Teleo-evoluzione: le prove dal programma "Olopòiema" (sez. III)

                                                                                                                         di Renato Palmieri

§ 1. Propriamente tutta la presente opera è prova del concetto nel titolo: tutte le forme derivano finalisticamente (greco teleios) da una sola forma primigenia, quella fotonica, dalla quale evolvono in molte separate direzioni naturali, ritrovandosi infine parallelamente in specie di diversa derivazione filogenetica. Il che esclude ogni teoria di casualità selettiva, perché la selezione tra fatti già casuali si ripeterebbe identica in una molteplicità di sviluppi evolutivi.

Il primo esempio del concetto di teleoevoluzione si trova nel citato capitolo Contro il neodarwinismo, al quale si rimanda. La forma umana ha il proprio ascendente evolutivo tra gli echinodermi (sez. III, cap. VII c), § 6), ma trova lo stesso stampo parallelamente in botanica nella forma del geranio o dell'orchidea.

§ 2. Diamo ora un altro esempio-prova di teleo-evoluzione, con stampo parallelo in strutture di origine completamente diversa e con trattazione fortuitamente raffrontabile su LE SCIENZE n. 517 di settembre 2011 e in questo sito, sez. XII, Olopoiema nelle strutture naturali, titolo 4), "Le strutture raggiate".

Il detto numero di LE SCIENZE pubblica un articolo di Trevor Lamb, L'evoluzione dell'occhio, in cui l'autore (salutato entusiasticamente dal direttore nell'editoriale)  dimostrerebbe la casualità darwinistica di quella evoluzione, contro il "disegno intelligente" degli oppositori di Darwin. Ma il "caso" sta solo nell'articolo, e meno che mai nella Natura, con presunte "prove", che riguardano un periodo irrisorio di cento milioni di anni, un batter di ciglia rispetto ai tempi infiniti che ci vorrebbero per tali trasformazioni casuali.

Dopo l'inutile fatica di quella lettura, si passi dunque alla nostra facile dimostrazione del contrario, ossia della teleoevoluzione. Ecco nelle due immagini seguenti lo stampo universale rappresentato dalla propagazione unigravitazionale e ottenuto col sottoprogramma di Olopoiema sopra indicato (gli input matematici sono nelle due finestre successive).

     

                     

                                     

Diciamo subito che le diversità formali tra le due figure sono solo apparenti, essendo esse soltanto diversamente dimensionate. Sono infatti differenti, a parte le proporzioni metriche, il rapporto gravitazionale a'/a, l'intervallo tra onde successive e un dato di spostamento traslatorio spaziale.

Le due strutture si sviluppano paradigmaticamente lungo 120 raggi (angolo divisore 360/3): le figure ne mostrano i primi 5, cliccando cinque volte il comando "Avanti" (non visibile). Ma ecco quello che si ottiene, completando col comando "Play" l'intero sviluppo delle due propagazioni:

                

Partendo, cioè, da uno stesso stampo morfologico di base e senza alcuna possibilità di un ipotetico sviluppo evolutivo, si ritrova a destra la struttura geologica della Terra, col mantello (superiore e inferiore) separato dal nucleo da una chiarissima discontinuità di Gutenberg, e a sinistra la forma dell'occhio, con le corrispondenze del corpo vitreo al mantello terrestre, dell'iride al nucleo esterno della Terra e della parte contrattile al nucleo interno, con al centro la pupilla (a sua volta "occhio" del ciclone oculare).

La propagazione oculare ha nell'Equazione Cosmologica (Olopòiema) l'angolo costruttivo pari a arccosφ (forma di "sezione aurea"), in gradi 51,827292, che è il valore della propagazione base del fotone (v. sez. IV), preposto dalla Natura alla funzione della luce, quindi dell'occhio. La risposta al fantasioso articolo di Lamb è, a questo punto, completa.

§ 3. Il terzo capitolo di questo discorso sulla teleo-evoluzione è quello che più rapidamente porta a chiudere la partita col darwinismo, perché dallo "stampo universale" della propagazione eccentrica (la conchiglia) giunge a farne riconoscere la presenza costituzionale nel più misterioso - forse - dei fenomeni biologici: quello della totipotenza delle cellule staminali, passando attraverso innumerevoli forme naturali non legate tra loro necessariamente da genesi cronologica. Cercheremo di essere altrettanto sintetici nell'illustrare il processo quanto il processo stesso.

Sempre col sottoprogramma Strutture Raggiate di Olopòiema e coi valori della relativa finestra, disegniamo lo stampo primordiale della "conchiglia", che già da solo rappresenta un'infinità di riconoscibili strutture.

Conferiamo al baricentro della propagazione un moto traslatorio (UTR) di 12 unità lungo la direzione radiale oraria di 342°. Il risultato è una struttura corniforme,  che raccoglie una nuova infinità di esempi naturali, di superflua catalogazione: spesso in coppie a simmetria speculare, con andamento orario e antiorario.

Azzeriamo VP nella finestra per fondere in una sola le due strutture oraria e antioraria.

Non è uno scherzo né un prodigio il fatto che, separate, le due strutture oraria e antioraria rappresentano la propagazione di due corna di un animale (ma anche, in fisica tradizionale, le immagini di materia e antimateria!); portate a fondersi, disegnano invece la zona pubica di una pelvi!

Limitiamo nella finestra il raggio gravitazionale RA al valore di 50. Vedremo la conchiglia ortocona di un Nautiloide, nel cono diritto di intersezione tra le due propagazioni. Osserviamo che l'aspetto realmente corniforme della struttura è mascherato dalla limitazione imposta al raggio gravitazionale.

Nella finestra modifichiamo in 72° l'angolo divisore E, trasformando la struttura univalve del Nautiloide in quella pentaradiale comune negli Echinodermi.

E' fin qui evidente che non ci siamo distaccati dagli elementi costitutivi dello "stampo" primitivo, sui quali siamo intervenuti volta per volta solo dimensionalmente, attraversando con lo stesso stampo miliardi di creature naturali, a continua smentita di un ottuso darwinismo. E' altrettanto evidente dall'immagine precedente che siamo già pervenuti alle caratteristiche fondamentali della figura umana, considerando la specializzazione funzionale del raggio motorio degli Echinodermi irregolari e la conseguente formazione di un trivium e di un bivium parallelamente - e quindi non casualmente - nel regno animale e in quello vegetale: del che si è già parlato (v. richiami di inizio).

Operiamo sull'aspetto traslatorio UTR della finestra, diminuendo e aumentando tale valore, e cioè accorciando e allungando i bracci dell'Asteria.

Dimezziamo nella finestra precedente l'angolo divisore ED, sovrapponendo al pentagono un secondo pentagono ruotato di 36°, e ampliamo il raggio gravitazionale RA a un valore convenzionale di 160 unità. Rispetto allo stampo iniziale, portiamo da 5° a 15° l'intervallo ruotante tra onde successive.

Ci si dimostra così, prodigiosamente, grazie al programma Olopòiema, che lo stampo primordiale da cui siamo partiti (la "conchiglia") era precostituito a generare in proiezione trasversale la figura del doppio pentagono del DNA (l'elica in proiezione sagittale), della quale diamo di seguito l'impressionante immagine naturale.

Applichiamo ora al DNA lo stesso procedimento adoperato sull'Asteria, diminuendo e aumentando l'aspetto traslatorio UTR nella finestra. Nel caso precedente l'operazione ha modificato la figura solo dimensionalmente (bracci più o meno lunghi). Ma vediamo ora i due effetti, prima diminuendo UTR da 18 a 3. Lo facciamo lungo un solo braccio (ED=360°), elongato (E) sulla circonferenza di 270° per ottenerne la posizione verticale.

Il DNA ha cioè generato - non evolutivamente né per esiti casuali, ma costituzionalmente - una struttura cuoriforme, a simmetria speculare e composizione centrale (la circonferenza marcata): quella di altri miliardi di creature naturali, disegnate universalmente da Olopòiema in altro suo sottoprogramma ("B/Symm").

Se invece aumentiamo UTR da 18 a 24, vediamo il nuovo risultato (che non è uno scherzo!), ovvero l'altro lato d'un'immagine già vista in precedenza.

Il DNA ha, cioè, dimostrato la propria costituzionale totipotenza, inserendola in tessuti di diversa caratura biologica e permettendo ad essi di riprodursi in modo autonomo. Il darwinismo non ha più scampo.