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NAZIONALBOLSCEVISMO
ERNST
NIEKISCH
UN RIVOLUZIONARIO TEDESCO(1889-1967)
Ernst Niekisch è la figura più rappresentativa del complesso e multiforme
panorama che offre il movimento nazional-bolscevico tedesco degli anni
1918-1933. In lui si incarnano con chiarezza le caratteristiche - e
le contraddizioni - evocate dal termine nazional-bolscevico e che rispondono
molto più ad uno stato d'animo, ad una disposizione attivista, che ad
una ideologia dai contorni precisi o ad una unità organizzativa, poiché
questo movimento era composto da una infinità di piccoli circoli, gruppi,
riviste ecc. senza che ci fosse mai stato un partito che si fosse qualificato
nazional-bolscevico. E’ curioso constatare come nessuno di questi gruppi
o persone usò questo appellativo (se escludiamo la rivista di Karl Otto
Paetel, "Die Sozialistische Nation") bensì che l’aggettivo
fu impiegato in modo dispregiativo, non scevro di sensazionalismo, dalla
stampa e dai partiti sostenitori della Repubblica di Weimar, dei quali
tutti i nazional-bolscevichi furono feroci nemici non essendoci sotto
questo punto di vista differenze fra gruppi d’origine comunista che
assimilarono l’idea nazionale ed i gruppi nazionalisti disposti a perseguire
scambi economici radicali e l’alleanza con l'URSS per distruggere l'odiato
sistema nato dal Diktat di Versailles. Ernst Niekisch nacque il 23 maggio
1889 a Trebnitz (Slesia). Era figlio di un limatore che si trasferì
a Nordlingen im Reis (Baviera-Svevia) nel 1891. Niekisch frequenta gli
studi di magistero, che termina nel 1907, esercitando poi a Ries e Augsburg.
Non era frequente nella Germania guglielmina - quello Stato in cui si
era realizzata la vittoria del borghese sul soldato secondo Carl Schmitt
- che il figlio di un operaio studiasse, per cui Niekisch dovette soffrire
le burle e l’ostilità dei suoi compagni di scuola. Già in quel periodo
era avido di sapere ("Una vita da nullità è insopportabile",
dirà) e divorato da un interiore fuoco rivoluzionario; legge Hauptmann,
Ibsen, Nietzsche, Schopenhauer, Kant, Hegel e Macchiavelli, alla cui
influenza si aggiungerà quella di Marx, a partire dal 1915. Arruolato
nell’esercito nel 1914, seri problemi alla vista gli impediscono di
giungere al fronte, per cui eserciterà, sino al febbraio del 1917, funzioni
di istruttore di reclute ad Augsburg. Nell’ottobre del 1917 entra nel
Partito Socialdemocratico (SPD) e si sente fortemente attratto dalla
rivoluzione bolscevica. E' di quell’epoca il suo primo scritto politico,
oggi perso, intitolato significativamente Licht aus dem osten (Luce
dall’Est), nel quale già formulava ciò che sarà una costante della sua
azione politica: l’idea della "Ostorientierung". La diffusione
di questo foglio sarà sabotata dallo stesso SPD al cui periodico di
Augsburg "Schwabischen Volkszeitung" collaborava Niekisch.
Il 7 novembre 1918 Eisner, a Monaco, proclama la Repubblica. Niekisch
fonda il Consiglio degli Operai e Soldati di Augsburg e ne diviene il
presidente, dopo esserlo già stato del Consiglio Centrale degli Operai,
Contadini e Soldati di Monaco nel febbraio e nel marzo del 1919. Egli
è l’unico membro del Comitato Centrale che vota contro la proclamazione
della prima Repubblica sovietica in Baviera, poiché considera che questa,
in ragione del suo carattere agrario, sia la provincia tedesca meno
idonea a realizzare l’esperimento. Malgrado ciò, con l’entrata dei Freikorps
a Monaco, Niekisch viene arrestato il 5 maggio - giorno in cui passa
dal SPD al Partito Socialdemocratico Indipendente (USPD). lI 22 giugno
viene condannato a due anni di fortezza per la sua attività nel Consiglio
degli Operai e Soldati, per quanto non abbia avuto nulla a che vedere
con i crimini della Repubblica sovietica bavarese. Niekisch sconta integralmente
la sua pena, e nonostante l’elezione al parlamento bavarese nelle liste
della USPD non sarà liberato fino all’agosto del 1921. Frattanto, si
ritrova nel SPD per effetto della riunificazione dello stesso con la
USPD (la scissione si era determinata durante la guerra mondiale). Niekisch
non è assolutamente d’accordo con la politica condiscendente dell’SPD
- per temperamento era incapace di sopportare le mezze tinte o i compromessi
- ed a questa situazione di sdegno si aggiungevano le minacce contro
di lui e la sua famiglia (si era sposato nel 1915 ed aveva un figlio);
così rinuncia al suo mandato parlamentare e si trasferisce a Berlino,
dove entra nella direzione della segreteria giovanile del grande sindacato
dei tessili, un lavoro burocratico che non troverà di suo gradimento.
I suoi rapporti con L'SPD si deteriorano progressivamente, per il fatto
che Niekisch si oppone al pagamento dei danni di guerra alla Francia
e al Belgio e appoggia la resistenza nazionale quando la Francia occupa
il bacino della Ruhr, nel gennaio del 1923. Dal 1924 si oppone anche
al Piano Dawes, che regola il pagamento dei danni di guerra imposto
alla Germania a Versailles. Niekisch attaccò frontalmente la posizione
dell’SPD di accettazione del Piano Dawes in una conferenza di sindacalisti
e socialdemocratici scontrandosi con Franz Hilferding, principale rappresentante
della linea ufficiale.
NeI 1925 Niekisch, che è redattore capo della rivista socialista Firn
(Il nevaio), pubblica i due primi lavori giunti fino a noi: Der Weg
der deutschen Arbeiterschaft zum Staat e Grundfragen deutscher Aussenpolitik.
Entrambe le opere testimoniano una influenza di Lassalle molto maggiore
di quella di Marx/Engels, un aspetto che fa somigliare queste prime
prese di posizione di Niekisch a quelle assunte nell’immediato dopoguerra
dai comunisti di Amburgo, che si separarono dal Partito Comunista Tedesco
(KPD) per fondare il Partito Comunista Operaio Tedesco (KAPD), guidato
da Laufenberg e Wolffheim, che era un accanito partigiano della lotta
di liberazione contro Versailles (questo partito, che giunse a disporre
di una base abbastanza ampia, occupa un posto importante nella storia
del nazionalbolscevismo). Nei suoi scritti del 1925, Niekisch propone
che l'SPD si faccia portavoce dello spirito di resistenza del popolo
tedesco contro l'imperialismo capitalista delle potenze dell’Intesa,
ed allo stesso tempo sostiene che la liberazione sociale delle masse
proletarie ha come presupposto inevitabile la liberazione nazionale.
Queste idee, unite alla sua opposizione alla politica estera filofrancese
dell’SPD ed alla sua lotta contro il Piano Dawes, gli attirano la sfiducia
dei vertici socialdemocratici. Il celebre Eduard Bernstein lo attaccherà
per suoi atteggiamenti nazionalistici sulla rivista "Glocke".
In realtà, Niekisch non fu mai marxista nel senso ortodosso della parola:
concedeva al marxismo valore di critica sociale, ma non di WeItanschauung,
ed immaginava lo Stato socialista al di sopra di qualsiasi interesse
di classe, come esecutore testamentario di Weimar e Königsberg (cioè
di Goethe e Kant). Si comprende facilmente come questo genere di idee
non fossero gradite all'imborghesita direzione dell’SPD... Ma Niekisch
non era isolato in seno al movimento socialista, poiché manteneva stretti
rapporti con il Circolo Hofgeismar della Gioventù Socialista, che ne
rappresentava l’ala nazionalista fortemente influenzata dalla Rivoluzione
conservatrice. Niekisch scrisse spesso su "Rundbrief", la
rivista di questo circolo, dal quale usciranno fedeli collaboratori
quando avrà inizio l’epoca di "Widerstand": fra essi Benedikt
Qbermayr, che lavorerà con Darré nel Reichsmährstand. Poco a poco l’SPD
comincia a disfarsi di Niekisch: per le pressioni del suo primo presidente,
Niekisch fu escluso dal suo posto nel sindacato dei tessili, e nel luglio
del 1925 anticipò con le dimissioni dall'SPD il provvedimento di espulsione
avviato contro di lui, ed il cui risultato non dava adito a dubbi. Inizia
ora il periodo che riserverà a Niekisch un posto nella storia delle
idee rivoluzionarie del XX secolo: considerando molto problematico lo
schema "destra-centro-sinistra", egli si sforza di raggruppare
le migliori forze della destra e della sinistra (conformemente alla
celebre immagine del ferro di cavallo, in cui gli estremi si trovano
più vicini fra loro di quanto non lo siano con il centro) per la lotta
contro un nemico che definisce chiaramente: all’esterno l’Occidente
liberale ed il Trattato di Versailles; all’interno il liberalismo di
Weimar. Nel luglio del 1926 pubblica il primo numero della rivista Widerstand
("Resistenza"), e riesce ad attirare frazioni importanti -
per numero ed attivismo - dell’antico Freikorps "Bund Oberland"
mentre aderisce all'Altsozialdemokratische Partei (ASP) della Sassonia,
cercando di utilizzarlo come piattaforma per i suoi programmi di unificazione
delle forze rivoluzionarie. Per questa ragione si trasferisce a Dresda,
dove dirige il periodico dell’ASP ("Der Volkstaat"), conducendo
una dura lotta contro la politica filo-occidentale di Stresemann, opponendo
al trattato di Locarno, con il quale la Germania riconosceva come definitive
le sue frontiere occidentali ed il suo impegno a pagare i danni di guerra,
lo spirito del trattato di Rapallo (1922), con il quale la Russia sovietica
e la Germania sconfitta - i due paria d'Europa - strinsero le loro relazioni
solidarizzando contro le potenze vincitrici. L'esperienza con l’ASP
termina quando questo partito è sconfitto nelle elezioni del 1928, e
ridotto ad entità insignificante. Questo insuccesso non significa assolutamente
che Niekisch abbandoni la lotta scoraggiato. Al contrario, è in questo
periodo che scriverà le sue opere fondamentali: Gedanken über deutsche
Politik, Politik und idee (entrambe del 1929), Entscheidung (1930: il
suo capolavoro), Der Politische Raum deutschen Widerstandes (1931) e
Politik deutschen Widerstandes (1932). Parallelamente a questa attività
pubblicistica, continua a pubblicare la rivista "Widerstand",
fonda la casa editrice che porta lo stesso nome nel 1928 e viaggia in
tutti gli angoli della Germania come conferenziere. Il solo elenco delle
personalità con le quali ha rapporti è impressionante (dal maggio 1929
si trasferisce definitivamente a Berlino): il filosofo Alfred Baeumler
gli presenta Ernst e Georg Jünger, con i quali avvia una stretta collaborazione;
mantiene rapporti con la sinistra del NSDAP. il conte Ernst zu Reventlow,
Gregor Strasser (che gli offrirà di diventare redattore capo dei "Voelkischer
Beobachter") e Goebbels, che è uno dei più convinti ammiratori
del suo libro Entscheidung (Decisione). E’ pure determinante la sua
amicizia con Carl Schmitt. Nell'ottobre del 1929, Niekisch è l’animatore
dell’azione giovanile contro il Piano Young (un altro piano di "riparazioni"),
pubblicando sul periodico "Die Kommenden", il 28 febbraio
del 1930, un ardente appello contro questo piano, sottoscritto da quasi
tutte le associazioni giovanili tedesche - fra le quali la Lega degli
Studenti Nazionalsocialisti e la Gioventù Hitleriana -, e che fu appoggiato
da manifestazioni di massa. I simpatizzanti della sua rivista furono
organizzati in "Circoli Widerstand" che celebrarono tre congressi
nazionali negli anni 1930-1932. Nell'autunno del '32 Niekisch va in
URSS, partecipando ad un viaggio organizzato dalla ARPLAN (Associazione
per lo studio del Piano Quinquennale sovietico, fondata dal professor
Friedrich Lenz, altra figura di spicco del nazional-bolscevismo). Questi
dati biografici erano indispensabili per presentare un uomo come Niekisch,
che è praticamente uno sconosciuto; e per poter comprendere le sue idee,
idee che, d'altra parte, egli non espose mai sistematicamente - era
un rivoluzionario ed uno scrittore da battaglia -, ne tenteremo una
ricostruzione. Dal 1919 Niekisch era un attento lettore di Spengler
(cosa che non deve sorprendere in un socialista di quell' epoca, nella
quale esisteva a livello intellettuale e politico una compenetrazione
tra destra e sinistra, quasi una osmosi, impensabile nelle attuali circostanze),
del quale assimilerà soprattutto la famosa opposizione fra "Kultur"
e "Zivilisation". Ma la sua concezione politica fu notevolmente
segnata dalla lettura di un articolo di Dostoevskij che ebbe una grande
influenza nella Rivoluzione conservatrice tramite il Thomas Mann delle
Considerazioni di un apolitico, e di Moeller van den Bruck con Germania,
potenza protestante (dal Diario di uno scrittore, maggio/giugno 1877,
cap. III). Il termine "protestante" non ha nessuna connotazione
religiosa, ma allude al fatto che la Germania, da Arminio ad oggi, ha
sempre "protestato" contro le pretese romane di dominio universale,
riprese dalla Chiesa cattolica e dalle idee della Rivoluzione francese,
prolungandosi, come segnalerà Thomas Mann, sino agli obiettivi dell'
Intesa che lottò contro la Germania nella Prima Guerra Mondiale. Da
questo momento, l’odio verso il mondo romano diventa un aspetto essenziale
del pensiero di Niekisch, e le idee espresse in questo articolo di Dostoevskij
rafforzano le sue concezioni. Niekisch fa risalire la decadenza del
germanesimo ai tempi in cui Carlomagno compì il massacro della nobiltà
sassone ed obbligò i sopravvissuti a convertirsi al cristianesimo: cristianesimo
che per i popoli germanici fu un veleno mortale, il cui scopo è stato
quello di addomesticare il germanesimo eroico al fine di renderlo maturo
per la schiavitù romana. Niekisch non esita a proclamare che tutti i
popoli che dovevano difendere la propria libertà contro l’imperialismo
occidentale erano obbligati a rompere con il cristianesimo per sopravvivere.
Il disprezzo per il cattolicesimo si univa in Niekisch all’esaltazione
del protestantesimo tedesco, non in quanto confessione religiosa (Niekisch
censurava aspramente il protestantesimo ufficiale, che accusava di riconciliarsi
con Roma nella comune lotta antirivoluzionaria), ma in quanto presa
di coscienza orgogliosa dell’essere tedesco e attitudine aristocratica
opposta agli stati d’animo delle masse cattoliche: una posizione molto
simile a quella di Rosenberg, visto che difendevano entrambi la libertà
di coscienza contro l’oscurantismo dogmatico (Niekisch commentò sulla
sua rivista lo scritto di Rosenberg "il mito del XX secolo").Questa
attitudine ostile dell'imperialismo romano verso la Germania è continuata
attraverso i secoli, poiché "ebrei", gesuiti e massoni sono
da secoli coloro che hanno voluto schiavizzare ed addomesticare i barbari
germanici. L’accordo del mondo intero contro la Germania che si manifesta
soprattutto quando questa si è dotata di uno Stato forte, si rivelò
con particolare chiarezza durante la Prima Guerra Mondiale, dopo la
quale le potenze vincitrici imposero alla Germania la democrazia (vista
da Niekisch come un fenomeno di infiltrazione straniera) per distruggerla
definitivamente. Il Primato del politico sull' economico fu sempre un
principio fondamentale del pensiero di Niekisch. Fortemente influenzato
da Carl Schmitt, e partendo da questa base, Niekisch doveva vedere come
nemico irriducibile il liberalismo borghese, che valorizza soprattutto
i principi economici e considera l'uomo soltanto isolatamente, come
unità alla ricerca del suo esclusivo profitto. l'individualismo borghese
(con i conseguenti Stato liberale di diritto, libertà individuali, considerazioni
dello Stato come un male) e materialismo nel pensiero di Niekisch appaiono
come caratteristiche essenziali della democrazia borghese. Nello stesso
tempo, Niekisch sviluppa una critica non originale, ma efficace e sincera,
del sistema capitalista come sistema il cui motore è l’utile privato
e non il soddisfacimento delle necessità individuali e collettive; e
che, per di più, genera continuamente disoccupazione. In questo modo
la borghesia viene qualificata come nemico interno che collabora con
gli Stati occidentali borghesi all’oppressione della Germania. Il sistema
di Weimar (incarnato da democratici, socialisti e clericali) rappresentava
l’opposto dello spirito e della volontà statale dei tedeschi, ed era
il nemico contro il quale si doveva organizzare la “Resistenza".
Quello di "Resistenza" è un'altro concetto fondamentale dell'opera
di Niekisch. La rivista dallo stesso nome recava, oltre al sottotitolo
(prima "Blätter für sozialistische und nationalrevolutionäre Politik",
quindi "Zeitschrift für nationalrevolutionäre Politik") una
significativa frase di Clausewitz: "La resistenza è un'attività
mediante la quale devono essere distrutte tante forze del nemico da
indurlo a rinunciare ai suoi propositi". Se Niekisch considerava
possibile questa attitudine di resistenza è perché credeva che la situazione
di decadenza della Germania fosse passeggera, non irreversibile; e per
quanto a volte sottolineasse che il suo pessimismo era “illimitato",
si devono considerare le sue dichiarazioni in questo senso come semplici
espedienti retorici, poiché la sua continua attività rivoluzionaria
è la prova migliore che in nessun momento cedette al pessimismo ed allo
sconforto. Abbiamo visto qual era il nemico contro cui dover organizzare
la resistenza: “La democrazia parlamentare ed il liberalismo, il modo
di vivere francese e l’americanismo". Con la stessa esattezza Niekisch
definisce gli obiettivi della resistenza: l’indipendenza e la libertà
della Germania, la più alta valorizzazione dello Stato, il recupero
di tutti i tedeschi che si trovavano sorto il dominio straniero. Coerente
col suo rifiuto dei valori economici, Niekisch non contrappone a questo
nemico una forma migliore di distribuzione dei beni materiali, né il
conseguimento di una società del benessere: ciò che Niekisch cercava
era il superamento del mondo borghese, i cui beni si devono “detestare
asceticamente". Il programma di "Resistenza" dell’aprile
del 1930 non lascia dubbi da questo punto di vista: nello stesso si
chiede il rifiuto deciso di tutti i beni che l’Europa vagheggia (punto
7a), il ritiro dall'economia internazionale (punto 7b), la riduzione
della popolazione urbana e la ricostituzione delle possibilità di vita
contadina (7c-d), la volontà di povertà ed un modo di vita semplice
che deve opporsi orgogliosamente alla vita raffinata delle potenze imperialiste
occidentali (7f) e, finalmente, la rinuncia al principio della proprietà
privata nel senso del diritto romano, poiché “agli occhi dell’opposizione
nazionale, la proprietà non ha senso né diritto al di fuori del servizio
al popolo ed allo Stato”. Per realizzare i suoi obiettivi, che Uwe Sauermann
definisce con precisione identici a quelli dei nazionalisti, anche se
le strade e gli strumenti per conseguirli sono nuovi, Niekisch cerca
le forze rivoluzionarie adeguate. Non può sorprendere che un uomo proveniente
dalla sinistra come lui si diriga in primo luogo al movimento operaio.
Niekisch
constata che l’abuso che la borghesia ha fatto del concetto "nazionale",
impiegato come copertura dei suoi interessi economici e di classe, ha
provocato nel lavoratore l’identificazione fra "nazionale"
e "socialreazionario", fatto che ha portato il proletariato
a separarsi troppo dai legami nazionali per crearsi un proprio Stato.
E per quanto questo atteggiamento dell’insieme del movimento operaio
sia parzialmente giustificato, non sfugge a Niekisch il fatto che il
lavoratore in quanto tale è solo appena diverso da un "borghese
frustrato” senz’altra aspirazione che quella di conseguire un benessere
economico ed un modo di vivere identico a quello della borghesia. Questa
era una conseguenza necessaria al fatto che il marxismo è un ideologia
borghese, nata nello stesso terreno del liberalismo e tale da condividere
con questo una valorizzazione della vita in termini esclusivamente economici.La
responsabilità di questa situazione ricade in gran parte sulla socialdemocrazia
che "è soltanto liberalismo popolarizzato e che ha spinto il lavoratore
nel suo egoismo di classe, cercando di farne un borghese".
Questa attitudine del SPD è quella che ha portato, dopo il 1918, non
alla realizzazione della indispensabile rivoluzione nazionale e sociale,
bensì "alla ricerca di cariche per i suoi dirigenti” ed alla conversione
in una opposizione all'interno del sistema capitalista, anziché in un
partito rivoluzionario: L’SPD è un partito liberale e capitalista che
impiega una terminologia socialrivoluzionaria per ingannare i lavoratori.
Questa analisi è quella che porta Niekisch a dire che tutte le forme
di socialismo basate su considerazioni umanitarie sono "tendenze
corruttrici che dissolvono la sostanza della volontà guerriera del popolo
tedesco". Influenzata molto dal “decisionismo" di Cari Schmitt,
l’attitudine di Niekisch verso il KPD è molto più sfumata. Prima di
tutto, ed in opposizione al SPD, fermamente basato su concezioni borghesi,
il comunismo si regge “su istinti elementari". Del KPD Niekisch
apprezza in modo particolare la “struttura autocratica”, la “approvazione
a voce alta della dittatura”. Queste caratteristiche renderebbero possibile
utilizzare il comunismo come “mezzo” ed il percorrere insieme una parte
della strada. Niekisch accolse con speranza il "Programma di Liberazione
Nazionale e Sociale" del KPD (24 agosto 1930) in cui si dichiarava
la lotta totale contro le riparazioni di guerra e l’ordine dì Versailles,
ma quando ciò si rivelò solo una tattica - diretta a frenare i crescenti
successi del NSDAP-, cosi come lo era stata la "linea Schlagater"
nei 1923, Niekisch denunciò la malafede dei comunisti sul problema nazionale
e li qualificò come incapaci di realizzare il compito al quale lui aspirava
poiché erano "solo socialrivoluzionari" e per di più poco
rivoluzionari. Il ruolo dirigente nel partito rivoluzionario avrebbe
quindi dovuto essere ricoperto da un "nazionalista" di nuovo
stampo, senza legami con il vecchio nazionalismo (è significativo che
Niekisch considerasse il partito tradizionale dei nazionalisti, il DNVP,
incapace di conseguire la resurrezione tedesca perché orientato verso
l'epoca guglielmina, definitivamente scomparsa). Il nuovo nazionalismo
doveva essere socialrivoluzionario, non condizionato, disposto a distruggere
tutto quanto potesse ostacolare l’indipendenza tedesca, ed il nuovo
nazionalista, fra i cui compiti c’era quello di utilizzare l’operaio
comunista rivoluzionario, doveva avere la caratteristica fondamentale
di volersi sacrificare e voler servire. Secondo una bella immagine di
Niekisch, il comunismo non sarebbe altro che “il fumo che inevitabilmente
sale dove un mondo comincia a bruciare”.Si è vista l’immagine offerta
da Niekisch della secolare decadenza tedesca, ma nel passato tedesco
non tutto è oscuro; c’è un modello al quale Niekisch guarderà costantemente:
la vecchia Prussia o, come egli dice, l'idea di Potsdam, una Prussia
che con l'apporto di sangue slavo possa essere l’antidoto contro la
Germania romanizzata.E così che esigerà, fin dai primi numeri di "Widerstand",
la resurrezione di "una Germania prussiana, disciplinata e barbara,
più preoccupata del potere che delle cose dello spirito". Cosa
significa esattamente la Prussia per Niekisch? O.E. Schüddekopf lo ha
indicato esattamente quando dice che nella "idea di Potsdam"
Niekisch vedeva tutte le premesse del suo nazional-bolscevismo: "Lo
Stato totale, l’economia pianificata, l’alleanza con la Russia, una
condizione spirituale antiromana, la difesa contro l'Ovest, contro l'Occidente,
l'incondizionato Stato guerriero, la povertà...". Nell'idea prussiana
di sovranità Niekisch riconosce l'idea di cui hanno bisogno i tedeschi:
quella dello "Stato totale", necessario in quanto la Germania,
minacciata dall'ostilità dei vicini per la sua condizione geografica,
ha bisogno di diventare uno Stato militare. Questo Stato totale deve
essere lo strumento di lotta cui deve essere tutto subordinato - l'economia
come la cultura e la scienza - affinchè il popolo tedesco possa ottenere
la sua libertà. E’ evidente, per Niekisch - ed in questo occorre ricercare
una delle ragioni più profonde del suo nazional-bolscevismo -, che lo
Stato non può dipendere da un’economia capitalista in cui offerta e
domanda determinino il mercato; al contrario, l’economia deve essere
subordinata allo Stato ed alle sue necessità. Per qualche tempo, Niekisch
ebbe fiducia in determinati settori della Reichswehr (pronunciò molte
delle sue conferenze in questo ambiente militare) per realizzare l’"idea
di Potsdam”, ma agli inizi del 1933 si allontanò dalla concezione di
una "dittatura della Reichswehr" perché essa non gli appariva
sufficientemente "pura" e "prussiana" tanto da farsi
portatrice della "dittatura nazionale", e ciò era dovuto,
sicuramente, ai suoi legami con le potenze economiche. Un'altro degli
aspetti chiave del pensiero di Niekisch è il primato riconosciuto alla
politica estera (l'unica vera politica per Spengler) su quella interna.
Le sue concezioni al riguardo sono marcatamente influenzate da Macchiavelli
(del quale Niekisch era grande ammiratore, tanto da firmare alcuni suoi
articoli con lo pseudonimo di Niccolò) e dal suo amico Karl Haushofer.
Del primo, Niekisch conserverà sempre la Realpolitik, la sua convinzione
che la vera essenza della politica è sempre la lotta fra Stati per il
potere e la supremazia, dal secondo apprenderà a pensare secondo dimensioni
geopolitiche, considerando che nella situazione di allora - ed a maggior
ragione in quella attuale - hanno un peso nella politica mondiale solamente
gli Stati costruiti su grandi spazi, e siccome nel 1930 l'Europa centrale
di per sè non avrebbe potuto essere altro che una colonia americana,
sottomessa non solo allo sfruttamento economico, ma "alla banalità,
alla nullità, al deserto, alla vacuità della spiritualità americana",
Niekisch propone un grande stato "da Vladivostok sino a Vlessingen",
cioè un blocco germano-slavo dominato dallo spirito prussiano con l'imperio
dell'unico collettivismo che possa sopportare l'orgoglio umano: quello
militare. Accettando con decisione il concetto di "popoli proletari"
(come avrebbero fatto i fascisti di sinistra), il nazionalismo di Niekisch
era un nazionalismo di liberazione, privo di sciovinismo, i cui obbiettivi
dovevano essere la distruzione dell'ordine europeo sorto da Versailles
e la liquidazione della Società delle Nazioni, strumento delle potenze
vincitrici. Agli inizi del suo pensiero, Niekisch sognava un "gioco
in comune" della Germania con i due Paesi che avevano saputo respingere
la "struttura intellettuale" occidentale: la Russia bolscevica
e l'Italia fascista (è un'altra coincidenza, tra le molte, fra il pensiero
di Niekisch e quello di Ramiro Ledesma). Nel suo programma dell'aprile
del 1930, Niekisch chiedeva "relazioni pubbliche o segrete con
tutti i popoli che soffrono, come il popolo tedesco, sotto l'oppressione
delle potenze imperialiste occidentali". Fra questi popoli annoverava
l'URSS ed i popoli coloniali dell'Asia e dell'Africa. Più avanti vedremo
la sua evoluzione in relazione al Fascismo, mentre ci occuperemo dell'immagine
che Niekisch aveva della Russia sovietica. Prima di tutto dobbiamo dire
che quest' immagine non era esclusiva di Niekisch, ma che era patrimonio
comune di quasi tutti gli esponenti della Rivoluzione Conservatrice
e del nazional-bolscevismo, a partire da Moeller van den Bruck, e lo
saranno anche i più lucidi fascisti di sinistra: Ramiro Ledesma Ramos
e Drieu la Rochelle. Perchè, in effetti, Niekisch considerava la rivoluzione
russa del 1917 prima di tutto come una rivoluzione nazionale, più che
come una rivoluzione sociale. La Russia, che si trovava in pericolo
di morte a causa dell'infiltrazione dei valori occidentali estranei
alla sua essenza, "incendiò di nuovo Mosca" per farla finita
con i suoi invasori, impiegando il marxismo come combustibile. Con parole
dello stesso Niekisch: "Questo fu il senso della Rivoluzione bolscevica:
la Russia, in pericolo di morte, ricorse all'idea di Potsdam, la portò
sino alle estreme conseguenze, quasi oltre ogni misura, e creò questo
Stato assolutista di guerrieri che sottomette la stessa vita quotidiana
alla disciplina militare, i cui cittadini sanno sopportare la fame quando
c'è da battersi, la cui vita è tutta carica, fino all'esplosione, di
volontà di resistenza". Kerenski era stato solo una testa di legno
dell' Occidente che voleva introdurre la democrazia borghese in Russia
(Kerenski era, chiaramente, l’uomo nel quale avevano fiducia le potenze
dell’Intesa perché la Russia continuasse al loro fianco la guerra contro
la Germania); la rivoluzione bolscevica era stata diretta contro gli
Stati imperialisti dell’Occidente e contro la borghesia interna favorevole
allo straniero ed antinazionale. Coerente con questa interpretazione,
Niekisch definirà il leninismo come "ciò che rimane del marxismo
quando un uomo di Stato geniale lo utilizza per finalità di politica
nazionale", e citerà con frequenza la celebre frase di Lenin che
sarebbe diventata il leit-motiv di tutti i nazional-bolscevichi: "Fate
della causa del popolo la causa della Nazione e la causa della Nazione
diventerà la causa del popolo". Nelle lotte per il potere che ebbero
luogo ai vertici sovietici dopo la morte di Lenin, le simpatie di Niekisch
erano dirette a Stalin, e la sua ostilità verso Trotzskij (atteggiamento
condiviso, fra molti altri, anche da Ernst Jünger e dagli Strasser).
Trotzskij ed i suoi seguaci, incarnavano, agli occhi di Niekisch, le
forze occidentali, il veleno dell’Ovest, le forze di una decomposizione
ostile a un ordine nazionale in Russia. Per questo motivo Niekisch accolse
con soddisfazione la vittoria di Stalin e dette al suo regime la qualifica
di "organizzazione della difesa nazionale che libera gli istinti
virili e combattenti". Il Primo Piano Quinquennale, in corso quando
Niekisch scriveva, era "Un prodigioso sforzo morale e nazionale
destinato a conseguire l’autarchia". Era quindi l’aspetto politico-militare
della pianificazione ciò che affascinava Niekisch, gli aspetti socio-economici
(come nel caso della sua valutazione del KDP) lo interessavano appena.
Fu in questo modo che poté coniare la formula: "collettivismo +
pianificazione = militarizzazione del popolo". Quanto Niekisch
apprezzava della Russia è esattamente il contrario di quanto ha attratto
gli intellettuali marxisti degenerati: “La violenta volontà di produzione
per rendere forte e difendere lo Stato, l’imbarbarimento cosciente dell’esistenza...
l’attitudine guerriera, autocratica, dell’élite dirigente che governa
dittatorialmente, l’esercizio per praticare l’ascesi di un popolo...”.
Era logico che Niekisch vedesse nell’Unione Sovietica il compagno ideale
di un’alleanza con la Germania, poiché incarnava i valori antioccidentali
cui Niekisch aspirava. Inoltre, occorre tener presente che in quell’epoca
l’URSS era uno Stato isolato, visto con sospetto dai paesi occidentali
ed escluso da ogni tipo di alleanza, per non dire circondato da Stati
ostili che erano praticamente satelliti della Francia e dell’Inghilterra
(Stati baltici, Polonia, Romania); a questo bisogna poi aggiungere che
fino a ben oltre gli inizi degli anni ‘30, l’URSS non faceva parte della
Società delle Nazioni né aveva rapporti diplomatici con gli USA. Niekisch
riteneva che un'alleanza Russia-Germania fosse necessaria anche per
la prima, poiché "la Russia deve temere l'Asia", e solo un
blocco dall'Atlantico al Pacifico poteva contenere "la marea gialla",
allo stesso modo in cui solo con la collaborazione tedesca la Russia
avrebbe potuto sfruttare le immense risorse della Siberia. Abbiamo visto
per quali ragioni la Russia appariva a Niekisch come un modello. Ma
per la Germania non si trattava di copiare l'idea bolscevica, di accettarla
in quanto tale. La Germania - e su questo punto Niekisch condivide l'opinione
di tutti i nazionalisti - deve cercare le sue proprie idee e forme,
e se la Russia veniva portata ad esempio, la ragione era che aveva organizzato
uno Stato seguendo la "legge di Potsdam" che avrebbe dovuto
ispirare anche la Germania. Organizzando uno Stato assolutamente antioccidentale,
la Germania non avrebbe imitato la Russia, ma avrebbe recuperato la
propria specificità, alienata nel corso di tutti quegli anni di sottomissione
allo straniero e che si era incarnata nello Stato russo. Per quanto
gli accordi con la Polonia e la Francia sondati dalla Russia saranno
osservati con inquietudine da Niekisch, che difenderà appassionatamente
l'Unione Sovietica contro le minacce di intervento e contro le campagne
condotte a sue discapito dalle confessioni religiose. Inoltre, per Niekisch
"una partecipazione della Germania alla crociata contro la Russia
significherebbe... un suicidio". Questo sarà il rimprovero più
importante - e convincente - di Niekisch al nazionalsocialismo, e con
ciò giungiamo ad un punto che non cessa di provocare una certa perplessità:
l'atteggiamento di Niekisch verso il nazionalsocialismo. Questa perplessità
non è solo nostra; durante l'epoca che studiamo, Niekisch era visto
dai suoi contemporanei più o meno come un "nazi". Certamente,
la rivista paracomunista "Aufbruch" lo accomunava a Hitler
nel 1932; più specifica, la rivista sovietica "Moskauer Rundschau"
(30 novembre 1930), qualificava il suo "Entscheidung" come
"l'opera di un romantico che ha ripreso da Nietzsche la sua scala
di valori". Per dei critici moderni come Armin Mohler "molto
di quanto Niekisch aveva chiesto per anni sarà realizzato da Hitler",
e Faye segnala che la polemica contro i nazionalsocialisti, per il linguaggio
che usa "lo colloca nel campo degli stessi". Cosa fu dunque
ciò che portò Niekisch ad opporsi al nazionalsocialismo? Da un'ottica
retrospettiva, Niekisch considera il NSDAP fino al 1923 come un "movimento
nazional-rivoluzionario genuinamente tedesco", ma dalla rifondazione
del Partito, nel 1925, pronuncia un'altro giudizio, nello stesso modo
in cui modificherà il suo precedente giudizio sul fascismo italiano.
Troviamo l'essenziale delle critiche di Niekisch al nazionalsocialismo
in un opuscolo del 1932: "Hitler - ein deutsches Verhängnis"
(Hitler, una fatalità tedesca) che apparve illustrato con impressionanti
disegni di un artista di valore: A. Paul Weber. Dupeux segnala con esattezza
che queste critiche non sono fatte dal punto di vista dell'umanitarismo
e della democrazia, com'è usuale ai nostri giorni, e Sauermann lo qualifica
come un "avversario in fondo essenzialmente rassomigliante".
Niekisch considerava "cattolico", "romano" e "fascista"
il fatto di dirigersi alle masse e giunse ad esprimere "l'assurdo"
(Dupeux) che: "che è nazista, presto sarà cattolico". In questa
critica occorre vedere, per cercare di comprenderla, la manifestazione
di un atteggiamento molto comune fra tutti gli autori della Rivoluzione
conservatrice, che disprezzavano come "demagogia" qualsiasi
lavoro fra le masse, ed occorre ricordare, anche, che Niekisch non fu
mai un tattico né un "politico pratico". Allo stesso tempo
occorre mettere in relazione la sfiducia verso il nazionalsocialismo
con le origini austriache e bavaresi dello stesso, poiché abbiamo già
visto che Niekisch guardava con diffidenza ai tedeschi del sud e dell'ovest,
come influenzati dalla romanizzazione. D'altra parte, Niekisch rimprovera
al nazionalsocialismo la sua "democraticità" alla Rousseau
e la sua fede nel popolo. Per Niekisch l'essenziale è lo Stato: egli
sviluppò sempre un vero "culto dello Stato", perfino nella
sua epoca socialdemocratica, per cui risulta per lo meno grottesco qualificarlo
come un "sindacalista anarchico" (sic). Niekisch commise gravi
errori nella sua valutazione del nazionalsocialismo, come il prendere
sul serio il "giuramento di legalità" pronunciato da Hitler
nel corso del processo al tenente Scheringer, senza sospettare che si
trattava di mera tattica (con parole di Lenin, un rivoluzionario deve
saper utilizzare tutte le risorse, legali ed illegali, servirsi di tutti
i mezzi secondo la situazione, e questo Hitler lo realizzò alla perfezione),
e ritenere che Hitler si trovasse molto lontano dal potere...nel gennaio
del 1933. Questi errori possono spiegarsi facilmente, come ha fatto
Sauermann, con il fatto che Niekisch giudicava il NSDAP più basandosi
sulla propaganda elettorale che sullo studio della vera essenza di questo
movimento. Tuttavia, il rimprovero fondamentale concerne la politica
estera. Per Niekisch, la disponibilità - espressa nel "Mein Kampf"
- di Hitler ad un'intesa con Italia ed Inghilterra e l'ostilità verso
la Russia erano gli errori fondamentali del nazionalsocialismo, poiché
questo orientamento avrebbe fatto della Germania un "gendarme dell'Occidente".
Questa critica è molto più coerente delle anteriori. L'assurda fiducia
di Hitler di poter giungere ad un accordo con l'Inghilterra gli avrebbe
fatto commettere gravi errori (Dunkerque, per citarne uno); sulla sua
alleanza con l'Italia, determinata dal sentimento e non dagli interessi
- ciò che è funesto in politica - egli stesso si sarebbe espresso ripetutamente
e con amarezza. Per quanto riguarda l'URSS, fra i collaboratori di Hitler
Goebbels fu sempre del parere che si dovesse giungere ad un intesa,
e perfino ad un'alleanza con essa, e ciò non solo nel periodo della
sua collaborazione con gli Strasser, ma sino alla fine del III Reich,
come ha dimostrato inequivocabilmente il suo ultimo addetto stampa Wilfred
von Owen nel suo diario ("Finale furioso. Con Goebbels sino alla
fine"), edito per la prima volta - in tedesco - a Buenos Aires
(1950) e proibito in Germania sino al 1974, data in cui fu pubblicato
dalla prestigiosa Grabert-Verlag di Tübingen, alla faccia degli antisovietici
e filo-occidentali di professione. La denuncia, sostenuta da Niekisch,
di qualsiasi crociata contro la Russia, assunse toni profetici quando
evocò in un' immagine angosciosa "le ombre del momento in cui le
forze...della Germania diretta verso l'Est, sperperate, eccessivamente
tese, esploderanno...Resterà un popolo esausto, senza speranza, e l'ordine
di Versailles sarà più forte che mai". Indubbiamente Ernst Niekisch
esercitò, negli anni dal 1926 al 1933, una influenza reale nella politica
tedesca, mediante la diffusione e l'accettazione dei suoi scritti negli
ambienti nazional-rivoluzionari che lottavano contro il sistema di Weimar.
Questa influenza non deve essere valutata, certamente in termini quantitativi:
l'attività di Niekisch non si orientò mai verso la conquista delle masse,
né il carattere delle sue idee era il più adeguato a questo fine. Per
fornire alcune cifre, diremo che la sua rivista "Widerstand"
aveva una tiratura che oscillava fra le 3.000 e le 4.500 copie, fatto
che è lungi dall'essere disprezzabile per l'epoca, ed in più trattandosi
di una rivista ben presentata e di alto livello intellettuale; i circoli
"Resistenza" raggruppavano circa 5.000 simpatizzanti, dei
quali circa 500 erano politicamente attivi. Non è molto a paragone dei
grandi partiti di massa, ma l'influenza delle idee di Niekisch dev'essere
valutata considerando le sue conferenze, il giro delle sue amicizie
(di cui abbiamo già parlato), i suoi rapporti con gli ambienti militari,
la sua attività editoriale, e soprattutto, la speciale atmosfera della
Germania in quegli anni, in cui le idee trasmesse da "Widerstand"
trovavano un ambiente molto ricettivo nelle Leghe paramilitari, nel
Movimento Giovanile, fra le innumerevoli riviste affini ed anche in
grandi raggruppamenti come il NSDAP, lo Stahlhelm, ed un certo settore
di militanti del KPD (come si sa, il passaggio di militanti del KPD
nel NSDAP, e viceversa, fu un fenomeno molto comune negli ultimi anni
della Repubblica di Weimar, anche se gli storici moderni ammettono che
vi fu una percentuale maggiore di rivoluzionari che percorsero il primo
tipo di tragitto, ancor prima dell'arrivo di Hitler al potere). Queste
brevi osservazioni possono a ragione far ritenere che l'influenza di
Niekisch fu molto più ampia di quanto potrebbe far pensare il numero
dei suoi simpatizzanti. Il 9 marzo del 1933 Niekisch è arrestato da
un gruppo di SA ed il suo domicilio perquisito. Viene posto in libertà
immediatamente, ma la rivista "Entscheidung", fondata nell'autunno
del 1932, viene sospesa. "Widerstand", al contrario, continuerà
ad apparire sino al dicembre del 1934, e la casa editrice dallo stesso
nome pubblica libri sino al 1936 inoltrato. Dal 1934 Niekisch viaggia
per quasi tutti i paesi d'Europa, nei quali sembra abbia avuto contatti
con i circoli dell'emigrazione. Nel 1935, nel corso di una visita a
Roma, viene ricevuto da Mussolini. Non si può fare a meno di commuoversi
nell'immaginare questo incontro, disteso e cordiale, fra due grandi
uomini che avevano iniziato la loro carriera politica nelle file del
socialismo rivoluzionario. Alla domanda di Mussolini su che cosa aveva
contro Hitler, Niekisch rispose:"Faccio mie le vostre parole sui
popoli proletari". Mussolini rispose."E' quanto dico sempre
a Hitler". (Va ricordato che questi scrisse una lettera a Mussolini
- il 6 marzo 1940 - in cui gli spiegava il suo accordo con la Russia,
perché "ciò che ha portato il nazionalsocialismo all'ostilità contro
il comunismo è solo la posizione - unilaterale - giudaico-internazionale,
e non, al contrario, l'ideologia dello Stato stalinista-russo-nazionalista".
Durante la guerra, Hitler esprimerà ripetutamente la sua ammirazione
per Stalin, in contrasto con l'assoluto disprezzo che provava per Roosevelt
e Churchill). Nel marzo del 1937 Niekisch è arrestato con 70 dei suoi
militanti (un gran numero di membri dei circoli "Resistenza"
aveva cessato la propria attività, significativamente, nel constatare
che Hitler stava portando avanti realmente la demolizione del Diktat
di Versailles che anch'essi avevano tanto combattuto). Nel gennaio del
1939 è processato davanti al Tribunale Popolare, accusato di alto tradimento
ed infrazione sulla legge sulla fondazione di nuovi partiti, e condannato
all'ergastolo. Sembra che le accuse che più pesarono contro di lui furono
i manoscritti trovati nella sua casa, nei quali criticava Hitler ed
altri dirigenti del III Reich. Fu incarcerato nella prigione di Brandenburg
sino al 27 aprile del 1945, giorno in cui viene liberato dalle truppe
sovietiche, quasi completamente cieco e semiparalitico. Nell'estate
del 1945 entra nel KPD che, dopo la fusione nella zona sovietica con
l'SPD, nel 1946 si denominerà Partito Socialista Unificato di Germania
(SED) e viene eletto al Congresso Popolare come delegato della Lega
Culturale. Da questo posto difende una via tedesca al socialismo e si
oppone dal 1948 alle tendenze di una divisione permanete della Germania.
Nel 1947 viene nominato professore all'Università Humboldt di Berlino,
e nel 1949 è direttore dell' "Istituto di Ricerche sull'Imperialismo";
in quell'anno pubblica uno studio sul problema delle élites in Ortega
y Gasset. Niekisch non era, ovviamente, un "collaborazionista"
servile: dal 1950 si rende conto che i russi non vogliono un "via
tedesca" al socialismo, ma solo avere un satellite docile (come
gli americani nella Germania federale). Coerentemente con il suo modo
di essere, fa apertamente le sue critiche e lentamente cade in disgrazia;
nel 1951 il suo corso è sospeso e l'Istituto chiuso. Nel 1952 ha luogo
la sua scomunica definitiva, effettuata dall'organo ufficiale del Comitato
Centrale del SED a proposito del suo libro del 1952 "Europäische
Bilanz". Niekisch è accusato di "...giungere a erronee conclusioni
pessimistiche perché, malgrado l'occasionale impiego della terminologia
marxista, non impiega il metodo marxista...la sua concezione della storia
è essenzialmente idealista...". Il colpo finale è dato dagli avvenimenti
del 17 giugno del 1953 a Berlino, che Niekisch considera come una legittima
rivolta popolare. La conseguente repressione distrugge le sue ultime
speranze nella Germania democratica e lo induce a ritirarsi dalla politica.
Da questo momento Niekisch, vecchio e malato, si dedica a scrivere le
sue memorie cercando di dare al suo antico atteggiamento di "Resistenza"
un significato di opposizione a Hitler, nel tentativo di cancellare
le orme della sua opposizione al liberalismo. In ciò fu aiutato dalla
ristretta cerchia dei vecchi amici sopravvissuti. Il più influente fra
loro fu il suo antico luogotenente, Josef Drexel, vecchio membro del
Bund Oberland e divenuto, nel secondo dopoguerra, magnate della stampa
in Franconia. Questo tentativo può spiegarsi, oltre che con il già menzionato
stato di salute di Niekisch, con la sua richiesta di ottenere dalla
Repubblica Federale (viveva a Berlino Ovest) una pensione per i suoi
anni di carcere. Questa pensione gli fu sempre negata, attraverso una
interminabile serie di processi. I tribunali basarono il rifiuto su
due punti: Niekisch aveva fatto parte di una setta nazionalsocialista
(sic) ed aveva collaborato in seguito al consolidamento di un'altro
totalitarismo: quello della Germania democratica. Cosa bisogna pensare
di questi tentativi di rendere innocuo Niekisch si deduce da quanto
fin qui esposto. La storiografia più recente li ha smentiti del tutto.
Il 23 maggio del 1967, praticamente dimenticato, Niekisch moriva a Berlino.
Malgrado sia quasi impossibile trovare le sue opere anteriori al 1933,
in parte perché non ripubblicate ed in parte perché scomparse dalle
biblioteche, A. Mohler ha segnalato che Niekisch torna farsi virulento,
e fotocopie dei suoi scritti circolano di mano in mano fra i giovani
tedeschi disillusi dal neo-marxismo (Marcuse, Suola di Frankfurt). La
critica storica gli riconosce sempre maggiore importanza. DI quest'uomo,
che si oppone a tutti i regimi presenti nella Germania del XX secolo,
bisogna dire che mai operò mosso dall'opportunismo. I suoi cambi di
orientamento furono sempre il prodotto della sua incessante ricerca
di uno Stato che potesse garantire la liberazione della Germania e dello
strumento idoneo a raggiungere questo obiettivo. Le sue sofferenze -
reali - meritano il rispetto dovuto a quanti mantengono coerentemente
le proprie idee. Niekisch avrebbe potuto seguire una carriera burocratica
nell'SPD, accettare lo splendido posto offertogli da Gregor Strasser,
esiliarsi nel 1933, tacere nella Germania democratica...Ma sempre fu
fedele al suo ideale ed operò come credeva di dover fare senza tener
conto delle conseguenze personali che avrebbero potuto derivargli. La
sua collaborazione con il SED è comprensibile, ed ancor più il modo
in cui si concluse. Oggi che l'Europa è sottomessa agli pseudovalori
dell'Occidente americanizzato, le sue idee e la sua lotta continuano
ad avere un valore esemplare. E' quanto compresero i nazional-rivoluzionari
di "Sache del Volches" quando, nel 1976, apposero una targa
sulla vecchia casa di Niekisch, con la frase: "O siamo un popolo
rivoluzionario o cessiamo definitivamente di essere un popolo libero".
Josè Cuadrado Costa
Articolo tratto dai numeri 56 e 57 di Orion
Per l'approfondimento dell'argomento si consigliano:
- AA.VV., Nazionalcomunismo. Prospettive per un blocco eurasiatico.
Ed. Barbarossa 1996
- Origini n°2, L'opposizione nazionalrivoluzionaria al Terzo Reich 1988
- E. Niekisch, Est & Ovest. Considerazioni in ordine sparso. Ed.
Barbarossa 2000
- E. Niekisch, Il regno dei demoni. Panorama del Terzo Reich. Feltrinelli
Editore 1959
- A. Mohler, La Rivoluzione Conservatrice. Ed. Akropolis 1990
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