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Un nuovo ordine mondiale
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Globalizzazione e nuovo ordine
mondiale |
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Una
vibrante denuncia quella del professor Michel Schooyans: il nuovo ordine
mondiale è una grande trappola per ridurre il numero dei commensali alla
tavola dell’umanità. Nel suo libro Nuovo disordine mondiale i nomi, i
programmi, gli argomenti del mondo che verrà, senza piú poveri né malati:
moriranno prima! |
Fin dagli inizi dell’illuminismo, la fede nel
progresso ha sempre messo da parte l’escatologia cristiana, finendo di fatto
per sostituirla completamente. La promessa di felicità non è piú legata
all’aldilà, ma a questo mondo. Nel XIX secolo, la fede nel progresso era
ancora un generico ottimismo che si aspettava dalla marcia trionfale delle
scienze un progressivo miglioramento della condizione del mondo e
l’approssimarsi, sempre piú incalzante, di una specie di paradiso; nel XX
secolo, questa stessa fede ha assunto una connotazione politica. Da una
parte, ci sono stati i sistemi di orientamento marxista che promettevano
all’uomo di raggiungere il regno desiderato tramite la politica proposta
dalla loro ideologia: un tentativo che è fallito in maniera clamorosa. |
Dall’altra, ci sono i tentativi di costruire il
futuro attingendo, in maniera piú o meno profonda, alle fonti delle
tradizioni liberali. Questi tentativi stanno assumendo una configurazione
sempre piú definita, che va sotto il nome di “Nuovo ordine mondiale”.
Trovano espressione sempre piú evidente nell’ONU e nelle sue conferenze
internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che, nelle
loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano
trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo.
Una filosofia di questo tipo non ha piú la carica utopica che caratterizzava
il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i
limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili
per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di
giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono piú
produttivi o che non possono piú sperare in una determinata qualità della
vita. |
Questa filosofia, inoltre, non si aspetta piú
che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano
pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere un benessere generale,
bensí propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla
tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la pretesa felicità che
taluni hanno raggiunto. La peculiarità di questa nuova antropologia, che
dovrebbe costituire la base del Nuovo ordine mondiale, diventa palese
soprattutto nell’immagine della donna, nell’ideologia del «Women’s
empowerment», nata dalla conferenza di Pechino. Scopo di questa ideologia è
l’autorealizzazione della donna: principali ostacoli che si frappongono tra
lei e la sua autorealizzazione sono però la famiglia e la maternità. |
Per questo, la donna deve essere liberata, in
modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua
specificità femminile. Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte
ad una «tender equity and equality», di fronte ad un essere umano indistinto
ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro senso se non
quello di una droga voluttuosa, di cui si può far uso senza alcun criterio.
Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei
nostri contemporanei entra sicuramente in gioco anche qualcosa di ancor piú
profondo: l’altro è sempre, in fin dei conti, un antagonista che ci priva di
una parte di vita, una minaccia per il nostro io e per il nostro libero
sviluppo. Al giorno d’oggi, non esiste piú una «filosofia dell’amore» bensí
solamente una filosofia dell’egoismo. |
Nuovo disordine mondiale |
La legittimità della protesta antiglobalista |
Il fatto che ognuno di noi possa arricchirsi
semplicemente nel dono di se stesso, che possa ritrovarsi proprio a partire
dall’altro e attraverso l’essere-per-l’altro, tutto ciò viene rifiutato come
un’illusione idealista. È proprio in questo che l’uomo viene ingannato. In
effetti, nel momento in cui gli viene sconsigliato di amare, gli viene
sconsigliato, in ultima analisi, di essere uomo. |
C’è qualcuno che sta progettando un sistema
rigido e inattaccabile per governare lo sviluppo del mondo. Organismi
internazionali dall’indiscutibile autorità (Organizzazione Mondiale della
Sanità, Banca Mondiale, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, UNICEF
e altri) hanno messo a punto un nuovo paradigma che misura il valore delle
persone in anni di aspettativa di vita, invalidità, morbilità al fine di
valutare le priorità e mettere in atto, oppure no, i piani di aiuto in tutto
il mondo. Applicando questi "nuovi criteri" si scopre che tutto diventa uno
questione di costo-rischio-beneficio. Perciò, chi è povero e malato riceverà
meno aiuti; chi è ricco e sano riceverà maggiori cure. Per questo motivo, a
questo punto dello sviluppo della nuova immagine di un mondo nuovo, il
cristiano - non solo lui, ma comunque lui prima di altri - ha il dovere di
protestare e di denunciare coraggiosamente la “grande trappola” per i poveri
del mondo e la nuova schiavitú al servizio degli imperativi della
mondializzazione e della globalizzazione. |
La concezione dei diritti dell’uomo che
caratterizza l’epoca moderna, e che è cosí importante e cosí positiva sotto
numerosi aspetti, risente sin dalla sua nascita del fatto di essere fondata
unicamente sull’uomo e di conseguenza sulla sua capacità e volontà di far sí
che questi diritti vengano universalmente riconosciuti. All’inizio, il
riflesso della luminosa immagine cristiana dell’uomo ha protetto
l’universalità dei diritti; ora, man mano che questa immagine viene meno,
nascono nuovi interrogativi. Come possono essere rispettati e promossi i
diritti dei piú poveri quando il nostro concetto di uomo si fonda cosí
spesso, come dice l’autore, «sulla gelosia, l’angoscia, la paura e persino
l’odio»? Come può un’ideologia lugubre, che raccomanda la sterilizzazione,
l’aborto, la contraccezione sistematica e persino l’eutanasia come prezzo di
un pansessualismo sfrenato, restituire agli uomini la gioia di vivere e la
gioia di amare? |
È a questo punto che deve emergere chiaramente
ciò che di positivo il cristiano può offrire nella lotta per la storia
futura. Non è infatti sufficiente che egli opponga l’escatologia
all’ideologia che è alla base delle costruzioni «postmoderne» dell’avvenire.
È ovvio che deve fare anche questo, e deve farlo in maniera risoluta: a
questo riguardo, infatti, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi
decenni sicuramente troppo debole e troppo timida. L’uomo, nella sua vita
terrena, è «una canna al vento» che rimane priva di significato se distoglie
lo sguardo dalla vita eterna. Lo stesso vale per la storia nel complesso. In
questo senso, il richiamo alla vita eterna, se fatto in maniera corretta,
non si presenta mai come una fuga. |
Esso dà semplicemente all’esistenza terrena la
sua responsabilità, la sua grandezza e la sua dignità. Tuttavia, queste
ripercussioni sul «significato della vita terrena» devono essere articolate.
È chiaro che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al
silenzio: non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la libertà, è
l’illusione delle utopie. Non si possono imporre al domani modelli di oggi,
che domani saranno i modelli di ieri. È tuttavia necessario gettare le basi
di un cammino verso il futuro, di un superamento comune delle nuove sfide
lanciate dalla storia, sulla base di un contenuto concreto, politicamente
realistico e realizzabile, all’idea, cosí spesso espressa dal Papa, di una
«civiltà dell’amore».
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Il testo è una sintesi della presentazione del Card. Joseph Ratzinger al
volume di
Schooyans
Michel,
Nuovo disordine mondiale, (Collana Problemi e dibattiti 48), Ed. San
Paolo, Cinisello Balsamo 2000. |
N.B. Si
raccomanda la consultazione del testo integrale (con le note critiche). È
possibile richiederlo presso il sito delle
Edizioni San Paolo. |
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Fonte:
http://web.infinito.it/utenti/i/interface/Global.html |
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