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Controvoce
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FRONTE PATRIOTTICO COMUNITA' |
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Alexander Dugin IL PARADIGMA DELLA FINE Il paradigma geopolitico della storia La
riduzione geopolitica è assai meno nota del modello economico; la sua
chiarezza e capacità persuasiva sono nondimeno comparabili con il
paradigma Lavoro-Capitale. Anche in geopolitica troviamo la coppia
teleologica di nozioni rappresentative del soggetto della storia, ma
stavolta colte non nel loro aspetto economico, bensì nell'aspetto della
geografia politica. La questione verte sui due soggetti geopolitici - il
Mare (Talassocrazia) e Al
momento attuale, siamo interessati alla sintesi della storia, convertita
nei termini geopolitici, al punto di vista escatologico, così
chiaramente visibile al livello economico. Là il problema era formulato
nel modo seguente: il Lavoro ha dato battaglia al Capitale, ed ha
perduto. Viviamo nel periodo di questa sconfitta, periodo che la scuola
economica liberale considera come quello finale - da cui la tematica
della "Fine della Storia" di Fukuyama, o del precedente
"Formazione del denaro" di Jacques Attali. E' possibile
rilevare qualche analogia con una situazione simile in geopolitica? E'
sorprendente, ma tale analogia non soltanto esiste, ma è anche a tal
punto evidente e ovvia, da permetterci di avvicinarci a conclusioni di
grande interesse. La
dialettica geopolitica consiste nella lotta dinamica di Mare e Terra. Il
Mare, la civiltà del Mare, sono l'incarnazione della mobilità
permanente, del "fluire", dell'assenza di un centro stabile. I
soli confini reali del Mare sono le masse continentali ai suoi estremi,
ossia qualcosa di opposto al Mare stesso. Mare
e Terra sono pervenuti a scala planetaria solo nel XX secolo, ed in
particolare nella sua seconda metà, quando i contorni del modello
bipolare si sono finalmente delineati. Il Mare ha trovato la sua
espressione finale negli USA e nella NATO, Ma
al punto culminante della storia geopolitica del XX secolo, una svolta
è intervenuta - una svolta che per qualche tempo ha intorbidato la
chiara logica della scienza geopolitica. L'emergenza nell'Europa degli
anni '20-30 di un blocco strategico separato - i Paesi dell’Asse - fu
il principale ostacolo a frenare l’ascesa della civiltà della Terra
al rango di soggetto geopolitico organico ponendo così le basi della
futura sconfitta. Respingendo
l’evidenza e le raccomandazioni dalle scuole scientifiche, i Paesi
dell’Asse tentarono di rivendicare la propria indipendenza geopolitica
ed autarchia. Il fascismo europeo fu, dal punto di vista geopolitico,
l'ostacolo alla naturale espansione eurasiatica dei Sovietici in
direzione occidentale, ma anche il rifiuto al semplice allineamento alla
strategia Atlantica. Questa
ambiguità incrinò seriamente la cristallizzazione del quadro mondiale
bipolare e fu causa di conflitti a livello intercontinentale, per
effetto dei quali Il
fascismo europeo soggiacque all'irresponsabile (e fallimentare, in senso
geopolitico) illusione di una comunanza di interessi fra Mare e Terra di
fronte ad un terzo soggetto - il quale, dal punto di vista della
dottrina geopolitica, era del tutto fittizio, non disponendo delle
“dimensioni” geopolitiche, geografiche, storiche e culturali
necessarie. L’Europa (fascista o meno) ha solo due opportunità
geopolitiche - essere l’avamposto occidentale dell’Oriente (come fu,
ad esempio, il caso dell'Impero Romano Ortodosso prima dello scisma
nella Cristianità), ovvero essere la zona costiera strategica sotto il
controllo del Mare, in opposizione alle masse continentali dell’Eurasia.
La strategia dell'Asse non fu né l'una né l'altra. La futura sconfitta
della Germania divenne evidente già nel momento in cui iniziò la
guerra su due fronti. Un'impresa così perversa rappresentò non
soltanto un suicidio per Quest'ultima
indicazione si basa sulla brillante analisi della crisi dell'URSS e del
Patto di Varsavia che dobbiamo a Jean Thiriart, un’analisi risalente a
20 anni prima del crollo del blocco sovietico. Thiriart dimostrò che,
geopoliticamente, lo spazio strategico controllato dal campo socialista
era incompiuto e non avrebbe sostenuto a lungo lo scontro con
l’Occidente. Nel suo pensiero, il motivo principale era la divisione
dell’Europa, che avvantaggiava le potenze Atlantiche a scapito
dell’URSS. Thiriart riteneva che, per risolvere questo difficile
problema, ereditato dalle politiche suicide di Hitler, sarebbe stata
necessario o conquistare dell’Europa Occidentale annettendola al campo
socialista, oppure, al contrario, puntare alla ritirata delle basi
strategiche e truppe dell'URSS in Europa con il parallelo scioglimento
della NATO e la rimozione di tutte le basi strategiche americane. Questa
creazione di uno spazio neutrale in Europa avrebbe consentito a Mosca di
concentrarsi sulla direttrice meridionale e condurre la battaglia
decisiva con gli USA in Afghanistan, nel Medio ed Estremo Oriente. Ma
la civiltà del Mare aveva studiato con la massima attenzione le teorie
geopolitiche di Mackinder e Mahan: non soltanto aveva verificato la sua
strategia con loro, ma aveva compreso perfettamente la gravità della
minaccia della progressiva integrazione del continente eurasiatico sotto
la protezione sovietica, e prese le contromisure necessarie ad
impedirla. Ed ancora una volta, come nel caso della lotta fra Lavoro e
Capitale, non si trattò solamente dell'azione delle forze storiche
oggettive, ma si assistette al diretto ed attivo intervento del fattore
soggettivo - gli agenti dell’Occidente fecero del loro meglio per non
consentire la realizzazione del “Blocco Continentale”, quel patto
Berlino-Mosca-Tokyo il cui progetto era stato a suo tempo avanzato
dall'eminente geopolitico tedesco Karl Haushofer. In parallelo con lo
sviluppo delle ricerche geopolitiche, il Mare si assicurò un apparato
intellettuale e concettuale logico ed efficace, con il quale agire sul
corso della storia non solo inerzialmente, ma consapevolmente. La
fine del blocco Sovietico, il crollo e la disintegrazione dell'URSS
significa, in termini geopolitici, la vittoria del Mare sulla Terra,
della Talassocrazia sulla Tellurocrazia, dell’Occidente
sull’Oriente. E nuovamente, come nel caso della coppia
Lavoro-Capitale, assistiamo nella storia del XX secolo alla distinzione
teleologica di due soggetti geopolitici importantissimi, in precedenza
non manifesti, Mare e Terra, assistiamo al loro duello planetario e alla
vittoria finale del Mare, dell'Occidente. Se
poniamo a raffronto il caso della riduzione economica con il modello di
spiegazione storica geopolitica, la nostra attenzione viene subito
arrestata da un'evidente parallelismo, riscontrabile in tutte le fasi di
entrambi gli aspetti storici. Sembra che una medesima traiettoria sia
ripetuta a livelli differenti, paralleli, non direttamente associati
l'uno all'altro. Si offre quindi, spontaneamente, la seguente analogia: Destino del Lavoro = Destino della Terra,
dell’Oriente. Destino del Capitale = Destino del Mare,
dell’Occidente. Il
Lavoro è fisso, il Capitale è liquido. Il Lavoro-Oriente è creazione
di valori, sorgere ("l'Oriente", Vostok,
significa letteralmente "sorgere" in russo antico), il
Capitale-Occidente è sfruttamento, alienazione, La civiltà del Mare è la civiltà del
liberalismo. La civiltà della Terra è la civiltà del socialismo.
Eurasia,
Terra, Oriente, Socialismo, è la sequenza dei sinonimi. Atlantismo,
Mare, Occidente, Capitale, Liberalismo, Mercato - anche questa è una
sequenza di sinonimi. La comparazione di politica economica e
geopolitica ci mostra un quadro concettuale di inconsueta armonia. "Fine
della Storia", in termini geopolitici, significa "fine della
Terra", "fine dell'Oriente". Non ricorda forse il
simbolismo Evangelico del Diluvio?
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