«
Or questo dico, fratelli, che la carne e il sangue non possono ereditare
il regno di Dio; similmente la corruzione non eredita l’incorruttibilità.
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati
in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la
tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili
e noi saremo mutati, poiche bisogna che questo corruttibile rivesta l’incorruttibilità
e questo mortale rivesta l’immortalità. Così quando quesro
corruttibile avrà rivestito l’incorruttibilità e questo
mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà
adempiuta la parola che fu scritta: “La morte è stata inghiottita
nella vittoria”. O morte, dov’è il tuo dardo? O inferno, dov’è
la tua vittoria? Ora il dardo della morte è il peccato e la forza
del peccato è la legge. Ma ringraziato sia Dio che ci dà
la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo
» (1° Corinzi 15, 50-57)
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LA RESURREZIONE
DI GESÙ CRISTO
La resurrezione di Gesù
è il fatto centrale dell'Evangelo e della predicazione apostolica:
« Benedetto sia Il Dio e Padre del Signor
nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci
ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù
Cristo dai morti, per un'eredità incorruttibile, incontaminata
e immarcescibile, conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio,
mediante la fede, siete custoditi per la salvezza che sarà prontamente
rivelatanegli ultimi tempi» (1 ° Pietro 1, 3-5),
L'apostolo Paolo, in occasione del suo secondo viaggio, mentre
stava per ritornare a Gerusalem-me e ad Antiochia di Siria, si fermò
ad Atene, dove si mise a parlare in una piazza con quelli che incontrava:
« Con lui discutevano pure alcuni filosofi
epicurei(1) e stoici (2) — ci dice Luca
in Atti 17, 18 — . Alcuni dicevano: "Che vuol
dire questo cianciatore?". E gli altri: "Egli pare essere un annunziatore
di divinità straniere", perché annunziava loro Gesù
e la risurrezione».
Per farci capire l'ambiente in cui ci troviamo, Luca più
avanti al versetto 21, ci spiega un tratto caratteristico del mondo pagano
di quell'epoca ad Atene: «Or tutti gli Ateniesi
ed i forestieri che dimoravano in quel-la città non avevano passatempo
migliore che quello di dire o ascoltare qualche novità ».
Paolo approfitta di questa occasione per pronunciare il suo famoso
discorso di Atene, ricco di insegnamenti riguardanti Dio ed il mondo
idolatrico dei pagani. Luca sintetizza questo discorso con molta bravura
mettendo in risalto i tratti piu' salienti. La conclusione del discorso
di Paolo ad Atene, la troviamo ai versetti 30 e 31. Dopo aver messo in
evidenza la superiorità del Dio Unico, dal quale provengono tutti
gli uomini, rispetto alla molteplicità delle divinità pagane,
egli conclude: « Ora, passando sopra i tempi
dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto (universalismo
del cristianesimo) che si ravvedano. Poiché
egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia,
per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti,
risuscitandolo dai morti» (Atti 17, 30-31).
Per comprendere bene la reazione dei filosofi greci alle parole
di Paolo, dobbiamo sapere che la filosofia greca credeva nell'immortalità
dell'anima, ma non nella risurrezione, in quanto la risurrezione presupponeva
la morte di tutto l'essere umano, composto di anima e di corpo.
Per i filosofi greci, invece, l'essenza dell'uomo era costituita
dalla sua anima che, momentaneamente prigioniera del corpo, poteva
essere veramente libera soltanto dopo la morte del corpo. Nella mentalità
semitica ed in particolar modo in quella ebraica il concetto era completamente
capovolto. Ciò che sopravviveva nell'uomo era la sua progenie.
Soltanto nell'epoca del giudaismo venne introdotta l'idea della resurrezione.
Se cerchiamo nell'Antico Testamento soltanto in alcuni profeti c'è
qualche accenno ad una vita oltre questa vita terrena, come ad esempio
in Isaia 4, 3, dove sono tenuti aggiornati i registri che contengono i
nomi dei viventi, destinati a diventare i membri della nuova Gerusalemme;
ne parla diffusamente anche Ezechiele in Ez 37, 1-14, ma si tratta di
una resurrezione collettiva.
È soltanto in Daniele 12, 2 che si parla per la
la prima volta di una vera e propria resurrezione e retribuzione individuale
di coloro dormono nella polvere, alcuni per vita eterna, altri per vergogna
e infamia eterna: «Molti di coloro che dormono
nella polvere della terra si risveglieranno, alcuni per vita eterna, altri
per vergogna e infamia eterna». Con questo versetto la partecipazione
alla salvezza finale viene allargata. Accanto ai giusti del popolo ebraico,
anche altri parteciperanno a questa salvezza. Si tratta dei "giusti"
di tutto il mondo e di tutte le epoche. L'espressione «
molti » nella Bibbia ha un valore universale che troviamo
anche in Is 53 al v. 11 e 12. Anche nel Nuovo Testamento il termine «
molti » viene usato per designare l'opera salvifica
di Cristo che si esplica nei confronti di «
molti », cioè di tutto il genere umano (Mt
20, 28; Mc 10, 35; Rm 5, 19). La parola «
molti » dunque non va intesa come "alcuni", ma come una
moltitudine imprecisata che può essere benissimo sostituita
dal nostro pronome « tutti».
Mentre a Daniele viene imposto di tenere nascosta questa rivelazione
che si realizzerà soltanto alla fine dei tempi, nel Nuovo Testamento
viene annunziata in maniera chiara ed esplicita. È lo stesso
Gesù ad indicarla come prova della sua divinità (Mt 12,
38-40; Gv 2, 18-22). Infatti se Cristo non fosse risorto, non sarebbe
stato né Figlio di Dio né vincitore, ma un bugiardo ed
un vinto. L'apostolo Paolo dice che Gesù fu «
dichiarato Figlio di Dio in potenza secondo lo Spirito di santita mediante
la risurrezione dei morti » (Romani 1, 4).
Il Nuovo Testamento presenta la risurrezione di Dio come:
1) Necessaria al compimento
delle Scritture:
Luca 24, 46-47:
« e disse loro: "Così
sta scritto, e così era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse
dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicasse il ravvedimento
e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme
».
2) Necessaria
alla remissione dei peccati:
1° Corinzi
15, 17: «Ma se Cristo non è
risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri
peccati »
3)
Necessaria alla giustificazione:
Romani 4,
25: « Il quale è stato
dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la no-stra
giustificazione ».
4)
Necessaria alla speranza:
1° Pietro
1, 20-21: «(Voi) che per mezzo
di Lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria,
affinché la vostra fede e speranza fossero in Dio»
5)
Necessaria alla fede:
1°
Corinzi 15, 17: «Ma se Cristo
non è risuscitato vana è la vostra fede...»
6)
La risurrezione di Gesù è pegno e fondamento della
nostra risurrezione:
1°
Corinzi 15, 20-21: «
Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli
che dormono. Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la
morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la vita
».
7)
La risurrezione di Gesù è la base della fede cristiana:
1
Corinzi 15, 14: «Se Cristo non è
risuscitato, è dunque vana la nostra predicazione ed è vana
anche la vostra fede ». L'apostolo Paolo inoltre afferma che:
«Se noi speriamo in Cristo solo per
questa vita noi siamo i più miserbaile di tutti gli uomini ...
Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno
vivificati in Cristo » (1° Corinzi 15, 19.22)
QUALE CORPO
HA RIVESTITO CRISTO DOPO LA SUA RISURREZIONE
La risposta a questa
domenda è di estrema importanza per noi, in quanto, essendo la
risurrezione di Cristo pegno e fondamento della nostra risurrezione,
noi rivestiremo al ritorno di Cristo lo stesso corpo che Egli aveva dopo
la sua resurrezione.
Per fare questo dobbiamo esaminare le varie apparizioni di Cristo.
Matteo al capitolo 28
ci narra alcune circostanze che vale la pena di leggere in quanto
ci rivelano alcuni particolati interessanti. L'apparizione di Gesù
alle donne, la corruzione delle guardie del sepolcro da parte dei capi
sacerdoti e degli anziani. Infine l'incontro di Gesù con gli undici
apostoli in Galilea ed il grande mandato che Egli diede loro di fare discepoli
fra tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo e di istruirli su tutte le cose che aveva loro comandato.
Del corpo di Gesù risorto non ci viene detto nulla.
In Marco al capitolo 16
c'è pressapoco lo stesso racconto di Matteo. Soltanto che
in questo caso le donne sono talmente spaventate che non riferiscono
nulla ai discepoli. Poi Gesù appare nuovamente a Maria Maddalena,
ma quando riferisce l'apparizione ai discepoli, costoro non le credono
e non credono neppure ai due discepoli che si incontrano con Gesù
mentre stavano recandosi in campagna. Infine appare agli undici mentre
stavano mangiando e li rimprovera per la loro incredulità, ma dice
loro di andare per tutto il mondo per predicare l'evangelo ad ogni creatura,
unendo strettamente fede e battesimo come condizioni indispensabili alla
salvezza.
In Luca 24 il racconto della resurrezione
è molto più lungo e particolareggiato, ma vale la pena
di leggerlo ugualmente perché da esso ci possiamo rendere conto
di alcuni particolari che gli altri sinottici hanno riassunto in brevi
parole.
In Giovanni il racconto della resurrezione e delle apparizioni
di Gesù risorto occupa ben due capitoli il 20 ed il 21, anche
questi sono da leggere per poterci fare un quadro completo della resurrezione
di Cristo.
Per poter poi veramente capire la natura del corpo di Cristo
occorre leggere il capitolo 15 della 1° Corinzi dal versetto 35
al versetto 58.