De nobis loquuntur...
 
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And now for the news ... in Latin


John Hooper
Wednesday March 21, 2007
The Guardian


It is, famously, a dead language. But it seems that Latin is on the brink of an unlikely comeback. The conservative Pope Benedict XVI is poised to authorise wider use of the Latin mass. And, perhaps to ingratiate themselves with the boss, the managers of the Vatican bank have quietly put instructions in Latin on the cash dispenser at the back of St Peter's. Customers are told to put in their cards with the words: "Inserito scidulam quaeso ut faciundam cognoscas rationem."

On Sicily, meanwhile, Latin is being heard in homes in the city of Catania for the first time since the Arab conquest of the ninth century. Students at the university there have launched a news bulletin on their campus radio entirely in the language of Virgil.
The programme, Nuntii Latini Italici, "semel in hebdomane eduntur die Veneris hora septima post meridiem", which you will all know translates as "broadcasts weekly on Fridays at 7pm".
One of the newsreaders is Alessandra Jacono, unsurprisingly perhaps a student of classics. "We broadcast four or five stories on national and international issues," she says. "But the point is not so much to offer the news as to give people a chance to hear a beautiful language."The bulletin sprang from a group of enthusiasts who debate in Latin. Jacono said they had little difficulty in coming up with neologisms to deal with the modern world. A computer is a "computadorium", for example.
"Our idea is to make people familiar with hearing Latin. Instead of taking hours to translate 20 lines or so, you should then be able to pick up a book in Latin and read it naturally," says Jacono.
Nuntii Latini Italici is also available on the university radio's web site, radiozammu.it. "It sometimes goes up late," says Jacono. "Last Friday's edition still isn't there yet." But then, what is a day or two after more than 1,000 years?


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PANORAMA 18/03/2007


IL NOSTRO TEMPO

Ultime notizie in latino

ROSSANA CAMPISI

passioni antiche Gli universitari di Catania trasmettono un giornale radio tutto nella lingua di Cicerone.




Potenza della comunicazione, che non si ferma neanche davanti a una lingua i cui funerali sembravano celebrati da tempo: il latino. Giuseppe Marcellino, 22 enne, studente di lettere classiche a Catania, fa lo speaker di Nuntii latini italici, notiziario in latino di Radio Zammù (www.radiozammu.it), emittente online degli universitari della città.
«L’idea è venuta a Francesco Carciotto, insegnante di liceo, dopo un viaggio in Finlandia, dove ha conosciuto gli autori dell’unico radiotelegiornale in latino al mondo, trasmesso da quasi 20 anni anche sulla tv nazionale. Esiste una maglia fitta di latinisti in tutto il mondo che si incontrano e si telefonano parlando rigorosamente in latino».
Infatti gli ascoltatori della radio catanese sono centinaia: c’è chi segue la diretta (il venerdì alle 19) e chi scarica il file, 5 minuti di notizie fitte di neologismi (computadorium, microphonum) e imbastite da due universitari (Marcellino e Alessandra Jacono) e due insegnanti (Carciotto e Carmelo Consoli). Tutti animatori del Circulus latinus catinensis, 20 amanti della lingua di Cicerone che si riuniscono a Catania da tre anni. «Teniamo corsi di latino gratuiti e ci confrontiamo con gli antichi romani sui temi attuali. Sui Dico per esempio: anche allora si temeva la formalizzazione giuridica di una pratica molto più diffusa di oggi» precisa Marcellino. Convegni e circoli tutti affollati di giovani. «E non mancano i radicali, utopisti che aspirano a un latino che sostituisca completamente l’inglese


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Il Corriere dell’Università e del Lavoro


N. 6 - APRILE 2007 http://www.lastudenteria.com/Data/Edicola/140/RM.pdf


SI ASCOLTA ON LINE ED È IN LINGUA ORIGINALE. L’INIZIATIVA A CATANIA
Il latino non è affatto morto
Ce lo dimostra Radio Zammù

Non è pioniera nel progetto, ma sicuramente originale nei contenuti, oltre che nel nome. Con un gran salto nel tempo Radio Zammù - dove Zammù è
acronimo di "izZAuaMMaddUnivessiti"-, emittente on line dell’università di Catania, ha pensato di rispolverare la lingua degli antichi romani trasmettendo un radio giornale interamente in latino. Nuntii Latini Italici, questo il nome del programma, si ispira all’omonima trasmissione in onda sulla televisione di stato finlandese e propone una raccolta di notizie della settimana tradotte e poi diffuse nell’idioma di Cicerone, per la felicità di tutti
gli appassionati delle lingue morte. Un numeroso quanto inaspettato pubblico di latinisti composto da studenti, professori e studiosi della lingua, ha decretato senza riserve il successo della trasmissione, dimostrando che il latino è tutt’altro che morto. Ma Nuntii Latini Italici costituisce solo una fetta della programmazione di Radio Zammù. Informazione, approfondimento,
musica e intrattenimento, sono gli ingredienti che concorrono a rendere ricco e variegato il palinsesto di una radio d’ateneo che ha da poco compiuto il suo secondo anniversario. Oltre trenta i programmi interamente ideati, confezionati e condotti dagli studenti catanesi, con uno sguardo vigile e costante sul panorama universitario. Gioie e dolori, vittorie e sconfitte della vita degli studenti sono raccontate in trasmissioni come Universitime, Melting Pot, Spartitraffico,Gradimento Zero. L’esperienza degli universitari di Catania si affianca a simili iniziative realizzate in molti atenei italiani (Siena, Roma, Verona , Teramo, Napoli). Negli ultimi anni le radio universitarie si sono moltiplicate ad un ritmo vertiginoso. La voglia di comunicare è tanta. Il desiderio di rendersi protagonisti oltre che destinatari dell’informazione pure. Così si spiega un fenomeno destinato a crescere ancora.
Monica Satriano
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AVVENIRE,   Giovedi 29 marzo 2007

IL CASO
L’emittente Zammù, della facoltà di Lingue della città siciliana, trasmette online un notiziario letto interamente nella lingua dei Romani. Dalla Formula 1 alla politica, in cinque minuti di trasmissione l’antico linguaggio descrive il mondo contemporaneo
Catania, la radio parla latino
Si moltiplicano sul web i «Circulus» che parlano l’idioma di Cicerone, ricchi di curiose invenzioni quando occorre riferirsi a realtà odierne o a figure pubbliche
Di Agnese Pellegrini
Forse suonerà un po' strano sentirli chiamare Antonius Blair o Georgius Bush, ma se è vero che la lingua latina non è morta nel 476 d.C. con la caduta dell'impero romano di Occidente ma continua ad essere viva, occorrerà farci l'orecchio a simili latinismi. Tanto più, poi, che non siamo di fronte a "baroni" universitari rinchiusi nelle loro aule a discettare di Indiae et Pakistaniae regimina o di rebelles in Ironia, ma ad un "normalissimo" notiziario, con tanto di speaker e di redazione ipertecnologica, in grado di trasmettere le notizie dell'America, della Gran Bretagna, del Pakistan e dell'Iran direttamente via e-mail. In tempi in cui si discute dell'inutilità delle lingue classiche, c'è chi tenta di (ri)fare, del latino, una lingua parlata. Nascono così trasmissioni radio, giornali web e addirittura chat dove i fan di Cicerone possono trovarsi in un villaggio, meglio in un'urbe, globale per discorrere, alla maniera di Seneca, dei problemi e dei conflitti del nostro mondo. L'ultima proposta è stata lanciata da Radio Zammù (www.radiozammu.it), emittente online della Facoltà di Lingue di Catania, che trasmette un notiziario interamente in latino, rivolto al grande pubblico, universitario e non. Due gli speaker, Alessandra Iacono, 23 anni, e Giuseppe Marcellino, entrambi studenti poco più che ventenni di Lettere Classiche. La trasmissione Nuntii latini Italici dura circa cinque minuti e viene trasmessa il venerdì alle 19, ma può essere riascoltata sul sito Internet. L'iniziativa ha radici lontane, in quelle terre finniche che non conobbero la dominazione romana, ma che attraverso i commerci dei vichinghi entrarono comunque in stretto contatto con l'Impero romano d'Oriente. Da un notiziario in latino ascoltato sulle frequenze finlandesi, i due giovani studenti siciliani hanno preso l'idea per il loro radio giornale, nato negli ambienti del Circulus latinus catinensis, un'associazione che ha lo scopo di promuovere e diffondere la vulgata di Roma antica. I testi, preparati da Francesco Carciotto, professore al Liceo Spedalieri, e dallo stesso Marcellino, spaziano dalla politica all'attualità, senza tralasciare notizie di cronaca locale e fatti internazionali, con uno stile su cui neppure Tito Livio avrebbe da ridire. E che il richiamo del latino sia davvero europeo lo dimostra
il fatto che un programma
analogo va in onda a Brema,
in Germania, ascoltabile su www.radiobremen.de, e ogni giorno il giornale online Ephemeris (http://www.alcuinus.net/ephemeris/index.php), "versoviae nata per rete divulgata ad omnia scitu digna spectans", parla ai loquantes Latine, cioè agli europei che riescono ad intendersi fra di loro usando la lingua dell'antica Roma, Stesso idioma per i fumetti di Asterix, Alix e Tintin, consultabili nel sito www.latinitatis.com
/latinitas/nubecula/nubecula.htm, né poteva mancare la chat con Grex latine loquentium (http://www.alcuinus.net/GLL/), un'agorà dove discutere in latino sugli argomenti più diversi, sito visitatissimo come http:/chat.yle.fi/
yleradio1/latini /index.php. Naturalmente, al novero anche i siti dei circoli latini (oltre 30) o quelli di più stretto interesse scientifico. Differenze con la vulgata di Cicerone, ovviamente, ce ne sono. A fronte di un rigoroso rispetto, infatti, per le strutture morfologiche e sintattiche della lingua classica, c'è una struttura più lineare e spontanea, come esige la nostra mentalità cartesiana di oggi. E poi fioccano i neologismi, costruiti con scrupolo etimologico, come per la notizia data in occasione del Gran Premio, Finnus Kimi Raikkonen (e stabulo Ferrari) vicit curriculum Grand Prix Australiae autobolidum Formulae 1 in urbe Melbourne die Solis habitum. Un impasto geniale di antico e di moderno, che però non indulge nel maccheronico, ma che è chiaramente in linea con l'insegnamento di Le Goff, per il quale l'Europa deve trovare nelle proprie radici una nuova lingua con cui parlarsi.

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LATIN LOVER

di FRANCA GIANSOLDATI

SE persino Wikipedia, anzi Vicipaedia, l’enciclopedia web più consultata del pianeta, ha deciso di aprirsi al latinorum (www.la.wikipedia.org) e se financo nelle maggiori università cinesi, nella Cina di Hu Jintao, tutta profitto e commercio, stanno sbocciando corsi per studiare le liriche di Orazio, Virgilio e Ovidio allora vuol proprio dire che Joseph Ratzinger non è il solo ad essere convinto che il latino vada resuscitato dal camposanto degli idiomi morti.
«Dopo un periodo di totale indifferenza negli atenei italiani si sta registrando una notevole crescita di interesse nei confronti del latino. I corsi sono assai più frequentati che non in passato. Sì, penso, anche sulla base della mia esperienza, che si stia assistendo al ritorno di questa lingua», sostiene il professor Claudio Leonardi, docente di latino alla Sapienza.
Numerosi segnali confermerebbero questa scelta. In Inghilterra, poco tempo fa, un quotidiano a larga diffusione, lasciando di stucco i propri lettori, è uscito a tutta pagina col seguente titolo: «Id quod circumiret, circumveniat». Lo scopo era di annunciare il ritorno del latino. Lo studio di questa lingua in Gran Bretagna è sempre stato considerato uno spartiacque classista dato che è sempre studiato solo nelle costose ed elitarie scuole private. Adesso la tendenza si è capovolta, e anche nelle scuole statali la materia è entrata dalla porta principale.
Insomma, tutti pazzi per il latino. Compreso il Vaticano. Da quando Benedetto XVI è salito sul soglio di Pietro, nella Chiesa si sta rispolverando l’uso nella liturgia. Un autentico revival rispetto al pontificato precedente. Da qualche mese sul retro dei biglietti delle udienze del mercoledì ha fatto capolino il Pater Noster in lingua originale, in modo da veicolare il più possibile la preghiera latina tra i fedeli. E ora si attende persino un Motu Proprio per dare maggiore dignità alla messa in latino semidimenticata per via della riforma conciliare. A onor del vero, più che di reintroduzione della messa secondo il rito tridentino, il Papa intende soprattutto agevolare quei fedeli che domandano con insistenza (soprattutto in Francia) la celebrazione della messa secondo le regole di San Pio V. In latino, in Vaticano, vengono pubblicati gli Acta apostolicae sedis, una specie di Gazzetta Ufficiale, e in latino c’è persino il bancomat. Tuttavia lo stile scelto dai banchieri dello Ior ha ricevuto una clamorosa bocciatura da illustri latinisti; a loro dire sarebbe un po’ maccheronico. Non appena inserita la scheda sulla videata appare la scritta: «Inserito scidulam quaeso ut faciundam cognoscas rationem», e poi via di seguito (in latino) tutte le indicazioni per ritirare i soldi.
Il Vaticano d’intesa col Cnr ha appena dedicato alla riscoperta del latino un convegno internazionale. L’inaugurazione avvenuta alcuni giorni fa si è aperta con la celebre citazione dei Promessi Sposi. Renzo irritato si rivolge a don Abbondio: «Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?». La domanda ovviamente riproposta per riflettere se in questo Occidente post-industriale c’è ancora posto per una lingua considerata morta e sepolta. Il dibattito è aperto da tempo. Lo scrittore bosniaco Predrag Matvejevic ha persino lanciato l’idea di creare un «arco latino» quale «espressione dell’alleanza di civiltà» da contrapporre come modello allo scontro di civiltà. Benché il latino non sia più parlato - nemmeno al di là del Tevere - resta saldamente ancorato alla cultura europea «attraverso una presenza lessicale in tutti i settori della riflessione teorica, dalla filosofia alla medicina, dalla giurisprudenza alla fisica e alla matematica», ha spiegato Roberto de Mattei, vice-presidente del Cnr, mettendo in risalto le potenzialità della lingua di Cicerone in una società globalizzata, dominata dalla cultura scientifica, ma sempre meno consapevole delle proprie radici culturali.
Il dibattito è arrivato a Bruxelles. Il commissario Ue, Jan Figel, difende a spada tratta la rilevanza di questo idioma nella cultura contemporanea globalizzata. «Non è affatto una lingua morta; ha applicazioni concrete, seppure limitate. Il suo studio è vantaggioso per l’apprendimento delle lingue naturali e non mi riferisco solo alle lingue romanze. Consente di aprire direttamente le porte alle ricchezze del nostro passato. E’ un allenamento per la mente», ha detto. Persino dalla lontana Cina giunge l’eco della riscoperta. Il professor Wang Huansheng, dell’Accademia Cinese delle Scienze sociali, invitato al convegno Cnr-Vaticano, ha rilevato l’interesse dei «giovani studiosi di attingere direttamente nella lingua originaria alle fonti di una civiltà millenaria di cui essi sono appassionati». La passione per gli scritti di Virgilio e Ovidio in lingua originale entra prepotente nel web. I siti per fare ricerche, i portali in latino, i dizionari on-line o i siti dedicati all’epigrafia spuntano come funghi. Uno dei più gettonati: www.latinitatis.com. A Catania gli universitari hanno dato vita ad un giornale radio chiamato «Nuntii latini italici» (www.radiozammu.it) che sta facendo da traino alla rete dei latinisti in erba. In molti hanno preso l’abitudine a comunicare tra loro in latino. Persino Asterix, l’eroe gallico che combatte contro Cesare, si è messo a parlare latino. Chissà se René Goscinny e Albert Uderzo nel 1959 quando l’hanno inventato lo avrebbero mai immaginato.

Il Messaggero, 31 maggio 2007
     
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