Buongiorno e benvenuti.

 

Innanzitutto sento il dovere di ringraziare l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, l’editore “Arte Tipografica” e soprattutto il prof. Gargano per aver permesso la realizzazione di questo libro nella stessa identica  veste tipografica concepita dal sottoscritto e dall’autore, Renato Palmieri, lungo l’arco di quasi tre anni.

 

Come dire: il braccio e la mente hanno funzionato.

 

Ed a questo punto mi viene da sorridere: sì, mi fa sorridere il fatto che ci siano tre fisici a presentare il libro di fisica scritto da un prof. di latino, di greco, di…filosofia; ma non è la prima volta che i non addetti ai lavori hanno intuizioni folgoranti. La storia della fisica  è piena di questi esempi.

 

E siccome ho sempre considerato la fisica come filosofia, cioè come sforzo interpretativo della realtà che ci circonda, ecco che il libro di fisica del professore di filosofia trova qui, in questa sede, il suo habitat naturale.

 

È noto che le nuove teorie, quelle soprattutto che contestano i dettami della cosiddetta “Scienza Ufficiale” sono sempre osteggiate dalle persone benpensanti anche perché capita spesso che diventino il centro motore di associazioni a sfondo esoterico che abbracciano i vari campi della magia, dell’astrologia, dell’occultismo in generale, di quelle discipline insomma, che bussano al tempio della succitata scienza ufficiale per avere un riconoscimento che non potrà mai avvenire e questo, si badi bene, non per cattiva volontà ma per reale incapacità.

 

Potrebbe essere questo il caso di Renato Palmieri?

 

No e per un semplice motivo: l’ equazione cosmologica che esiste in natura è l’esoterismo stesso, quello cercato da Pitagora, da Talete, da Euclide e dallo stesso Newton.

E paradossalmente Renato non ha scoperto nulla, è stata la stessa  legge nascosta che si è manifestata a Renato Palmieri.

 

 

A prima vista questo discorso potrebbe sembrare alquanto pretenzioso, o addirittura epifanico, ma se è vero che la ricerca scientifica non è mai neutrale, ma risponde sempre alle sollecitazioni socio-economiche delle società che la esprimono e che ogni ricercatore porta nelle proprie teorie il suo vissuto, è anche vero che la visione cosmogonica della Fisica Unigravitazionale affonda le sue radici in un passato astorico e atemporale: è la legge di composizione di tutte le forme naturali. La sua formulazione geometrica e matematica la rendono unica nel panorama di tutte le altre teorie non ufficiali fra le quali possiamo citare quelle di Todeschini, Reich etc.

 

Ho parlato di visione cosmogonica: ma come è fatto l’universo di Renato?

Renato è un creazionista o un evoluzionista?

Il suo è un universo stazionario o è in fuga fra le galassie?

 

L’interpretazione, da parte dell’autore, della parabola dei 5 pani e dei 2 pesci, numeri questi della serie del figlio di Bonacci, del  RE RER  del Palazzo Lallemant di Bourges, la corrispondenza del numero di Fidia al pigreco della Grande Piramide, ci fanno intendere il disegno intelligente, la teleonomia, la finalità di un unico progetto stazionario e creazionista anche se molto diverso da quello di Fred Hoyle, della creazione costante.

 

Infatti, come l’insetto segue la sua curva di avvicinamento alla sorgente luminosa e non ha, quindi, gli occhi storti, così la materia s’inserisce nella rete viaria del campo gravitazionale rispettando lo schema già presente all’atto della creazione, all’atto del primo soffio vitale.

 

Monod, Einstein, i Darwinisti, non Darwin, siedono al banco degli imputati.

 

Ma quali sono le implicazioni pratiche della nuova teoria?

 

Forse la domanda non ha ragione di esistere: l’Architetto vede il disegno e la Natura, nel senso più lato del termine, comprendendo, quindi, anche l’Uomo, costruisce.

 

E se da questo passato atemporale e astorico ci giungono le pile di Bagdhad, le lampade di Denderah, il computer di Antikitera, i dischi di Phaistos, io vi dico che in questo libro è presente il tappeto volante delle Mille e una Notte.

 

A Voi scoprirlo.

 

Luciano Cattaneo

 

Napoli, 20/01/2007