Colloqui con i critici

 


In questa sezione ospitiamo quelli tra i nostri critici che ci propongono le questioni più intelligenti e stimolanti, relative ad argomenti di primario interesse fisico e cosmologico.

Ad essi rivolgiamo, prima di tutto, il nostro vivo ringraziamento per avere aperto un civile confronto con la nuova fisica, quali che siano le loro posizioni teoriche, anche le più distanti dalle nostre.

Le loro obiezioni ci consentono di dibattere e approfondire problemi che talvolta trovano posto solo di sfuggita nella trattazione sistematica svolta nelle altre sezioni.

Nelle risposte alle critiche non rifuggiremo, qualche volta, dall'usare un tono scherzoso, e tuttavia sempre animato da sentimenti di stima nei confronti dei nostri interlocutori.

Ci auguriamo che questi vogliano continuare ad aiutarci nella messa a punto del nostro discorso, eliminandone le imprecisioni e le possibili manchevolezze ed oscurità.

 

1) Loris Crudeli

Date: Wed, 20 Nov 1996 17:30:39 +0100
To: Benedetto Romano <Roland@vesuvio.synapsis.it>
From: Loris Crudeli <L.Crudeli@areacom.it>
Subject: Re: Una risposta
Cc: Luciano Cattaneo <catluc@mbox.vol.it>
 
At 23:37 +0200 24/08/96, Benedetto Romano wrote:
>Ciao, mi chiamo Benedetto Romano,quando ho trovato questo sito ne sono subito rimasto contento, e' difficile trovare cose del genere su internet.
E' un po' di tempo che mi sto dedicando, insieme con il suo scopritore, alla fisica "Unigravitazionale", chiamata cosi' perche' riunisce tutte le forze a quella gravitazionale, spiegata, tra l'altro, molto chiaramente. Siccome il mio scopo principale e' quello di far arrivare a piu' orecchi possibili questa nuova teoria, non puo' che interessarmi parecchio il tuo sito, e percio' ti mando, per ora, l'articolo che Renato Palmieri ha scritto per introdurre la sua teoria ai lettori su internet. Te la mando in formato WinWord, spero vada bene.
 
At 01:15 +0200 10/09/96, Benedetto Romano wrote:
Ho mandato del materiale tempo fa, non ho ancora avuto risposta, spero che mi risponderai tra non molto ;-)
 
 
Ringrazio sia Benedetto Romano che Luciano Cattaneo per l'invio dell'articolo di Renato Palmieri sulla Fisica Unigravitazionale ma devo purtroppo dire che non trovo consistente una tale teoria e che tutto l'articolo e' a parer mio profondamente criticabile.
Una obiezione per tutte: Il paragone del passaggio di una cometa in orbita iperbolica intorno al sole con il comportamento "repulsivo" di due cariche e' grossolanamente errato: se due oggetti sono sottoposti ad una vera forza repulsiva si allontaneranno con velocita' crescente, come e' corretto data l'accelerazione negativa imposta dalla forza repulsiva, mentre la povera cometa nell'allontanarsi dal sole "rallenta" sempre piu', segno che la forza in gioco, la gravita', e' attrattiva ed e' soltanto a causa di una iniziale velocita' impressa alla cometa che riesce ad allontanarsi dal sole.
Bisogna invece pensare ad una cometa FERMA ad una certa distanza dal sole e ad un elettrone FERMO ad una certa distanza da un corpo fortemente carico negativamente e vedere cosa succedera': la cometa caschera' sul sole mentre l'elettrone accelerera' VIA dal corpo negativo! Visto che gli elettroni si comportano esattamente cosi' non vedo ragioni per seguire tale sviluppo di pensiero.
 
Cordiali saluti,
 
Loris Crudeli
 
========================================================================
"The Armchair Scientist"......a new e-magazine about Science
http://www.areacom.it/html/arte_cultura/loris/armchair.html
-----------------------------------------------------------
Loris Crudeli, R&D Consultant <L.Crudeli@areacom.it>
========================================================================
 
 
Napoli, 24 novembre 1996
Egr. Sig. Loris Crudeli,
il mio amico dott. Luciano Cattaneo mi ha informato della Sua risposta all’invio del mio saggio "Fisica nuova": risposta della quale, in primo luogo, - anche se non diretta a me - La ringrazio sinceramente. Le do atto che il Suo gesto di cortesia è assai raro da parte di persone della Sua categoria, che normalmente ritengono di non dover dare un minimo segno di riscontro alle argomentazioni di un folle come me. Esse preferiscono prendere per buona la prospettiva che si legge su LE SCIENZE n. 308 (aprile 1994), secondo cui, per unificare la gravitazione con le altre forze cosmiche, occorrerebbe un acceleratore della circonferenza di mille anni luce, ovvero di 9 milioni e mezzo di miliardi di chilometri. Figurarsi cosa possono pensare di un tizio che va dicendo che la gravitazione è già fin d’ora tutt’uno con ogni altra forza dell’universo!
Le do anche atto di un’altra cosa importante: di avere scelto acutamente, fra tutti i punti contestati, quello centrale da me sostenuto, ed anche il meno credibile (Lei lo giudica un errore grossolano), che cioè non esiste nei fenomeni fisici nessun evento "repulsivo". È infatti, a mio avviso, proprio il terribile pregiudizio della "repulsione" a impedire in modo assolutamente insuperabile la conciliazione teorica tra macrocosmo e microcosmo.
Con ciò, tuttavia, non intendo impegnarLa a darmi direttamente una ulteriore risposta, se - come ritengo probabile - Lei dovesse permanere nel Suo giudizio: mi basterà quella data al mio amico fisico, per la quale Le ho già espresso il mio ringraziamento e che aggiungerò alla folta documentazione dei miei ardui rapporti col mondo ufficiale. So per esperienza che non c’è nulla di più estenuante di un dialogo tra sordi.
Se però Lei conosce il pensiero dell’epistemologo Kuhn, scomparso di recente, Le ricordo - sulla stregua di quel pensiero - che l’età presente, in fatto di resistenza al cambiamento delle concezioni scientifiche dominanti, non differisce da nessuna altra epoca della storia: sono solo diversi gli strumenti di tale resistenza. Uno di questi strumenti è oggi il facile equivoco in cui si cade usualmente: che tutti i contestatori sarebbero eguali, iscrivibili in una sola categoria, ovvero quella dei visionari e degli sprovveduti, e che quindi non vanno mai presi sul serio. Se mi permette, la Sua risposta - troppo sbrigativamente liquidatoria - è la prova di questo equivoco.
Prima di passare al merito, mi corre l’obbligo di fare un’altra precisazione. Le mie obiezioni alla Sua lettera non hanno nulla di personale nei Suoi confronti, perché le Sue convinzioni e il Suo atteggiamento non derivano, ovviamente, da nessuna Sua personale manchevolezza di qualsiasi genere. Lei infatti manifesta rigorosamente un quadro di idee e cognizioni che appartengono a tutta la scienza da Kuhn definita "normale". Sono quindi certo che Lei non vorrà offendersi nel sentirmi dire che le Sue argomentazioni sono l’esatta conferma - aggiuntiva - della "cecità" della fisica contemporanea di fronte alla lettura dei fenomeni fisici: quella cecità di cui parlo appunto nei capitoli di "Fisica nuova" e che non permette di dare il giusto significato a cose che di fatto sono assolutamente evidenti.
Lei dunque sostiene che elettrone e cometa si comportano in maniera opposta quanto alla fenomenologia rispettivamente elettromagnetica e gravitazionale, e Le sembra di avermene dato nelle poche righe della Sua lettera la prova irrefutabile. Al contrario, io ritengo le differenze solo apparenti e dovute all’ottica diversa con cui "si vedono" (o meglio, secondo me, "non si vedono") i fenomeni dell’universo nel macrocosmo e nel microcosmo. Ristabiliamo allora le proporzioni e ragioniamoci sopra un momento, prima in termini cinetici e dinamici e poi col Suo discorso a corpi "fermi".
Il Sole nell’ambito dell’intero sistema planetario ha, in proporzione, all’incirca la stesse dimensioni diametrali di un protone rispetto ai confini dell’atomo. Consideriamo prima una cometa a orbita chiusa (ellittica). In avvicinamento al Sole, essa viene accelerata dal campo solare e raggiunge la massima velocità al perielio. Dopo il giro di boa la sua velocità viene decelerata dall’attrazione solare, che ora la frena lungo la direzione di moto, toccando il minimo all’afelio, e così via alternativamente. Passiamo alla cometa del mio esempio, ad orbita aperta (iperbolica). Il suo comportamento fino a un certo punto coincide con la descrizione fatta per il caso precedente. Avvicinandosi al Sole, la cometa acquista velocità fino a un massimo al perielio; in allontanamento viene decelerata fino a una certa distanza dal Sole, dove la sua velocità tocca un minimo, che però rimane al di sopra del valore di ricattura da parte del campo solare: è cioè una "velocità di fuga". Da quel momento in poi la cometa sfugge definitivamente al Sole ed è risucchiata dai campi gravitazionali dell’universo esterno, che la accelerano a loro piacimento lungo la sua direzione di moto, aumentandone via via la velocità con le stesse identiche modalità di quella che Lei chiama fantasiosamente "accelerazione negativa" dell’elettrone, "respinto" (a Suo dire) dagli elettroni di un corpo "carico negativamente" (metto tra virgolette tutte le espressioni prive di senso della fisica ufficiale). Ciò che Le fa credere che il fenomeno sia diverso è l’impossibilità della fisica scolastica di controllare praticamente e teoricamente ciò che avviene a quell’elettrone esterno, quando interagisce con gli elettroni interni ai sistemi atomici del corpo di riferimento: i quali sistemi - come abbiamo visto - rappresentano proporzionalmente per esso quello che è il sistema solare per la cometa. Infatti il "principio di indeterminazione" vieta a Lei e ai Suoi colleghi fisici di farsi una qualsiasi idea di quanto può accadere concretamente in quell’area: pertanto Lei, in compagnia di tutti gli altri fisici teorici, è costretto a immaginare che l’elettrone in questione tocchi una sorta di muro proibito, rappresentato dagli elettroni liberi del corpo "carico negativamente", e ne sia "respinto" a causa di una presunta "forza repulsiva" inerente a "cariche dello stesso segno". La validità di una tale visione è inferiore all’idea della terra piatta che avevano gli antichi.
Io invece, non essendo condizionato nella mia eresia da un principio che fa coincidere l’uomo con i suoi strumenti e non con la sua mente, sostengo che l’elettrone esterno si immerge ad altissima velocità nella nuvola elettronica delle periferie atomiche del conduttore. Essendo dotato inizialmente di una velocità di fuga rispetto ai corpuscoli consimili dei sistemi atomici (esattamente come la cometa rispetto a Sole e pianeti), subisce all’interno dell’atomo gli stessi effetti della cometa all’interno del sistema solare: accelerazione, giro di boa, decelerazione, fuga verso l’esterno, ripresa dell’accelerazione (la Sua "accelerazione negativa") dovuta al risucchio attrattivo di tutto l’universo circostante. L’unica differenza tra i due fenomeni sta nell’ordine delle velocità.
A questo punto, scommetto che Lei vorrà chiedermi ironicamente come faccio a sapere che le cose vanno veramente così a quell’elettrone in movimento nell’area dell’atomo. Rispondo che la prova di tutto ciò sta negli altri fenomeni, reali ma incomprensibili per le teorie correnti, citati nel mio saggio: "elettricità liquida", fusione fredda, "quinta forza", con le previsioni che ne ho fatto nelle mie opere con una ventina d’anni di anticipo rispetto al loro verificarsi. Argomentazioni a Suo dire "profondamente criticabili", ma che Lei - a mio avviso - non ha avuto il tempo di valutare bene, spinto dall’impulso di tagliar corto con una carta vincente - quella dei corpi "fermi" - dopo lo shock repulsivo subìto nella lettura del secondo dei miei sette capitoli. Avrebbe infatti trovato un poco più oltre la risposta, che adesso Le do in dettaglio.
Definiamo prima con precisione il concetto di corpo "fermo" rispetto a un altro. Sappiamo tutti (non esistendo corpi fermi in assoluto) che ciò significa propriamente che i due corpi hanno una velocità relativa - cioè, ognuno rispetto all’altro - eguale a zero. Come faremo allora a "fermare" un elettrone rispetto a un corpo "carico negativamente", per vedere - come dice Lei - "cosa succederà"? Messa in questi termini, la cosa è del tutto impossibile, perché gli elettroni del corpo "carico", in continuo e disordinato movimento, e l’elettrone esterno non avranno mai una velocità relativa nulla, ma avranno sempre delle velocità reciproche estremamente elevate, che ci faranno ricadere nel caso più generale e non saranno quindi di Sua soddisfazione.
C’è però un mezzo semplicissimo per raggiungere lo scopo (è scritto nel cap. IV di "Fisica nuova"). Faremo passare due correnti elettriche equiverse in due fili conduttori paralleli: in tal caso gli elettroni dell’uno e dell’altro conduttore fluiscono parallelamente e ordinatamente (polarizzati tra loro, come è dimostrato dall’orientamento concorde delle linee magnetiche), andando nello stesso verso, quindi con velocità relative prossime a zero, e saranno perciò quasi fermi reciprocamente. Constateremo subito quello che già tutti sappiamo, ma senza averci mai fatto caso (vedendo senza vedere): che cioè i due fili si attirano fortemente, "cascando" l’uno sull’altro, esattamente come una cometa supposta ferma "cascherà sul Sole", come Lei giustamente ipotizza. Mi dica ora Lei che fine ha fatto la "repulsione"... . Questa naturalmente ricomparirà, se le due correnti sono controverse, perché le velocità relative tra gli elettroni diretti in senso opposto non sono più nulle ma elevate, e quindi "di fuga" reciproca, e ritorneremo al caso già discusso della cometa non periodica e dell’elettrone ad "accelerazione negativa".
Si può concludere auspicando - in alternativa a queste mie considerazioni - che la fisica attuale riesca a darci una sicura ragione di se stessa, quando avrà costruito un acceleratore della circonferenza di mille anni luce. È solo questione di pazienza
La saluto cordialmente
 
Renato Palmieri
 
E-Mail: repalmi@tin.it
 
 
Date: Sat, 14 Dec 1996 04:50:59 +0100
To: Renato Palmieri <rpalmieri@vesuvio.synapsis.it>
From: Loris Crudeli <L.Crudeli@areacom.it>
Subject: Re: fisica nuova
Cc: <catluc@mbox.vol.it>, <Roland@vesuvio.synapsis.it>
At 22:30 +0100 25/11/96, Renato Palmieri wrote:
"Se però Lei conosce il pensiero dell'epistemologo Kuhn...."
Si, mi pare di avere letto qualche cosa... :-)
Sono d'accordo che l'eta' presente sia come tutte le altre sul fatto chel'establishment accademico faccia resistenza contro cambiamenti rivoluzionari. Purtroppo e' uguale a tutte le altre anche per quanto riguarda la quantita' enorme di idee "balzane" che vengono generate prima che una "vera" rivoluzione abbia luogo.
La difficolta', come Kuhn sottolinea, consiste nel discriminare il materiale buono e geniale da quello cattivo e irrilevante.
"Lei infatti manifesta rigorosamente un quadro di idee e cognizioni che appartengono a tutta la scienza da Kuhn definita "normale". Sono quindi certo che Lei non vorrà offendersi nel sentirmi dire che le Sue argomentazioni sono l'esatta conferma - aggiuntiva - della "cecità" della fisica contemporanea di fronte alla lettura dei fenomeni fisici..."
Caro Prof. Palmieri, sapesse quanto si sbaglia! Non sono un difensore della scienza "normale", anzi, e' mia profonda convinzione che sia piu' che mai necessario un cambiamento di paradigma in molte delle discipline scientifiche (teoria della relativita', meccanica quantistica, cosmologia...). Mi piacerebbe che avvenisse questa rivoluzione, mi piacerebbe parteciparvi, ma da qui ad accettare una nuova teoria solo perche' e' nuova e dissacrante ce ne corre. Di sicuro rimango difensore di quello che e' stato sicuramente sancito da due millenni di sviluppo scientifico: il metodo e il rigore.
Ma veniamo alla nostra discussione. Lei dice ad un certo punto:"[la cometa] in allontanamento viene decelerata fino a una certa distanza dal Sole, dove la sua velocità tocca un minimo, che perciò rimane al di sopra del valore di ricattura da parte del campo solare: è cioè una "velocità di fuga". Da quel momento in poi la cometa sfugge definitivamente al Sole ed è risucchiata dai campi gravitazionali dell'universo esterno, che la accelerano a loro piacimentolungo la sua direzione di moto.."
Mi dispiace ma non funziona esattamente cosi'. Prima di essere risucchiata da qualcosa d'altro la nostra povera cometa dovrebbe viaggiare per almeno cinque anni luce. Tutto il viaggio si svilupperebbe in un ambiente praticamente privo di forze gravitazionali significative (tutte le parti dell'universo "tirerebbero" in modo equivalente da ogni parte). Quindi il paragone con la "repulsione" di un elettrone che si allontana accelerando da un corpo carico negativamente non regge: la cometa rallenta sempre piu', anche se sempre piu' lentamente, fino a raggiungere una velocita' praticamente stabile... fino a che non passasse in prossimita' di un altro astro. L'elettrone, invece, accelererebbe sempre, anche se sempre piu' lentamente.
E arrivo al punto finale: io saro' testardo ma l'esperimento per provare se esiste o no una forza repulsiva lo voglio fare con oggetti "fermi". Per questo non mi va certamente bene il suo esperimento con due correnti elettriche concordanti o discordanti: in questo caso si complica il tutto con effetti "collaterali" (campo magnetico...).
Perche' non usiamo qualche cosa di piu' semplice: un elettroscopio! Sulle due laminette d'oro ci sono un bel po' di elettroni, di qua e di la'. Gli elettroni possono svolazzare quanto vogliono all'interno delle lamine ma dal mio punto di vista le loro velocita' medie sono ZERO. Le lamine stesse sono ferme, solo che stanno separate tra loro, CONTRO la forza di gravita'.
Questa, ai miei occhi, e' pura "repulsione", e non riesco ad immaginare come lei possa spiegarla con l'introduzione di "velocita' di fuga" rispetto a forze puramente attrattive.
Mi dispiace non riuscire ad essere convinto dai suoi ragionamenti ma le mie esperienze giovanili con elettroscopi, magneti, palline di sambuco, mi obbligano a "credere" alle forze repulsive!
Mi scuso per il ritardo nel risponderle fino ad oggi e, in attesa di un suo prossimo commento, la saluto cordialmente.
 
Loris Crudeli
 
 
 
Napoli, 18 dicembre 1996
Caro Dott. Crudeli,
la Sua ultima del 14/12 mi offre l’occasione di riconoscerLe due ottime qualità che la critica troppo sbrigativa della lettera inviata ai miei due amici non mi aveva consentito di rilevare.
La prima è la Sua dichiarata disponibilità a sottoporre a riesame le dottrine correnti, non santificandole come di norma avviene e rifiutando preconcette chiusure verso tutto ciò che suona nuovo ed eretico al mondo accademico.
La seconda è la giusta diffidenza per la marea di idee "balzane" che sotto la veste del nuovo pretendono impossibili riconoscimenti di verità.
DandoLe atto di quanto sopra, devo però aggiungere che tali qualità restano vane senza una terza, che ho viva speranza di poterLe egualmente attribuire nello sviluppo ulteriore - se ci sarà - di questa nostra discussione. Ed è la capacità - da parte di uno spirito veramente libero e critico - di individuare in una tonnellata di roccia (quella delle idee "balzane") una eventuale pagliuzza d’oro che Le capitasse per caso nel Suo crivello di cercatore. Senza questa terza qualità le prime due è come se non esistessero: Lei passerà su un filone senza accorgersene.
Passo al commento da Lei chiestomi alla Sua osservazione relativa all’elettroscopio e alle correnti elettriche. La prego di non dimenticare che le mie critiche non sono rivolte alla Sua persona e alle Sue capacità professionali ma alla fisica contemporanea sottesa ai problemi che Lei mi propone e alle spiegazioni che essa dà dei fenomeni naturali. Tale fisica, nel caso che stiamo esaminando, Le suggerisce una risposta della quale è facilissimo dimostrare la totale erroneità.
Prima voglio dirLe che il passaggio dalla visione tradizionale delle cose a un’ottica scevra di pregiudizi è come mettere improvvisamente a fuoco uno scenario confuso da cima a fondo. Oppure, detto in altri termini, restare attaccati alla fisica ufficiale è come leggere "L’infinito" di Leopardi con gli accenti tutti sbagliati.
Lei, infatti, confonde tra loro, senza minimamente accorgersene, due situazioni radicalmente diverse. Vediamole a confronto.
Elettroscopio: Consideriamo prima gli elettroni e poi le lamine. Quella che Lei definisce velocità media delle particelle è in realtà il risultato di una somma vettoriale delle loro singole velocità, che essendo rivolte in tutte le direzioni daranno statisticamente un risultato algebrico nullo. Ora Lei, con tutta la buona volontà, non parteciperà a nessuna rivoluzione scientifica (come invece io Le auguro), se non si avvede che, al contrario, le velocità reciproche di ogni elettrone relativamente a tutti gli altri sono elevatissime e sono queste le "velocità di fuga" e non lo zero di media, che non conta assolutamente nulla ai fini del discorso gravitazionale. Quanto alle lamine, il loro divergere è dovuto al trascinamento delle nuvole di elettroni liberi in fuga vicendevole, circolanti nelle strutture atomico-molecolari dell’oro, e il fatto che sono "ferme" è dovuto all’ovvia condizione che sono legate alla base dalla forcina dell’elettroscopio.
Correnti elettriche parallele: In evidente, completa difformità dal caso precedente, tra due correnti parallele ed equiverse gli elettroni dell’una e dell’altra viaggiano in doppia cordata a velocità reciproche tutte effettivamente pari a zero (all’incirca, ovviamente): come quando Lei passeggia con la Sua compagna a braccetto e ognuno di voi due è "fermo" rispetto all’altro, pur continuando a camminare, con una velocità reciproca realmente eguale a zero, e così per qualsiasi altra coppia che proceda per la strada. È questa, esattamente, la condizione prevista dalla fisica unigravitazionale, ma anche da quella scolastica, perché si eserciti durevolmente l’effetto attrattivo tra le masse: quello che le fa collidere o orbitare reciprocamente (l’orbitazione è il limite di equilibrio tra le velocità di collisione e quelle di fuga), per cui i due fili elettrici paralleli tendono ad accostarsi l’uno all’altro.
Il vizio capitale della fisica moderna è sempre lo stesso: quello di avere occhi che non riconoscono più le cose quando le proporzioni usuali si alterano. Se non bastasse il discorso precedente, Le porterò un esempio che comprenda organicamente le due situazioni (correnti elettriche ed elettroscopio): quello di un corteo ordinato fatto di tante file parallele, che avanza per via Toledo verso piazza Plebiscito, dove alla fine confluisce. Quale che sia la velocità generale del corteo, ciascun elemento di esso ha una velocità relativa rispetto a qualsiasi altro elemento pari più o meno a zero (elettroni dei fili elettrici paralleli): questo è ciò che scientificamente definisce, in un insieme in movimento, - come dissi nella mia precedente lettera - la condizione per cui un elemento dell’insieme si considera "fermo" rispetto ad un altro. Allorché il corteo sarà tutto quanto sfociato in piazza Plebiscito e la gente vi stazionerà movendosi liberamente in ogni direzione (elettroscopio), la somma vettoriale di tutte le velocità delle singole persone sarà statisticamente pari a zero, come è dimostrato dal fatto che la gente non esce dalla piazza, ma sarà tutt’altro che zero la velocità di ognuno dei presenti nella stessa piazza rispetto a tutti gli altri.
Quanto infine al discorso della cometa e dell’elettrone a confronto, proporzionalmente al rispettivo ambito di riferimento (sistema solare e sistema dell’atomo), Lei forse, sconvolto dall’enormità dei Suoi cinque anni luce, avrà tradotto la mia espressione "a una certa distanza dal Sole" come "a breve distanza dal Sole", ancora una volta sottovalutandomi con un gioco di fantasia. Non devo perciò togliere una virgola a ciò che ho detto: velocità di fuga della cometa iperbolica rispetto al Sole, una volta toccato un limite tra l’attrazione solare e quella di "qualcos’altro", non importa dove sia questo limite e se la velocità della cometa rimanga per un certo tempo più o meno stabile nello spazio dove si realizza l’equilibrio (non l’annullamento) tra i campi gravitazionali dell’universo esterno, e infine risucchio con nuove accelerazioni gravitazionali da parte di quel "qualcos’altro" (Alpha Centauri o quello che Lei vuole).
E veniamo all’elettrone. Le domando: ha fatto il conto di quale sia il percorso dell’elettrone proporzionale ai cinque anni luce della "povera cometa", rapportando le dimensioni dell’atomo (dell’ordine dell’ Å ) a quelle del sistema solare (circa 12 miliardi di km)? Se non l’ha fatto, glielo dico io, pregandoLa di controllare: è di circa 4 decimillesimi di millimetro! Sfido ora Lei e la fisica in cui ancora crede a determinare con l’aiuto del principio di indeterminazione l’esatto comportamento dell’elettrone lungo questa distanza, appena esso fuoriesce dall’ambito delle strutture atomiche, per vedere se corrisponde a quello della cometa, come io sostengo (salvo - come già dissi - l’ordine delle velocità). Se non saprà darmi la risposta, aderisca al gruppo di Fisica nuova, per fare con noi la rivoluzione del terzo millennio. Ne avrei un sincero, grandissimo piacere.
Grazie e cordiali saluti
 
Renato Palmieri
 
E-Mail: repalmi@tin.it

 

A tutt'oggi il sig. Loris Crudeli non ha replicato.

 

2) Raffaella Raschellà

 -----Messaggio originale-----
Da: Maurizio Raschellà <
pioppo@altrimedia.it>
A:
rpalmieri@vesuvio.synapsis.it <
rpalmieri@vesuvio.synapsis.it>
Data: martedì 17 febbraio 1998 10.43
Oggetto: riguardo alla teoria unigravitazionale
Gentile signor Palmieri,
ho scoperto per caso il suo sito qualche giorno fa, e sono rimasta immediatamente interessata da un argomento di cui non avevo mai sentito neppure accennare: certo, del fatto che si sta cercando di unificare la gravitazione con le altre forze, e che per questo si pensa necessario un acceleratore di potenza al giorno d'oggi impensabile, mi era capitato di leggere già dai tempi del Liceo (come se fosse tanto tempo fa: frequento semplicemente il secondo anno del Corso di Laurea in Fisica), ma nessuno mi aveva mai detto che esiste una teoria che ha già unificato tutto, e in modo apparentemente così semplice.
Devo dire che quello che mi ha colpito di più sono stati i dati oggettivi (non sapevo che la relatività non funziona con Marte come fa invece con Mercurio, né che il principio di Galileo si è dimostrato non valido, tanto per fare qualche esempio), mentre le spiegazioni dei fenomeni date alla luce della sua teoria mi hanno interessato più che altro come esercizio di logica (non può certo sostenere che io sia attaccata alle teorie odierne perché è una vita che le sento e le uso, visto che molte non le ho ancora neanche studiate approfonditamente ma solo qualitativamente, ma il recupero dell'etere, non le sembra di aver esagerato?); mi hanno invece indisposto i suoi modi di fare: il tono della sua esposizione è quello di uno che pensa di detenere la verità, più adatto a un predicatore che a uno scienziato. Anche se la sua teoria funzionasse meglio di quelle attuali, chi le dice che un cambiamento così radicale nel modo di studiare il mondo avrebbe solo vantaggi? Perché si ostina a pensare che la scienza attuale faccia di tutto per non dover accettare i cambiamenti? Non mi pare che Einstein, o Bohr, o Schrodinger, o Heisenberg, siano stati denigrati in nome della fisica classica: se la fisica ha accettato una rivoluzione (o lei pensa che sia stato un semplice avanzamento graduale?) all'inizio del secolo, perché non dovrebbero rifarlo all'inizio del nuovo millennio, se lo ritenesse utile?
Ci devono essere motivi per cui la sua teoria convince ancor meno di quella attuale.
Personalmente non sono in grado di criticare dei punti della sua teoria, ma solo di chiedere alcuni chiarimenti.
Davvero pensa che gli elettroni di due fili rettilinei paralleli percorsi da corrente opposta continuino a scambiarsi nei due fili, con continui "giri di boa" come fa la cometa a orbita aperta con il Sole, e che quindi la velocità risultante di ogni filo sia antiparallela a quella dell'altro?
Perché, guarda caso, quando dà la sua spiegazione della pulsazione delle stelle, dice che non si può verificare perché la zona di sovrapposizione delle onde è larga svariati anni luce, mentre per spiegare le anomalie del campo magnetico di Giove rispetto al modello teorico queste zone si riducono miracolosamente di quello che serve per combaciare con l'osservazione?
Perché nella sua critica alla fisica odierna sente il bisogno di far passare per errori anche quelli che non lo sono? Non è vero che gli scienziati stanno cercando il monopolo magnetico perché pensano che esista, visto che esistono quelli elettrici: tutti sanno che un'eventuale osservazione di un monopolo magnetico farebbe crollare (o solo vacillare, se volessero metterci una toppa fittizia) la teoria attuale dell'elettromagnetismo.
Io non sono favorevole a nessuna teoria, le mie domande non vogliono difendere le spiegazioni ufficiali, ma vogliono solo permettermi di capire meglio un punto di vista interessante.
La ringrazio se vorrà prestarmi la sua attenzione nonostante io non abbia la preparazione adeguata per portare avanti una discussione per lei stimolante.
Spero di ricevere una sua risposta,
Raffaella Raschellà
pioppo@altrimedia.it
 
Gentile signorina Raschellà,
la Sua lettera mi è giunta molto gradita, in primo luogo perché dimostra che Lei ha letto con notevole attenzione le mie pagine prima di criticarle, e poi perché - contrariamente a quanto Lei mi dice - è sempre stimolante discutere con una persona che almeno accetta di confrontarsi con idee nuove: il che è molto più raro di quanto forse Lei pensa.
Per cominciare, sceglierei la Sua obiezione relativa al fenomeno della pulsazione e al campo magnetico di Giove, perché la risposta è così banalmente facile, che si pone con essa un problema psicologico riguardante la condizione da me definita "ipnotica" in cui anche persone intelligenti e preparate si vengono a trovare per riverenza, generalmente inconscia, verso la scienza ufficiale.
Devo prima precisare, anche se ciò non è influente sul problema, che si tratta di due fenomeni completamente diversi, perché le bande magnetiche di un astro qualsiasi ruotano con l'astro, mentre le "soglie critiche di pulsazione" sono relativamente fisse nello spazio. Si può, tuttavia, nella risposta prescindere da ciò, perché le une e le altre hanno forma grosso modo consimile.
Lei ricorderà che Van Allen ha parlato di una distanza della sonda da Giove di circa 6 milioni di chilometri, quando gli è sembrato che essa impazzisse. Orbene tale distanza corrisponde a 20 secondi-luce: ciò significa che anche le bande magnetiche sono dell'ordine di grandezza dei secondi-luce e vengono attraversate dalla sonda in tempi sperimentabili, come ha riscontrato Van Allen. Ne consegue, in paragone, che le bande di pulsazione di astri distanti anni-luce come le "pulsar" sono proporzionalmente dell'ordine di grandezza degli anni-luce e i tempi del loro attraversamento da parte di una sonda alle velocità oggi ipotizzabili sono dell'ordine di milioni di anni.
Mi consentirà di non seguire nelle risposte l'ordine delle Sue domande. Non mi è chiara la Sua obiezione relativa al "monopolo" magnetico. La ricerca di esso risponde al concetto di simmetria delle equazioni di Maxwell rispetto a magnetismo ed elettricità e quindi è in perfetta armonia con l'elettromagnetismo ufficiale, al contrario di quanto Lei mostra di pensare. La caccia al monopolo rientra nel vizio di voler inventare delle fisiche su fantasie matematiche invece di usare la matematica come strumento della fisica.
Circa l'etere e il mio "esagerare", cosa vuole che Le dica? Provi a cambiargli nome. Sulle mie pagine c'è la storia precisa della sua scomparsa fittizia e della sua necessità. Le rilegga e ci rifletta. Ogni rivoluzione è costretta ad esagerare.
Quanto agli elettroni, vedo che un po' si sta familiarizzando, forse suo malgrado, col linguaggio unigravitazionale, anche se mi fa la domanda con aria scandalizzata: "Davvero Lei pensa...?" Ebbene sì, lo penso. Del resto, domandi ai Suoi docenti una qualsiasi reale spiegazione del comportamento degli elettroni nel caso delle correnti parallele. Le segnalo, inoltre, "Colloqui con i critici" nella sez.VI, dove ci sono sugli elettroni osservazioni importanti.
Ma veniamo a quella che io ritengo la parte più interessante delle Sue critiche, e che si può definire di "filosofia della scienza".
Dunque, io uso "il tono di chi pensa di detenere la verità, più adatto a un predicatore che a uno scienziato". In queste Sue parole ci sono alcune caratteristiche che Lei ha assunto inconsciamente da una precisa astuzia del potere accademico contemporaneo.
La prima è il discredito per l'idea di "detenere la verità". La scienza moderna ha deciso che la verità è irraggiungibile, che non si possa far altro che ricercarla indefinitamente. Ma, attenzione, essa fa anche in modo da indurre i profani a ritenere assolutamente vere e inconfutabili le sue dottrine, escludendoli - appunto in quanto "profani" - da ogni possibilità concreta di un loro controllo. Tutti i nomi da Lei citati (Einstein, Heisenberg, ecc.) sono oggetto di un culto feticistico, come dimostra il fatto che, per esempio, Einstein è diventato sinonimo di un'intelligenza suprema, di un genio assoluto: "Quel ragazzo è un Einstein!".
Il meccanismo di tale culto si è sviluppato in un clima storico e culturale di irrazionalità diffusa ed è stato alimentato dalla stessa assurdità fantastica di quelle teorie. Intorno ad esso si sono poi coalizzati formidabili interessi di carattere economico-politico.
Bene, io sono un "predicatore", che sostiene 1) che la "verità" - quella fisica - esiste; 2) che essa è semplice e universale; 3) che lui l'ha scoperta; 4) che domani si dovrà dire: "Quel ragazzo è un Palmieri! ".
La saluto cordialmente.
Renato Palmieri

 

3) Umberto Bartocci

Return-Path: Received: from cartesio.dipmat.unipg.it ([141.250.5.2]) by fep09-svc.tin.it (InterMail vM.4.01.02.27 201-229-119-110) with ESMTP id <20000605190649.JMOC14891.fep09-svc.tin.it@cartesio.dipmat.unipg.it> for ; Mon, 5 Jun 2000 21:06:49 +0200 Received: from dipmat.unipg.it (bartocci.dipmat.unipg.it [141.250.5.21]) by cartesio.dipmat.unipg.it (8.9.3/8.8.7) with ESMTP id VAA24573 for ; Mon, 5 Jun 2000 21:06:25 +0200 Message-ID: <393BF867.54865B66@dipmat.unipg.it> Date: Mon, 05 Jun 2000 20:58:48 +0200 From: umberto bartocci X-Mailer: Mozilla 4.06 [en] (Win95; I) MIME-Version: 1.0 To: repalmi@tin.it Subject: Manifesto del Fronte Antirelativistico... Content-Type: text/plain; charset=us-ascii Content-Transfer-Encoding: 7bit

Caro Professore, solo recentemente alcuni amici mi hanno segnalato la lettera aperta "a un matematico, a un fisico a uno storico della scienza" contenuta nel suo sito, lettera che non mi era mai stata inoltrata personalmente, e mi era nella sua diffusione "pubblica" completamente sfuggita (non "navigo" molto in Internet, passo gia' troppo tempo davanti al PC a rispondere alla posta). Mi scuso quindi per non averle mai risposto prima, ma lo faccio adesso appena posso, dopo aver discusso un poco del contenuto del suo "appello" con altri colleghi. Lei ricordera' infatti che io discuto con i "dottori di Salamanca", non per essere da questi autorizzato a qualche pubblicazione (sono ordinario da quando avevo 30 anni), o ricevere qualche forma di riconoscimento, ma solo perche' mi piace mettere alla prova quello che ho elaborato presso le uniche persone che comunque posseggono le necessarie competenze scientifiche (e che non sono sempre in "cattiva fede", ritengo che certe questioni siano effettivamente difficili). L'illusione di aver "risolto tutto" senza confrontarsi con l'esterno, valutandone attentamente le obiezioni, e' di grosso ostacolo a quel progresso (o "ravvedimento") della "filosofia naturale" che ad entrambi sta a cuore. Cio' detto, posso girarle il parere che ho ricevuto sul suo "Manifesto del Fronte Antirelativistico", relativo al modo con cui sono caduti i frammenti della cometa Shoemaker-Levy su Giove. Debbo dire che ero rimasto invero stupito che si fosse riusciti a passare sotto silenzio una cosi' eclatante violazione di un principio tanto fondamentale, ma e' stata contrapposta immediatamente alle sue argomentazioni la seguente obiezione (che e' del tipo che anch'io sospettavo e che, a prima vista almeno, appare fondata). Il problema e': per poter concludere nel senso da lei ipotizzato, bisognerebbe conoscere meglio le modalita' con cui la frammentazione del nucleo della cometa e' avvenuto. In altre parole, lei avrebbe ragione se i vari pezzi fossero stati dotati tutti, ab initio, della stessa velocita' iniziale, ma possiamo essere sicuri che sia stato cosi'? Come mi e' stato detto, si sarebbe trattato invece assai verosimilmente di un "effetto granata": i frammenti piu' piccoli sono stati espulsi prima e piu' velocemente dopo l'esplosione dei gas contenuti nel nucleo della cometa per effetto dell'interazione con il campo gravitazionale gioviano. Eventuali violazioni del principio di equivalenza (che restano ancora possibilissime, intendiamoci) non c'entrerebbero per niente, o almeno il fenomeno che lei indica non ci darebbe ancora tale certezza DA SOLO, senza essere accompagnato dalle necessarie ulteriori specificazioni di tipo meccanico. Per quanto mi riguarda, non ho mai ritenuto la falsificazione del principio di equivalenza indispensabile per la scomparsa della relativita', quanto piuttosto la falsificazione del principio di relativita' stesso, che mi sembra maggiormente costituire il "cuore" della teoria, non trova anche lei? In conclusione, continuo a ritenere che i fondamenti della fisica vadano completamente rivisti - e nello stesso senso che lei indicava nella sua lettera di un anno fa, prima del convegno bolognese - ma anche che la strada e' molto difficile da percorrere per chi e', come noi siamo, senza mezzi e senza qualificazione specifica (non si puo' trascurare il valore della conoscenza che si acquisisce attraverso anni spesi sul campo; io stesso purtroppo ho studiato troppa matematica pura per tanto tempo, anziche' fisica). Inoltre, sono persuaso che piu' che nuove "interpretazioni", in ogni caso sempre benvenute, siano indispensabili invece nuove chiare osservazioni sperimentali, come avrebbe potuto invero essere quella sulla cometa, se non fosse stata impugnabile nel predetto modo (sarei curioso di sapere se anche da altre parti le e' pervenuta la stessa obiezione). Sperando di averle fatto cosa utile, e in attesa eventualmente di una sua replica con cui controbattere l'obiezione sopra illustrata, le invio molti cordiali saluti, ed auguri per qualche successo nella sua meritoria impresa di restituire cartesiana limpidita' ai fondamenti della fisica, 
                        il suo Umberto Bartocci
Umberto Bartocci Dipartimento di Matematica Universita' di Perugia 
06100 - Italy http://www.dipmat.unipg.it/~bartocci
 
Napoli, 7 giugno 2000
Caro Prof. Bartocci,
la mia risposta alla sua cortese lettera sarà in parte di metodo, in parte di contenuto. Dunque, il problema posto dai miei rilievi sulla caduta della cometa Shoemaker-Levy era di così scarsa importanza, che nessuno dei fisici dotati di sacrosanta "qualificazione specifica" ci aveva mai pensato, intenti com'erano a godersi gli spruzzi di quella caduta sulla superficie di Giove, mentre uno sprovveduto Pinco Pallino li metteva nella necessità di consultarsi per dare a lei matematico, colpito dal valore dell'osservazione, una qualche motivazione fisica di quell'evento. Sta di fatto che la conclusione degli intramontabili (insisto) "dottori di Salamanca" è contrassegnata da espressioni di grande sicurezza teoretica, come "bisognerebbe conoscere meglio le modalità", "assai verosimilmente", "obiezione che, a prima vista almeno, appare fondata" ed altre simili, sempre al condizionale .  A confronto con tutta questa scienza infusa, che a posteriori e col cappio al collo ha l'alzata d'ingegno di ipotizzare un fantomatico "effetto granata", quel medesimo Pinco Pallino, a priori , e cioè ventun anni prima che la cometa cadesse, aveva profetizzato (v. sez.XI) le precise modalità con cui un evento del genere avrebbe dovuto verificarsi. Questa insignificante previsione veniva fatta sulla base di una già completa concezione cosmologica, che unificava i comportamenti di un campo gravitazionale e di un campo magnetico, e che si corroborava con le arcinote traiettorie dei frammenti meteoritici, per i quali nessuno si era mai sognato di parlare di un "effetto granata".
Ciò premesso sul metodo di un serio approccio scientifico al problema, passando brevemente al merito fisico dell'evento, un'ipotesi "esplosiva", a parte la sua totale arbitrarietà sul piano osservativo, non può conciliarsi con lo sgranarsi a forma di collana - lunga oltre un milione di chilometri e orientata regolarmente in direzione di Giove - dei frammenti del nucleo cometario.
La sua lettera, peraltro, offre spunti di riflessione forse più importanti della stessa discussione propriamente fisica. Non le nasconderò il mio dissenso su alcune questioni pregiudiziali, che - a mio avviso - discriminano l'efficacia e l'inefficacia della contestazione alla fisica moderna. Una proposizione come "chi è, come noi, senza mezzi e senza qualificazione specifica" non solo è riduttiva nel suo evidente rammarico per la mancanza di un curriculum professionale, ma - per quanto mi riguarda - è la fortunata ragione del fatto che io possa dirmi oggi un fisico nell'unico valore esatto del termine, non essendo caduto nella trappola d'un indottrinamento precostituito su basi che sono a un tempo empiriche e teoreticamente fantastiche. Non riesco a comprendere come ci si possa confrontare utilmente con un mondo di "competenze scientifiche" capace di accogliere e discutere come una verità "fisica" il fatto che una regione di spazio possa contenere meno di nulla, come si può leggere sul numero di marzo di LE SCIENZE. 
Un altro punto di serio dissenso sta nell'inseguimento di "prove sperimentali" che falsifichino la relatività. E' questa la strada più sicura per andare su e giù all'infinito con gli arzigogoli degli orologi e dei gemelli. La relatività non esiste più: l'universo la smentisce, se lo si legge non da analfabeti; si faccia su di essa la scommessa di Pascal all'inverso. Chi ci crede, vada con lei e buon pro gli faccia. Noi andiamo da un'altra parte.

La saluto col più grande affetto.

         Renato Palmieri

P.S. L'importanza che attribuisco alla corrispondenza che ho l'onore di
intrattenere con lei da diverso tempo m'induce a dare ad essa il giusto
rilievo col riportarla nella sezione "Colloqui con i critici" del mio sito.