SANTA LUCIA, 13 dicembre: La tradizione della cuccìa

Nella tradizione dell’intera Sicilia, l’elemento base della cuccìa è  il grano. Gli ingredienti principali sono diversi tipi  di grano , ma soprattutto il “Maiorca”.

Il grano, 2/3 giorni prima della festa di Santa Lucia,  viene “annittatu” cioè ripulito dalle impurità e lasciato in  acqua  per rigonfiare "lu cocciu" e  la stessa cosa viene fatta con i ceci che simboleggiano gli occhi di Santa Lucia.

La notte tra l’11 e il 12 dicembre, si prepara la “cuccìa”: il grano,  lasciato ad ammorbidire viene, ora, cotto in pentola e per alcune ore: quando il chicco è ben cotto, si spacca al centro formando l’occhio di Santa Lucia.

 Le nonne raccontano, che la cuccìa, già cotta, durante la notte deve riposare “nti la pignata di terra” e Santa Lucia, secondo la tradizione lascerà la benedizione e la sua l’orma nella cuccìa, formando un buco al centro del preparato.

La cuccìa si serve in tavola dentro piccole ciotole dette “lattireddi”, con  un pizzico di sale o un po’ di zucchero: questa viene chiamata la “cuccìa dei poveri”.

Una variante consiste nell’aromatizzare con foglie di alloro, cannella e ricotta fresca.

I più golosi aggiungono cacao o cioccolato a pezzi o crema di ricotta, di latte o di cioccolato.

Nelle famiglie la cottura della  cuccìa  rappresenta una  devozione spirituale alla Santa e  spesso la si cucina anche per grazia ricevuta.

Di solito la tradizione dice che una “lattiredda di cuccìa “si deve donare a conoscenti e vicini.

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