§ 1. La geometria universale della funzione ondulatoria gravitazionale e la sua
scansione temporale (frequenza) sono impresse nella legge strutturale della
particella elementare. Che così debba essere, solo l'ottuso empirismo della fisica
odierna poteva non pensare e vedere. Noi abbiamo rimandato alla sez.IV la descrizione del
meraviglioso congegno che all'interno dell'orizzonte fotonico produce gli straordinari
effetti qui di seguito illustrati. E' del tutto inutile rifiutare come
"impossibili" tali effetti via via che andremo a descriverli, perché la loro
assoluta realtà è dimostrata dalla innegabile verità naturale di tutto il
discorso che ne consegue. Per una precisa legge di composizione geometrica, che daremo in
seguito, vedremo originarsi dalle onde fotoniche quelle dell'intero universo, fino alla
gravitazione delle galassie e degli ammassi di galassie.
Fig.1
Fig.2
§ 2. Il centro dell' "organismo fotonico", rappresentato nelle figure 1 e 2
dal centro dell'orizzonte fotonico non perturba, dunque, l'etere in modo simmetricamente
concentrico, secondo la maniera istintiva di concepire un fenomeno ondulatorio, ma con un impulso
insufflante. L'onda - di forma sferica - viene, cioè, "soffiata", a
somiglianza di una bolla di sapone che si gonfia dal foro di una cannuccia. Immaginiamo,
appunto, una cannuccia ideale con un foro laterale dal quale si accresce progressivamente
la bolla, insufflata da un estremo della stessa cannuccia. Immaginiamo nel contempo di far
ruotare la cannuccia perpendicolarmente a un piano passante per il foro (qui il piano
dello schermo): avremo la fig.1, nella quale la cannuccia è un asse polare ideale,
perpendicolare al piano dello schermo nel centro del fotone; l'onda è una sfera, tangente
interna all'orizzonte fotonico (posizione iniziale), vista in proiezione circolare sul
piano dello schermo, con due fronti di compressione - esterno e interno -
rappresentati da due sfere non concentriche (viste sempre in proiezione circolare). Queste
limitano tra loro una intercapedine sferica, avente uno spessore radiale
decrescente dal punto di insufflazione fino a un minimo nel suo antipodo, segnato
dall'estremo del diametro dell'onda.
Convenzionalmente chiamiamo polo Nord l'estremo della cannuccia ideale che
"vede" il senso antiorario della rotazione; polo Sud è quello
opposto, che ne vede il senso orario. Il piano passante per il foro (il piano dello
schermo) è il piano equatoriale dell'onda, che viene da esso divisa in due
emisferi.
§ 3. La posizione iniziale dell'onda - di tangenza interna - corrisponde all'istante
di emissione. Il fotone, supposto in rotazione visualmente antioraria intorno al
proprio asse (la "cannuccia"), ha insufflato fino a quel momento al proprio
interno l'onda lungo un raggio, trascinandola solidalmente alla propria rotazione con la
stessa velocità angolare. Il momento della massima espansione dell'onda entro l'orizzonte
fotonico è quello dell'emissione: l'onda diviene autonoma dal centro fotonico (che
continua il suo moto traslatorio nello spazio), conservandone il doppio impulso espansivo
e rotante, ma non la velocità angolare costante. Questa si modifica in una velocità
spirale costante - lungo una spirale logaritmica - dell'antipodo del centro di
insufflazione, il quale non è più il centro fotonico ma un punto geometrico assoluto
dello spazio, intorno al quale l'onda ruota indefinitamente, mentre continua ad
espandersi, sempre analogamente all'espansione unidirezionale di una bolla di sapone dal
foro della cannuccia.
§ 4. La fig.1 mostra, dopo l'istante dell'emissione due successive posizioni della
stessa onda separate da tempuscoli eguali, con la spirale logaritmica tracciata
dall'equazione cosmologica come percorso seguito dall'estremo del diametro dell'onda a
velocità spirale costante: i due archi di spirale, rettificati, sono linearmente
eguali.
Si deve intendere che, mentre l'onda ruota dalla posizione di emissione alle
successive, il centro fotonico si va spostando nello spazio, e pertanto la circonferenza
rossa del suo orizzonte dovrebbe seguirlo: cosa che, ovviamente, non appare nella figura.
Ma avremo modo di mostrare in appresso anche graficamente la realtà del fenomeno.
§ 5. Il programma calcola il volume iniziale dell'intercapedine sferica per
determinati parametri esemplificativi e lo mantiente costante durante la propagazione
dell'onda. Ciò significa, come appare evidente dalla figura, che diminuisce
continuamente, a misura che l'onda si propaga, lo spessore radiale dell'intercapedine per
corrispondenti punti dell'onda.
Il volume dell'intercapedine corrisponde all'intensità gravitazionale globale dell'onda,
che è dunque costante nel corso della propagazione (salvo che dopo ogni evento di
"pulsazione": sez.I, pagina 4 "Ed ecco quindi...", cap.II). Lo
spessore radiale della stessa intercapedine corrisponde, invece, all'intensità
gravitazionale puntuale, che diminuisce progressivamente per punti corrispondenti
della superficie dell'onda durante la propagazione. Su ogni onda lo spessore radiale, e
quindi l'intensità puntuale, ha un massimo nel punto di insufflazione e decresce fino a
un minimo nel suo antipodo.
§ 6. Il significato fisico di quanto detto finora è chiarissimo e in perfetta
rispondenza ai dati dell'esperienza più comune. Spieghiamo ora funzionalmente il fenomeno
della gravitazione, che per la fisica ufficiale è quanto di più misterioso e
inconcludente si possa almanaccare. Il colmo del ridicolo si è raggiunto con quella vera
insulsaggine che è lo "spazio curvo" einsteiniano, che tutti fingono di capire,
ma nessuno sa cosa voglia dire. Si capirà finalmente il significato propriamente fisico
del concetto di "forza" che la fisica tradizionale è nella dichiarata
impossibilità di definire (sez.I, pagina 1 "Perché la fisica...",
cap.I).
L'intercapedine sferica è fisicamente una zona di rarefazione dell'etere, la
quale si estende tra due fronti compressi, come prima si è detto: essa determina un
"pendio gravitazionale" col proprio allargarsi verso il punto di insufflazione a
procedere dal suo antipodo - con effetto, quindi, attrattivo centripeto - ed è la
sola strada percorribile dai centri fotonici esterni nei loro moti spaziali. Le onde
gravitazionali sono una "rete viaria" che i fotoni si lanciano reciprocamente,
percorrendola esclusivamente lungo archi e intersezioni di onde prodotte dagli altri
fotoni.
§ 7. La fig.2, in apparenza poco diversa dalla 1, mostra un aspetto distinto del
fenomeno: quello della frequenza, ovvero del ritmo di emissione delle onde da parte
del fotone, Si rappresentano, cioè, non tre posizioni di una stessa onda successive nel
tempo, ma tre onde emesse successivamente, distanti di un eguale tempuscolo l'una
dall'altra.
Bisogna però avvertire che, in questo caso, il disegno è solo esemplificativo e non
corrisponde proporzionalmente al ritmo effettivo dell'emissione fotonica, che verrà
precisato solo nella sez.IV. Inoltre viene ipotizzata nella figura una situazione ideale,
cioè quella di un centro fotonico fermo nello spazio, con onde che, una volta emesse, si
propagano ruotando intorno a uno stesso punto di insufflazione, e quindi con un piano
equatoriale comune (il piano dello schermo). Si tratta di un caso limite, che tuttavia
torna utile considerare per le sue conseguenze nelle complicazioni naturali del fenomeno,
come si vedrà in seguito.
§ 8. Nella figura 2 non si disegnano più i diametri ideali delle onde o delle loro
posizioni, come in fig.1, ma le loro intersezioni reali. Queste sono, nello
spazio tridimensionale, delle circonferenze, le quali, proiettate sul piano equatoriale
della propagazione (qui, il piano dello schermo), appaiono come segmenti che uniscono i
punti di intersezione tra le circonferenze equatoriali di onde successive. Tali segmenti
sono, in realtà, identificabili con i diametri delle circonferenze di intersezione tra
onde sferiche successive: in fig.2 essi sono due, tra prima e seconda onda e tra seconda e
terza. (Si faccia attenzione, peraltro, all'ordine temporale: l'onda più antica è la
più grande; l'ultima in senso cronologico è quella in emissione, interna all'orizzonte
fotonico).
Si tratta di un elemento importantissimo, perché le circonferenze di intersezione tra
onde sono il luogo geometrico di passaggio da onda a onda della materia attratta verso
quella attraente. Senza di esse sarebbe impossibile il transito gravitazionale dei centri
fotonici nella rete viaria di cui al § 6, poiché i moti gravitazionali si svolgono solo
entro le intercapedini sferiche delle onde e le loro intersecazioni spaziali. Per questo
abbiamo definito l'etere un "mezzo intermateriale": la materia, costituita solo
da centri fotonici, scorre esclusivamente all'interno delle zone di rarefazione
dell'etere, tra i due fronti compressi delle onde.
§ 9. La finestra Visualizza Valori fornisce momento per momento i dati
matematici del procedimento geometrico in corso. Tralasciamo per ora la loro
illustrazione, che effettueremo appena ciò sarà opportuno.