Il cinema
fantasy, soprattutto nella sua derivazione comunemente
conosciuta come Heroic fantasy, in questi ultimi anni
sembra essere tornato di nuovoin auge, a giudicare dal successo
commerciale diserietelevisivequali:
Hercules
e Xena - Warrior
Princess,
o di pellicole come Dungeons
& Dragons o la trilogia de Il
Signore degli Anelli,
che hanno spalancato le porte ad una miriade di produzioni,
attualmente in cantiere, che invaderanno i nostri schermi, o
molto più spesso gli scaffali delle videoteche, nei mesi a
venire (citiamo tra gli altri: Dragon
Storm, prodotto dalla UFO di Philip Roth e Prince
of Destiny,dove
il giovane Skyler, dalla Londra odierna, viaggia attraverso la
quinta dimensione per combattere streghe e draghi, produce la
Majestic Entertainment), pareche
il pubblico abbia scoperto solo ora questo genere di
cinematografia favolistica.
Traipersonaggipiùleggendari
e, a nostro giudizio,più
umani del fantasy, spiccaSinbad il marinaio (originalmente nato come
Sindbad, ma che in seguito ha perso una “d” per la
difficoltà di pronuncia!); le avventure di Sinbad vengono
raccontate per la prima volta nella raccolta di favole Le
mille e una notte, le cui origini sono tutt'ora avvolte da
un velo di mistero, nessun ricercatore è stato infatti in
grado di scoprire la data esatta in cui furono scritte o chi
ne fosse l'autore. Con la sola eccezione del Corano, queste
novelle (in cui compaiono per la prima volta anche i
personaggi di Aladino e diAlì
Babà edi quarantaladroni) sono forse
il più grande contributo della
letteratura araba alla cultura occidentale. Immerso in un'ambientazione
esotica senza disdegnare un pizzico di romanticismo, Sinbad,
novello Ulisse, salpa alla volta di isole misteriose e,
navigando su rotte sconosciute, scopre tesori favolosi, protetti
da temibili e mitiche creature, quali: Ciclopi, Draghi e
Centauri.
Sinbad
nasce,cinematograficamente,
nel1919,adoperadi Norman Dawn, che nel suo Sinbad
the Sailor, racconta
le avventure del marinaio, sotto forma di sogni di un
ragazzino; ma il primo successo al box office arriva
solo nel 1947, con Sinbad,
il marinaio (Sinbad the Sailor),
splendidamente interpretato da Douglas Fairbanks jr., qui in
una delle sue migliori caratterizzazioni. Fino ad ora però,
le storie, pur se di ambientazione esotica, presentano ben
pochi elementi favolistici,focalizzandosi
unicamente sul personaggio di Sinbad e sulla sua vita
avventurosa, lasciando quindi in disparte gli elementi più
fantastici. A questa svista pone rimedio nel 1958, Ray
Harryhausen, mago dell'animazione in stop-motion, che
decide di dare maggior risalto alle leggendarie creature
incontrate nei suoi mitici viaggi dall'impavido marinaio,
aggiungendone altri di ispirazione mitologica creati dalla sua
fervida fantasia.
Il
settimo viaggio di Sinbad (The Seventh Voyage of Sinbad,
1958) segna il ritorno sugli schermi del marinaio d'Oriente e
apporta nuova linfa ad un genere, il fantasy, che sembrava ormai
essere caduto nell'oblio.
Harryhausen,
riuscì a spostare l'interesse degli spettatori dalla figura
dell'eroe del mare all'incredibile varietà di esseri
mostruosi con cui doveva confrontarsi, nelle pellicole
successive, infatti, l'avvicendarsi di differenti attori nei
panni di Sinbad, non intaccò minimamente la popolarità del
personaggio. Confermando la tesi del buon Ray che vedeva nel
fattore fantastico, più che in quello avventuroso, il motore
creativo del film. È a questo punto doveroso aprire una breve
parentesi su Harryhausen che, nonostantead alcuni possa sembrare trano, non è né un regista,
né si può considerare un vero e proprio produttore, mabensìuntecnico degli effetti speciali.
Ray
Harryhausen nasce a Los Angeles il 29 giugno 1920, sin dabambino inizia a sviluppare il suo interesse per il
cinema fantastico e, all'età di 13 anni, dopo la visione di King
Kong, animato in stop-motion da Willis
O'Brien, decide di trasformare la sua passione in una
professione: “...dopo che vidi King
Kong la mia vita non fu più la stessa. Era la sera della prima al Teatro Cinese di Los
Angeles, l'atrio del locale era decorato come se fosse una
giungla, e c'era anche il busto di Kong, circondato da veri
fenicotteri rosa che beccavano la sabbia sotto di lui...”
King
Kong
fu il primo film sonoro a fare uso di pupazzi in miniatura
animati con la tecnica della stop-motion. Con questa
tecnica, chiamata anche Dynamation o Dynarama,
vengono costruiti, impiegando un’armatura in acciaio
ricoperta dilattice,
pupazzi alti nonpiùdisessantacentimetri, raffiguranti le creature
o i personaggi a cui si vuole dare vita, come per i
cartoni animati, in cui si disegna la prima scena e poi
le successive, con variazioni minime, allo stesso modo si muove il
pupazzo di pochi millimetri, fotografandolo ogni volta,
poi si sovrappongono le miniature alle scene con gli attori in
carne ed ossa e, se il tecnico ha svolto bene il suo
lavoro, l'effetto finale, con la proiezione della
pellicola a 24 fotogrammi al secondo, è che la creatura si
muove in maniera fluida ed interagisce con i protagonisti.
Harryhausen
studia cinema, fotografia, montaggio, pittura e scultura,
all'età di 17 anni stringe una tenace amicizia con il
coetaneo Ray Bradbury, legame che dura tutt'ora (Harryhausen
è stato perfino il testimone di nozze di Bradbury)
e, nel 1949, ha finalmente l'occasione di lavorare
con il suo idolo: Willis O'Brien, che lo sceglie come
assistente per le animazioni del gorilla gigante de Il re
dell'Africa (Mighty Joe Young). Da quel momento in
poi la carriera di Ray decolla, la sua abilità
viene richiesta per dare vita al Rhedosauro de Il risveglio
del dinosauro (The Beast From 20,000 Fathoms,
1952), la piovra gigante (realizzata con soli 4 tentacoli
per problemi di budget) de Il mostro dei mari (It
Came From Beneath the Sea, 1955), i dischi volanti de
La Terra contro i dischi volanti (Earth Vs. the
Flying Saucers, 1956), a cui si è ispirato lo stesso
Tim Burton per il suo Mars
Attacks!,e
l'Ymir di A 30 milioni di km dalla Terra (20 Million
Miles to Earth, 1957). Nel 1958 finalmente viene
distribuito Il settimo viaggio di Sinbad (The7thVoyageofSinbad), perla regiadi Nathan
Juran, regista tecnicamente ineccepibile, anche se non
particolarmente brillante, non nuovo al genere fantastico (La
mantide omicida, The Brain From Planet Arous), che
aveva già lavorato per Harryhausen dirigendo A
30 milioni di km dalla Terra.
Liberamente tratto da
Le mille e una notte, su sceneggiatura di Kenneth
Kolb, che sviluppa una storia più coerente dal materiale
originale, giudicato troppo discontinuo per una trasposizione
filmica, l settimo viaggio di Sinbad diviene uno dei più
grossi successi del 1958, arrivando ad incassare oltre quattro
miliardi di lire.
Dopo
una sosta sull'isola di Colossa, per rifornirsi di
acqua, Sinbad (Kerwin Mathews) trae d'impiccio il malvagio
mago Sokurah (Torin Thatcher), aggredito da un Ciclope mentre
tentava di impadronirsi della lampada magica. Una volta giunti
a Bagdad, dove Sinbad deve sposarsi con la principessa Parisa (Kathryn
Grant), il mago chiede al califfo una nave per
poter fare ritorno a Colossa e recuperare la
lampada ed il meraviglioso tesoro nascosto
sull'isola. Dopo il rifiuto del califfo,
occupato nei festeggiamenti per il matrimonio, Sokurah
mette in atto un diabolico piano per raggiungere il suo
obiettivo: mediante un incantesimo riduce Parisa a
dimensioni microscopiche ed informa Sinbad che l'unica
salvezza per la principessa è una speciale pozione che può
essere preparata solo a Colossa, con i frammenti
dell'uovo del Roc, un gigantesco uccello a due teste.
A
Colossa Sinbad dovrà vederselaconiCiclopi, un drago sputafuoco,
alcuni scheletri spadaccini ed il Roc, ma alla fine,
grazie anche all'aiuto del genio della lampada (Richard Eyer),
si sbarazzerà di Sokurah e riporterà Parisa alle sue
dimensioni originali. l settimo viaggio di Sinbad è la prima pellicola
a colori ad utilizzare effetti speciali in stop-motion
e la fluidità dei movimenti delle creature che vi
compaiono è semplicemente stupefacente, Harryhausen riesce ad infondere vita
e personalitànei suoi
mostri, al punto che il pubblico prova sincera tristezza
e dispiacere per la morte sia del drago che del Ciclope. Ed è
proprio il Ciclope, realizzato con le gambe da satiro, che si
rivela essere una delle più strabilianti realizzazioni di Harryhausen,
ricordo che quando vidi il film per la prima volta cercai
invano, per alcuni mesi, di crearne una rudimentale
copia, sogno che ho potuto realizzare solo alcuni annior sono, acquistando, in occasione di un mio viaggio a
Londra, una particolareggiatariproduzione
del ciclope di Harryhausen presso la Comet Miniatures, negozio
specializzato in modellini e riproduzioni da pellicole e
telefilms principalmente di genere fantastico.
Il
film di Nathan Juran ebbe comunque una travagliata e difficile
gestazione: Harryhausen cominciò a lavorarci sopra nel 1956,
preparando una numerosa serie di disegni che
potessero interessare gli studios e lo aiutassero
a presentare la storia, sfortunatamente, nello stesso
periodo, il fallimento al box-office de Il
figlio di Sinbad (Son of Sinbad, 1955),
con Vincent Price e Dale Robertson, suscitòneiproduttoridisinteresseperil genere fantasycomeebbeadichiararelostessoHarryhausen:
“...venni
scoraggiato dal realizzare una pellicola su Sinbad, i
produttori mi rispondevano:'Il
figlio di Sinbadè stato un fiasco, perchè dovremmo rischiare nuovamente i nostri soldi
con un'altra storia simile?'. Ma la pellicola di Ted Tetzlafffallì i suoi obiettivi
perchè raccontava una storia mondana, senza alcun
elemento fantasy. Chiusi i miei disegni in un cassetto e
mi misi a lavorare ad un nuovo soggetto insieme a Curt
Siodmak...una storia di dischi
volanti che distruggevano Washington (La
Terra contro i dischi volanti, nda). Dopo che
io e Charles Schneer completammo A
30 milioni di km dalla Terra,
cominciai a cercare altri soggetti per un nuovo film
e così ci riprovai, tirai nuovamente fuori dal cassetto
i miei disegni per Sinbad e questa volta il progetto entrò in
produzione. Il numero sette ha sempre avuto una
connotazione magica attraverso la storia, così
pensai che Il
settimo viaggio di Sinbadsarebbe stato un
buon titolo per il film...".
La tecnica
di animazione di Harryhausen rimane comunque la vera ragione
del successo di Sinbad, il soggetto è infatti alquanto
superficiale, e le scene di raccordo, tra
l'apparizione di un mostro ed il successivo, sono piuttosto
piatte, prive di approfondimento dei personaggi, con
dialoghi spesso banali e puerili, ma tutto ciò è irrilevante
di fronte all’incantevole bellezza delle creature di
Harryhausen. Il duello di Kerwin Mathews con lo
scheletro, ripreso e migliorato dallo stesso Ray nel
successivo Gli argonauti (Jason and the Argonauts,
1963), rimane tutt'ora uno deicapolavoridell'animazioneinstop-motion,imitatoemai eguagliato
in innumerevoli altre pellicole fantasy.
La
poderosa colonna sonora di Bernard Herrmann e le selvagge
scenografie naturali della costa spagnola (il film è
stato quasi interamente girato in Costa Brava, a Granada, Maiorca
e sulla spiaggia di S. Agaro in Spagna), contribuiscono
poi ulteriormente a creare quell'ambientazione
magico-esotica che pervade l'intera pellicola.
Dopo
Il settimo viaggio di Sinbad passano ben quindici anni
prima che Ray Harryhausen ed il fido produttore Charles H.
Schneer mettano nuovamente in scena le avventure
dell’audace marinaio, nel frattempo realizzano il mediocre I
viaggi di Gulliver (The Three Worlds of Gulliver,
1960) l'avventuroso L'isola misteriosa (Mysterious
Island, 1961), il mitologico Gli
argonauti (Jason and the Argonauts,
1963), a mio parere il più spettacolare film di Harryhausen, il
fantascientifico Base Luna chiama Terra (First Men
in the Moon, 1964), il deludente Un
milione di anni fa (One million Years B.C.,
1966), senza la produzione di Schneer, impegnato nella
realizzazione di You
Must Be Joking ed il sottovalutato La vendetta
di Gwangi (The Valley of Gwangi, 1969),
ed è proprio il fallimento commerciale di questa
piccola gemma della cinematografia fantastique, vero e
proprio predecessore delle attuali megaproduzioni
hollywoodiane con protagonisti i dinosauri, iniziate con Jurassic
Park, che spinge Ray e Charles a rimettere manoalleavventurediSinbad, realizzandouna
sorta di seguito: Il
viaggio fantastico di Sinbad (The Golden Voyage of
Sinbad, 1973), affidato questa volta alla regia di Gordon
Hessler. Mentre con il suo equipaggio sta navigando in mare
aperto, Sinbad (John Phillip Law) viene casualmente in
possesso di uno strano amuleto, dopo una violenta
tempesta ed un sogno premonitore, la sua
imbarcazione approda nei pressi della città di Marabia (in
realtà il Villaggio Spagnolo, a Palma di Maiorca), dove
ha il primo scontro con il diabolico stregone Koura (un
espressivo Tom Baker), intenzionato ad entrare in possesso
dell'amuleto di Sinbad che, unito ad altri due frammenti,
darà al fortunato possessore: giovinezza, invisibilità ed
una corona d'inestimabile valore. Insieme al Gran Visir (Douglas Wilmer), alla
sensuale schiava Margiana (una prosperosa Caroline Munro) ed
allo sfaticato Haroun (Kurt Christian), Sinbad salpa alla
ricerca della mitica isola di Lemuria (Torrentes de Paries,
ancora un'altra località di Palma di Maiorca), dove
l'amuleto, gettato nelle acque della Fontana del Destino,
donerà al suo possessore, tutto il suo potere. Questa volta
la fervida fantasia di Harryhausen contrappone al nostro eroe:
la polena animata della nave, il pipistrello fatato Homunculus
(diretto discendente alato dell'Ymir di A
30 milioni di km dalla Terra), la statua
spadaccina della dea Kalì, un centauro monocolo ed un grifone
(creatura della mitologia greca, in parte aquila, in parte
leone). Ma il lieto fine è d'obbligo e Koura cadrà
sotto la spada di Sinbad, che conquisterà il cuore di
Margiana ed incoronerà il Gran Visir sultano di Marabia.
Il
viaggio fantastico di Sinbad cattura l'atmosfera
magica e surreale dell'ambientazione favolistica meglio delle
precedenti opere di Harryhausen, grazie anche alla calibrata
sceneggiatura di Brian Clemens, che tratteggia con cura il
carattere dei personaggi, ed al vigoroso commento sonoro di
Miklos Rozsa. Più cupo rispetto a Il
settimo viaggio di Sinbad, questo secondo episodio
è chiaramente rivolto anche ad un pubblico più maturo, cui
ammiccano le provocanti curve di Caroline Munro,
funzionale alla storia, ma la cui parte è poco più che decorativa.
La pellicola di Gordon Hessler viene considerata da critica e
pubblico come la migliore della trilogia di Harryhausen su
Sinbad, l’efficace espressività, quasi umana, delle
creature del film, in particolare Homunculus ed il
Centauro, mira diretta al cuore dello spettatore e la loro
morte, pur trattandosi di esseri malvagi, lascia una profonda
tristezza. Ma la creazione più strabiliante di Ray
rimane senza dubbio la statua in bronzo della dea Kalì, presa
a prestito dalla mitologia indiana, le cui sei braccia armate di spade
danno filo da torcere a Sinbad ed ai suoi uomini; i movimenti
della divinità della distruzione sono armonizzati con una
precisione stupefacente ed Harryhausen dà sfoggio delle
sue capacità aggiungendo due braccia (generalmente Kalì
viene rappresentata con soli quattro arti superiori) ed
impegnando la Dea in una danza ipnotica.
Anche
la scelta del cast è questa volta più mirata che
nella pellicola precedente: John Phillip Law è sicuramente il
più espressivo dei treattorichehanno
prestatoil volto a
Sinbad e le sue citazioni di
improbabili proverbi arabi
riscuotono le simpatie del pubblico, mentre Tom Baker, che in
seguito incarnerà il personaggio televisivo di Dr.
Who per ben sette anni, dà vita ad uno dei migliori villain della
cinematografia fantasy. La sua brama di potere è allo stesso
tempo incontenibile e sofferta, sottolineata da uno sguardo
gelido ed ipnotico.
Il
pubblico risponde di nuovo positivamente,
ed il secondo capitolo dei viaggi di Sinbad incassa
in pochi mesi oltre due miliardi di lire,
confermando a Schneer ed Harryhausen che il
genere fantasy ha ancora molte frecce da scagliare al
proprio arco. I due quindi, senza esitare, si rimettono subito
al lavoro sull’eroe dei mari e nel 1977 viene
distribuito Sinbad e l'occhio della tigre (Sinbad and the Eye of the
Tiger).
Ma sfortunatamente, questa volta il film risente dell’insipida regia di Sam Wanamaker e della poco ispirata
musica di Roy Budd. Sinbad (Patrick Wayne, figlio di John)
giunge a Charac per assistere all’incoronazione del suo
amico Kassim (Damien Thomas) ed incontrarsi con la
fidanzata Farah (una stupenda Jane Seymour).
Malauguratamente la maga Zenobia (Margareth Whiting) ha
trasformato Kassimin
un babbuino, affinché suo figlio possa diventare Califfo. Per
restituire al principe le sue sembianze umane, Sinbad
raggiunge un’isola greca, dove chiede l'aiuto
del mago Melanthius (Patrick Troughton) e della figlia
Dione (Taryn Power), insieme partiranno alla volta di
Iperborea, tra i ghiacci polari, dove, in un tempio
incantato, èracchiusa
unapozionechefarà
tornare il principe alsuo
aspetto originale. La malvagia Zenobia scatenerà il consueto
nugolo di mostri contro il nostro manipolo di eroi, tra cui
spiccano tre mostriciattoli spadaccini dagli occhi di insetto,
un tricheco gigante, uno smilodonte (tigre dai denti a
sciabola), una vespa di dimensioni ragguardevoli ed il minotauro
metallico Minaton (l'attore Peter Mayhew, che
lo stesso anno diventerà famoso nei panni di Chewbacca nella trilogia
di Guerre
Stellari). Elemento abbastanza inusuale nel film di Wanamaker,
è la presenza di una delle creature mostruose, un
troglodita con un corno sulla fronte, evoluzione del ciclope
de Il settimo
viaggio, tra le fila dei buoni. Gran parte degli esterni
della pellicola, il cui titolo di lavorazione originale era Sinbad
at the End of the World,sono stati girati, oltre
che nell’ormai consueta Spagna, in Giordania ed a Malta,
mentre le lande ghiacciate di Iperborea, ricostruite in
studio, aggiungono un tocco di novità alla storia,
sviluppata da un soggetto di Beverly Cross.
Nonostante qualche spunto interessante, questo terzo ed ultimo
episodio delle avventure del marinaio d’Oriente appare
purtroppo piuttosto scontato, risentendo di una certa
ripetitività e rivelandosi, ad una attenta analisi, un
remake de Il
settimo viaggio di Sinbad dove alla principessa Parisa si è
sostituito il principe Kassim.
Nonostante
gli ottimi incassi al botteghino, Sinbad e l'occhio della
tigre soffre vistosamente di una regia insapore,
che tratteggia il carattere dei personaggi con evidente
superficialità, l’infelice sceltaperilruoloprincipaledi PatrickWayne,
sicuramente
il meno azzeccato fra i tre interpreti di
Sinbad, mancando del fascino e del carisma dei suoi
predecessori, non giova certamente alla pellicola, suppliscono
solo in parte a questa carenza l’ottimo Patrick Troughton (curiosamente anche lui
interprete, prima di Tom Baker, del telefilm inglese Dr.
Who),
la deliziosa Taryn Power (figlia di Tyrone e sorella
di Romina) e la sempre bellissima (nonostante
abbia già superato la boa dei cinquant’anni) Jane Seymour,
ex Bond-girl in Vivi e lascia morire e, più recentemente,
star del
piccolo schermo de La
signora del West. Kurt Christian, che era Haroun ne
Il viaggio fantastico di Sinbad,ritorna, questa
volta nel ruolo del califfo usurpatoreFafi, ma nonostante l'animazione ancora
più
sofisticata e precisa di Harryhausen, Sinbad
e l'occhio della tigre manca di quel ritmo e senso
dell'avventuraa
cui il maestro ci aveva abituati nelle sue opere
precedenti. Ray Harryhausen curerà ancora le animazioni in stop-motion per
Scontro di
Titani (Clash of the Titans, 1981), prima
di ritirarsi definitivamente dal mondo del cinema
(ricordiamo comunque una breve comparsata con Bob Hope in Spie
come noi,1985) nella quiete della sua dimora
londinese, dove trascorre gran parte dell'anno. “Ogni anno che
passa diventa sempre più difficile realizzare un film
di questo tipo...pseudo-sofisticazioni ed eccessivo cinismo
hanno purtroppo da tempo preso il posto della primaria funzione che dovrebbe essere all'origine del Cinema: fornire
divertimento”, ha dichiarato il vecchio Ray con un
pizzico di malinconia, “le
pellicole di Sinbad forsehanno perso
interesse da parte del pubblico, i cui gusti si sono fatti
sempre più sofisticati!”.
Citando, per
dovere di cronaca, l'imbarazzante Sinbad of the Seven Seas (1989), di Enzo G.
Castellari, con un
improbabile Sinbad interpretato da Lou Ferrigno, il
rinnovato successo che sta avendo ultimamente il genere fantasy
sembra smentire il buon Ray. Sinbad è stato più
volte resuscitato negli ultimi anni, anche se con risultati
che non hanno mai superato la mediocrità: la FM Entertainment
ha prodotto nel 1999: Sinbad, the Battle of the Dark
Knights,conRichard Grieco nel ruolo principale, affiancato
da Dean Stockwell, Zelda Rubinstein e Mickey Rooney,
in cui nei titoli di coda viene annunciato il sequel: Sinbad,
the Revenge of Bophisto, ma di cui non si hanno notizie.
Sorvoliamo sul telefilm, distribuito anche in Italia, The
Adventures of Sinbad prodotto dalla Atlantis ed
interpretato dallo sconosciutissimo e totalmente fuori ruolo
per la sua giovane età, Zen Gesner; pessima recitazione,
scarsa fantasia nelle storie e animazioni in stop-motion sostituite da freddi ed economici
effetti speciali digitali, realizzati senza alcuna
ispirazione dalla Calibre Digital Design,
fanno rimpiangere le vivaci creature a cui ha
dato vita Harryhausen.
Si
cita
ancora, per completezza, il recentissimo film di animazione: Sinbad:
la leggenda dei sette mari (Sinbad: Legend of the Seven
Seas, 2003), prodotto dalla DreamWorks, mentre pensiamo con
nostalgia a quel Sinbad Goes to Mars che Harryhausen, dopo alcune divergenze
con la Columbia, ripose in un cassetto.
L’ottantatreenne
e sempre arzillo Ray è stato invitato da Richard Taylor, a
capo della Weta, responsabile degli effetti speciali de Il
Signore degli Anelli sul set in Nuova Zelanda e, dopo
aver approvato i preparativi per la realizzazione
dell’Armata dei Morti, ha dichiarato: “...avete
rimesso il fantastico nel fantasy”. Forse Peter Jackson
ed il suo team sono riusciti a riportare il sorriso sul viso
dell’anziano artigiano.
Articolo
riveduto ed aggiornato, originalmente pubblicato su Amarcordn. 10, settembre-ottobre 1997.