la
Controvoce
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FRONTE PATRIOTTICO COMUNITA' |
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MAOISMO E TRADIZIONE Claudio Mutti “Lo studio ideologico
dev’essere basato al 99% sulle opere del Grande Timoniere Mao Tse Tung,
perché esse superano, in qualità, le opinioni di Marx, Engels, Lenin e
Stalin.” Lin Piao ORIGINI TAOISTE DELLA
TEORIA DELLE CONTRADDIZIONI Mao Tse Tung afferma: “La
legge delle contraddizioni inerenti alle cose, cioè la legge
dell’unità degli opposti, è la legge fondamentale della natura della
società e, per estensione, del pensiero”[1]. Mao ammette, con Marx, che la
contraddizione è il motore universale di tutto lo sviluppo. Ma il
pensiero di Mao differisce da quello marxista nel momento in cui,
collocandosi sotto la tutela della tradizione taoista, esso descrive il
carattere complementare degli avversari: “Senza l’alto, non c’è
basso, senza il basso, non c’è alto”[2]. Secondo gli insegnamenti
taoisti, yin e yang sono “dei principi opposti e, allo stesso tempo,
complementari e inseparabili, che possiedono delle valenze multiple:
sono l’eterno mascolino e l’eterno femminino, l’attivo e il
passivo, il Cielo (in senso lato) e la Terra, il luminoso e l’oscuro,
il creativo e il ricettivo, e così in eterno”[3]. Lo yin e lo yang
sono “due categorie simboliche degli eterni opposti, seppur non siano
opposti in senso stretto, ma complementari l’uno con l’altro,
necessari l’uno all’altro, l’uno non potrebbe esistere senza
l’altro”[4]. E’ il principio della
complementarità, presente nei due principi della tradizione
estremo-orientale, quello che troviamo al centro della teoria maoista
della contraddizione, la quale considera gli avversari nella loro
interdipendenza: “E’ ciò che si produce attraverso tutti gli
opposti; in certe condizioni essi sono opposti tra loro, in altre sono
reciprocamente legati: si completano, sono reciprocamente permeabili,
sono interdipendenti; questo è ciò che noi chiamiamo identità”[5].
Secondo il taoismo, “l’essere e il non-essere si succedono, si
posizionano davanti e dietro, si completano in alto ed in basso,
possibile ed impossibile sono delle differenziazioni
complementari”[6], ecc. Nel taoismo, l’azione permanente dei
contrari dà luogo a delle modificazioni che “talvolta si completano,
talvolta si trasferiscono l’una all’altra”[7]. L’interpretazione delle
contraddizioni dialettiche operata nel maoismo è legata a nostro avviso
alla tradizione estremo-orientale e propone una rivendicazione degli
insegnamenti taoisti sotto le sembianze di una terminologia
marxista-leninista. ASPETTO SOLARE DEL NUOVO
ORDINE MAOISTA In “Per approfondire la
grande rivoluzione culturale proletaria”, Mao Tse Tung scriveva: “Lo
sviluppo di tutte le cose dipende dal Sole e fare la rivoluzione dipende
dal pensiero di Mao”. Possiamo comprendere che
nella presente frase si esprime la nozione che identifica il Capo con il
Sole. E’ così che l’Imperatore della Cina doveva fare il giro del
“Tempio della Luce” nel senso del posizionamento apparente del Sole
per un osservatore che guardasse verso il sud, fermandosi dodici volte,
presso le dodici stazioni simboliche che corrispondono ai dodici mesi;
“In questa maniera egli s’identificava con i ‘dodici soli’, che
sono i dodici ‘âditya’ della tradizione indù, ed i ‘dodici
frutti dell’Albero della Vita’ del simbolismo apocalittico”[8].
Mao ha ereditato dagli imperatori quest’immagine analogica, la quale
è continuamente messa in evidenza dai canti della rivoluzione cinese: “L’Oriente è rosso, il
Sole si leva, Sulla
terra di Cina appare Mao Tse Tung” “Il Partito Comunista è
come il Sole; Là
dove appaiono i suoi raggi tutto è illuminato. Affinché
le creature crescano, esse hanno bisogno del Sole; Per
fare la rivoluzione noi abbiamo bisogno di Mao.” “Il pensiero di Mao Tse
Tung è un Sole che ci indica l’Oriente. Per
navigare in alto mare abbiamo bisogno del Grande Timoniere. Rispettate
e amate il presidente Mao, il grande educatore, la grande guida. Sole
del cuore, Sole rosso del cuore del popolo rivoluzionario. Viva
il presidente Mao! Dalla
montagna d’oro di Pechino i suoi raggi illuminano il pianeta. Questo
sole d’oro è il presidente Mao.” La caratteristica solare
attribuita con insistenza al ruolo di Mao Tse Tung porta a pensare che
il maoismo sia l’apparizione contemporanea della tradizione imperiale
cinese. VOLONTARISMO Il maoismo offre una
reinterpretazione delle forze agenti nella storia. Mao riafferma
l’importanza delle idee nello sviluppo storico: “Le idee giuste sono
proprie dell’avanguardia del popolo, tramite la quale penetrano nelle
masse, esse sono una forza materiale capace di trasformare la società e
il mondo”[9]. Mentre nell’analisi
marxista il ruolo attribuito alle forze materiali è preponderante, il
pensiero di Mao ristabilisce l’uomo come fattore decisivo: “è
sufficiente che degli uomini esistano, per compiere un qualunque fine...
La Rivoluzione può cambiare tutto”[10]. Da qui la formulazione delle
quattro priorità: dell’uomo sul fatto materiale, del lavoro politico
sulle altre attività, della dottrina sul lavoro politico, delle idee
vive sulle idee dei letterati. Ci troviamo davanti l’immagine di un
idealismo volontarista, dove è escluso ogni determinismo di carattere
laico o marxista. Il maoismo mette l’uomo al suo giusto posto:
soggetto della storia, non oggetto d’una Storia superstiziosamente
finalista. Questo idealismo volontarista
è alla base della rivoluzione culturale: “La rivoluzione culturale ha
come fine la rivoluzionarizzazione del pensiero dell’uomo”[11]. E’
l’uomo il fattore decisivo, non l’economia: non è sufficiente
insistere sulla seconda, bisogna agire sul primo. Allo stesso modo,
Corneliu Codreanu propose la “riforma dell’uomo”: “Questo paese
va verso la rovina per mancanza d’uomini, non di programmi. E’ la
nostra convinzione. Non dobbiamo creare altri programmi, ma altri
uomini, degli uomini nuovi”[12]. Ma l’analogia tra le dottrine di
Codreanu e di Mao sarà più evidente quando osserveremo l’importanza
che riveste il contadino nel nuovo ordine maoista.
IL CONTADINATO L’importanza del contadino
e l’antitesi tra campagna e città sono elementi centrali nella concezione
maoista dello Stato, degli elementi che in Europa hanno costituito i
fondamenti delle teorie “rurali” di Oswald Spengler, Walther Darré,
Karl Dyrssen, Ferenc Szàlasi ecc., nelle quali la “Bauerntum” [contadinato]
fedele alla terra è stata vista come la fonte della forza più sana del
sangue e del “Volk”. La concezione contadina di Mao e di Lin Piao conosce,
in termini analoghi, l’opposizione tra il borghese, il “nuovo nomade”,
“l’uomo infecondo” – protagonista della “Zivilisation”, fase terminale,
crepuscolare di ogni ciclo – e la figura antidemocratica del contadino,
“principio e fonte inesauribile del sangue che crea la storia mondiale”[13]. Nel nuovo ordine maoista si
osservano di nuovo le profezie eretiche che hanno visto nel bolscevismo
il regime eletto dei soldati-contadini, con il quale la Germania,
tornata alle sue tradizioni socialiste e contadine, avrebbe potuto fare
fronte comune contro “l’Occidente” mercantilista[14]. Lin Piao scriveva: “La
guerra di resistenza contro il Giappone fu essenzialmente una guerra
rivoluzionaria dei contadini guidati dal nostro Partito.. Prendere
posizione tra i contadini, creare le basi rurali e servirsi delle
campagne per attaccare ulteriormente le città: fu il cammino che
condusse la Rivoluzione cinese alla vittoria”[15]. A questa teoria della
creazione delle basi rivoluzionarie nelle zone rurali e del loro
progressivo riavvicinamento alle città, Lin Piao attribuisce un valore
universale: “Conquisteremo tutto il globo terrestre in questa maniera.
Se l’America del Nord e l’Europa Occidentale possono essere
considerate come la ‘città’, l’Asia, l’Africa e l’America
Latina rappresentano le sue ‘zone rurali’. Dopo la Seconda Guerra
Mondiale, il movimento rivoluzionario del proletariato nei paesi
capitalisti del Nord America e d’Europa, per diverse ragioni, ha
perduto il suo cammino, mentre i movimenti rivoluzionari dei popoli
d’Asia, d’Africa e d’America Latina hanno conosciuto un vigoroso
sviluppo. In un certo senso, la rivoluzione del mondo contemporaneo è
un accerchiamento delle città da parte delle campagne”[16]. Ferenc Szàlasi, il capo
delle Croci Frecciate ungheresi, invocò un’insurrezione
anti-plutocratica delle nazioni dall’economia agricola contro la
potenza industriale dell’Europa e del nord America. In questa “distanza
aristocratica e lotta esistenziale contro la borghesia cittadina”[17]
risiede l’opposizione tra la società basata sulla fedeltà alla terra
degli avi e la civilizzazione cosmopolita, tra il senso della
discendenza e l’imbastardimento democratico. Gli intellettuali
borghesi considerano con orrore questa realtà: “E’ possibile che
questa adorazione delirante per il capo sia una nuova forma di razzismo,
che finora non ha mai attecchito negli altri popoli asiatici”[18].
“Una nuova muraglia si costruisce in Cina, più alta e inespugnabile
della precedente, e consiste nel separare i Cinesi da tutti gli
stranieri presenti sul territorio, nell’isolarli. Nessuno può
instaurare un’amicizia con i Cinesi, che sia Europeo, Africano o
Asiatico”[19]. LA GUERRA “La guerra indurisce il
popolo e gli permette di accelerare la marcia della storia”[20].
Questa frase di Lin Piao, che può riassumere l’etica spartana
instaurata nella Cina maoista, ha scandalizzato tutte le coscienze
pacifiste, che hanno percepito in questa affermazione un eco
dell’esaltazione della guerra che fu espressa dall’affermazione
provocatoria di Marinetti: “l’igiene del mondo”. I giornalisti della borghesia
hanno manifestato la loro paura nei confronti della visione maoista
della guerra: “Tra i simboli della Guardia Rossa rivoluzionaria, con
la falce e il martello, si è collocato un elemento nuovo e blasfemo per
il marxismo: il fucile. I fucili dicono di più su Mao di qualunque dei
suoi esegeti. Karl Marx voleva la pace, Mao Tse Tung vuole la guerra;
Karl Marx predicava la pace come fine della lotta di classe, Mao Tse
Tung proclama l’eternità della guerra popolare...”[21]. L’eroismo rivoluzionario
occupa un capitolo speciale del “Libretto Rosso”: in esso sono
esaltate le virtù guerriere, il coraggio, il sacrificio e lo spirito di
lotta: “Un’armata va sempre avanti, decisa a vincere e a non
sottomettersi al nemico. Anche nelle condizioni più difficili essa
continuerà a combattere fino all’ultimo uomo”[22]. “Svilupperemo
continuamente il nostro stile di lotta – coraggio in battaglia,
nessuna paura davanti al nemico, nessun timore davanti alla fatica e ad
una lotta continua, un accanimento a dar battaglia di nuovo dopo un
intervallo di tempo breve e senza riposo”[23]. “Migliaia e migliaia di
martiri hanno sacrificato eroicamente le loro vite nell’interesse del
popolo. Alziamoci, avanziamo su questa strada rossa del loro
sangue!”[24]. Il maoismo testimonia una preziosa riconoscenza per i
valori eroici ed oppone al pacifismo una concezione guerriera della
vita, con la spiritualità, i valori e l’etica che sono caratteristici
di una tale concezione. Questa concezione non lascia spazio
all’individualismo, ma predica questa impersonalità attiva la quale,
in un clima libero da suggestioni soggettive, dà luogo al sacrificio
eroico, che per definizione è deindividualizzato, anonimo. Di fronte alla società del
mercato la quale esalta solamente le “virtù civiche”, che
“identifica i valori materiali con i valori in sé e dove l’ideale
di vita è la vita sicura e confortevole del lavoro, la produzione, lo
sport, il cinema e la sensualità”[25], il maoismo propone come
alternativa un tipo di società in cui il primo posto è occupato dal
guerriero e dall’eroe. Ma non bisogna pensare che il
maoismo, nel proporre una morale militare di rango superiore alla morale
borghese, non prenda delle precauzioni contro il militarismo: “Il
partito deve guidare il fucile, il fucile non dovrà mai guidare il
partito”[26]. L’elemento militare è, in generale, guerriero, si
trova nella sfera dei mezzi, non dei fini: nell’ordine maoista esso
dev’essere subordinato al principio politico, come nello Stato
platonico l’elemento volitivo e la casta guerriera sono subordinati
all’elemento intellettuale e all’élite dei saggi-iniziati. L’ARTE “La nostra letteratura e la
nostra arte sono al servizio della grande massa del popolo degli operai,
dei contadini e dei soldati; essa è creata per gli operai, i contadini
ed i soldati ed è al servizio degli operai, dei contadini e dei
soldati”[27]. Quattro anni più tardi lo
stalinismo formula in termini analoghi la teoria dell’arte: “Spetta
alla letteratura di aiutare adeguatamente lo Stato ad allevare la
gioventù, rispondere ai suoi problemi, insegnare alle nuove generazioni
ad essere coraggiose, a credere nella loro causa, a mostrarsi intrepidi
nel superare gli ostacoli e le barriere...”[28]. Questa verità relativa
dell’arte è simile a quella della concezione politica di Platone:
“Il totalitarismo platonico (...) nasce dalla coscienza che la vecchia
classe dirigente è morta e che la nuova non è ancora nata. Visto
secondo questa prospettiva, il totalitarismo platonico presenta delle
coincidenze storiche significative con il totalitarismo moderno, che
vuole rimpiazzare le vecchie élites politiche instaurate dalle
rivoluzioni liberali”[29]. Contro le teorie borghesi
mistificatrici sull’arte, Mao afferma che “non esiste, in realtà,
un’arte per l’arte, un’arte al margine delle classi, un’arte che
si sviluppa fuori dalla politica o indipendentemente da essa”[30];
l’arte in Cina dev’essere un’arte popolare. Alla maniera di
Platone, Mao definisce ciò che chiama un’arte “liberata”, che si
rifà allo stesso tempo ai modelli di poesia tradizionale. Mao Tse Tung,
poeta egli stesso come gli antichi imperatori Han, Leang, Tang e Wei,
conosceva l’esercizio delle forme tradizionali della poesia, alle
quali si conforma, dotandole di eleganza, di forza e di
aristocrazia[31]. LA MEDICINA Nel dominio della medicina,
il maoismo presenta un’alternativa tradizionale alla pseudoscienza
divenuta predominante nel mondo moderno. L’agopuntura è stata
praticata in Cina da tempi molto remoti, e l’Occidente capitalista è
obbligato ad ammettere che essa contraddice l’idea di “progresso”:
“Dopo la guerra dell’oppio, nel 1840, tra la decadenza generale del
paese e l’asservimento sempre più accentuato degli imperatori Ching
da parte degli aggressori imperialisti, l’agopuntura occupò un rango
secondario, e la situazione si aggravò ancor di più sotto il governo
reazionario del Kuomintang, che esercitò una vera discriminazione
contro questa terapia tradizionale”[32]. Il nuovo ordine di Mao Tse
Tung ha significato, nel dominio scientifico, una riscoperta della
medicina tradizionale. “Dalla fondazione della nuova Cina, il Partito
e lo Stato hanno preso diverse misure per sviluppare le terapie
tradizionali, così svariati centri di ricerca a Pechino e nelle grandi
città sono stati fondati, e sono stati istituzionalizzati dei servizi
d’agopuntura nella quasi totalità degli ospedali”[33]. Il principio
di base dell’agopuntura, come di tutta la medicina tradizionale
cinese, è la dottrina tradizionale secondo la quale la malattia
proviene dalla rottura dell’equilibrio che mantiene una tensione
ideale tra lo yang (mascolino, attivo) e lo yin (femminile, passivo). La
medicina cinese vuole arrivare fino al livello delle cause, al contrario
della medicina profana la quale si applica al livello degli effetti e
che può essere descritta, tutt’al più, come sintomatica. “Ma esiste un altro punto
di vista che bisogna prendere in considerazione: la medicina cinese,
come tutte le scienze tradizionali, ha in sé gli elementi simbolici che
le permettono di applicarsi nel quadro della filosofia taoista come
realmente cognitiva, di servire da base adeguata alla realizzazione
personale. Così come davanti alla malattia il medico cinese tenterà di
ricostituire l’equilibrio relativo per la salute, così esso darà al
paziente la chiave simbolica per la sua realizzazione come Tchenn-jen,
come Uomo vero, che è il punto da cui parte tutto il processo di
conoscenza che conduce agli stati superiori dell’essere e che culmina
nell’identità con il Tao, cioè nella condizione di Cheun-jen o Uomo
trascendente”[34]. Nel tempo di costruire
un’alternativa alla pseudoscienza del mondo moderno, la risposta della
scienza tradizionale patrocinata dal maoismo pone le condizioni
favorevoli per la realizzazione dell’aspetto iniziatico inscritto
nelle arti e nelle professioni. Nel caso della medicina, l’agopuntura
rivendicata dalla rivoluzione maoista mette al suo posto le basi del
detto tradizionale: “Guarisciti tu stesso”. Claudio Mutti [1] Mao Tse Tung, “Sulla
Contraddizione”. [2] Idem. [3] Julius Evola,
“Introduzione al Tao Te Ching”. [4] René Guénon, “La
Grande Triade”. [5] Mao Tse Tung, op. cit. [6] Lao Tze, “Tao Te Ching”. [7] Julius Evola, op. cit. [8] René Guénon, op. cit. [9] Mao Tse Tung, “Dove
sono le idee giuste?”. [10] Mao Tse Tung,
“Discorso del 16 Settembre 1949”. [11] Decisioni del Comitato
Centrale del Partito Comunista Cinese, agosto 1966. [12] Corneliu Z. Codreanu,
“La Guardia di Ferro”. [13] Oswald Spengler, “Il
Tramonto dell’Occidente”. [14] E’ la tesi sostenuta
da Karl Dyrssen, che nel suo libro “Die Botschaft des Ostens”,
scritto nel 1933, approvò la rivolta dei contadini in nome del
“socialismo prussiano”, che avrebbe dovuto liberare completamente la
Germania dal capitalismo borghese. In termini generali, è la tesi di
tutti i nazional-bolscevichi, non solo in Germania, ma in molti altri
paesi europei. [15] Lin Piao, “Vita e
vittoria della guerra popolare”. [16] Op. cit. [17] Giorgio Freda, “Due lettere
a controcorrente”. A proposito del ruolo del contadinato nel nuovo ordine
cinese, l’autore scrive: “Si può forse negare che la formula – o meglio,
la parola d’ordine – di Lin Piao, articolata nella lotta de ‘la campagna
contro la città’, suggerisca l’esigenza analoga indicata da Spengler,
e che certi rilievi dell’attuale ‘paesaggio’ cinese indicano (per il
suo regime di condizionalità storica e per svariate altre ragioni) delle
linee analoghe a quelle che espresse in Europa, ad esempio, il prussianesimo?” [18] Salvatore Pellegrino,
“Epoca”, N° 834. [19] Lamberti Sorrentino,
“Tempo Illustrato”, N° 45. [20] Lin Piao, op. cit. [21] Lamberti Sorrentino, op.
cit. [22] Mao Tse Tung, “Sul
governo di coalizione”. [23] Mao Tse Tung, “La
situazione attuale e i nostri nemici”. [24] Mao Tse Tung, “Sul
governo di coalizione”. [25] Julius Evola, “Gli
Uomini e le Rovine”. [26] Mao Tse Tung, “I
problemi della guerra e della strategia”. [27] Mao Tse Tung,
“Intervento alla conferenza di Yenan sui problemi della letteratura e
dell’arte”. [28] Pravda, 2 agosto 1946. [29] Adriano Romualdi,
“Platone”. [30] Mao Tse Tung, op. cit. [31] Molte delle poesie
scritte da Mao sono nate nell’esperienza del combattimento, ed in esse
si rivela una visione del mondo non profana, ma, se così possiamo dire,
tradizionale; come la poesia “Gli Immortali”, dove parlando di due
rivoluzionari si dice che non sono morti, ma che hanno conquistato
l’immortalità e si trovano nel Cielo, tra gli dèi. [32] Commentario in un libro
sull’agopuntura dell’Università di Pechino, 1972. [33] Idem. [34] Tullio Masera. |
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