IV Ciclo lezione 13

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FRANK OWEN GEHRY

Il mondo di Gehry è un mondo fortemente TRIDIMENSIONALE, materico, che guarda alla costruzione in maniera diretta, a differenza di Eisenman che ha un mondo fotemente concettuale, astratto, legato ai vettori.

I temi di natura progettuale in Gehry sono cinque:

1) ASSEMBLARE
2) SPAZIARE
3) SEPARARE
4) SLANCIARE ( FONDERE )
5) LIQUEFARE

ASSEMBLARE

Gehry nasce nei primi anni '30, e molto giovane si trasferisce con la sua famiglia da Toronto a Los Angeles. L' amore per l' arte lo porta a studiare architettura, laureandosi a Los Angeles. Ha una base di passaggio rapido nell' urbanistica, prendendo varie specializzazioni, ad Arward.
Nel '62 apre un proprio studio, e acquisisce un certo credito come persona molto razzionale attenta ai dati concreti del problema con un linguaggio tardo razzionalista.
Gehry condivide, come lo stesso Eisenman, uno strano fenomeno che è la RIFONDAZIONE, la crisi. Le basi di questo ricominciamento sono la posizione di se stesso e del proprio lavoro rispetto alla ricerca estetica e artistica. Gehry pone al centro della propria ricerca, non tanto gli aspetti pragmatici dell' architettura, ma proprio il fatto dell' architettura inquanto elemento di ricerca nel campo antiestetico, antiespressivo. Questo non porta ad un abbandono del discorso funzionale, costruttivo, ecc., ma si tratta di una ricomprenzione di questi fenomeni pragmatici all' interno di un quadro concettuale più alto.


Nel '78 costruisce una casa per se, questa viene assemblata intorno ad una preesistenza. Questo ampliamento contiene la cucina, lo studio, ecc. Dal punto di vista spaziale e linguistico c'è una vera e propria rivoluzione. Molti sono gli elementi, prima di tutto la tecnica dell' assemblare cioè di accatastare dei pezzi senza un idea di composizione quasi dettata dai materiali stessi che assumono una forza inedita e molto scandalosa. Questo perchè usa una estetica e dei materiali grezzi che sembrano appena usciti dagli scaffali degli smorzi o dei ferramenta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHEAPSCAPE ( paesaggio povero ) questo è il paesaggio mentale dove l' architetto colloca le sue architetture, che viene ad essere abitato dalle proprie aspirazioni complesse e stratificate. Questo ha a che vedere con delle memorie quasi personali, ( ebreo povero, sopranominato FISH alludendo alla puzza ), e dell' infanzia vissuta all' interno della ferramenta del nonno e poi la sua passione hobbistica di girare tra gli smorzi, per conoscere a fondo i luoghi dove si producono i materiali.
Una terza componente riguarda il panorama artistico di quegli anni, che era attraversato dalla POP ART. Un fenomeno che ha avuto una forte accelerazione nella seconda metà degli anni '50, che banalizza ma riporta a grande dimensione alcune cose che già erano in atto nelle avanguardie storiche e cioè portare sotto il riflettore dell' arte aspetti della vita quodidiana, popolare, ecc.
Un quarto è proprio Los Angeles, che è di per se una metropoli che ha queste caratteristiche e che ha soprattutto dei grandi ambiti periferici, poveri, che in qualche maniera vengono assunti all' interno del nuovo paesaggio mentale che Gehry a fatto centralità.

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIARE

La generazione precedente vedeva l' edificio come una macchina, posto su uno spazio cartesiano omogeneo che entra in relazione con gli altri edifici, quasi in maniera magnetica, in un paesaggio mentale popolato da oggetti macchine in costante accelerazione.
Questo tipo di modello mentale entra in crisi già negli anni '60 per varie ragioni, la cui principale è che non riesce a creare spazi urbani di potenzialità e stratificazione, ma è la maniera di affrontare razionalmente alcuni fenomeni di crescita.
Nella metà degli anni '70 alcuni personaggi riformulano il concetto, e dicono che l' architettura e l' urbanistica non si fanno con degli oggetti isolati ma si fanno con le loro interrelazioni specifiche, studiando il rapporto che c'è tra l' uno e l' altro e soprattutto ponendo al centro lo spazio intercluso tra gli edifici che è la vera sostanza dello spazio urbano. Gli edifici non devono essere isolati ma devono far parte di questa coreografia urbana.


Es. Casa del Cineasta. Questa casa è organizzata coreograficamente all' interno dell' area come se fosse un piccolo villaggio, quindi l' assemblaggio qui si muove in manira divera, non è l' assemblaggio dei materiali ma è mettere insieme corpi volumetrici attorno ad un concetto di spazio.

 

 

 

 


Questo porta delle importantissime conseguenze, tra cui che i volumi devono assumere una valenza autonoma, nominabili, riconoscibili, perchè sono gli attori di questa nuova scena, questi volumi prendono un' autonomia figurativa fatta con una linea di demarcazione tra figuratività e astrazione.

 

 

 

 

 


Il secondo aspetto dello SPAZIARE è proprio quello della funzionalità dell' operazione progettuale, questa tecnica non solo ha degli ovvi risvolti dal punto di vista della funzionalità ma ha anche dei risvolti dal punto di vista della costrittività.
Es. Campus Universitario. Questo è costituito da una serie di oggetti non isolati che entrano in relazione tra loro. Questa è una logica di pianificazione vincente inquanto consente delle modifiche, futuri sviluppi e soprattutto una realizzazione in una seconda fase.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEPARARE

Questa è una fase di lavoro che combina queste varie tecniche, l'assemblaggio e la spaziatura, con una tecnica di derivazione quasi chirurgica che è quella del separare, del tranciare, del dividere.
Questa è una fase che attorno alla metà degli anni '80, caratterizza alcuni progetti.
Es. Centro Commerciale. Questo si caratterizza per un serie di elementi, il primo è che si basa sulla molteplicità di usi non soltanto di forme, un' altra è che l' elemento che fronteggia la strada è minimo, questo per invogliare alcune penetrazioni all' interno.

 

 

 

 

 

 


Insieme a questa tecnica del separare, entra in gioco un' altra componente che è una componente di derivazione Pop Art, si fa assumere ad alcune parti di nuovo dei ruoli iconografici, ( oggetti a scala enorme, ecc. ).

 

 

 

 

 

 

SLANCIARE ( FONDERE )

Gehry capisce un' altra modalità, diversa da quella del separare, che è il rifondere. L'opera che fa iniziare questo processo, è il Museo della Fabbrica della Vitra, un' altra opera è un edificio a Praga e anche Bilbao si muove in questo diverso processo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per capire questa operazione, si prende un' analogia critica con il Futursmo e con Boccioni. Questa analogia si collega ad un'altra fatta in precedenza, ed è quella tra il cagnolino di Balla e le oscillazioni fatte da Eisenman nella Casa Guardiola. In questo caso si manifesta come un atteggiamento di movimento, di sfocatura della forma. Questa tecnica, che puo chiamarsi vettoriale, bidimensionale, va creando una forma architettonica attraverso dondolii cocettuali che hanno la loro origine in Balla, ma che sono rimasti assolutamente dormienti, e che hanno generato un' architettura solo 70 anni dopo.
Con Gehry questa analogia è di nuovo con il Futurismo italiano, di nuovo con questo ambito culturale,ma in una maniera diversa, quanto la prima è sostanzialmente bidimensionale, vettoriale, concettuale, quanto la seconda è fortemente tridimensionale, materica, ed è fortemente dinamica in una maniera diversa. Mentre i movimenti di Eisenman sono tutti movimenti che hanno come paesaggio mentale l'implosine, cioè movimenti tutti trattenuti, in Gehry il ragionamento che si mette in atto è completamente diverso, per capire questo bisogna mettere in gioco alcune parole usate proprio dai futuristi.

Il pensiero futurista era contro il modello rinascimentale e prospettico in tutte le sue componenti, nel quadro il simbolo di questo atteggiamento prospettico era la cornice, e quindi tutti gli sforzi delle avanguardie erano per la rottura della cornice. Nel mondo della scultura il tema della cultura della prospettiva si evidenzia in un' altra maniera ed è il concetto del piedistallo, che è il simbolo dell'autonomia dell' oggetto scultoreo rispetto all' ambiente,e quindi nei loro manifesti volevano fare una scultura violentemente antipiedistallo, che negasse questo isolamento dell' oggetto nell' ambiente. E questa idea della dinamo, fa slanciare delle linee forza all' interno dell' ambiente per dinamicizarlo.
Nella scultura di Boccioni c'è una collisione di un insiema di linee forza in una struttura ambiente antipiedistallo che ha la forza di dinamicizzare l'ambiente. La parola chiave diventa TRAIETTORIA, perchè è quel vettore spaziale deformato che lancia fuori da se le linee forza.

 

 

 

 

 

 

 

 

A Bilbao Gehry rimette in gioco tutto, e quest'opera nasce all' interno di questa poetica.
Gehry sceglie l'area del progetto, e sceglie un' area di intersezione urbana, estremamente caotica, ricreando il paesaggio mentale nativo, paesaggio mentale periferico, non bello, ecc.( URBAN SCAPE ).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quest'opera dimostra una maniera nuova di fare un opera urbana. Il museo si attanaglia all' interno dell' area, e sceglie un' area che ha il fiume da una parte e un ponte che lo attraversa, questo edificio si inserisce come strumento di modificazione attiva di questa situazione. Lo fa con una modalità tipicamente compositiva giocando con un' impostazione di insieme dell' edificio dei suoi comportamenti fondamentali. Al centro dell' edificio c'è un atrio che rappresenta il fulcro del museo, si accede a quest'atrio prima da una piazza poi da una scalinata.

La particolarità dei volumi, è che possono concettualmente muoversi l'uno rispetto all' altro, conservando la topologia organizzativa di base, per una logica di tipo funzionale che permette l'adattabilità funzionale del meccanismo, innanzitutto dal punto di vista del rapporto con la città. Questo permette di risolvere una serie di problemi, uno è quello di caratterizzare gli spazi urbani, quindi di risolvere funzionalmente le varie parti dell' area.
Quindi la parola urbanscape, spiega che i vari movimenti dell' opera sono fatti per valorizzare una serie di spazi urbani che funzionano al meglio.
Es. il percorso sul lungo fiume, è una protezione al museo, senza ricorrere a recinti o cancellate.