Addio Grazia

 

È tutto vero.

Fino a ieri continuavamo tutti insensatamente  a sperare che fosse solo un brutto, orribile sogno che potesse finire da un momento all’altro, ma ora che anche l’ultimo rito si è consumato, la cosa più difficile è parlarne al passato.

Ora tocca a noi la parte più difficile. Quella di cercare un copione, assegnare le parti, tornare in sede per la lettura; in quella sede che tante volte abbiamo pulito assieme, cosi colma di foto sue,.

E’ tutto spiegabile. E’ la vita. Quando si nasce già si sa che si deve morire.

Ma allora perché questo nodo alla gola che non si vuole sciogliere?

Dodici anni passati assieme sono davvero tanti. Si era nel 1996 e stavamo provando “,,ma non li dimostra” e ricordo come fosse ieri la domanda che le abbiamo rivolto:   “manca una parte ci dai una mano?” come ricordo bene la sua risposta “se sarò in grado..”

C’è stata un intesa pressoché totale da subito. Una versatilità non comune unita a una intelligenza acutissima.  Ci divertivamo tantissimo a creare i personaggi più strani. Come quella volta che ha recitato nella parte del Nonno in abiti maschili e coi pantaloni tenuti su dallo spago.

Che fosse speciale se ne accorgeva anche il pubblico.

E così in una delle nostre rare partecipazioni a una rassegna fuori casa (ad Acquata Scrivia per la precisione) la giuria blasonata non aveva occhi che per lei.

Io ricordo soprattutto l’episodio di una ignara spettatrice in sala che sedeva vicino a Gianni il marito di Grazia e che manifestava tutto il suo entusiasmo per “quella vera attrice e bellissima donna” proprio al suo più devoto fan.

La rassegna si concluse con l’assegnazione del premio come migliore attrice proprio a lei (v pag.) .

E ora è tutto finito. Archiviato.   E queste lacrime prepotenti che non vogliono recedere.

Mia madre usava dire a noi ragazzi “la disperazione è sintomo di poca fede”  e forse aveva ragione.

 Ma ora che dobbiamo fare?

La Abretti senza Grazia non è più la stessa.

Ma d’altronde neppure noi siamo più gli stessi senza di lei.

Guido Ravera