Manifesto del Fronte Antirelativistico

L'idea che la teoria della relatività richieda ai suoi avversari particolari sottigliezze per essere contestata e particolari controesperimenti per essere "falsificata" si è molto diffusa, per imbonimento dei sostenitori o per timidezza degli altri, paralizzando quasi universalmente le capacità argomentative degli antirelativisti. Se questi sgombrassero dalla propria mente una tale radicata suggestione, apparirebbe loro con tutta evidenza la rozzezza di quella dottrina, nella sua incapacità di interpretare in modo "fisico", cioè - etimologicamente - "naturale", fenomeni solo in apparenza anomali, ma perfettamente e anche facilmente riconducibili a una chiara razionalità "euclidea" e "cartesiana". Ma il vero problema è che si conceda a una teoria come quella einsteiniana di continuare ad ostentare arrogantemente le sue pretese scientifiche, benché siano più volte caduti nell'osservazione e nell'esperienza i suoi presupposti teorici, salvandola con le tecniche del rabberciamento e della sordina. Il Gruppo Fisica Nuova di Napoli ha concentrato, col Manifesto che segue, il suo attacco contro il cardine della teoria, costituito dal "principio di equivalenza", che - tra la curiosa disattenzione dei teorici - è stato dimostrato falso senza ombra di dubbio da uno straordinario quanto provvidenziale evento astronomico: l'impatto con Giove della cometa Shoemaker-Levy nel 1994, del quale si è già sufficientemente discusso in altri luoghi di questo sito (sez.II, cap.VI Gravità - Massa e sez.V La gravità e le altre "forze"). Il Manifesto, intitolato "Atto di Morte della Relatività", si propone di costituire un unico fronte antirelativistico, perché, a forze unite, sia eliminato nel minor tempo possibile il predominio insolente di una dottrina che ha afflitto rovinosamente il pensiero scientifico di un intero secolo.

A tutti i destinatari del Manifesto si chiede di diffondere la presente comunicazione per la più rapida presa di coscienza da parte della comunità scientifica. Sarà espressione di pura ostinazione intellettuale proseguire nel sostegno di una teoria, che ha perduto con evidenza immediata il suo fondamento, insistendo su "prove" che non lo hanno più come supporto e che, di conseguenza, perdono tutte automaticamente qualsiasi validità. 

Atto di Morte della Relatività (Giove, 16-20 luglio 1994)

Alla generale attenzione di astrofisici, fisici teorici, matematici.

La caduta su Giove della cometa Shoemaker-Levy avvenuta nei giorni dal 16 al 20 luglio del 1994, con i connessi fenomeni di carattere gravitazionale, ha segnato con assoluta certezza il crollo del pilastro fondante della Relatività: il cosiddetto "principio di equivalenza" tra massa inerziale e massa gravitazionale. Di conseguenza, tale evento deve considerarsi come quello che sancisce la fine senza appello della teoria relativistica e di tutte le sue derivazioni.

1) La frammentazione del nucleo della cometa, nei mesi precedenti all'impatto, dava inizio al suo progressivo sgranarsi, con un continuo estendersi della "collana" di piccoli nuclei durante l'avvicinamento a Giove, per una lunghezza di oltre un milione di chilometri. Ciò ha dimostrato, senza possibilità di dubbio, che il "principio" di origine galileiana della eguale accelerazione dei gravi in un campo gravitazionale era solo approssimativamente valido su brevi distanze, ma del tutto falso su distanze planetarie.

2) L'accelerazione gravitazionale è maggiore sui corpi minori, che acquistano pertanto una velocità maggiore, distanziandosi nella direzione di moto da quelli di massa maggiore, e cadono prima: questo è stato, in generale, il risultato dell'impatto su Giove dei frammenti della cometa. Il frammento più grosso è caduto sul pianeta l'ultimo giorno del periodo sopra citato. Nessun tentativo formalistico vale a mascherare questa realtà del fenomeno.

3) I punti precedenti sono, del resto, una precisa conferma di quanto già si sapeva sulla frammentazione meteoritica: le parti più grandi di un meteorite che si spezza hanno un percorso più lungo sulls traiettoria di caduta e toccano il suolo dopo quelle più piccole.

4) Gli stessi punti sono, altresì, una diretta conferma di ciò che aveva rivelato nel 1986 la revisione da parte di fisici americani degli esperimenti di Eötvös pubblicati nel 1922. Ne diede notizia la rivista Physical Review Letters il 6 gennaio 1986, suscitando un grande clamore: di due masse diverse, la minore cade prima e il risultato è anche in relazione alla composizione materiale dei corpi. Si cercò allora di salvare la Relatività, ipotizzando assurdamente una "Supercarica" o "Quinta Forza", che agirebbe in senso antigravitazionale di più sulla massa maggiore, trattenendola. Successivamente, si è preferita l'altra tecnica: quella di ridimensionare o far dimenticare l'incidente.

5) Il campo gravitazionale, a differenza di quanto si è ritenuto da Galileo ad Einstein, opera, in realtà, come si rivela su distanze cosmiche, con modalità del tutto analoghe a quelle di uno spettrografo di massa, che accelera e incurva di più le particelle più piccole rispetto a quelle maggiori.

Crollato in modo incontrovertibile il "principio di equivalenza", fondamento della teoria di Einstein, in base a queste considerazioni rigorosamente fisiche e interconnesse, non rimane che liberare il terreno in via immediata da tutte le scorie del pensiero relativistico, decretando la fine della Relatività e l'autosufficienza di una "fisica naturale" per l'interpretazione dei fenomeni dell'Universo.

Napoli, 10 Giugno 1999

repalmi@tin.it

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