje vulite, lore vònne
 
 

Avverbi

Avverbi di luogo accà, alloche,allà

Avverbi di tempo uoje craje ,piscraje, mussere

Avverbi di negazione ne, n’

n’ì a fore
non andare in campagna
ne’ fà accussì
non fare così

Avverbi di modo o maniera in "mente"

Questi avverbi si rendono con una perifrasi

velocemente
a tutta fòrze
appassionatamente
cu passione
pazientemente
cu pacienze
sveltamente
alla svelte, svelte svelte
abbondantemente
alla ricche de Dije
rozzamente
alla crapale
spensieratamente
cu la cape dente gliu sacche
sbadatamente
durmènne
lentamente
piane piane
avidamente
a quatte ganasce,

comme e nu g^liupe

superbamente
da còppe abbasce

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