CILENTO IN BICI |
Lungo il tratto di costa tra la foce del Sele e capo Palinuro la tradizione antica localizzava alcuni dei miti greci più noti: Le Sirene, il viaggio di Enea, gli Argonauti, le imprese di Eracle. Non tutte le tradizione mitologiche possono essere ricollegate alle colonie greche Poseidonia-Peastum e Elea-Velia, che furono fondate sulla costa Cilentana. |
Donne con la coda di pesce che cantavano così dolcemente che i naviganti, attirati contro gli scogli, finivano col naufragare. La tradizione antica, in riferimento alle sirene dell'Odissea, concorda sul numero fissato a tre. Per quanto riguarda i nomi, invece, ne tramanda due gruppi di tre.Il primo gruppo formato da Partenope, Leucosia e Ligea, risale alla tradizione occidentale. Il Secondo gruppo formato da Molpe, Theilxinoe ed Aglaophone, risale ad una tradizione omerica. |
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Vi e`una bellissima leggenda in proposito! "Distrutta Troia , gli scampati al pericolo , fuggirono per via mare. La città era ancora in fiamme quando Enea con il padre Anchise sulle spalle ed il figlio Ascanio per mano lasciarono la città semidistrutta e si affidarono alle onde del mare. Il fato aveva loro predetto che presso la foce di un fiume rigoglioso, al volo di dodici avvoltoi avrebbero dovuto fermarsi per edificare una nuova città era questo il volere degli Dei. Essi giunti alla foce del fiume Mingardo, sostarono un po', ma qui volarono solo sei avvoltoi .Intanto il nocchiero della nave Palinuro , s'era invaghito della della bellezza della fanciulla KAMARATON, delle sue bionde chiome e dei suoi scuri occhi. Ma lei non ricambiò mai il suo amore. Era bella ma aveva il cuore duro come la roccia. Palinuro disperato si buttò a mare e morì. La dea Venere , per punizione , trasformò Kamaraton in roccia. Era questa la metamorfosi del letterato Berardino Rota. |
Il suggestivo racconto relativo al nocchiero Palinuro è riportato da Virgilio nell'Eneide. Dopo che la flotta troiana ha lasciato la Sicilia, Venere si rivolge a Nettuno perché conceda ad Enea di giungere alla foce del Tevere. Nettuno acconsente, ma in cambio chiede che muoia uno dell'equipaggio. E così, durante la notte, Nettuno, fatto addormentare Palinuro, lo fa cadere in mare. Naufrago, cerca di aggrapparsi agli scogli, ma tragicamente fu ucciso dagli Enotri. Virgilio fu ispirato dal fatto che da secoli immemorabili su queste coste vi era una barbara usanza: gli Enotri usavano attendere i naufraghi o le imbarcazioni in difficoltà, a causa del Capo Tempestoso ( Capo Palinuro), per depredarli e ucciderli. |
Lungo le coste del Cilento non solo si trovano le tracce dei famosi viaggi di Ulisse e di Enea ma anche di quello intrapreso da Giasone con gli Argonauti per la conquista del vello d'oro. La tradizione antica, infatti, attribuisce la fondazione del santuario di Era Argiva alla foce del fiume Sele all'eroe greco Giasone. Questo era particolarmente caro ad Era, che si configura come la sua protettrice nel corso del suo viaggio. Qui Era veniva venerata con l'epiteto di Argiva, da Argo, la nave con cui Giasone ed i suoi compagni, chiamati appunto Argonauti, si erano recati dalla Grecia nel Mar Nero. Probabilmente nel corso di questo viaggio di ritorno la tradizione antica collocava la fondazione del santuario di Era Argiva alla foce del Sele. |
La tradizione antica ci riporta l'esistenza nel territorio pestano di un santuario di
Artemide costruito su una rupe nei cui pressi sarebbe passato
Eracle; l'eroe greco sarebbe passato per questi luoghi,
durante la sua
decima fatica. Si trattava
della cattura dei buoi di Gerione, che abitava
nell'estremo Occidente, presso l'Oceano, che
l'eroe dovette portare al re Euristeo in Grecia
passando per l'Italia. Dunque in questa occasione, molto
probabilmente, l'eroe sarebbe passato attraverso il territorio
pestano. La rupe ("petra") di cui parla Diodoro è
stata identificata col monte di Capaccio o col
promontorio di Agropoli: in entrambi i casi sono stati rinvenuti
reperti archeologici che avvalorano l'esistenza nel
luogo di un santuario. Probabilmente il ricordo di Eracle nel territorio pestano non va disgiunto da Erculam o Herculia, nome con cui negli itinerari stradali romani della tarda antichità viene indicato un centro abitato localizzato a sud di Paestum e che di recente C. A. Fiammenghi ha messo in relazione con l'abitato romano noto presso S. Marco di Castellabate. |