|
LA
DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI
Carlo
Terracciano
Libertà
va cercando ch’è sì cara,
Come sa chi per Lei vita rifiuta.
Dante Alighieri
PREMESSA
La Libertà è parte stessa dell’Essenza e dell’esistenza di un
uomo, come di un popolo; d’ogni Uomo e d’ogni Popolo in quanto tali.
Tant’è vero che viene oggi considerata un Diritto fondamentale di
ogni cittadino e fin dalla più remota antichità la differenza
sostanziale tra gli uomini era appunto rappresentata dalla facoltà o
meno di poter disporre liberamente di se stessi e dei propri beni. In
mancanza di essa si cadeva in schiavitù, nella disponibilità quindi di
altri che potevano disporre a loro piacimento e spesso capriccio della
persona dello schiavo, fino a privarlo della vita stessa.
La schiavitù nel mondo è stata abolita ufficialmente da meno di un
secolo e mezzo, a parte casi più recenti, ma solo per essere spesso
sostituita da forme più larvate e subdole di dominazione praticamente
totale ed assoluta su uomini, popoli, nazioni, interi continenti, fino
ad avviluppare l’intero globo. Dominazione militare, economica,
politica, religiosa, psicologica, culturale ed al giorno d’oggi
persino biologica, informatica, ambientale ecc…
Sulla natura ed il contenuto della libertà, come sui suoi limiti si
sono misurati per millenni gli intelletti più acuti dei “filosofi”,
nel senso etimologico del termine.
LE TRE LIBERAZIONI
La Dottrina delle Tre Liberazioni, che possiamo anche definire Dottrina
della Liberazione Integrale, intende trattare gli aspetti COMUNITARI
della libertà dell’uomo, inteso non come singolo individuo, bensì
quale Persona; non Monade isolata e conclusa, ma parte organica di un
tutto, membro attivo e cosciente, funzionale alla Comunità.
Essa tratta quindi della LIBERAZIONE NAZIONALE, LIBERAZIONE SOCIALE
E LIBERAZIONE CULTURALE.
Partendo da una Visione Tradizionale anagogica, organicistica ed
olistica dell’esistenza, si intende quindi analizzare la libertà (o
la sua mancanza) ed i limiti della stessa concernenti i vari aspetti
dell’Uomo come essere SOCIALE: indissolubilmente legato sia da vincoli
di sangue, che di cultura e di relazioni sociali, cioè di Storia e di
Geografia, ai propri simili in quella Unità Vivente che è la Comunità
di Destino agente nella Storia e nello spazio vitale geografico.
L'UOMO NELLA
"NATURA" E NELLA STORIA
E ’ infatti del tutto evidente che nessun uomo può dirsi
assolutamente “libero” e svincolato da qualsivoglia rapporto sociale
con altri uomini, per non dire con l’ambiente che lo circonda, quasi
in un presunto , adamitico “stato di natura”. Esso rappresenta, come
ben sappiamo dalle osservazioni sul mondo animale e vegetale, un falso
del pensiero illuminista e modernista, che a sua volta affonda le radici
in una prospettiva monistico-creazionista che considera essere
l’intero mondo creato al servizio dell’uomo e a sua completa e
libera disposizione. Tale concezione, materializzatasi dopo la perdita
di ogni dimensione spirituale, ha prodotto i noti disastri ambientali
oggi sotto gli occhi di tutti.
Al contrario dobbiamo considerare il Sistema-Terra, come un organismo
vivente e pulsante, un ecosistema unitario del quale l’uomo è una
specie fra le altre nella sua “nicchia ecologica”. E’ insomma l’ipotesi
GEA, oramai assurta a evidenza inconfutabile, specie se si
considerano i danni devastanti arrecati dalla modernizzazione e il
conseguente fenomeno di rigetto, che preannuncia l’ennesima (la sesta
?) estinzione di una specie incompatibile: la nostra!
E d’altra parte, proprio per quanto affermato sopra, sulla natura
sociale-comunitaria dell’uomo, è altrettanto evidente che, se non vi
può essere uomo svincolato dal suo habitat in base alla sua natura,
altrettanto non può esistere individuo isolato dalla Comunità, in base
al suo essere sociale.
Ogni uomo agisce nella Storia in quanto interagisce con la Comunità
d’appartenenza, originaria od acquisita che sia.
LA LIBERAZIONE
NAZIONALE...
Ma allora ne consegue, logicamente, che non può esistere vera libertà
individuale e collettiva quando la stessa Comunità Nazionale e Sociale
NON E’ LIBERA, ma è sottoposta ad un Potere esterno ed estraneo che
ne conculca il libero arbitrio, ne manipola e determina le scelte, ne
controlla i mezzi di sussistenza e le volontà di governanti e
governati.
La Liberazione nazionale è dunque l’assunto prioritario per
ogni libertà politica e civile degli uomini che ne fanno parte e delle
generazioni a venire.
Del resto ogni uomo vive anche su una terra, si mantiene e prospera con
il frutto del suo lavoro, alleva ed educa i figli. Ogni membro
comunitario ha diritto, per la sua stessa appartenenza organica
all’Entità superiore rappresentata dalla Comunità, ad una
sostanziale LIBERTA’ DAL BISOGNO.
..LA LIBERAZIONE
SOCIALE…
La Liberazione sociale si concretizza nell’esaudimento da parte
della Comunità delle necessità primarie, dei servizi essenziali per
una vita civile degna di questo nome: cibo, salute, istruzione, casa,
sicurezza, dignità, giusta collocazione di ciascuno nella funzione che
più gli compete, una dignitosa vecchiaia assistita fino ad un sereno
trapasso.
“A ciascuno secondo i bisogni, da ciascuno secondo le capacità”,
non è uno slogan di facile effetto, ma la base stessa di ogni
convivenza civile in un società ben sviluppata.
Ovviamente l’essere umano non ha solamente una dimensione prettamente
materiale, non è “uomo ad una dimensione” soltanto, anche se oggi
è proprio a questo che il sistema liberal-capitalista lo vorrebbe
ridurre.
Nel momento stesso in cui egli è concepito, diventa erede di un
patrimonio che lo ricollega ad una catena ininterrotta di antenati: non
è una tabula rasa ma porta in sé, nel suo DNA un patrimonio genetico
che lo rende unico. E anche il suo carattere è un unicum a cui, con la
nascita, l’educazione e l’esperienza, aggiunge un patrimonio
culturale specifico: una lingua madre, un insieme di nozioni,
l’esperienza diretta di un paesaggio circostante e di un habitat,
clima compreso, un’alimentazione particolare adatta al suo standard di
vita, delle convinzioni etico-morali e delle idee filosofiche e
religiose proprie del suo tempo e del suo spazio.
..LA LIBERAZIONE CULTURALE
La Liberazione culturale rappresenta quindi il terzo pilastro
indispensabile per la formazione di un essere umano completo, sano ed
integro nel corpo e nell’anima.
Come tutto ciò si possa e si debba realizzare oggi, nel mondo moderno,
nell’Europa all’alba del Terzo Millennio cristiano, ma anche alla
fine di un ciclo di civiltà ben più antico e radicato nei popoli del
continente Eurasia, è il contenuto delle pagine seguenti, tenendo
tuttavia conto di alcuni presupposti.
LIBERTA' E LIBERAZIONE
Innanzi tutto si noterà che viene usato il termine LIBERAZIONE, dando
quindi alla parola Libertà una connotazione dinamica,
volontaristica; una prospettiva in fieri proprio perché, come sarà
dimostrato, le fondamentali libertà elencate sono attualmente eluse,
tradite, assolutamente inesistenti a livello nazionale e mondiale. Se la
libertà è “la condizione di chi è libero” (e non solo si sente e
crede di esserlo), la liberazione è “l’atto e l’effetto del
liberare”.
E tanto più si allarga e progredisce la libertà quanto più il
processo di liberazione avanza nelle coscienze e nel paese reale in
lotta con un “paese legale”, che non è altro che lo strumento
legislativo, istituzionale e giuridico del Potere occupante gestito dai
collaborazionisti interni.
A questo riguardo, superate le vecchie, obsolete classificazioni
“destra-centro-sinistra”,
fascismo-antifascismo/comunismo-anticomunismo ecc…la vera
contrapposizione del futuro sarà tra i Patrioti Combattenti per la
Liberazione europea e i collaborazionisti dell’occupante americano,
sfruttatori dei propri popoli e fautori del Progetto Mondialista di
dominazione planetaria.
UNITA' E TRINITA' DELLA
LOTTA DI LIBERAZIONE
Bisogna poi precisare che le tre Liberazioni sono assolutamente
correlate ed interdipendenti.
Non vi può essere reale liberazione di un popolo che non le contempli
tutte; anche se certamente, in termini di sviluppo temporale, la
Liberazione Nazionale è prioritaria e propedeutica delle altre due.
Ma anche nel suo conseguimento non si può prescindere dalla
realizzazione, almeno in nuce, delle strutture essenziali alla
Liberazione sociale del popolo ed etno-culturale della Comunità
nazionale nella sua totalità.
Non può esistere LIBERTA’ POLITICA dello e nello Stato che non
realizzi la LIBERTA’ SOCIALE ed ECONOMICA del suo popolo e la
instaurazione della propria IDENTITA’ CULTURALE.
Così non può esistere Libertà e prosperità socio-economica in un
paese occupato e sottomesso agli interessi finanziari e strategici della
potenza invasiva che, proprio per favorire lo stato d’asservimento
dell’occupato da parte dell’occupante, ne stravolge volontariamente
la base sociale e culturale, imponendo ogni forma di mescolamento e
sradicamento dalle proprie tradizioni.
Stravolgimento che concerne sia le vittime dirette di tale sradicamento,
come oggi accade alle masse sottoproletarie del Sud del Mondo costrette
ad emigrare, sia i lavoratori europei, minacciati nella loro identità
culturale e storica, sia nella loro sopravvivenza sociale, di fronte ad
una massa di sfruttati gettati come carne da lavoro sul mercato della
produzione e del consumo.
La Globalizzazione del mercato del lavoro è la forma moderna più
subdola e disumanizzante di razzismo e sfruttamento schiavistico, dai
tempi della deportazione anglo-americana di schiavi dall’Africa Nera.
Essa presuppone e favorisce la guerra fra poveri del Sud e Nord del
mondo a tutto vantaggio delle classi dominanti di entrambe.
Ed alfine è impensabile conquistare e mantenere le libertà politiche,
nazionali e sociali, fra un popolo senza più radici e Valori forti di
riferimento, schiavizzato nelle menti e nelle anime prima ancora che nei
corpi. E’ del tutto evidente che un simile popolo, oramai ridotto a
massa informe sotto la dittatura dei più bassi istinti, della più
materialistica ricerca del profitto, non si porrebbe neanche
l’obiettivo della propria liberazione e della SOLIDARIETA’
tra i suoi membri, mancando oramai ogni legame comunitario, ogni
riferimento ideologico, politico, religioso, in un termine ogni IDENTITA’
COMUNITARIA..
Non c’è bisogno di specificare che l’individualismo, l’edonismo
solipsistico e il libertarismo, com’è per il liberismo, rappresentano
la più diretta negazione della vera, autentica Liberazione in tutti i
settori della vita comunitaria.
La qual cosa sempre avviene quando alla Libertà come aspirazione non si
unisce la Responsabilità come principio interiorizzato di vita e di
valutazione.
LIBERAZIONE "DA"
E LIBERAZIONE "PER"
Questa considerazione ci porta ad un’ulteriore precisazione della
Dottrina delle Tre Liberazioni.
La distinzione classica cioè tra LIBERAZIONE DA…qualcosa e/o
qualcuno, e LIBERAZIONE PER…qualcosa e qualcuno.
In sostanza, per quanto concerne il tema in oggetto, si tratta della
stessa differenza tra una formulazione al negativo della libertà
conculcata (es: lotta di liberazione dall’occupante straniero), ed una
al positivo, una LIBERAZIONE CREATIVA, per realizzare nella Storia, cioè
nel tempo e nello spazio geografico, quel Destino di Civiltà che è la
ragione stessa d’esistere della Unità Comunitaria.
E se solo la Libertà di un popolo, che si dà “forma” nello STATO,
è propedeutica alla creazione di Cultura e Civiltà, nel senso più
classico di questi termini, la Nuova Civiltà che ne scaturisce è
apportatrice di Libertà non solo per l’Uomo Nuovo formatosi al suo
interno, ma anche di Liberazione per gli altri popoli ancora asserviti
alla schiavitù imposta dalle Oligarchie cosmopolite.
PER UN NUOVO
INTER-NAZIONALISMO
Al contrario di quanto si è creduto in questo secolo, il vero
INTER-NAZIONALISMO non si fonda sulla classe, ma sulla COMUNITA’
ORGANICA DEL POPOLO, di ogni popolo, nella sua propria specificità.
L’internazionalismo marxista, per esempio, heghelianamente basato su
una scienza sociale autorealizzantesi nella storia, nella sua
applicazione pratica istituzionale ha oggettivamente favorito proprio
il disegno del Grande Capitale internazionale, nella sua oramai
plurisecolare opera di sradicamento delle culture e dei popoli (oggi
anche in senso letterario e fisico).
Nonostante le molte cose giuste realizzate ed alcune teorizzazioni
valide per quei tempi, esso ha alfine determinato oggettivamente
il trionfo del presunto avversario mondiale, che puntava alla
distruzione delle differenze e specificità per meglio addivenire alla
globalizzazione totale del Mercato/Mondo; nella prospettiva, ormai
prossima, di realizzare il Progetto politico Mondialista di dominazione
sui popoli, da parte di una ristrettissima cerchia d’oligarchi
internazionalisti cosmopoliti.
Il marxismo insomma non ha saputo superare il suo vero handicap iniziale
di una critica tutta interna alla logica capitalistica. In questo senso
alla fine il “padre” ha ucciso il figlio e non viceversa.
La disintegrazione dei popoli in favore dell’individualismo edonista,
fino alla più recente teorizzazione dei cosidetti “diritti
umanitari” universali da difendere (a scapito e anche contro le
singole comunità nazionali d’appartenenza) ,è funzionale unicamente
alla distruzione di ogni forma organizzata che ancora faccia da scudo
alla libertà vera dell’uomo, di ogni uomo, ponendolo solo e
nudo alla mercé del Potere mondiale del Capitale; e chiamando poi
questo rapporto “libero mercato”, “libertà di concorrenza” e
similari.
Una libertà economica globale ed un diritto d’ingerenza
“umanitaria” disapplicati e respinti proprio dalla superpotenza
americana che vorrebbe imporli al resto del mondo.
E se questo processo disintegrativo si è realizzato più a fondo e
celermente ad Ovest che non nell’Est “sovietico” e nei paesi del
“Terzo Mondo” che adottarono almeno ufficialmente il marxismo, ciò
è dovuto al fatto che, istintivamente, quei popoli e le loro élites
realizzarono ben presto, nei fatti, una qual forma di NAZIONALCOMUNISMO,
pratico se non teoretico, che (ribaltando i rispettivi ruoli assegnati
all’origine dall’ideologia trionfante) seppe inquadrare la dottrina
marxiana stessa ai singoli interessi nazionali, ricollegandosi,
nonostante i presupposti teoretici materialistici, alle rispettive
culture e civiltà talvolta plurimillenarie.
E’ stato il caso di Cuba, della Cina, del Vietnam, della Corea del
Nord, della Yugoslavia, oggi fra gli ultimi baluardi di difesa dei
popoli dalla mondializzazione; come già fu per la Russia di ieri..
IL COMUNITARISMO EUROPEO
QUALE ATTUALIZZAZIONE E SUPERAMENTO DEL NAZIONAL-COMUNISMO
Allo stato attuale delle cose, e con la recente esperienza di quelle
nazioni e sistemi sociali, possiamo affermare che la prossima, futura
Lotta di Liberazione non può che essere Mondiale, come Mondialista, nei
mezzi e nei fini, è il Potere d’intervento e repressione del Sistema
imperialista americanocentrico.
Essa deve essere quindi “INTER – NAZIONALISTA”, PER QUANTO
CONCERNE GLI AGENTI IN CAMPO, e basata sulle GRANDI UNITA’
CONTINENTALI GEOPOLITICHE, PER QUANTO RIGUARDA LO SPAZIO E LA
POSIZIONE dei popoli che ne fanno parte.
In tale prospettiva è auspicabile un’Alleanza Quadricontinentale
Antimperialista.
In particolare la Liberazione dell’Europa è ipotizzabile soltanto in
una dimensione geopolitica unitaria che va dall’Atlantico al Pacifico,
cioè la penisola europea + la Federazione russa, oggi più che mai
“europea” a pieno titolo, con gli immensi spazi logistico-strategici
siberiani: l’Eurasia unita da Reykjavik a Vladivostok,
dall’Atlantico al Pacifico.
In questo quadro d’insieme planetario, il futuro Comunitarismo Europeo
rappresenterebbe un naturale sviluppo ma anche un superamento dello
stesso Nazionalcomunismo, come si è storicamente realizzato. Infatti,
pur ponendosi su quel filone di pensiero, anzi portandolo alle estreme
conseguenze, lo ingloba in una Nuova Sintesi che rimette in discussione
sia il Nazionalismo che il Comunismo, nella loro teoria come nella
pratica realizzazione storica.
Possiamo allora affermare, per il momento, che una realistica
prospettiva di Liberazione Continentale è ipotizzabile sì partendo
dalle specificità nazionali, regionali e locali, dei popoli, ma
ridefinendo queste in forme e contenuti adeguati ai tempi, inserendole
in più estese e vitali unità Politiche, istituzionalmente organizzate
come UNITA’ IMPERIALI CONTINENTALI, geopoliticamente unitarie ed
economicamente autarchiche.
Il vétero nazionalismo borghese, nato ideologicamente dal secolo dei
cosiddetti “Lumi” e politicamente dalla Rivoluzione Francese del
1789, non solo ha fatto il suo tempo, essendo completamente inadatto ad
affrontare le sfide globali del nuovo millennio ma, passato per la fase
del colonialismo moderno e dell’imperialismo, sfocia oggi ‘proprio
in un internazionalismo funzionale al progetto del Governo Unico
mondiale. Esso, ricompattato a forza sotto l’egida dell’Europa Unita
del e dal Capitale, si è più volte dimostrato completamente succube di
fronte al ricatto mondialista, americano-sionista. L’unico
supernazionalismo oggi trionfante su tutti i rivali è quello della
talassocrazia USA dominante i mari e i cieli della Terra, santuario
strategico inviolabile di quei Poteri forti storicamente ed
economicamente caratterizzati da un cosmopolitismo apolide.
IL XX SECOLO
Il nazionalismo che abbiamo conosciuto in questi ultimi due secoli è il
frutto della ideologia dei Lumi e della Rivoluzione Francese, forgiato
dalla rivoluzione industriale e tecnologica dall’800 in poi, e
trasformatosi in imperialismo su tutto il globo, specie da parte delle
potenti talassocrazie anglofone e dalla Francia.
Il Ventesimo secolo dell’era cristiana che ci lasciamo alle spalle ha
assistito allo scontro sanguinario dei nazionalismi europei in ben due
Guerre Mondiali a distanza di una generazione. Una vera e propria
“guerra civile europea” che li ha visti tutti soccombenti, tutti
sconfitti, anche quelli che sedettero al tavolo dei vincitori a
Yalta e a Postdam.
Nel secondo dopoguerra infatti abbiamo assistito al sistematico
smantellamento dei rispettivi imperi coloniali europei, favorito dal
neo-imperialismo USA, che ad essi si è sostituito in ogni angolo del
globo.
La stessa Unione Sovietica, unico rivale credibile nella eterna
contrapposizione tra Potenze terresti e marittime, è uscita alfine
sconfitta, disintegrata e piegata al volere mondialista alla fine della
Terza Guerra Mondiale: “guerra fredda” solo in quello spazio
geo-strategico che era l’Europa divisa dei blocchi, ma guerra
sanguinaria di conflitti locali, di golpe militari, di blocchi
economico-commerciali, guerra ideologico-politica e
tecnologico-strategica dappertutto.
Siamo in presenza di un mondo unipolare americanocentrico, articolato e
ramificato in un Sistema gerarchizzato e piramidale di rapporti politici
subordinati.
Alcune medie potenze sono sottoposte, nelle rispettive aree geopolitiche
di appartenenza (Germania per l’Europa, Giappone in Asia, Australia in
Oceania) ecc., ad un ruolo di esecutori e guardiani, valvassori e
valvassini del nuovo ordine mondiale; anche nella prospettiva di u n
passaggio i n atto tra il monocentrismo capitalista americanocentrico ed
un policentrismo che favorirà il risorgere di governi di centro-destra,
liberal-liberisti, fautori di un neonazionalismo più funzionale alla
dominazione capitalista del Mondialismo, al trionfo del suo progetto
finale che travalica lo stesso fattore economico materialistico.
In simile prospettiva e ridefinizione di ruoli, il nazionalismo
Sette-Ottocentesco non solo non ha più ragion d’essere come fattore
di unità, sovranità, indipendenza e liberazione dei popoli, ma in
Europa è oggi il più puntuale strumento di asservimento delle
rispettive popolazioni al Dominio Planetario Mondialista.
Compito che svolge uniformando, all’esterno come all’interno,
legislazioni ed istituzioni agli interessi della superpotenza dominante
e del Mercato Globale e conducendo nei rispettivi “domini delegati”
una sempre più palese e massiccia opera di repressione e persecuzione
di qualsivoglia, anche velata forma di contestazione e non omologazione
al modello dominante del Pensiero Unico.
Omologazione alla quale sette, massonerie varie e istituzioni
ecclesiastiche offrono il loro apporto ideologico-dottrinario, la
sottomissione dei propri seguaci e la benedizione sacramentale.
MONDIALISMO E
GLOCALIZZAZIONE
A dispetto di questo quadro sconfortante, non possiamo non notare che
sempre più uomini d’élite e popoli, quasi per innato istinto di
resistenza e conservazione, tendono a contrapporsi all’omologazione
totalitaria del Capitale, al capitalismo nelle sue forme più selvagge
ed aberranti, le cui conseguenze disastrose sotto il profilo sociale ed
ecologico sono più evidenti di quelle culturali e spirituali, pur
sempre presenti.
In particolare, accanto ad un processo di globalizzazione imposto
dall’alto tramite istituzioni politiche e religiose, media, lavaggio
del cervello o strumenti repressivi tout court, assistiamo ad un
istintivo ritorno popolare alla LOCALIZZAZIONE, al recupero delle
proprie radici culturali e storiche, alla difesa, anche miope e
scomposta, della propria specificità, nonché ad un recupero
dell’equilibrio con la natura e il territorio.
La coscienza ECOLOGICA è sempre più diffusa anche se resta soccombente
di fronte all’offensiva inarrestabile della tecnologia più devastante
e distruttiva (si pensi solo per fare un esempio ai disastri ecologici
del petrolio).
Questo processo di revisione e restaurazione dei Valori è stato
definito come GLOCALIZZAZIONE, perché unisce rappresenta la sintesi tra
un ritorno al particolare e una presa di coscienza della generalità ed
interdipendenza dei problemi della Terra intera.
All’inizio del Ventunesimo secolo è oramai evidente, sotto gli occhi
di tutti l’equazione: “Progresso” tecnologico, sperimentazione
bio-tecnologica, informatica e similari = REGRESSO dell’Uomo nella sua
integrità fisica, biologica, mentale, sociale.
La concezione lineare-progressista e progressiva di una Storia e Civiltà
dell’Umanità, intesa come unitaria ed unidirezionale, ha fatto
il suo tempo. Essa è in piena crisi avendo dimostrato la sua falsità e
perversione che rende l’uomo non più libero, cosciente e felice, ma
sempre più schiavo, ottuso ed infelice.
La stessa “esplosione demografica” in una parte del pianeta e la
denatalità delle società industrializzate non rappresentano che le due
facce di una stessa medaglia, i due problemi creati dalla stessa causa:
l’ideologia modernista che ha preparato il campo al dominio totale del
Capitale sull’Uomo.
Si realizza drammaticamente la previsione del disastro annunciata in
TUTTE le Culture Tradizionali, (pre-Visione in quanto Ricordo del già
avvenuto in ere passate), basate su una concezione “circolare” della
Storia; per esse Rivoluzione è dunque un revolvere, tornando alle
Origini, dopo aver attuato una sintesi dialettica delle antitesi.
nell’Armonia generale del Cosmo.
Lungi da catastrofismi apodittici essa è propedeutica alla dottrina
delle Tre Liberazioni in quanto ne riconosce la Realtà, la Validità e
l’Ineluttabilità, sia sul piano logico che ontologico.
TERRA DEGLI AVI E
TERRITORIO DI LOTTA
Per quanto riguarda più specificatamente la Libertà Nazionale quindi,
quest’ultima presuppone una ridefinizione della Nazione stessa, della
sua natura, della sua origine come dei suoi fini.
Se sul piano più ideale, la formulazione più perfetta è quella che
definisce la “Patria il luogo dove si combatte per la propria Idea”,
per la Visione del Mondo, sul piano storico essa rappresenta nell’Immaginario
Collettivo di una Comunità “la Terra dei Padri”, degli Avi:
quella che fu conquistata con la Lotta, fruttificata con il Lavoro,
sacralizzata dalla presenza dei Lari, degli Antenati. Infine, sotto
l’aspetto politico-programmatico quella nazionale è “Comunità
di Destino” nella Storia e nello Spazio geografico, entrambe
analizzati e studiati nelle direttive strategiche di lungo periodo dalla
GEOPOLITICA.
Il concetto di microcomunità è tornato in auge anche come difesa e
contraltare alla dispersione ideale, ideazionale e fisica dell’uomo
moderno nel cosidetto “villaggio globale”, informatico e politico,
che assomiglia sempre più ad una “jungla planetaria” o, meglio, ad
un “deserto” postatomico, esteriore quanto interiore; realizzando
ancora una volta la profezia di chi disse che “all’inizio delle
Civiltà c’è la foresta, alla sua fine il deserto”!
La sua forma degenerativa è però rappresentata dalla difesa gretta ed
egoistica del proprio microcosmo economico-sociale, dal rifiuto di ogni
forma di solidarismo nazionale ed internazionale, in un’ottica miope e
provincialistica talvolta peggiore dei nazionalismi di vecchio stampo e
sempre alla fine autolesionistica.
LE TRE PROPRIETA’
La Dottrina delle Tre Liberazioni ha una risposta coerente in campo
sociale al grande problema della Proprietà che ha lacerato il XX
secolo.
Essa riconosce tre tipi di Proprietà: la Proprietà Nazionale, la
Proprietà Sociale e la Proprietà privata ad uso sociale.
Di fronte allo strapotere della Globalizzazione mondiale, delle
multinazionali, delle lobbies industrial-finanziarie, di tutti i
potentati economici e politici estranei alla Nazione ed al suo destino,
è assolutamente indispensabile che la Comunità sia liberata dai lacci
economici che la strangolano, assicurando beni e servizi essenziali ai
cittadini.
Per questo motivo lo stato nazionale comunitario deve avere la proprietà
delle risorse che hanno interesse generale per tutta la comunità, per
il suo benessere e la sua indipendenza.
LA PROPRIETA’
NAZIONALIZZATA
E’ quindi prevista la nazionalizzazione senza indennizzo di Banche (a
cominciare da quella Banca d’Italia” che è tale solo di nome; solo
lo Stato può e deve batter moneta) Assicurazioni, industrie del
comparto energetico (con trattative dirette verso i produttori, senza
intermediazioni delle multinazionali), telecomunicazioni, concentrazioni
industriali di interesse nazionale e strategico (alimentari, armamento,
informatica ecc…). Ovviamente scuola, salute, trasporti e simili sono
priorità di assoluto interesse nazionale che non possono essere
lasciate a privati.
Insomma tutto quello che è di interesse generale deve appartenere alla
Comunità popolare.
LA PROPRIETA’
SOCIALIZZATA
E’ la proprietà di aziende, industrie, beni e servizi che riguardano
uno parte della comunità nazionale o locale, e soprattutto i diretti
interessati, cioè coloro che vi lavorano e ne ricavano il sostentamento
per sé e i propri familiari.
Tutte queste saranno socializzate e diverranno quindi proprietà
indivisa ed incedibile dei lavoratori organizzati; i quali ne saranno
allo stesso tempo proprietari come acquirenti di quote azionarie e
responsabili verso la Comunità nel suo insieme, che controllerà
produzione e gestione attraverso appositi Commissari Politici e Sociali.
Va da sé che nello stato nazionale non possano esistere concentrazioni
industriali e/o finanziarie tali da poter minimamente influenzare, per
estensione o ricchezza, le scelte politiche comunitarie. La Politica
deve sempre e comunque guidare l’Economia, mai il contrario!
LA PROPRIETA’ PRIVATA
Lo stato deve riconoscere la piccola Proprietà privata, quella dei beni
e d’uso: “la casa e le cose" per dirla sinteticamente.
Ma la proprietà privata deve essere sempre e comunque anche al servizio
della comunità.
Una proprietà privata che non rispetti questo imperativo o addirittura
lo contrasti non può esistere; essa viene immediatamente sequestrata
senza contropartita e nazionalizzata.
Alcuni esempi: la casa lasciata sfitta, il campo non coltivato, la
piccola fabbrica a gestione familiare che inquini l’ambiente con i
suoi fumi e scarichi, ecc…
La proprietà privata può esistere SOLO se ha uno scopo sociale, un
fine comunitario di sviluppo per tutti.
E questo vale sia a livello locale che generale. Il chè ci introduce
alla questione della LOCALIZZAZIONE e delle grandi UNITA’
CONTINENTALI.
PICCOLE PATRIE E GRANDI
IMPERI
Se la “nazione-stato” degli ultimi due secoli è completamente
inadeguata al confronto con la Globalizzazione ed il progetto
Mondialista di dominio planetario, a maggior ragione le “piccole
patrie”, a se stanti, sono completamente inermi di fronte al pericolo
dell’omologazione planetaria; anche se favorite da un maggior
radicamento ambientale e culturale (non sempre e non dappertutto).
Il rischio più immediato è quello di scambiare tale ritorno alle
radici per semplice recupero folklorico, tra canti, balli e cucina per
un turismo di massa in cerca del “colore locale”.
Aspetti che il Mondialismo ha dimostrato di saper ben recuperare ed
inserire nel proprio Progetto, anche con accurati studi di mercato sulla
differenziazione qualitativa delle merci in funzione delle differenze
etno-culturali, del resto sempre più labili, superficiali e
“imbastardite”.
Il pericolo più subdolo è che, addirittura, la lotta di liberazione
“localista” dal centralismo nazionalitario dei secoli passati,
divenga a sua volta strumento del Mondialismo stesso per piegare alla
propria volontà ed ai suoi sordidi progetti le nazioni che ancora
resistono e non intendono piegarsi all’imperialismo americano ed
all’interesse capitalistico.
IL RUOLO DELLA GEOPOLITICA
Questo spiega ampiamente la differenza di atteggiamento
dell'imperialismo USA e dei suoi manutengoli europei ed asiatici nei
vari scacchieri delle crisi tra stato centrale e sue minoranze etniche:
Serbia-Kossovo, UE-Austria, Russia-Cecenia, Turchia-Kurdistan (ma anche
Iran/Iraq-Kurdisthan), Indonesia-Timor Est in periodi differenti,
ecc…ecc…
Persino le posizioni verso singoli personaggi politici e movimenti
rivoluzionari sono mutati sulla base del medesimo progetto. Un esempio
per tutti: Arafat e l’OLP> Israele. Da “terrorista
internazionale” a premio Nobel! E soprattutto strumento-ostaggio nelle
mani del Sionismo, dentro e fuori Israele.
Soltanto il ruolo di quest’ultimo resta immutato per l’ovvio motivo
che rappresenta, a livello di struttura internazionale portante, il
motore stesso del Mondialismo, in tutti i suoi aspetti: economico,
mediatico, ideologico-religioso, politico e via elencando. Nonché un
sito geostrategico di dominazione sul “Vecchio Mondo” unico.
E’ allora evidente che l’unica via realistica e giusta per la
Liberazione Nazionale d’Europa, quale esempio anche per tutti gli
altri popoli, risieda nell’UNITA’ GEOPOLITICA CONTINENTALE,
nell’Europa Unita dall’Atlantico al Pacifico, l’ Eurasia dei
geopolitici, cioè tutta la penisola e le isole europee + la Federazione
Russa.
Ed in tale contesto storico futuro, nel XXI secolo, quest’ultima avrà
certamente un ruolo guida per la Lotta di Liberazione Continentale.
Anche nelle sue più piccole articolazioni.
Prima di tutto il continente Eurasia deve liberare se stesso e
scrollandosi di dosso il giogo imposto dalla Finanza Mondiale che ne
depreda le risorse e ne affama il popolo, distruggendolo materialmente e
spiritualmente con i veleni più scoperti dell’occidentalizzazione.
Per le sue dimensioni, per la vastità delle sue terre vergini e
ricchissime di materie prime, per la sostanziale tenuta del suo popolo
nonostante l’aggressione mondiale da almeno due secoli, la Russia,
potenza terrestre in naturale conflitto con le talassocrazie anglofone,
è la più naturale candidata al ruolo di guida della Liberazione
Continentale Europea.
Mosca (la “Terza Roma” dei mistici russi) sarà la candidata ideale
per la riscossa antimondialista dell’Europa dei cento popoli sotto una
sola bandiera!
Essa giocherà, mutatis mutandis, il ruolo che , per esempio Piemonte e
Prussia ebbero nell’Ottocento nella creazione rispettivamente delle
Nuove Nazioni, Italia e Germania, poi ritrovatesi unite dal Destino
nella sconfitta di tutta l’Europa; sconfitta propiziata proprio dal
loro scontro con la Russia a sua volta vittima postuma, dopo mezzo
secolo, del comune Nemico del genere umano.
Del resto la Russia stessa non potrebbe mantenere la propria sostanziale
indipendenza, come si è dimostrato, isolandosi dall’Europa in un
panslavismo nazionalistico anch’esso ottocentesco, pensando di
affrontare su simili basi la sfida del MONDIALISMO nel secolo ineunte,
che è sfida globale per il dominio di tutto il pianeta e delle sue
risorse, quelle russe in primis.
IMPERIUM CONTRO
IMPERIALISMO
In tale contesto allora la Lotta di Liberazione Nazionale delle Patrie
Locali d’Europa troverà la sua possibilità di realizzazione ed il
suo sbocco naturale nel nuovo concetto di
IMPERIUM CONTINENTALE
EUROPEO
La stessa esistenza di un simile progetto lo porrebbe naturaliter in
conflitto totale con il Potere Mondialista. Esso determinerebbe infatti,
inevitabilmente, la sconfitta definitiva del dominio totalitario
americano-capitalista, non solo in Europa, ma in tutto il mondo.
Del resto la tendenza all’unificazione delle Grandi Aree
Etno-Culturali e Geopolitiche è già oggi in atto, studiata dagli
stessi politologi anglofoni più avveduti e dai geopolitici più
spregiudicati.
Una tendenza generale, ineluttabile e necessaria, che attende
solo una PRESA DI AUTOCOSCIENZA della realtà storica e geografica delle
Unità Geopolitiche in questione, unita ad una speculare IDENTIFICAZIONE
DEL NEMICO OGGETTIVO GLOBALE di tutti i popoli su tutti i continenti ed
oltre…
La concezione circolare della Storia per sua stessa natura non può
essere conservativa o reazionaria; essa è etimologicamente
RIVOLUZIONARIA.
Questo spiega perché una concezione “imperiale” e comunistica
(quindi antimperialista) dello Stato, fondata sì sulla specificità dei
popoli nelle loro ricche e molteplici differenze, ma realizzata
nell’UNITA’ GEOPOLITICA CONTINENTALE, sia quanto mai attuale e
“futuribile”.
Essa risponde alle esigenze di una lotta credibile e fattibile alla
globalizzazione capitalista, difende la libertà e specificità dei
popoli che la compongono proprio con l’Unità e guida la lotta
di liberazione dei popoli di tutto il mondo ponendosi all’avanguardia
di un’ALLEANZA QUADRICONTINENTALE ANTICAPITALISTA ED ANTIMPERIALISTA.
Tutto il contrario del Nazionalismo centralista post-Rivoluzione
Francese, che impose, in Europa e ovunque nel mondo un modello unico,
il quale dette la peggior prova di se durante la fase coloniale e le
“Guerre Civili” europee di questo secolo XX. Finendo per ridursi a
sua volta a colonia dell’imperialismo talassocratico d’oltre
Atlantico.
E che oggi, ridotto ad un unico comune d(en)ominatore, arriva alla sua
naturale degenerazione centralista e totalitaria ruotante attorno al
baricentro atlantico, avvolgendo nelle sue spire tutto l’orbe
terracqueo.
Quindi per sintetizzare al massimo: Impero Europeo di popoli liberi
contro Imperialismo Mondialista Americanocentrico + Vetero-Nazionalismi.
I quali ultimi, pur nella fase policentrista del Capitalismo, sono
cementati da un’unica ideologia e da un solo progetto (nel quale
ricoprono compiti particolari ma convergenti) in una sorta di
“regionalizzazione” dei ruoli e delle funzioni su base geopolitica.
Sempre e comunque incentrata, politicamente e militarmente, sul ruolo
egemone della superpotenza USA, liberista nella teoria quanto
monopolista nella pratica, fautrice della globalizzazione dei mercati e
dell’omologazione dei popoli, al fine di favorire il dominio di una
ristretta casta privilegiata di cosmopoliti “biblici”, nel senso
sombartiano e weberiano del termine.
LA LOTTA di LIBERAZIONE :
La nostra risposta
Essa inizia dalla lotta di resistenza e riscossa politica e culturale
del continente Eurasia.
Prosegue come Lotta di Liberazione dal dominio imperialista d’oltre
Atlantico, veicolo armato del Progetto di Dominazione Mondialista da
parte di un’Oligarchia economica, politica, ideologica ed etnica
profondamente razzista (specie nel senso di “razza dell’anima”) ed
anti-europea. Oligarchia che assogetta le menti appiattendole sotto il
totalitarismo del Pensiero Unico e ricattando i popoli europei con le
menzogne sul proprio passato, al fine di dividerli e contrapporli in
guerre politiche ed etniche fratricide.
La nostra Lotta di Liberazione approda infine ad una COMUNITA’ DI
DESTINO a respiro continentale, cementata, nella sua ricca e creativa
molteplicità, da una comune d’origine e, quel che più conta, da una
Missione di Liberazione planetaria.
E’ evidente che siamo in presenza di due Concezioni della Vita, del
Mondo, dello Spirito, della Comunità politica e sociale,
dell’Esistenza, della Storia completamente, totalmente ed
irrecuperabilmente ANTITETICHE, ANTAGONISTE ed AUTOESCLUDENTISI.
Sia a livello fisico che metafisico. Come tali destinate a scontrarsi in
eterno.
Quella delle Tre Liberazioni è la nostra risposta dottrinaria che
prepara, attraverso le sue élites culturali e politiche, la presa di
coscienza di un popolo intero; presupposto indispensabile per tradurre
il pensiero in atto, la conoscenza della situazione reale in azione di
popolo.
Per realizzarsi nei fatti questa azione dovrà darsi una struttura
militante, uno strumento politico che sappia coniugare teoria e prassi
rivoluzionarie: la realizzazione della Dottrina delle tre Liberazioni
sul piano storico, passando per tutte le fasi della quotidiana lotta di
liberazione nazionale, sociale e culturale fra e per i rispettivi
popoli.
IL RUOLO GUIDA
RIVOLUZIONARIO PER LA LIBERAZIONE
A tal fine riteniamo indispensabile la creazione di un COORDINAMENTO
NAZIONALE EUROPEO (sotto forma di Movimento d’Avanguardia, tanto
articolato nelle sue diramazioni territoriali, quanto unitario nella sua
Dottrina Politica e nelle sue élites dirigenti).
Un Movimento quindi trans-nazionale europeo, del quale le articolazioni
a livello di singole nazioni non siano che le “sezioni territoriali
locali”.
Tale Movimento, (inizialmente di “quadri” militanti, per poi
divenire Forza Unita di Popolo), dovrà essere quanto mai articolato ed
elastico, a seconda delle condizioni locali in cui si troverà ad
operare nelle varie realtà d’Europa; sarà esso stesso il riflesso
della molteplicità arricchente dei nostri popoli.
Tuttavia, proprio per questo, dovrà preventivamente porre e
porsi dei confini ben netti, degli obiettivi strategici ben definiti,
una politica tendenzialmente unitaria. Dovrà insomma avere una stessa
visione del mondo, della lotta, degli obiettivi primari da raggiungere.
iamo assolutamente certi che la presente DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI
rappresenti una buona piattaforma di partenza sulla quale costruire il
futuro per la Liberazione Nazionale, Sociale ed Culturale dei popoli
dell’Europa Unita.
LA QUARTA
LIBERAZIONE
Abbiamo accennato
all’inizio della Dottrina delle Tre Liberazioni ad una QUARTA
LIBERAZIONE: la Liberazione Spirituale.
Essendo il presente un documento propriamente politico a carattere
comunitario, faremo solo un breve accenno ad una questione che riguarda
la sfera più intima e riposta di ogni uomo, e solo per quanto concerne
la sua proiezione politica e sociale, che invece coinvolge tutta la
comunità.
Lo Stato comunitario tutela, difende e propone i Valori spirituali del
singolo come di tutto il popolo. Riconosce libertà di culto e anzi
favorisce ogni manifestazione di “pietas” pubblica e di devozione
popolare. Basandosi sulla convinzione dell’Unicità originaria della
Tradizione primordiale, articolatasi nella varie forme ed espressioni
“cultuali”, l’Europa Unita di domani non solo garantirà le varie
religioni presenti sul suo territorio, ma si farà essa stessa
portatrice di una FUNZIONE ANAGOGICA E SACRALE.
Ognuno sarà libero di adorare il Principio Superiore in cui si
identifica, con il solo limite delle leggi dello Stato e
dell’interesse vitale della Comunità nel suo insieme, la cui libertà
non deve essere sottoposta ad attacchi, pressioni o ingerenze di sorta
in tutti i campi del politico e del sociale che ad essa competono:
difesa, istruzione, salute, campo sociale, cultura, ecc.
Rifiutando una visione “laica”, o peggio materialista, lo Stato
Comunitario non solo si pone a difesa di tutte le fedi compatibili con i
suoi Valori fondanti, ma si fa Egli stesso PORTATORE DI VALORI
SPIRITUALI, “ponte” verso un superiore Piano dell’Essere, anche
con cerimonie e Riti di Stato, come fu nella prisca romanità e in tutte
le società Tradizionali.
Massimo valore sarà dato al Culto degli Avi, così ricollegandosi alla
propria Storia, alla catena ininterrotta della stirpe della Comunità di
Destino radicata nella Terra propria ai popoli europei.
La quale considerazione ci riporta circolarmente all’inizio del nostro
excursus: alla LOTTA DI LIBERAZIONE DELL’EURASIA, la nostra TERRA
DEGLI AVI.
Carlo
Terracciano
|
|