L'evoluzione
del vampiro cinematografico (da Nosferatu a Horror
of Dracula)
di
Alessia Di Cintio
in
origine...
Nel
1897, lo scrittore irlandese Abraham (Bram) Stoker pubblica il
suo romanzo più famoso: Dracula.
Non era certo il primo romanzo con protagonista un vampiro, ma
è quello certamente più conosciuto, letto nel tempo. Il
lavoro di Stoker prendeva spunto dalle origini storiche e
mitologiche del vampiro. Storicamente, il nome “Dracula”
si diceva fosse attribuito al conte Vlad, governatore della
Valacchia-Ungheria nel XV secolo. Feroce difensore della
cristianità, venne soprannominato “Drakul”, dal valacco drac,
demonio, per le sue imprese sanguinarie.
Altra fonte di ispirazione per
Stoker, furono le leggende sui vampiri, diffuse specialmente
nell’Est europeo, in Russia, Polonia, ma anche in Grecia e
Arabia. Numerosi sono infatti i racconti su questa entità ,
il non-morto: spesso un malvivente o una prostituta, o figlio
illegittimo di figli illegittimi che, dopo morti, vaga nella
notte per carpire l’anima e la vita delle persone. Un essere
che può essere distrutto solo dai raggi del sole o da un
paletto nel cuore; che, in quanto essere demoniaco, teme i
simboli sacri e che vaga eternamente sospeso tra la vita e la
morte.
Unpersonaggio misterioso, magico, sospeso tra il reale e
l’irreale, al di fuori delle convenzioni, di un tempo e di
uno spazio definiti, con un’insaziabile e animalesco bisogno
di soddisfare la propria sete di sangue. In quanto tale,
Dracula (e in generale ogni tipo di vampiro) ha rappresentato
i tabù e gli aspetti oscuri che attraggono e spaventano
l’animo umano; ha oltrepassato nell’immaginario "i
confini che dovrebbero essere sicuri: quelli tra gli esseri
umani e gli animali, tra gli esseri umani e Dio e, in quanto
espressioni della sua sessualità ‘polimorfa’, quelli tra
uomo e donna"(K. Gelder). Il vampiro è un personaggio
romanticamente dannato, senza redenzione, incarnazione dei più
bassi istinti (primo fra tutti quello sessuale, con le sue
perversioni) che sfugge alle costrizioni della morale e della
società.
Una personalità così complessa,
ricca di mistero, non poteva sfuggire al cinema. Il grande
schermo ha pescato a piene mani dalla tradizione e dal mito
del vampiro, usando molto spesso come base per le sue storie
il romanzo di Stoker. In più di un secolo, pare siano stati
girati circa un migliaio di pellicole con vampiri protagonisti
o ospiti; nelle maggior parte delle produzioni il vampiro era
il Conte Dracula. Molta gente è arrivata a conoscereDracula proprio grazie alle trasposizioni
cinematografiche, più che all’opera letteraria, e si è
consolidata nell’immaginario collettivo un’iconografia delvampiro lontanissima dall’originale. Stoker, infatti,
così descrive il Conte: "…Un
vecchio di alta statura, accuratamente sbarbato e con lunghi
baffi bianchi, vestito di nero da capo a piedi, senza una sola
macchia di colore in alcun punto della sua persona…".
Credo che nessuno riconoscerebbe
in questa descrizione il vampiro per antonomasia, a meno che
non abbia letto il libro. Questo soprattutto perché il mezzo
cinematografico, visivamente più immediato di quanto
possa esserlo un testo scritto,ha creato, nel tempo, una propria visione del personaggio,
codificando con precisione gli aspetti del ‘tipo’ vampiro
e i modi di affrontare i temi ad esso collegati.
Infatti, se la base narrativa dei film su Dracula si discosta
leggermente dall’opera letteraria, è la rappresentazione
del Conte a mutare di volta in volta, soprattutto nelle prime
trasposizioni. Dal Nosferatu di Murnau fino ai film
della Universal e della Hammer, che fisseranno definitivamente
le caratteristiche del vampiro nell’immaginario del
pubblico. A nostro avviso, tre sono gli “stadi evolutivi” del
vampiro cinematografico, ai quali corrispondono anche diversi
modi di trattare i temi legati al mito:
§NOSFERATU: un essere orrendo, sempre più
mostruoso a mano mano che la vicenda prosegue. In lui sono
assenti il fascino, colto e magnetico, che induce le vittime a
cedergli.
§DRACULA
(1931): interpretato da Bela Lugosi, è di aspetto piacente,
cortese ma ambiguo, un po’ “untuoso”; si ha la
sensazione di non potersi mai fidare di lui.
§DRACULA
(1958): gli dà corpo Christopher Lee. È molto bello, ha
atteggiamenti da gentleman inglese, apparentemente è
normale e rassicurante, il suo fascino è irresistibile,
comunica una fortissima carica erotica.
Con il Dracula di Lee si giunge
alla maturazione e alla precisa definizione del vampiro. Da
quel momento in poi, i successivi vampiri cinematografici
tenderanno a mantenere le sue stesse caratteristiche fisiche:
eleganza, prestanza, sensualità, oltre agli immancabili
canini affilati e gli occhi rossi. Continueranno sempre ad
adeguarsi alle varie epoche, ci verranno mostrati vampiri
abilmente e tranquillamentemescolati ai vivi, così insolitamente “normali” da
passare quasi inosservati.
Finché non ci salteranno al
collo.
nosferatu
il vampiro (1922)
Il
film che lanciò la moda dei vampirie che si ispirò, anche se non dichiaratamente, al
romanzo di Stoker, fu girato nel 1922dal regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau e si
intitolava Nosferatu - Ein symphonie des grausen (Nosferatu
- Una sinfonia dell’orrore, conosciuto anche come Nosferatuil vampiro).
La
pellicola si discosta dalla fonte letteraria per alcune
innovazioni nella sceneggiatura, per lo spostamento
dell’azione da Londra a Brema e per i diversi nomi dei
personaggi: Dracula diventa Orlok; Mina, Ellen; Harker, Hutter.
L’innovazione più sorprendente è senza dubbio il look del
Conte Orlok. Il vampiro di Murnau non somiglia affatto al
Conte Dracula descritto da Stoker ed è lontanissimo
dall’immagine del vampiro che la cinematografia successiva
ci farà conoscere. Nessunfascino
ammaliatore e da eroe romantico, nessun modo e aspetto
aristocratico. Orlok è orrendo, ripugnante: calvo,
scheletrico, con le orecchie a punta, il naso adunco, mani
artigliate e due soli denti al centro della bocca. È una
bestia più che una persona. Murnau lo trasforma in
un’astratta incarnazione del male, apportatrice di
pestilenze e morte.
Ilregista riesce a creare l’atmosfera di spavento e orrore,
originata dalla presenza del vampiro, attraverso i movimenti
degli attori verso la mdp: la sagoma mostruosa del Conte
avanza con una lentezza esasperante dalla profondità di
un’inquadratura verso un’altra; all’improvviso
l’immagine diviene gigantesca e ci terrorizza. Non viene
presentato l’intero percorso in modo graduale così da
prepararci a quella visione spettrale. Lo vediamo anche
compiere un movimento trasversale prolungato attraverso la
superficiedello
schermo: come quando è ripreso dal basso mentre attraversa
lentamente il veliero per raggiungere una preda. In questa
situazione l’angolazione conferisce, oltre a proporzioni
gigantesche, anche una sorta di obliquità che lo proietta
fuori dallo schermo e lo rende una minaccia “reale”.
Imovimenti impercettibili e a scatti, i lineamenti mostruosi,
la morte che porta con sé ovunque vada, fanno di Orlok tutto
tranne che un essere dal fascino irresistibile a cui le
vittime non sanno resistere. La protagonista, Ellen, decide di
offrirsi al vampiro non per una fremente attrazione erotica,
ma per poter salvare la sua città dalla peste. Ellen compie
un estremo sacrificio; il suo non è certo un piacere: è un
obbligo. La scena finale del film non contiene elementi di
erotismo o seduzione. Ellen lascia la finestra aperta
permettendo al vampiro di entrare nella sua stanza da letto e
di morderla, solo perchè ha letto sul “libro dei vampiri”
che il sacrificio di una donna dal cuore puro avrebbe
annientato quel demonio. E, infatti, Orlok sarà così
estasiato dal sangue della donna, da non accorgersi del sole
che sorge; verrà colpito dai suoi raggi e magicamente si
dissolverà.
Nosferatu è stato
interpretatocome la
rappresentazione della bestialità e dell’istinto che
esistono in natura e nella Natura e che si celano in ognuno.
Per Kracauer, il vampiro di Murnau è un “flagello di
Dio”, l’incarnazione della Natura distruttrice. Lo
classifica come una figura tirannica assetata di sangue che
solo l’amore cristiano (incarnato da Ellen) può
contrastare. Per Gelder, Murnau, con Nosferatu“cerca
chiaramente di ricreare una tipica città tedesca e di
contrapporla a una minaccia straniera; e non è difficile
collocare ciò nel contesto degli atteggiamenti prevalenti
nella Germania di Weimar degli anni ‘20”. Non sarebbe
difficile, quindi, riscontrare nel film una tendenza
antisemita, che farebbe coincidere al personaggio di Ellen
“l’anima tedesca” e in quello di Orlok la minaccia
straniera, in primo luogo dell’affarista ebreo.
Quindi,
il vampiro come simbolo della forza animalesca degli istinti;
come incarnazione delle paure, delle inquietudini interiori
che il popolo tedesco si trovava a fronteggiare nel delicato
periodo del dopoguerra. Probabilmente è per questo che Murnau
e Max Schreck (Orlok) hanno creato un vampiro così ripugnante
e odioso. Ed è probabilmente perché rispecchiava lo stato
particolare di una nazione in una precisa fase storica, che il
Conte Orlok rimarrà un caso a sè e non diverrà un modello
per i successivi vampiri cinematografici.
dracula
(1931)
Bisogna attendere fino al 1931
per ritrovare sul grande schermo un’opera con Dracula come
protagonista. Quattro anni prima, la storia del vampiro era
stata adattata alle scene teatrali dal duo Balderston-Dean, e
rappresentata a Londra e New York. Incoraggiata dal successo
teatrale, la Universal acquistò i diritti del romanzo dalla
vedova Stoker e realizzò il film Dracula. La regia fu
affidata a Tod Browning e il ruolo principale allo stesso
attore che lo aveva interpretato a teatro: Bela Lugosi.
Regista
e interprete ridanno al vampiro l’eleganza e il fascino che Nosferatu
aveva completamente eliminato. Browninge lo sceneggiatore Garrett Forst tornarono
all’originale idea stokeriana, anche se alla fine la
sceneggiatura riprende più la struttura della riduzione
teatrale che del romanzo. Dracula torna a essere un nobile
transilvano, raffinato negli atteggiamenti e nel vestire, gran
frequentatore di feste e ricevimenti alla moda. Un tipico
nobile vittoriano (ma la vicenda è ambientata in epoca
moderna), con uno charme magnetico e un’aura
misteriosa e leggermente subdola che, solo dopo lo scoccare
della mezzanotte, rivela la sua vera natura di predatore
notturno.
Oltre che per i meriti registici
di Browning, il successo della pellicola si ebbe per la
magnifica interpretazione di Bela Lugosi. Il “suo” Dracula
è una figura affascinante: pallido, esangue, elegantissimo,
ospite amabile, con quel tocco leggero di esotismo che incanta
le donne. Lugosi adattò una recitazione prettamente teatrale,
consistente in movimenti felini e rallentati, ricchi di pause
espressive; punti di forza della sua interpretazione erano la
profonda voce dal marcato accento ungherese e lo sguardo
magnetico al cui potere ipnotico era difficile sottrarsi. Fu
il direttore della fotografia Karl Freund ad avere l’idea di
concentrare due fasci di luce sugli occhi di Lugosi, per
rendere visivamente la predatoria e diabolica intensità del
suo sguardo.
Come resistere al suo sguardo
ammaliatore e sottilmente erotico? La componente fisica, la
fascinazione erotica, che nel film di Murnau erano assenti,
tornano a far parte delle peculiarità del vampiro. Certo è
una sensualità suggerita (siamo pur sempre nell’America
anni ’30) ma permea tutto il film. L’eroina, Mina, è
affascinata e allo stesso tempo intimorita da questo
personaggio così strano, così diverso dagli uomini che
conosce. Ne è in qualche modo spaventata, ma allo stesso
tempo prova una forte attrazione: gli intensi sguardi che
scambia col Conte sono molto eloquenti. Quando Dracula entra
nella sua camera da letto, incarna sì un’atavica paura del
sesso ma ciò non toglie che Mina sia lì ad attenderlo. Lei
desidera quell’essere misterioso. Si concede non più per
compiere un dovere o un sacrificio, non prova riluttanza per
ciò che accadrà. Mina si concede per piacere: è sì una
vittima, ma volontaria.
Lo spettatore, comunque, non vede
mai il vampiro che morde, né Dracula ostenta una particolare
dentatura. La maggior parte degli eventi drammatici avviene
fuori campo e ci viene solo suggerita. Vediamo solo gli occhi
del vampiro avvicinarsi minacciosi verso la mdp e il vampiro
avvolgere le sue vittime nel mantello e apprendiamo quello che
è accaduto a Mina perchè lei lo racconta. Colmiamo i vuoti
con la nostra immaginazione “vedendo” mentalmente ciò che
lo schermo ci nega. Oltre che per ragioni di censura, Browning
adottò questa tecnica drammaturgica anche per aumentare la
tensionenel pubblico e
rendere il film ancora più inquietante.
All’epoca della sua uscita, Dracula
riscosse un notevole successo e, anche se oggi se ne posso
individuare molti difetti (come l’eccessiva verbosità,
l’impostazione teatrale e la lentezza), resta sempre il film
di vampiri più visto. Dracula getta le basi per la
definizione di un’iconografia del vampiro e del suo codice
di comportamento che raggiungerà la piena maturazione con i
prodotti della Hammer. Nasce anche quell’attitudine del
pubblico a identificare l’attore principale con il suo
personaggio: croce e delizia di ogni interprete, che per
Lugosi fu catastrofica. Egli non riuscì a liberarsi della sua
maschera e rimase imprigionato nelle vesti del Conte fino alla
morte. Interpretò il vampiro in altre pellicole Universal, ma
il suo successo calò gradualmente e finì col lavorare solo
in parodie e film comici. Vampirizzato dalla sua stessa
creatura, dormiva in una bara e usciva solo di notte. Il
giorno della sua morte fu addirittura seppellito. Il conte old
style lasciava il campo alle nuove generazioni.