al contrario dei cabalisti, dei mistici, dei religiosi e di tutti quelli che hanno timore sacro delle parole, che credono che la verità si raggiunga o si crei tramite la parola noi consideriamo l'azione, il movimento, l'esserci, l'ente, i rapporti, le uniche cose concrete della storia. ma questa storia per essere conosciuta deve essere tramandata, scritta, interpretata, vissuta, perciò necessariamente detta e tradotta in parole. quest'atto (in parte astratto, in parte artistico, in parte teoretico, in parte allegorico, in parte religioso, in parte simbolico, in parte

scientifico (?)...) nasce, risiede e porta con sé la prospettiva singolare, irriducibile e particolare dell'esserci di  tutte le cose viventi. prospettive oblique perché le cose si  conoscono nella loro interezza solo a partire dalla nostra particolare visione di esse. visione (gli occhi) collegata con il pensiero (l'idea e i concetti che le singole cose ci richiamano alla mente, ci fanno creare). non è processo a senso unico ma un insieme di processi che è impossibile schematizzare o studiare singolarmente. da ciò la sintesi della vista (mentre si dovrebbe misurare le luce, l'intensità dei colori, la temperatura dell'aria, la pressione del vento, il battito cardiaco, l'umore ecc. ecc. fino all'infinito). l'obliquità nasce dalle diverse angolazioni da cui è possibile conoscere le cose, attraversando le prospettive singolari e irriducibili, e scoprendo di volta in volta il tutto del nulla e il nulla del tutto.