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 home Gaeta

La guida è stata riportata da una pubblicazione di Luigi Cardi, per la parte relativa all' Annunziata ed alla grotta d'oro si fa rimando alla pubblicazione di Graziano Fronzuto, a cui il link è collegato

Posizione geografica e clima

a016.jpg (35627 byte) Protesa nel mare della costa tirrenica - quasi prora di una immaginaria nave pronta a salpare Gaeta è un'importante città della provincia di Latina, ricca di testimonianze storiche ed artistiche, celebrata in ogni tempo per la varietà dei panorami, per la mitezza del clima, per l' incanto del cielo e del mare.

L'abitato è situato su di una caratteristica ed arcuata sporgenza, determinata da un succedersi di basse colline (l'altitudine massima è nel monte Carbonaro m.491), unite ai monti Aurunci, la cui estrema propaggine è costituita dal promontorio roccioso di monte Orlando (m.171), che divide in due grandi falcature il golfo di Gaeta.
a116.jpg (46429 byte) La città si trova così quasi nel centro del suo golfo, che è delimitato a nordovest dal promontorio del Circeo ed a sud dalla punta estrema dei Campi Flegrei (Capo Miseno).Gaeta è composta da due organismi urbani: le sezioni S. Erasmo e Porto Salvo dal 1927,

quando furono riuniti i comuni di Gaeta e di Elena (quest'ultimo costituito nel 1897). Il nucleo di S. Erasmo, già delimitato dalle mura di Carlo V sorse nei primi secoli del periodo medievale sulla punta orientale di monte Orlando, che è formata da una piccola dorsale con differenti altitudini (m.55 dove è il castello). L'altro di Porto Salvo, già "Borgo di Gaeta" (le cui origini risalgono ai secoli VII-VIII d.C.). ha gradatamente occupato lo spazio tra l'istmo detto di Montesecco, l'arco costiero della rada e le retrostanti colline, collegando così gli opposti versanti della penisola occidentale.

a103.jpg (26591 byte) La costiera dalla spiaggia di Serapo - tra il m. Orlando e le pendici della collina della Catena - alla spiaggia di S. Agostino è formata da piccoli e verdeggianti promontori "vigilati" da torri di avvistamento (sec. XVI) che, alternandosi con insenature sabbiose (Fontania, Ariana, Arenauta e S. Vito) fanno di questo litorale uno dei più ameni di tutto il Tirreno per i panorami di incomparabile bellezza.

Il comune di Gaeta ha una superficie territoriale di 2.845 ettari ed una popolazione residente di circa 24.000 abitanti (1989), dista 140 Km. da Roma, 95 da Napoli e 70 da Latina. Una linea di autobus dell'Azienda regionale dei trasporti laziali unisce la città alla rete ferroviaria Roma-Napoli (stazione di Formia), mentre la statale Flacca collega Gaeta con i centri regionali e con il sistema viario nazionale.
a085.jpg (35869 byte) La conformazione delle colline e dell'abitato dà al centro urbano una caratteristica e pittoresca varietà panoramica. Lungo la rada sono le attività industriali, marittime e commerciali; da Serapo a S. Agostino sono i luoghi preferiti dal turismo primaverile ed estivo, le attrezzature turistiche e balneari, i complessi alberghieri e sportivi nonché numerose ville fra parchi con vegetazione mediterranea e semitropicale.

Gaeta presenta tutte le caratteristiche climatiche della riviera Ligure e di altre note stazioni di soggiorno estivo ed invernale (ad esempio. Capri ed Ischia, Sorrento, Positano. ecc.) nonostante la sua latitudine sia notevolmente meridionale (41° 12' lat. N e 13°35' long. E da Greenwich). La "cordigliera" degli Aurunci difende la rada dai venti settentrionali rendendo il cielo e l'aria di una luminosità e mitezza particolari. La brezza di mare (il noto ponentino pomeridiano) mitiga l'effetto termico dei raggi solari evitando così la formazione di aria troppo secca; attenua nel contempo la calura estiva.home

La temperatura media annua sulla riviera di Gaeta è di 16°.6 (periodo 1887-1982); la media delle temperature massime diurne è di 20°, quella delle minime diurne è di circa 14°.11 mese più caldo è l'agosto (25° di media), quello più freddo è dato da gennaio (9°,3 di media). Gaeta ha per otto mesi dell'anno una temperatura media inferiore ai 20°, ma in solo due mesi si riscontrano valori inferiori ai 10° (gennaio e febbraio). Prevalgono, pertanto, le stagioni estive miti e fresche rispetto alle calde ed eccessivamente calde; mancano del tutto gli inverni freddi e rigidi. L'insolazione media annua (periodo 1931-1982) è di circa 2.800 ore, superiore ai corrispondenti valori di San Remo, Capri, ecc. La quantità media annua delle precipitazioni è di quasi 1.215 mm. (periodo 1887-1982); il mese più piovoso è dicembre, quello meno piovoso è dato da luglio. La caratteristica climatica di Gaeta, spiccatamente marittimo-mediterranea, si individua così in un semestre piovoso (settembre-febbraio) ed un semestre asciutto (marzo-agosto). Nel corso dell'anno i giorni sereni sono 157 di cui ben 60 spettano al trimestre giugno-agosto, i giorni coperti risultano essere mediamente nell'anno 71 di cui solo 4 nel trimestre giugno-agosto. La particolare configurazione della costa e la posizione topografica del centro urbano espongono Gaeta a tutti i venti. Dominano, nel corso dell'anno, il grecale (NE) ed il levante (E). il ponente (O) ed il libeccio (SO). home

Attraverso i secoli

La storia di una comunità urbana, grande o piccola che sia, rappresenta sempre un momento significativo della vicenda umana armonizzata su un territorio. Quando poi questa realtà assume dimensioni che investono rapporti tra aree diverse, tra Stati che nel Medioevo ebbero ruolo decisivo sulla penisola italiana, la storia di quella comunità urbana assume un rilevante interesse. In questo quadro possiamo individuare la posizione di Gaeta dall'età più antica ai nostri giorni.

Mitica ed avvolta da leggende é l'origine del nome di Gaeta (Caieta). Virgilio (Eneide. VII, 1-4) vi fece morire la nutrice di Enea, che avrebbe dato il nome al luogo. E Dante. quasi a significare la storicità del poema virgiliano, conferma I' avvenimento ( lnferno, XXVI, 92). Secondo il geografo greco Strabone (64 a.C.-20 d.C.), invece, il nome sarebbe derivato dalla voce dorica "Kaiàdas" o "Kaiètas" (Geografia, V.3.6). con il significato di insenatura, già approdo di navigatori fenici e greci. Non mancano ancora altre leggende legate al ciclo troiano o allo stessa Odissea, che mentre sono difficili do spiegare con l'ausilio delle fonti storiche, o nei passaggi etimologici, tuttavia ci documentano l'antichità di questo località costiera presso i primi navigatori del tirreno e gli stessi popoli italici.

Ma la vita sul territorio di Gaeta cominciò sicuramente sin dal Paleolitico medio (circa 50.000 anni fa). Sono poche le testimonianze di quel periodo remoto, che si sono fino ad oggi trovate (ciottoli scheggiati e raschiatoi nello grotta di S. Agostino), ma non lasciano dubbi.

Degli insediamenti preromani sono giunti a noi i resti di muro poligonali - di difficile datazione -che risultano composti da grandi blocchi di pietra a fronte grezza e disposte non dirado, in file quasi regolari (sulle falde del colle Atratino, alla base del diruto monastero di S. Spirito di Zennone ad Arzano, ecc.). home

Nell'età romana Gaeta divenne un rinomato luogo di villeggiatura di vari imperatori, consoli e ricche famiglie patrizie; come notò Cicerone, nel 66 d.C. e fu anche un porto di notevole importanza. Sin dall'ultimo secolo della Repubblica, sulle circostanti colline, lungo la spiaggia della rada di Gaeta e su tutta la costiera verso Sperlonga, sorsero grandiose ville con giardini e piscine, ninfei, templi e mausolei di cui restano ovunque imponenti testimonianze.
a010.jpg (17121 byte)  Ancor oggi ammiriamo le tombe dei consoli Lucio Munazio Planco, sulla sommità di Monte Orlando, e di Lucio Sempronio Atratino, sul versante settentrionale dell'omonimo colle.

 In precedenza la costruzione della via Flacca (184 a.C.) aveva agevolato le comunicazioni costiere tra Terracina ed il porto di Gaeta, dato che l'Appia - passando più o nord - escludeva questa città dai traffici. home

Nell'alto Medioevo, per la posizione dello penisoletta alta e rocciosa, facilmente difendibile, Gaeta divenne una rocca munita, cioè un castrum, costituendosi verso lo metà del secolo IX in autonomo e fiorente ducato, oltre che sede vescovile, e dando inizio così ad un intenso commercio marittimo nel Mediterraneo, il ducato di Gaeta rappresentò, altresì, un'entità di notevole importanza tra il mondo cristiano e quello saraceno (Battaglia del Garigliano. 915), tra lo Stato dello Chiesa, la Terra S.Benedicti, i ducati ed i principati longobardi e bizantini dell'Italia meridionale.

L'autonomia politica e militare raggiunta do Gaeta si collegò strettamente alla sua importanza marittima, commerciale ed economica. Racchiusi in un piccolo e montuoso territorio i Gaetani non potevano non percorrere le rotte marittime di fronte all'impoverimento ed alla decadenza dello penisola italiana. home

I documenti del Codex Diplomaticus Cajetanus (Montecassino, 1-11,1887/91; 111(1-Il), 1958/60) ci attestano, nei secoli IX-XIII, l'agiatezza e le attività marittime dei cittadini di Gaeta, elencano largamente beni mobili ed immobili, danno cenni sulle arti, sulle attività artigianali e commerciali, sono uno spaccato della vita di Gaeta in quel periodo. La legislazione vigente nel ducato era costituita dall'incontro delle leggi e delle norme del diritto romano con quelle longobarde; le monete (i follari), coniate dai duchi della dinastia dei Docibili (per primo Marino II negli anni tra il 978/84), si avranno dallo seconda metà del X secolo al tramonto del ducato; continueranno ad essere coniate dai re normanni e svevi (fine del sec.XII). home

Attraverso un'abile e strategica politica dei suoi reggitori il territorio venne gradatamente ad ampliarsi, comprendendo le terre ed i centri urbani da Terracina al Garigliano e dalla costa fino ai monti Ausoni ed Aurunci, a confine con l'abbazia di Montecassino: erano comprese anche le isole dell'arcipelago Ponziano. L'originario nucleo urbano sull'estrema parte orientale del promontorio si era sviluppato, digradando verso il mare ed occupando lo spazio fin quasi alle prime falde di monte Orlando. Due cinte murarie si ebbero al tempo di Docibile I(867/ 906) e di Giovanni I(877/933): la prima racchiudeva l'abitato più antico intorno alle chiese di S. Lucia e di S. Caterina per poi proteggere il versante rivolto alla rada, nei pressi della porta Dominica e del palazzo di Docibile I. e risalire l'altura fin dove poi sorse la parte superiore del castello; l'altra cingeva l'area abitata sviluppatasi fino all'attuale piazza Commestibili, venendo così a difendere il settore urbano più esposto ad eventuali assedi nei primi decenni del X secolo e dominato dal palazzo-torre di Giovanni I, patrizio imperiale. home

Contemporaneamente alla formazione della civitas ducale si venne o costituire - lontano dalle mura - sulle prime pendici di un colle, che poi avrà il nome dei Cappuccini (dalla metà del sec.XVIII). un modesto insediamento di pescatori e di agricoltori attorno allo chiesa dei SS. Cosmo e Damiano (nucleo originario del "Borgo di Gaeta").

Questo agglomerato nonché i sobborghi di Mola e di Castellone, sorti quasi contemporaneamente alla decadenza di Formia (sec IX), fiorente centro in età romana, verranno a far parte, all'incirca, dal secolo X fino al 1819 dell' Università o Comune di Gaeta.
a022.jpg (19562 byte) E' interessante ora notare che durante il periodo ducale (secoli IX-XII) si ebbe una graduale partecipazione delle varie classi sociali ai governo della città, tanto che nel 1123 si riscontra - per prima volta - il Comune. Nel 1214 si avrà poi il podestà ed alcuni secoli dopo - nel 1553 - con la stampa degli Statuta. privilegia et consuetudines civitatis Cajetae (già codificati nella seconda metà del sec. XIV) si chiude il laborioso sviluppo comunale della città tirrenica. home

Con la dominazione normanna (verso il 1140 Gaeta divenne città di confine del "grande regno" verso lo Stato della Chiesa, assumendo nel contempo un graduale carattere di piazzaforte con varie cortine di bastioni e di opere artificiali, tanto che sarà poi definita la "chiave del Regno di Napoli". Questa progressiva militarizzazione di Gaeta, strettamente collegata alla sua posizione strategica, risalterà nei secoli successivi negli innumerevoli e memorabili assedi. Questi segnarono lungo tutto l'arco discendente del periodo medievale, ma in particolar modo nell'età moderna, altrettanti episodi decisivi per il Mezzogiorno d'Italia. La caduta della fortezza coincise, spesso, con l'avvento di una nuova dominazione straniera o di una nuova dinastia sull' Italia meridionale. home
a034.jpg (28434 byte) Dal 1032, anno del tramonto del potere dei Docibili sul ducato di Gaeta al 1504 con la conclusiva conquista del Regno di Napoli da parte degli Spagnoli., si succedono varie dominazioni (normanno, sveva, angiona, durazzesca, aragonese) che fanno di Gaeta la seconda capitale del Regno.

  In questo stesso periodo Gaeta divenne, non di rado, base per la conquista di Napoli (Ladislao di Durazzo 1399: Alfonso d'Aragona nel 1442). La permanenza inGaeta di alcuni sovrani determinò la costruzione di notevoli edifici, civili e religiosi, che hanno conferito al nucleo urbano, arroccato sull'estrema punta del promontorio, una particolare impronta storico-artistica: tra i tanti basterà ricordare il castello, divenuto sede regale con Alfonso d'Aragona negli anni 1436/42. home
a119.jpg (135904 byte) La lunga presenza spagnola nella cittadina tirrenica (fino al 1707) mutò profondamente il suo ruolo di centro commerciale,

 legato alla vita sul mare,attraverso grandiose opere difensive, portate a termine da Carlo V (1538), che ridussero il centro urbano al rango di cittadina militare, senza possibilità di espandersi e di produrre. Gaeta nelle mura fu condannata ad una vita grama con conseguenze negative sullo sviluppo demografico, economico ed architettonico. home

Agli Spagnoli seguirono gli Austriaci, mentre nel 1734 si ebbe la conquista di Gaeta da parte di Carlo di Borbone, il fondatore della nuova dinastia borbonica napoletana. Ancora una volta le fortificazioni e le varie opere di difese ebbero un ruolo preminente nell'organizzazione urbana. Durante il lungo periodo borbonico non mancarono assedi (1799,1806 e 1815) oltre che un avvenimento di interesse internazionale: il 25 novembre 1848, il pontefice Pio IX si rifugiò in Gaeta (fuggito da Roma per la proclamazione della Repubblica), tanto che fino al 4 settembre 1849 la cittadina tirrenica assunse il ruolo di" secondo" Stato della Chiesa. home

Il 13 febbraio 1861 sotto le mura di Gaeta terminò la dinastia borbonica e si ebbe il compimento dell'Italia unita. home

Più di un secolo è passato da allora, molti ideali del Risorgimento sono rimasti inattuati; Gaeta è passata attraverso lunghi periodi di abbandono e di dimenticanza, ammantati da un falso progresso di tipo militare.

Il secondo conflitto mondiale ha segnato una nuova tragedia travolgendo uomini e cose. Dalle immani distruzioni della guerra, dalla dispersione della sua popolazione si è originata una nuova realtà urbana, che per un certo periodo ha espresso alcuni valori che dall'eredità del passato si potevano coniugare con il presente legato ad una nuova economia dei settori industriale e commerciale. Si è visto un turismo che, nella distesa delle coste e nella varietà del paesaggio avrebbe potuto rappresentare un richiamo non comune. Ma la realtà che appare oggi è diversa: il nucleo urbano è aggredito da un'edilizia a macchia d'olio, da una continua manomissione dei valori architettonici ed ambientali; le attività economiche sono in regresso.
a089.jpg (25167 byte) La costa che da Gaeta si apre sino o Sperlonga è strettamente collegata al turismo balneare, che ha in porte stravolto la realtà naturale. Se il mare che bagna Gaeta non "le appartiene più" è, altresì, vero che dovrà porsi rimedio al dilagare delle folle di bagnanti. si dovrà preservare l'ecosistema della costa predisponendo almeno di un parco marino lungo il versante di monte Orlando tra Punta Stendardo e la "Montagna Spaccata".

Quale potrebbe essere il futuro di Gaeta? Abbandonati da tempo i miti militari, trasformato il centro storico per i danni della guerra oltre che per le nuove costruzioni, conquistati dall'edilizia i tratti pianeggianti, costieri e collinari, è opportuno rileggere il territorio in una nuova dimensione. Gli spazi architettonici ed ambientali vanno recuperati per una fruizione di livello culturale; occorre riutilizzare i tratti costieri della rada non solo per la cantieristica e l'economia della pesca, ma anche per la nautica da diporto e la vita stessa dell'antico borgo marinaro; è necessario evitare che l'inquinamento modifichi ulteriormente l'habitat terrestre e marino, che secoli hanno lasciato incontaminato mentre gli anni più recenti hanno messo in pericolo.

Gaeta ha bisogno di un rilancio turistico. di una proposta globale per la sua realtà, che è costituita dal patrimonio paesaggistico, monumentale, artistico e culturale.

Itinerario di visita al patrimonio artistico

Tra tutte le città della provincia di Latina. Gaeta è il centro più rilevante per il suo complesso dei beni archeologici, architettonici ed artistici. che testimoniano ancor oggi - dopo assedi. distruzioni, manomissioni e furti - un passato di ricchezza e di evidente realismo culturale da parte dei poteri civile e religioso. La configurazione topografica di Gaeta appare chiara notando la disposizione delle sue due sezioni.' la più antica e di maggiore interesse artistico e monumentale è rappresentata da quella di S. Erasmo; l'altra è quella di Porto Salvo che. con la parte urbana più recente, formatasi dalla metà degli anni '20, occupa l'arco costiero fino a Conca e le aree di Montesecco, Serapo, Atratina, Catena, Cuostolo e Cappuccini nonché gli altri spazi pianeggianti e collinari, a monte della via Fiacca.
a064.jpg (12594 byte) Si percorre la sezione Porto Salvo attraverso la Via Indipendenza. che è l'asse ortogonale rispetto ai vicoli a monte e verso il mare. La struttura urbana si originò nell'alto Medioevo nell'area del "castello" per poi crescere gradualmente come è documentato dalle varie chiese o parrocchie (alcune poi soppresse) dei SS. Cosma e Damiano del sec. IX. di S. Sergio (sec.XI) e di S. Andrea (sec.XIII); e poi quelle di S. Giacomo (1571) e di S. Carlo (1606), ecc. home

Non abbiamo monumenti di particolare interesse e Io stesso mausoleo di L.S. Atratino. costruito verso il 20 a.c. è ridotto ad un rudere per I' asportazione. fin dal sec. X. del suo rivestimento esterno, continuato ancor più per la costruzione della base del campanile del duomo (seconda metà del sec. XII). home
a062.jpg (27570 byte) Iniziando a percorrere. attraverso il lungomare G.Caboto. il nucleo più antico della città si incontrano tre porte, la prima aperta nel complesso delle fortificazioni volute da Carlo III (1737); le altre due - disposte ad angolo retto rispetto al percorso stradale - rappresentavano l'accesso alla città-fortezza in seguito alle opere di difesa di Carlo V (1538).Proseguendo per il lungomare si giunge in piazza Caboto e poi in piazza Traniello ove è la Gran Guardiaedificio neoclassico con portico, opera di P. Paolo Ferrari (1786).

Continuando per via Duomo si oltrepassa chiesa di S. Maria della Sorresca (edificio a pianta ottagonale degli anni 1617/35); per giungere al Palazzo De Vio. sede di una mostra permanente di opere artistiche dal 1976.

Nelle sale sono affreschi. tavole e tele dall' XI. Al XVIII sec quasi tutti recuperati dalle chiese Gaeta. abbandonate o chiuse al culto.Tra i dipinti di maggiore interesse dobbiamo ricordare: Io "Stendardo di Lepanto", fino al 1976 sull'altare maggiore della cattedrale di Gaeta. E' opera di Girolamo Seciolante da Sermoneta (circa 1520/1580) o della sua scuola. Rappresenta il Crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo; sul rovescio si ha la stessa raffigurazione con l'inversione del posto degli apostoli. Lo stendardo sventolò sulla nave ammiraglia della flotta cristiana allo battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571).

Non vanno dimenticati: L' "Annunciazione" di Teodoro d'Errico fiammingo (sec. XVI; la "Madonna del Rosario" di F. Curia (sec. XVI); la "Madonna del Silenzio" di L. Giordano: "I santi Erasmo e Marciano", che benedicono Gaeta, opera di S. Conca (dopo il 1749); altre opere di Giovanni da Gaeta (seconda metà del sec. XV), di G.F. Criscuolo, P. De Matteis (1662/1728). P. Batoni (sec. XVIII). ecc. home
a020.jpg (20228 byte) II Duomo, alle falde del nucleo originario del quartiere medievale, fu costruito nel corso dei secoli X-XI, ma consacrato nell 106 dal papa Pasquale Il, sulla precedente chiesa di S. Mario del Parco (forse del sec.VII). Gli storici locali ritengono che in quel luogo - nel secondo decennio del sec. X - sia stata ritrovata la tomba di S. Erasmo, patrono di Gaeta e della sua diocesi sepalto in gran segreto, dopo il trasferimento della sede vescovile da Formia nell'ultimo periodo dell'VIlI secolo? a dopo la distruzione di Formia, neIl'846, ad opera dei Saraceni.

  L' edificio attuale - a croce latina con il transetto rialzato è il risultato di una serie di successive trasformazioni, che datano già dalla metà del sec. XIII, Infine negli anni 778/92 il duomo fu profondamente alterato: le navate, che nel corso dei secoli erano divenute sette- forse per l'unione di due chiese contigue - furono ridotte a tre, mentre furono avvolte, da pesanti pilastri in muratura, tutte le principali strutture medievali.
a001.jpg (148065 byte) ll campanile del duomo ha il basamento composto da innumerevoli blocchi provenienti da monumenti romani (particolarmente dal mausoleo di L. S. Atratino), come anche le colonne ed i sarcofaghi ai lati della scalinata d'ingresso: Il grande arco ogivale della base è dì chiara derivazione islamica come gli archetti pensili, le scodelle maiolicate, ecc, dei tre piani superiori. Il monumento, in stile romanico-moresco, è opera del marmorario romano Nicolangelo (1148/74), mentre il coronamento ottagonale con quattro torricelle a cupola negli angoli fu completato nel 1279. home

La nuova facciata, costruita dal 1903, non corrisponde all'originaria posizione della chiesa che doveva, forse, avere l'ingresso dal mare, a lato del campanile.( Gravi furono i danni subiti dal duomo per una bomba cadutavi nella notte dell'8 settembre 1943. I successivi restauri (seconda metà degli anni '40) non hanno affrontato il problema di riesaminare le varie fasi edilizie attraverso le quali si è giunti alla chiesa odierna. home

Nel 1956 venne inaugurato il Museo Diocesano che raccoglie sculture romane, frammenti marmorei e resti del pulpito e dell'ambone del Cattedrale (sec. XIII). Di maggiore interesse sono gli Exultet, composti da tre rotoli membranacei mutili (suddivisi in 19 frammenti) con miniature policrome: scrittura beneventana ed arte campana tra la seconda metà del sec. X e primo trentennio del sec. XII. Tra i dipinti ricordiamo : due tavole raffiguranti la Madonna con Bambino in trono (ignoti autori campani d secoli XIII e XIV); la splendida tavola (Deposizione, dipinta dopo il 1520) del fiammingo Quentin Metsys (1466/1530), portata nel corso sec,XVI da un mercante di Gaeta, lacopo Vio, ed ancora opere di Giovanni da Gaeta (Incoronazione di Maria e Madonna delle itrie), R. Quartararo (1443/1506), S. Pulzone, F. Santafede (1576/1623), A. Vaccaro (1604/1670) e D. A. Voccaro (1678/1745), 5. Conca, ecc.

Tra le tante opere d'arte conservate nel duomo occorre ricordare il notissimo Candelabro del cero pasquale con 48 rappresentazioni a basso-rilievo della vita di Cristo e di S. Erasmo; e coronato da uno splendido capitello gotico (fine sec.XIII). Sull'altare maggiore, a destra, è il "Martirio di S. Erasmo" di C. Saraceni (1580/ 1620; artistico coro in noce del XVI secolo nel presbiterio. Ancora tele di S. Conca ("Sacra famiglia e santi", "Madonna con il Bambino e S. Filippo Neri") e di L. Stanziani ("Madonna con il Bambino e S.Giovannino" del 1859), ecc. La seicentesca cripta o succorpo, ad una navata, è rivestita di stucchi, rilievi e tarsie marmoree policrome; conserva i corpi dei santi Erasmo, Marciano, Probo, Innocenzo, Casto, Secondino, Albino ed Euforia. Sull'altare è una tela ("Martirio di S, Erasmo", 1669) di G. Brandi al quale si debbono anche gli affreschi della volta (1662/ 64, ma in porte rovinati dallo bomba del 1943), il cancello in bronzo (1692) è simile all'altro della cappella di S. Gennaro nel duomo di Napoli. home

Nella sacrestia dei canonici è la "Madonna con il Bambino, S. Michele Arcangelo e sei Angeli" di F, Sontafede, erroneamente ritenuto di G. F. Criscuolo, nel Museo Capitolare sono la Croce-reliquiario del "Pantocrator" (Montecassino seconda metà del sec, Xl) e la Stauroteca pettorole, donata dal cardinale Tommaso de Vio ma proveniente dal cenobio basiliano di San Giovanni a Piro (Cilento), e forse d'importazione bizantina (sec, Xl); i due cimeli sono di rilevante interesse per la storia dell'oreficeria medievale, Le grandi statue, in argento sbalzato, di S. Erasmo (sec.XVII) e di S. Marciano (sec.XVIII) furono trafugate negli anni 1980/81. Si conservano, altresì, oggetti in oro donati do Pio IX ed oltre suppellettili sacre.
a015.jpg (30078 byte) Dal campanile si raggiunge il piccolo porto S.Maria, attraverso la porta Dominica (resti delle mura di Docibile I), per visitare la chiesa di S. Giovanni a mare, caratteristica costruzione del sec. XII. che rappresenta un incontro tra lo schema della chiesa bizantina a pianta centrale e la basilica latina, E' suddivisa in tre navate da otto colonne di monumenti romani; uno splendido arco acuto è nell'abside mentre le navate laterali hanno le volte a crociera. Sul quadrato centrale si eleva la cupola di forma sferica, poggiante su quattro archi acuti.

Alle pareti sono resti di affreschi dei primi anni del Trecento, attribuiti alla scuola del Cavallini. Lo chiesa è stata ampiamente restaurata alla fine degli anni '20, sotto la direzione di G. Chierici, e nuovamente non molti anni fa. Tra il duomo e la punta Stendardo si dispone, salendo altresì le pendici del promontorio - il caratteristico quartiere medievale, un piccolo complesso di arte che rappresentò il centro politico e religioso del periodo ducale (secoli IX- XII). Vicoli tortuosi, costruzioni dei secoli Xll Xlll e seguenti, angiporti, torri, scale, portali e campaniletti compongono un insieme architettonico di rilevante interesse; ma gravi ancora persistono le ferite inferte dall'ultima guerra, i lunghi abbandoni di tante abitazioni, il costante degrado di edifici, ambienti e strade cui si è aggiunta una devastante e grossolana edilizia delle "seconde case"home
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Per una trattazione completa e dettagliata sulla Chiesa della SS. Annunziata rimandiamo all'esauriente studio di Graziano Fronzuto

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Percorrendo in salita la via Pio IX (già via Guastaferri) si giunge, all'altezza del secondo tornante in via Ladislao ove è la chiesa di S. Lucia dedicata a S. Maria in Pensulis, che rappresenta l'ampliamento nei secoli XII e XIII a una costruzione dei secoli IX-X. L'intemo è a tre navate divise da due file di quattro colonne di antichi edifici. Campanile di chiara derivazione arabo - moresca. home

Percorsi i tornanti di via Pio IX si raggiunge - quasi a metà del tratto rettilineo della stessa strada- la chiesa di S. Caterina (non visitabile), in origine del sec.XIV ma rifatta nel 1852 da Ferdinando Il. Siamo nell'area dei complessi monastici di S. Caterina, S. Montano e S. Domenico, soppressi nello scorso secolo - periodo francese - utilizzati poi dalle truppe francesi, borboniche ed italiane per alloggi, caserme e depositi; oggi in deplorevole, totale abbandono! home

Proseguendo ancora per via Pio IX si sbocca in via Aragonese, che ha sul lato sinistro la chiesa di S. Domenico (non visitabile). E' una costruzione tardo gotica degli anni 1450/1470 a due navate: una grandissima a cinque campate (lunga m.33, alta 17 e larga m.11) e l'altra più piccola, divisa da slanciati pilastri in peperino grigio scuro con archi acuti. Conserva un campanile coevo a quello del duomo, appartenente ad una primitiva chiesa e convento, demoliti da Alfonso d' Aragona per la nuova costruzione del castello superiore. Restaurata negli anni 1928/30, sotto la direzione di G. Chierici, la chiesa ha in corso lavori di recupero statico dopo oltre un trentennio di dimenticanza. home
a033.jpg (24388 byte) Siamo così giunti al Castello, che domina tutto il nucleo medievale mentre l'opposto versante roccioso scende a precipizio sul mare. Il grande complesso monumentale (mq.14.100), sia pure non esattamente, può dividersi in una parte superiore ("castello aragonese") ed una inferiore

("castello angioino"). L'edificio superiore, di forma rettangolare, ha torri cilindriche in tre dei suoi angoli: quella a nord-ovest è molto più alta delle altre; l'angolo opposto manca di torre. L'edificio inferiore, di forma irregolare, ha gli angoli dei due lati verso il quartiere medievale ed il monte Orlando rafforzato da torrioni a forma di cono tronco. Gli interni del castello nulla più conservano della regalità avuta nei secoli XV-XVI (particolarmente durante il periodo di Alfonso d' Aragona, 1436/1458): i locali sono divenuti caserme, depositi, carceri; sono stati profondamente alterati per ospitare guarnigioni militari dalla fine del sec. XVIII. Le origini del castello datano, forse. dal periodo ducale (sec. X), ma è certo che un consistente sviluppo lo ebbe in età normanna e poi in quella sveva; distrutto per ordine del pontefice Gregorio IX nel 1229. Ricostruito dagli Angiomi (verso il 1279), non era ancora dimora regia considerando che non fu utilizzato da Ladislao di Durazzo durante la sua lunga permanenza in Gaeta (1387/99). Grandi trasformazioni avrà, invece, con Alfonso d' Aragona (dopo il 1436) ed assurse a regia e fastosa dimora: sala del trono, appartamenti, biblioteca, armeria cappella e zecca. ecc. Nuove torri e bastioni si ebbero con Carlo V (1516/ 38). home
a042.jpg (24169 byte) Proseguendo per via Angioma - dopo aver superato la depressione del "fossato" - si giunge alla neogotica chiesa di S. Francesco, che Ferdinando Il volle far erigere per tramandare il ricordo di Pio IX esule o Gaeta (1848/49). Fu edificata poco dopo il 1850 su di un complesso conventuale della fine del sec. XIII (ma già dedicato a S. Francesco nel 1236 a ricordo della suo presenza in Gaeta nel 1222), stravolta in caserma ed ospedale militare durante la dominazione francese (1809/15).

 La chiesa dopo la ricostruzione rimase chiusa al culto per oltre mezzo secolo mentre i lavori del campanile non furono mai portati a termine; fu riaperto solo nel 1927. Si eleva su di un' alta scalinata, divisa al centro in due rampe, che hanno tra loro una grande statua di L. Persico ("Lo Religione"). La maestosa facciata del tempio è ricca di statue e rivestita sulla parte inferiore di lastre di pietra calcarea di monte Orlando. Il portale ha ai lati due statue di G. De Crescenzo (Carlo II d'Angiò e Ferdinando II: i costruttori dei due complessi religiosi). Il timpano è sormontato dalla statua di S. Francesco benedicente, opera di G. Coli. L'interno, lungo m. 72 e largo m. 22, è a croce latina con tre navate, suddivise da pilastri con deambulotorio. Agli altari sono le tele di G. lmparato ("L'Assunta" della fine del XVII secolo) e di F. Solimena ("Riposo nella fuga in Egitto" della fine del sec. XVII), portate nello chiesa dopo la sua ricostruzione. E' in atto il restauro del prezioso monumento.

La mole grandiosa del tempio quasi domina i monumenti di Gaeta ma non conserva più nulla della primitiva chiesa angiona e delle memorie francescane (resta solo, sia pure manomesso, un bel chiostro del sec. XIV). home

Da via Angiona si prosegue per via della Breccia incontrando, subito sullo sinistra, la chiesa di S. Michele Arcangelo (visitabile su autorizzazione del Presidio militare) dell'omonimo monastero benedettino, soppresso do Ferdinando IV nel 1788 e poi trasformato in caserma e reclusorio militare. Lo costruzione odierna è, tuttavia, dei primi anni della metà dello scorso secolo su disegno deIl'arch. Gavaudan; ma una chiesa dedicata all'Arcangelo sul monte Orlando è documentata fin daIl'899 mentre il monastero dal 930 (Codex. I). L'interno, ad una navata, ha nell'abside una grande statua in marmo di S. Michele Arcangelo, opera di G. De Crescenzo (sec. XIX); un'altra statua in marmo dell'Immacolata, nella cappella laterale destra, si deve allo scultore G. Della Rocca (sec. XIX). Lasciata in abbandono per oltre un secolo (ridotta anche a magazzino), la chiesa è stata di recente recuperata e riaperta al culto per le funzioni religiose del Presidio militare. Dei quadri collocati in chiesa, dopo la metà dell'800, attualmente si conosce solo quello del pittore napoletano L. Stanziani, portato nel duomo verso il 1925. home
a010.jpg (17121 byte) Continuando a percorrere via della Breccia si può, per i tornanti del versante settentrionale di monte Orlando (parco urbano dal 1986), andare a visitare - sulla sommità - il mausoleo di Lucio Munazio Planco, volgarmente detto "Torre d'Orlando".

 L. M. Planco, nato a Tivoli (90 a. C.). fu generale di Cesare, fondò le colonie di Lugudunum (Lione, 43 a. C.) e di Augusta Raurica (Augusta presso Basilea, 44 a.C.); fu console, proconsole e censore. La sua tomba ha pianta circolare (diametro di circa m. 30) e l'interno è composto da un ambulacro anulare voltato, che collega le quattro celle funerarie disposte a croce. Il mausoleo, costruito verso il 20 a.C., in origine era coperto da un tumulo di terra a profilo conica, sormontato al centro, forse, da una statua. I restauri del 1956/57 hanno restituito, quasi nella sua integrità, un monumento che è tra gli esempi migliori dell' architettura sepolcrale romana: era stato danneggiato per le sopraelevazioni militari del 1885, per le bombe durante l'ultima guerra ma, ancor più, per due millenni di abbandono. home

Prima di salire il monte Orlando si può visitare, procedendo verso l'estremità sud-occidentale del promontorio, ove la roccia sul mare aperto è segnata da tre grandi fratture verticali, il Santuario della Montagna Spaccata. La chiesa della SS Trinitàfu edificata con un annesso monastero benedeffino nei primi decenni dell'XI secolo.

a093.jpg (19935 byte) A sinistra della chiesa è l'ingresso per scendere a vedere la fenditura della "Grotta del Turco" (indicazione popolare priva di validi documenti storici); nei pressi dell'ingresso per questa grotta, ma in posizione più elevata, sono ancora efficienti cinque cisterne romane della villa di L. M. Planco. Sulla destra della chiesa, invece, si percorre un corridoio scoperto con alle pareti le stazioni della via Crucis (riquadri in maiolica, opera di R. Bruno del 1849). Segue una scalinata di 35 gradini,

 che conduce alla profonda, suggestiva fenditura centrale: secondo una costante tradizione si sarebbe formata alla morte di Cristo. Sulla parete di destra si può osservare la mano del Turco: un distico latino (inciso su una sottostante lastra di marmo) indica in quel segno impresso sulla roccia l'impronta di un miscredente (marinaio turco è ripetuto nella leggenda popolare, che aveva voluto saggiare la consistenza della roccia con la mano, di fronte alla pia tradizione dell'evento miracoloso. Segue il giaciglio di S Filippo Neri e la cappella del Crocifisso. eretta (forse alla fine del sec. XIV) su di un masso incastrato nella fenditura.

Lo straordinario fenomeno geologico e la costante tradizione religiosa hanno reso internazionale la fama della "Montagna Spaccata": fu visitata nei secoli da santi, pontefici, regnanti. ecc. E' sempre meta di continui pellegrinaggi, luogo di raccoglimento per i fedeli. home

Dalla "Montagna Spaccata" si può raggiungere Serapo ed il quartiere Porto Salvo scendendo per via Planco: bel panorama ad ogni volger di sguardo.