CILENTO IN BICI

ELEA-VELIA

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Elea per i greci e Velia per i romani venne fondata verso la metà del VI secolo a.C. (540 a.C.) dai profughi di Focea (Asia Minore) che presero il mare per sfuggire ai Persiani. Dopo molto vagare nel Mediterraneo si fermarono nei pressi della collina detta, nella lingua degli Enotri, "Vele" e che nella loro pronunzia  suonava "Ele". La città dopo una lunga e florida esistenza fu sommersa dalle alluvioni nel VI secolo d.C.
Fondazione e fase arcaica
Fondata, secondo Erodoto, dai Focei in fuga dai Persiani, nel 540 a.C. sulla costa cilentana tra punta Licosa e il promontorio di Palinuro, ha acquisito grande fama nell'antichità per la prosperità dei suoi commerci, per la bellezza dei luoghi, per le sue "buone leggi", per la presenza di una scuola filosofica fondata da Parmenide e Zenone.
Della città arcaica, riferibile ancora alla prima generazione dei coloni, tra il 540 ed il 480 a.C., rimangono notevoli tracce, di cui quelle che oggi sono visibili si trovano sull'acropoli dove è stato scavato un insediamento con case disposte lungo stradine e canali per il deflusso delle acque e spazi liberi tra le singole unità abitative.
Elea - Velia
Velia - veduta
V-II sec.a.C
L'Acropoli viene destinata a solo luogo di culto con l'impianto di un santuario dedicato forse ad Atena; il villaggio arcaico è abbandonato e vengone creati altri quartieri di abitazioni sparsi sulle pendici e sulle terrazze della collina.
Della città antica, ancora per buona parte da scoprire, si conosce il perimetro delle mura. La città era organizzata per quartieri, e 
sfruttava scenograficamente le terrazze naturali della collina. Ai due quartieri, meridionale e settentrionale, corrispondevano due porti che svolgevano, probabilmente, funzioni differenti.
Le opere pubbliche, ad Elea, sono strordinarie per l'arditezza e la modernità degli impianti; una via lastricata, costruita con un complesso sistema per evitarne scivoli e frane, sale arditamente sul colle, tagliando curve di livello e collegando i due quartieri fra loro e questi con l'Acropoli e le Terrazze del crinale dove erano gli edifici sacri. Al punto più stretto della gola, la grandiosa Porta Rosa, un arco splendido, che congiunge in alto le due parti della collina e in basso i due quartieri e i due porti la cui costruzione risale agli inizi del III sec.a.C.
Al III secolo si data il teatro sull'Acropoli, un piccolo edificio termale nella valletta dove sorgeva la fonte Hyele e tutta la sistemazione monumentale e scenografica della fonte stessa con una perfetta canalizzazione che portava l'acqua a valle.
Lungo il crinale dall'acropoli all'estremità occidentale delle mura piccoli santuari, luoghi di culto, altari, alcuni cippi votivi testimoniano il culto di Poseidone, Zeus, Kairos, Asclepio, Atena, Demetra, Era, Persefone.
In età romana il nome greco Hyele fu trasformato in Velia. Divenne municipio romano nell'88 a.C., ma Roma consentì l'uso della lingua greca per le cerimonie ufficiali e permise la continuazione della monetazione propria. D'altro canto Velia divenne rifugio privilegiato dell'aristocrazia romana, Bruto vi possedeva una villa e Cicerone vi soggiornò a lungo. Da Velia, inoltre, partivano ogni anno alcune fanciulle scelte dall'aristocrazia locale verso Roma, come sacerdotesse per il tempio di Cerere.
Età romana
Ad età romana appartengono due complessi termali, il criptoportico, cioè un edificio pubblico che occupa tutta l'insula II, costruito nel I sec. sec.a.C. e rimaneggiato nel II sec.d.C., variamente interpretato come sede della scuola medica, ginnasio o palestra per la gioventù, collegio degli Augustali, sacerdoti destinati al culto dell'imperatore. In questo monumento sono state rinvenute numerose sculture tra cui la testa turrita, personificazione della città, la testa di Parmenide e numerose statue di medici eleati.
Dal punto di vista economico, la città decade lentamente, sia per l'insabbiamento dei famosi "porti velini" sia per il mutato flusso commerciale romano che predilige le vie terrestri.
La vita è testimoniata ancora in età bizantina, mentre il progressivo impaludamento e le minacce dei pirati spinsero poi all'abbandono del sito di cui si perse ogni traccia e ricordo.
Velia - Porta Rosa

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