IL SENTIERO 4 FONTI CAI MOLISE  

 La seguente pagina web è stata realizzata grazie alla collaborazione di:

Carmen GIANCOLA, Maurizio DE RENZIS ,Erberto PAGLIONE, Lucio CARNEVALE, Michele MONACO ,Pasqualino DI VITO, Tiziano ROSSIGNOLI,Angelo DI LUOZZO, Carmine VENDITTI, Emilio DI RIENZO, Paolo POTENA,Antonio DI RIENZO, Sebastiano DI RIENZO,Pasqualino CARNEVALE, Dario DE RENZIS , Paride DE RENZIS ,Fabio SANTILLI, Fernando DI BUCCI, Mario SOZIO, Pasquale PAGLIONE ,Claudio DI LORENZO, Michele DI LORENZO, Giampietro FIADINO(Forestale), Giovanni DI LULLO,Michele DI LULLO, Luca PAGLIONE,Mario DI TELLA( mi accodo all'elenco dei ripristinatori),...

 Progressivamente sarà arricchita con altre foto ed ulteriori informazioni.

   Quando si percorrono i sentieri in genere :

   Il verso di percorrenza del sentiero descritto è in senso antiorario ed è già geolocalizzato;abbastanza impegnativo ed i circa 11 km. sono percorribili in 5h e 30

  Il sentiero inizia e termina nello stesso punto ed è percorribile in entrambe le direzioni, ma è consigliabile effettuarlo in senso antiorario.

      All'interno del sentiero sono presenti  dei percorsi  naturalistici  variabili in termini di :lunghezza , di tempo di percorrenza e grado di difficoltà.

     La visione d'insieme 3D mi permette di non far uso del GPS.: è consigliabile la stampa della stessa.

  La presenza di alcuni punti caratteristici sulla cartina 3D (guglie, massi particolari, grotte,ponticelli, fonti, ecc.) mi permettono di individuare la posizione lungo il percorso. 

 

Nota: Le distanze ed i tempi di percorrenza sono riferiti al punto di partenza.

 Il sentiero inizia 500 metri dopo l’abitato di Capracotta, sulla SP Sangrina per

Castel del Giudice, poco prima del tornante sul Ponte di Ferro, quota di 1.360 m.s.l.m..       

      Si raggiunge la sommità di Colle Cornacchia a quota 1472 m.s.l.m. , con un  percorso a serpentina.

La prima indicazione che ci sprona ad andare avanti è PRATO GENTILE.

 

     Le casettine degli uccelli, colorate ,con lo stemma del Corpo Forestale e numerate,  i segnavia rossi e bianchi dei sentieri ci fanno comprendere che l'abitat faunistico/floreale che andremo ad esplorare è un abitat incontaminato e frequentemente sorvegliato dagli escursionisti cittadini e non.

 Un elogio va rivolto a tutti i "ripristinatori dei sentieri e delle fonti", grazie a loro tutti possono riscontrare ed  evidenziare, durante le varie escursioni, eventuali criticità forestali e non del nostro stupendo territorio.

      Un centinaio di metri più avanti è ben visibile il cartello guida che ci permette di scegliere la direzione:

 

    La dorsale  è stata realizzata da Lucio CARNEVALE con la collaborazione di DI BUCCI FERNANDO.

   Dopo il bivio (2), proseguendo verso destra iniziamo il nostro percorso. 

 Il primo "incontro" naturalistico è la tettoia panoramica, ci invita a sedere sui sedili in pietra posti alla base ; ma non è il caso in quanto siamo all'inizio del percorso. 

  La tettoia funge da riparo all'alberello del maggiociondolo, il quale ripaga questa attenzione, durante il periodo primaverile, con  grappoli di fiori dorati e ciondolanti ad ogni sospiro del vento. 

L'escursionista attento  potrà  notare il profilo della testa di un cucciolo di cane pastore abruzzese, forse a mo' di guardiano delle bellezze naturalistiche che gli agenti atmosferici hanno modellato nel tempo?.

Lungo il sentiero, ad un tratto, volgendo lo sguardo verso sinistra, fa capolino tra le foglie argentate dei faggi un "tholos"  di recente costruzione, arroccato lungo le pendici del colle.

La curiosità mi spinge a deviare dal sentiero per osservare il tholos da vicino.

Noto che i "ripristinatori",  anche in questo caso, hanno confermato la loro bravura.

Infatti hanno realizzato una costruzione conica, armoniosa, molto accogliente  all'interno.

A destra dell'ingresso sono state ancorate due funzionali catenelle di metallo.

Presumo che le stesse  abbiano dato lo spunto per la denominazione del tholos.

Non manca ,addossata alla parete ,una comoda seduta per i viandanti....

Su un masso vicino,ad ogni brezza di vento,sventola leggermente una bandiera italiana..

Mentre mi accingo a riprendere il cammino, sento in lontananza lo scampanellio delle campane delle mucche al pascolo.

  Lungo il pendio, si "incontra" un altare votivo con una madonnina di origine armena.

 La madonnina è stata deposta dal sacerdote  Don Michelino DI LORENZO ; l' omaggio di una comunità armena durante una sua visita in tale regione orientale.        

      Dopo aver costeggiato le pendici si giunge ai  2 punti panoramici della dorsale a strapiombo del colle,distanziati fra loro da un tratto percorribile in circa 3 minuti.

      Da qui si gode di un ampio e bellissimo panorama:

 Lo spettacolo delle sfumature di verde è ovunque e assorto da tale bellezza osservo anche il volteggiare dei nibbi.

    Il fruscio delle foglie mosse da una leggera brezza è rotto dal richiamo di un nibbio, che volteggia nell'aria  senza sforzo e poi un altro immobile, nell'aria, mentre fa vibrare in modo alternato le estremità delle sue ali.

Per un instante si materializzano i ricordi dell'infanzia con le imprecazioni del nonno nei confronti del nibbio che a suo dire,ogni tanto, gli portava via qualche gallinella. 

   Non è il tempo delle reminiscenze infantili; riprendo il cammino. 

Un centinaio di metri più avanti è ben visibile il cartello guida che ci permette di scegliere la direzione: 

   Proseguendo, a sinistra, lungo la dorsale si raggiunge un avvallamento dove confluiscono le acque piovane che danno origine alla cascata del Pisciarello.

    La cascata,spesso, diventa di ghiaccio nella stagione invernale con temperature molto rigide.

     

  Prima di giungere alla sommità del percorso di colle Cornacchia si incontra  la Fonte del Capriolo  1476 m. s.l.m.

 (realizzata da DI RIENZO Sebastiano e CARNEVALE Lucio)

 e 200 m.  più avanti un  piccolo "altare" in pietra prospiciente una guglia rocciosa ed una croce 1479 m. s.l.m.

 

   Guglia panoramica

Foto panoramiche scattate dalla guglia:

       Il lato principale della croce con la sagoma di un Cristo stilizzato filiforme è rivolto verso la Chiesa madre. 

     Un cartello descrittivo, alla base della croce, riporta una dedica spirituale di Don Michelino Di Lorenzo.

  Nella parte sottostante la guglia , se si vuole, ci si instrada lungo il sentiero della grotta.

        Proseguendo lungo il sentiero , dopo la guglia, a quota 1500 s.l.m. (sommità del percorso),si costeggia il sentiero per circa 400 metri delimitato alla sua  sinistra da filo spinato .

Proseguendo lungo il sentiero si incontrano anche dei simpatici escursionisti :

    Don Ninotto e due suoi amici parrocchiali di Lanciano..

 Si giunge in prossimità dello scalandrino e si nota l' albero con la segnaletica segnavia a vernice  di colore bianco-rosso, che indica anche la direzione per raggiungere il pianoro di Prato Gentile.

  Scalandrino(scavalco)Prato Gentile.

  Per Fonte Sambuco. dalla sommità, si prosegue verso sinistra.

  Dopo circa un quarto d'ora si giunge in prossimità del bivio Vallone delle INCOTTE (5)

         Si oltrepassa il Vallone delle Incotte (attraversamento di monte) e si devia, quasi a 90°, rimanendo a sinistra delle “matasse nere”.

         Si scende facilmente e dopo un falso piano si imbocca un ripido pendio (calatur d’r vuov) e si giunge alla deviazione -quota 1.267- che porta al pagliaio “Nunnarosa”.

   Il tratto di sentiero bivio/pagliaio “Nunnarosa” è stato reso facilmente percorribile con i lavori  di  "adeguamento" eseguiti da:MONACO,DI VITO,DE RENZIS (Dario e Paride),SANTILLI Fabio e PAGLIONE.

     Eccoli in posa , tutti fanno  parte del gruppo"I RIPRISTINATORI dei SENTIERI e delle SORGENTI";altri concittadini sono momentaneamente assenti.

     Come si evince dalle foto sono state messe a nudo le mura perimetrali del pagliaio.

   

Attualmente è in uno stato di abbandono e diroccato; l'impegno è quello di ripristinarlo.

    E' noto, che in tale pagliaio, nella 2^ guerra mondiale, fu dato rifugio alcuni soldati angloamericani.

L'assistenza data loro dalla famiglia FIADINO, causò il triste evento della fucilazione dei fratelli Gasperino e Rodolfo.   

Quando la cupidigia del possesso e/o dello sfruttamento è affiancata da armi di distruzione sulla terra ci saranno sempre lutti e rancori che si perpetuano nel tempo da entrambe le parti in causa.  

  Un po'  di tristezza e commozione accompagnano un "segno di croce" alla memoria dei nostri concittadini.

    Dopo aver sostato e rimirato le mura  ripercorriamo a ritroso il tratto di sentiero fino al bivio. 

    La via del ritorno è allietata dalla presenza di LILIUM, oramai sono delle rarità, a sfumature variopinte.

           Dal punto di deviazione, proseguendo verso destra si giunge al pagliar (tolos)  “SOZIO”,  costruito nel 1940 ed ancora intatto.

 Le pennellate di raggi di sole mettono in evidenza, nei coni d'ombra, le varie sfumature di verde argentato delle foglie dei faggi; sembrano tanti coriandoloni che fluttuano nell'aria ad ogni sospiro di brezza.

  Dopo circa 300 metri si incontra anche l’altro pagliar (tolos) “DELLE DONNE” che è ancora intatto.

     Il sentiero prosegue su un tratto pianeggiante fino al Vallone delle Incotte; proseguendo lungo il sentiero, invece, si giunge al pianoro, i segnavia bianchi e rossi disegnati sugli alberi indicano le direzioni per la Fonte Nascosta e Fonte Sambuco.

Iniziamo la passeggiata lungo l'alveo del Vallone delle Incotte, il mio amico Pasqualino mi precede e noto che si muove in modo sicuro fra i massi.

L'alveo del Vallone delle Incotte indicato dai punti  12 - D va percorso esclusivamente quando è asciutto.

 Io guardo dove mettere i piedi e sono alla ricerca di pietre stabili ed ampie; cerco di individuare la via più adatta e sicura per evitare il "saltellamento" fra le pietre.

  Mentre faccio attenzione al posizionamento dei piedi sui sassi mi invento il termine il "cotting" ; prendendo lo spunto dal "cuting" salentino, rivisitazione anglofonizzata della parola dialettale li cuti (scoglio,roccia,..), .

 Il termine cuting definisce la pratica di camminare e/o muoversi sulla costa impervia non facilmente percorribile tra gli scogli, in alcuni casi scivolosi.

  Con il cuting si abbandona un sentiero comodo e tracciato e si cerca un itinerario personale tra gli scogli.

  Per praticare il cuting è necessaria una buona dose di equilibrio ed utilizzare le mani,libere, per compensare le eventuali scivolate o per cercare dei solidi appigli.

  Il cotting, è simile al cuting, solo che viene praticato lungo l'alveo del Vallone Incotte, anch'esso come vedremo, costituito da massi e pietre di varia natura.(Incotte: pietre cotte dal sole , automatico il termine cotting).

   Come si evince dalle foto sono presenti massi di varie dimensioni, io con cautela proseguo lungo l'alveo.

 

 Lungo l'alveo si notano molte radici penzolanti degli alberi e pareti scoscese prive di vegetazione protettive degli argini; il tutto dovuto alle "acque di dilavamento"(ho preso a prestito tale definizione dal mio amico Maestro di Selvicoltura DI TELLA Giuseppe)

 La forza dell'acqua ,nel tempo, ha scavato ed eroso la parte di terreno ad esso circostante.

  Saltuariamente controllo il buon funzionamento del mio GPS (didattico) , la carica del mio telefonino ed il rispettivo segnale telefonico.

   Dopo una mezz'oretta, dall'inizio della salita, si raggiunge il pianoro (bivio) (D) che permette di incamminarci lungo il nuovo sentiero, già provvisto di segnavia, che conduce alla Fonte Nascosta.

Durante la passeggiata si nota anche la presenza di un albero costituito da diversi polloni nati su di un cucuzzolo di una roccia.

Lungo il sentiero sono presenti degli arbusti di alberi di tasso.

Accarezzo per istinto le estremità di un ramo e noto che non pungono e le dita scivolano facilmente al tatto.

 

  Le bacche rosse dell'albero del tasso sono molto velenose per gli esseri viventi; solo gli  uccelli favoriscono la diffusione della pianta: mangiano le bacche, mentre i semi veri e propri riescono ad attraversare intatti il processo digestivo ed, espulsi, si insediano nel terreno dando origine ad una nuova pianta.

 Le bacche se vengono assaporate hanno un effetto letale immediato agendo sul sistema nervoso e provocando mancanza di respiro, vertigini e rallentamento del battito cardiaco.

    I tronchetti, giovani, opportunamente  sagomati con una scanalatura a "V" vengono utilizzati come conduttura di adduzione delle acque sorgive delle fonti.

  Percorrendo il leggero pendio,tempo di percorrenza circa 20 minuti, si raggiunge la Fonte Nascosta situata in una  bellissima conca e si nota subito la scritta  descrittiva sulla pietra(di CARNEVALE Pasqualino).

La bellissima conca ci invita a sostare in prossimità della fonte tra i massi ricoperti di soffice muschio di verde a sfumature variopinte.

Se si è fortunati, si incontrano anche "compagnie  selvatiche" inaspettate (due caprioli in prossimità della fonte).

 

 Per un attimo mi ritorna in mente lo stato iniziale di abbandono della fonte:

    Recentemente i "ripristinatori dei sentieri e delle sorgenti" hanno provveduto alla sua ottima funzionalità

dimostrando competenza e capacità manuale .

    Alcuni ripristinatori (DI RIENZO Antonio, MONACO Michele, CARNEVALE Lucio e CARNEVALE Pasqualino)

intenti nei lavori di carpenteria idraulica.

 

   CARNEVALE Lucio e DI VITO  mentre collaudano la stabilità della copertura in pietra a secco .

  Dopo aver ammirato la fonte ed eventualmente dissetati ci si incammina lungo la leggera pendenza che ci conduce sul pianoro, sugli alberi sono opportunamente segnalate le varie destinazioni.

Dopo circa 400 metri, si trova la Fonte Sambuco-quota 1.231.

 

Lo scrosciare dell'acqua sorgiva mi fa comprendere che pur essendo in estate avanzata la sorgente svolge sempre egregiamente il suo ruolo: quella di dissetare i viandanti.

Con una mano accarezzo, superficialmente,  il flusso dell'acqua gelida, sulla parte superiore  a mo' di ringraziamento.

Dalla Fonte Sambuco, immediatamente a sinistra, si risale comodamente verso Est e, attraversando il passaggio “Mal Pertosa”, si giunge sotto le imponenti Coste della Rughetta. 

 Deviando a destra, si attraversa una pietraia;  inizia una breve discesa che si snoda perpendicolarmente ad un  pendio abbastanza ripido.

   Si giunge al primo faggio secolare, a forma di una semiparabola; trattasi in realtà di 3 giganteschi polloni nati da un’unica ceppaia.

   Attualmente è spoglio, ma durante il periodo estivo spicca l'imponente chioma poderosa.

   Si prosegue subito a destra, e dopo un breve zig-zag in discesa, si attraversa un breve tratto pianeggiante  (“Chian d l grutt”) e ci si trova in una piccola faggeta : il "parco degli alberi secolari".

Il Parco è costellato da una ventina di faggi  secolari di varie dimensioni.

 E'allegata una tabella di censimento,puramente didattica, con i dati del caso, ma è in attesa di validazione:

  L'esemplare di dimensioni notevoli  ha l'età di circa 170 anni ed una circonferenza di  metri 3,90. 

Si prosegue verso sinistra e si attraversa una seconda pietraia facilmente percorribile; la pietraia è delimitata da due grosse rocce a “V”.               

 

   Tutti i vari massi della pietraia, staccatosi dai frontali della montagna, con il loro accatastamenti occasionali, formano dei cunicoli molto profondi.

   Immagino che vengano utilizzati, come ripari, durante il periodo invernale da tanti animali selvatici.

   Oltrepassato  i due lastroni di roccia disposti a V. si raggiunge il bivio (B) che conduce :

Ci incamminiamo verso la direzione della grotta.

 Percorrendo in salita, vari tornanti, dopo una decina di minuti ci appare l'ingresso della grotta.

Per motivi di sicurezza è sconsigliabile addentrarsi all'interno della grotta per la caduta di sassi dalla volta.

Dopo aver rimirato l'ingresso, ripercorriamo a ritroso il sentiero per giungere di nuovo al bivio(B)

   Proseguendo verso destra, dopo circa 15 minuti  si giunge alla Fonte Pisciarello .

  Prima di arrivare alla Fonte Pisciarello, seguendo il corso delle acque, è possibile risalire fino a giungere al di sotto della cascata Pisciarello.

   Le indicazioni dei segnali segnavia  e i vari trilli acuti di un nibbio in lontananza, che volteggia nel cielo,ci accompagnano fino alla Fonte Pisciarello.

In prossimità della fonte un albero di pere selvatiche mette in evidenza la sua abbondanza di frutti.

     Durante il periodo primaverile/estivo, la chioma  verdastra dell'albero, oscura la collocazione della fonte all'escursionista che si incammina lungo il sentiero, posto in alto, della dorsale di Colle Cornacchia .

    Volgendo lo sguardo verso l'alto notiamo la splendida guglia panoramica, dalla quale è possibile ammirare " la grande vallata " che spazia dai monti delle Mainarde al mar Adriatico.

L'occhio attento potrà notare alla base della guglia il cartello segnavia del bivio per la Grotta Colle Cornacchia.

  

        Si prosegue leggermente verso sinistra , attraversiamo il ruscelletto di raccolta delle acque di scolo della fonte ed il "il pianoro dei cinghiali".

Volgendo lo sguardo verso destra è possibile intravedere la strada provinciale Sangrina per Capracotta -Castel del Giudice.

    La presenza è determinata dalle orme,dai solchi e dalle zolle di terra sollevate al loro passaggio per la ricerca di radici, larve, molluschi, bulbi, ecc.

Dopo il pianoro e con una leggera deviazione a destra ci incamminiamo lungo il "sentiero dei ciondoli dorati".

Durante il periodo primaverile si notano lungo il sentiero e sui costoni  le stupende chiome dorate del maggiociondolo.

Le  infiorescenze dondolanti ad ogni sospiro della brezza sembrano tanti monili appariscenti.

Le foto non rendono giustizia alle emozioni che ci avvolgono durante la nostra passeggiata.

 Dopo circa un quarto d'ora raggiungiamo il bivio (2)

proseguendo verso destra giungiamo al tornante di Ponte di Ferro.(Punto iniziale della passeggiata).   

   Lungo l’intero percorso, si trovano molte essenze arboree quali, il pino nero, il cedro del Libano, l’ontano  napoletano, il carpino nero e bianco, il faggio, l’abete bianco, il perastro (pero selvatico), l’acero di montagna, il tasso, l’agrifoglio, il pungitopo, il sambuco e altre essenze .

 La fauna della zona comprende mammiferi tipici dell'Appennino( caprioli, cinghiali, lupi, volpi, ricci ...)uccelli e qualche rettile...

Ragazzi, ....grazie per la vostra collaborazione... ho imparato molto da Voi

Mario