1932 Bonifica del Dragone
 
La Storia della bonifica del DRAGONE scritta e pubblicata da Nicola Di Meo nel 1932
INEDITO
Comune di Volturara Irpina
___________NICOLA DE MEO 1° Applicato del Comune di Volturara Irpina

LA SECOLARE STORIA DI UNA BONIFICA
1932
Volturara Irpina ed il Lago Dragone


La bonifica del Dragone e la viabilità sono la vita o la morte
di Volturara come la infezione malarica nelle provincie meridionali
è causa di degenerazione e di disagio economico G. Garibaldi Avellino - Stab. Tipogr. C. La bruna - 1932

NICOLA DE MEO

1° APPLICATO DEL COMUNE DI VOLTURARA IRPINA

LA SECOLARE STORIA DI UNA BONIFICA
VOLTURARA IRPINA ED IL LAGO DRAGONE

La bonifica del Dragone e la viabilità sono la vita o la morte
di Volturara come la infezione malarica nelle provincie meridionali
è causa di degenerazione e di disagio economico.
G. Garibaldi


AVELLINO
PREM. STAB. TIPOG. C. LABRUNA
1932
………..Dove sono talora forme primitive , quasi barbariche di convivenza
sociale, la bonifica può porre le condizionifondamentali di una vita civile…………
A. Serpieri





Tra i problemi più interessanti e vitali dell’Irpinia sta senza dubbio in prima linea la Bonifica del Lago Dragone, bonifica che è stata sempre la passione e l’aspirazione del Volturarese, sacrificato ingiustamente dalla natura e dagli uomini a vivere dimenticato e sperduto tra i monti.
Molto si è detto e scritto intorno a questa opera, sempre riconosciuta indispensabile ed urgente, sempre promessa, mai effettuata. Basta dare uno sguardo ai voluminosi atti di Ufficio ed ai numerosi scritti in proposito per renderci conto di quanta incuria e negligenza è stata sempre circondata da coloro che una tale opera avrebbero dovuto volere e realizzare.
Noi siamo voluti andare a ricacciare tra i polverosi archivi dati e progetti e senza avere la pretesa di storiografi, vogliamo grosso modo andarli esponendo al solo scopo di far finalmente comprendere a chi tale opera deve sollecitare e volere, che è ora di far fatti e non parole, affrontando fascisticamente la questione portandola rapidamente a compimento.

Volturara Irpina, paese di circa 4200 abitanti, a 687 metri sul livello del mare, distante dal capoluogo Avellino km 18, posto sulla Nazionale Napoli-Foggia, già via Appia, mediante la sua unica frazione Tavernole, a km 2 dall’abitato, alle falde del Monte Terminio ( 1786 m.), racchiuso a Sud dai contrafforti di questo, Monte Cerreto ( 983 m.), Mortariello, Calcara di Alessio ( m. 1443), e da tutte le altre parti, ma soprattutto ad Est e a Nord da una vasta pianura preda di acque stagnanti per un terzo dell’anno, è un centro eminentemente a carattere zootecnico più che agricolo in quanto difetta di terreno coltivatorio.
L’origine storica del paese si perde nei tempi; le prime notizie risalgono al 797; più certe sono quelle del 1022. Si deve ritenere avere avuto un origine pastorizia; data la ricchezza dei pascoli montani del versante, un tempo assai più rigogliosi di quelli della piana Dragone nel periodo estivo, i pastori transumanti debbono aver quivi fissato per primi le loro dimore, dapprima temporanee, poi coi tempi divenute stabili.
E’ certo, e la vertenza secolare con Montella per il possesso ed il godimento dei monti ne fa prova, deve essere stata all’inizio un feudo od una frazione di questo paese; tuttavia ben presto si rese libera ed indipendente, per quanto abbia seguito le varie vicende storiche dei tempi. Fece parte del Principato Ultra.
Ebbe uomini insigni in ogni disciplina, ma tarda e lenta è stata l’evoluzione per la posizione topografica, ma soprattutto perché ha difettato sempre di mezzi finanziari.
Tre questioni vitali l’hanno sempre assillato, la rivendicazione dei boschi dal vicino Comune di Montella, la Bonifica del Lago Dragone, l’allacciamento con i paesi vicini.
Il primo problema, dopo vicende lunghe, ha avuto appena qualche anno fa la sua risoluzione; restano ancora gli altri due, di cui noi andremo ora parlando, insieme ad altri problemi di minore importanza

I- Lago Dragone

Sotto il nome di Lago Dragone si intende una vasta pianura di circa Ettari 350 che nel periodo invernale e qualche volta dalle prime piogge autunnali fino ad una avanzata primavera va soggetta ad essere sommersa dalle acque; alcune volte nei periodi estivi, , perdura o si ripete un tale allagamento. Il fenomeno, come è stato recentemente dimostrato dall’illustre Comm. Ruggiero, Ingegnere Capo del Genio Civile di Avellino, è dovuto all’innalzamento della falda acquea sotterranea, più che allo sfocio nel piano dei torrenti dei versanti montani che delimitano in una ben evidente conca da ogni parte la vasta pianura, formando un vero e proprio bacino montano senza emissario.
L’acqua che in detto piano si raccoglie viene lentamente smaltita attraverso una bocca assorbente che va sotto il nome di Bocca del Dragone, situata ad un estremo di questa pianura, alle falde del Monte Costa (m. 1264) e distante dal centro abitato appena km. 1,300. Detta bocca si apre e si perde in oscuri meandri calcarei della montagna e data la ristrettezza di essi e le possibili e frequenti ostruzioni di questo filtro calcareo non è possibile un rapido smaltimento delle acque emergenti dalla piana, ed in questa confluenti.
E’ stato però dimostrato che anche le parti limitrofe alla bocca, per essere calcaree, hanno anche esse un potere assorbente, per quanto limitato dai terreni che le ricoprono, anzi furono fatti dei tentativi per l’apertura di nuovi emissari, ma che subito furono repressi in quanto si riteneva che le acque del lago alimentassero le sorgenti del Serino, alimentatrici dell’Acquedotto Napoletano e che quindi un rapido smaltimento venisse a privare Napoli dall’alimento idrico.
Però se allo stato attuale non è stata provata la risorgenza di tali acque, i tecnici sono quasi tutti concordi nel ritenere che data la topografia della zona e della natura geologica e stratigrafica del suolo, presumibilmente risorgano presso Salza Irpina e Cassano Irpino.
Tutta la restante zona della piana, di circa ettari 800, che lievemente e gradatamente risale verso le pendici dei monti, va più o meno soggetta all’impaludamento e risente delle influenze nocive del lago.
La parte non soggetta all’allagamento è seminativa e seminativa arborata e la coltura si estende anche alle parti semi-paludose per necessità di terreno coltivatorio.
Per quanto il suolo sia di natura fertilissimo, tuttavia il reddito agrario è molto limitato, sia per l’alea che i raccolti subiscono, sia per i sistemi di agricoltura ancora primitivi ed empirici.
I raccolti sono rappresentati dalla patata, genere ottimo e ricercatissimo soprattutto per seme, dal granturco che si coltiva in prevalenza nelle parti soggette ad allagamento dopo che l’acqua si è prosciugata, dai fagioli pure assai ricercati e limitatamente dal grano.

Movimento demografico


Anno 1841 1846 1881 1901 1911 1921 1931

Abitanti 6000 5700 5209 5105 5106 4028 4160


La produzione cerealicola, non ostante l’alimentazione insufficiente e cattiva della popolazione, non copre il fabbisogno locale.
Quantitativi dei raccolti

Prodotti Grano Granoturco Patate Fagioli Castagne

In quintali 2.500 1.500 15.000 600 da 2.000
a 5.000


Gli alberi che si coltivano sono quelli da frutto, meli, peri, ciliegi, ma soprattutto castagni nelle pendici dei monti. I raccolti raramente sono abbondanti perché i forti geli, l’umidità e le nebbie che si sprigionano dal lago distruggono i prodotti in ogni periodo vegetativo.
Il limitato reddito dell’agricoltura è stato in passato compensato con l’allevamento bestiame, specie della vacca da latte e del maiale. Questa industria un tempo fiorente, nel dopoguerra si è andata gradatamente assottigliando, ma per quanto notasi una lenta ripresa, tuttavia su essa agisce la limitazione dei pascoli montani, la mancata sostituzione di razze più produttive in rapporto alle aumentate spese dell’allevatore, la crisi economica, l’utilizzazione forzata di fieno ed erba del lago Dragone, che è quanto di più nocivo ed improprio ci possa essere per l’alimentazione bestiame ed in ultimo il sistema di tassazione fiscale a cui con criteri errati questi allevatori sono stati di continuo sottoposti.

Censimenti bestiame

Bovini Ovini Caprini Suini Equini Pollame
1908 700 4.500 750 1.500 600 ---
1928 398 2.271 134 350(?) 319(?) ---
1930 385 1.534(?) 101 471 584 2.020
1931 450 2.000 103 547 600 ---

Il Lago Dragone produce circa 40 mila fasci di fieno all’anno, ossia intorno ai seimila quintali. E’ un miscuglio di varie qualità di erbe a diverso sviluppo, molte inappetibili agli animali. Nelle annate propizie circa un terzo del fieno resta invenduto ed inutilizzato sul posto; ma il più delle volte distrutto o semidistrutto dagli allagamenti o dai temporali nel periodo di maturazione.




L’attuale canale collettore ed il Piano Dragone
nel periodo estivo ( foto De Meo )


A causa della forzata utilizzazione del pascolo del piano, annualmente si hanno notevoli perdite di animali, perdite dovute al meteorismo e a forme gastro-enteriche per cattiva ed impropria alimentazione nel periodo invernale e ad infestioni parassitarie ( Distomatosi e Verminosi) di cui è infestata la piana. Basta ricordare la mortalità di circa 2.000 suini nel 1901 attribuita appunto dall’Illustre Prof. Oreste (1), qui appositamente inviato dal Ministero Agricoltura Industria e Commercio, alle infestioni parassitarie ed al pascolo del Lago Dragone.
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Nota R. Prefettura Avellino del dì 24-6-1901 N. 14159 Div. 3^


Queste condizioni di fatto hanno un notevole peso sull’economia di questo paese e molta gente, non potendo trovare altri cespiti di guadagno in altre industrie, è stata costretta ad emigrare in cerca di lavoro in altre regioni, ma soprattutto in America.
Il movimento migratorio nei decorsi anni, specie nei periodi antibellici è stato vastissimo; oggi che una tale emigrazione non è più possibile, la disoccupazione è un fenomeno ed un problema che si rende ogni giorno più preoccupante.
Ma il Lago Dragone ha una grave ripercussione anche sulla salute e sulla costituzione del Volturarese.



Statistica del 1928 dei generi daziati

Vino e birra Bevande alcoliche Formaggi Pesci salati Olio Carne

Q. li 1568,49 17,27 62,60 84,00 128,08 360,40


Il freddo già intenso per l’altitudine è reso insopportabile dalla umidità che si sprigiona dal piano sul quale di estate e di inverno nelle ore notturne e mattutine si innalzano dense nebbie; gli sbalzi di temperatura sono notevoli; l’aria, specie nella pianura, viene ammorbata nelle annate piovose dagli erbaggi in putrefazione.
Le malattie a carattere malarico, indubbiamente stendono su tutta la zona il loro funebre manto e la popolazione per questo e per la ristrettezza ed insalubrità dei terreni è costretta a vivere quasi tutta accentrata nel paese accanto agli animali, venendo così a mancare l’igiene anche la più elementare, resa ancor più grave dall’avarizia idrica della natura.
A tutte queste condizioni deleterie si debbono imputare l’elevata mortalità infantile, la notevole riforma dei chiamati alle armi per deficiente sviluppo organico, l’alta percentuale di mortalità in confronto alle nascite e tutte le varie malattie soprattutto a carattere infettivo ed epidemico.

Nascite Morti Emigrati Immigrati

Anno 1850 154 109
“ 1900 145 114 154
“ 1906 102 193 132 45
“ 1912 124 91 103 70
“ 1923 117 142 59 5
“ 1930 157 78 18 7
Per tutte queste ragioni la bonifica del Lago Dragone è stato sempre il problema principale e vitale e tutti gli sforzi di questo popolo e per esso dell’Amministrazione Comunale, specie in questo ultimo secolo di progresso e di civilizzazione, si sono rivolti verso la realizzazione di questa opera destinata a dare novella vita a questo paese troppo ingiustamente dimenticato e bistrattato.
*
* *

Le prime notizie certe dei lavori eseguiti nel Lago Dragone rimontano al 1785 e compiuti sotto il sindacato di Ludovico Petito, come ne fa fede una lapide apposta sulle opere in muratura ancora esistenti nei dintorni delle bocche e come anche è ricordato nella deliberazione del Consiglio Comunale del 3 dicembre 1895.
Non ci è stato possibile trovare notizie anteriori, ma il fatto di ricordare con una lapide un’opera relativamente esigua, sta a dimostrare più che l’ambizione dell’uomo del tempo, la creduta risoluzione di un problema fin da allora ritenuto strettamente vitale.
Fino al 1824 non abbiamo nessun dato relativo al Lago Dragone; forse gli ampliamenti ed i lavori eseguiti nel 1785 dovevano aver sortito un certo qual soddisfacente risultato.
E’ di quell’anno una deliberazione del Decurionato riguardante i lavori urgenti da eseguirsi alle bocche onde dare adito all’acqua di essere convogliata in esse e di impedire l’allagamento del piano, la perdita degli erbaggi da parte del Comune, valutati per una somma di Ducati 533,30. In una successiva deliberazione si fa presente la necessità della costruzione di un portellone per regolare l’afflusso delle acque nelle bocche.
Varie altre deliberazioni seguono a questa; ci piace ricordare e qui integralmente trascrivere quella del 1° agosto 1841 con la quale si dà mandato al Sindaco di far voti al Sovrano del tempo onde vengano affrettati i lavori di prosciugamento del Lago Dragone a fine di sollevare la popolazione dalle misere condizioni in cui versava.
<< Decurionato 1° agosto 1841- Oggetto: Lago Dragone.
Il Decurionato del Comune di Volturara, penetrato dai mali, che seriamente aggravano la popolazione ed assordito dai clamori di tutti i ceti e di tutti i Corpi morali, si è trovato nel dovere indispensabile tale di essere fissata la sua prateria nell’anfratto dell’Appennino, circondato dai monti, in mezzo al quale, un piano seminatorio ed erboso, da cui allo intorno trova la sussistenza, perocchè, piombandovi tutte le acque, si risolve in un quasi perenne ristagno
distruggitore dei prodotti minacciando d’inondazione le abitazioni altresì che cospirando con le gelate insieme e corrompendo la vegetazione e facendo nascere degli insetti e rettili è cagione della malsania e della morte non solo di molti animali e dei cittadini dei quali diciannove ne ha divorati nel corso del mese di luglio ultimo passato, che i passeggeri, ancora sviluppando delle esalazioni pestifere, che in realtà rendersi possano esiziali alla Provincia ed all’intero Regno.
In tale cloaca giacciono circa 6000 abitanti, affetti sempre in ogni anno da epidemiche malattie ed i senuosi fondi della Comunale, dei Pii Stabilimenti di S. Sebastiano, Montevergine, SS. Rosario, SS. Maria del Carmine e S. Carlo che tuttora degradano inabissando nella miseria, i coloni con quelli del Rev. Clero, composto di 25 Sacerdoti, le cui rendite specialmente sono addette al peso delle messe che mancano, essendo dal disastro quelle sottratte.
L’indicato spettacolo eccitando potentemente la sensibilità, la umanità di chiunque, come non richiamerà l’attenzione della clemenza del più Eccelso e Magnanimo tra i Monarchi?
Sì Ferdinando II, l’Augusto Re, il tenero padre dei popoli, che spinto dall’abituale generosità del Suo cuore à dato luogo al Decreto del 13 agosto 1839 per prosciugamento degli stagni e delle bonificazioni delle paludose terre o perché il loro disseccamento influir possa all’allontanamento dei contagi, perché consolidar si possa la salute pubblica, porgerà soccorrevole la Destra, avvezza a versare benefizi e porgerà la provvidenza perché un idraulico ingegnere, a spese del Governo occupar si possa, per determinare quale espediente adottar si deve per lo sgombramento delle acque, dando luogo a positivo utile e salubre suolo a spese della Provincia; ovvero col dare l’incarico ad una delle Società che nel Regno esistono, quale poi indennizzata sarebbe a rate sull’aumento delle rendite che dalle bonificazioni ricavate sarebbero, bonificazioni, che realizzate, grandi ricchezze a Volturara apporterebbero.
Per la quale esposizione il Decurionato unanimemente à concluso che il Sindaco indirizzi una sua umile supplica al Sovrano (D.G.) infogliando per sostegno un duplicato di questo atto>>.
Restata vana e senza riscontro la petizione suddetta, in vista dell’apertura del Consiglio Distrettuale, al quale ogni Decurionato doveva depositare i reclami per i bisogni più urgenti, il Decurionato nella seduta 26 aprile 1846 emise la seguente deliberazione che pure riportiamo integralmente poiché mentre ben lumeggia le condizioni della popolazione di allora per nulla affatto dissimili dall’attuale, mette in luce le cause determinanti gli allagamenti proponendone gli efficaci rimedi.
<< Decurionato 26 aprile 1846—Oggetto: Lago Dragone.
Il Sindaco ha esposto che va ad aprirsi il Consiglio Distrettuale al quale siamo obbligati di presentare i reclami per i bisogni più urgenti di questo Comune, affinchè penetrandosi della triste posizione che ci affligge, emetterà una deliberazione salutevole su quanto siamo per manifestargli, e ne passerà l’incartamento al Consiglio Provinciale da cui saranno implorate dalla Maestà Sua (D.G.) le utili disposizioni pel bene di questa infelice popolazione. Quest’abitazione che si compone di 5700 abitanti è situata alle falde di tre monti, denominati Mortariello, Angelo e Costa ed è solcata da due grossi burroni, che hanno origine dalla cima dei più alti monti, chiamati, Ammonte, Mezzane, e Monte Terminio, i quali nelle piogge non interrotte trasportano materiali di ogni sorta e ne ingombrano gli edifizi vicini, cioè la Piazza, la Chiesa, e le strade interne e quindi passano a danneggiare le proprietà sottoposte, per non avere un letto regolare.
A questi monti concatenano degli altri, che formano un perfetto cerchio, senza che si abbia apertura per lo scolo delle acque e appartengono in proprietà ai comuni limitrofi sino alle pianure di questo piccolo tenimento, denominati Serino, S. Stefano, Sorbo, Salza, Chiusano, Castelvetere, Montemarano e Cassano nonché Montella, con cui siamo comuni ed indivisi ed alle vette di essi solcano dei continuati burroni e si distinguono per la loro grandezza i due sopradetti Ammonte e Mezzane, Tortaricolo, Vallone Oscuro, Vallone di Lantenza, Cruci, Bolifano, Foresta, Cancelli, Montagna di Chiusano, Candelone, S. Maurizio ed Arenaccia, e le acque che sdrucciolano da detti burroni trascinano seco anche ogni sorte di materiali e vanno questi a posarsi nell’intera pianura sottoposta, che è appunto il territorio chiamato Dragone, che appartiene a questo Comune, distruggendo così la coltura dei poveri proprietari, senza speranza di altra produzione, e le acque tutte non avendo uno scolo regolare, atteso il circuito delle montagne, vanno anche a posarsi nell’intera pianura, dove rimangono ristagnate l’intero corso dell’anno e mettono nel marcimento tutti i prodotti con fetori pestilenziali, attesa la putrefazione che si genera sotto delle acque di tanti milioni di insetti, restando così appestata l’aria con danno della pubblica salute, e delle popolazioni vicine, nonché dei passeggieri che transitano per questo tenimento, per essere una strada Consolare che conduce a Melfi.
Il Decurionato pensa, che per allontanare questi disastri, sarebbe di bisogno far rinsaldire e rimboschire i descritti monti purchè non si viene ad urtare con gli interessi di tali Comuni, che forse formando la rendita patrimoniale, con difficoltà può avere luogo questo progetto, ed è perciò che sorroga un altro più dolce, cioè di dare a detti burroni un corso diretto, tendenti tutti ad un centro.
Il secondo espediente più utile è quello di aversi di mira la Bocca del Dragone per l’ingoio delle acque che occupano il territorio Comunale dei particolari e Corpi morali, mentre la piccola bocca naturale sotto del Monte Costa non è sufficiente ad ingoiarsele e si estendono, e rimangono ristagnate nello intero corso dell’anno per tutto il piccolo tenimento e per tale causa i prodotti rimangono sepolti e putrefatti e per conseguenza una mancanza di rendita nel patrimonio Comunale ed una miseria generale nella popolazione, dovendo procacciarsi il vitto, uscendo da qui la maggior parte del popolo nelle Province vicine e quelli che rimangono, sono per mancanza di forza.
L’ultimo vantaggio che deve avere il Comune è il braccio rotabile, mezzo efficace per procacciare ai miserabili il vitto giornaliero, mentre una popolazione di 5700 abitanti, priva di tenimento, e non avendo territorio a coltivare per causa delle acque stagnanti e continui allagamenti, deve per necessità dar luogo alle rapine ed ai reati.
In questa malagevole posizione non può altrimenti darsi vita a questa popolazione se non col bonificare le terre che con Decreto del dì 13 agosto e Ministeriale Istruttiva di Sua Eccellenza il Ministro dell’Interno del 12 ottobre 1639 se ne è tanto raccomandata l’esecuzione, di fatti nel Consiglio ordinario di Stato dell’11 settembre 1845 si vede ammesso l’aumento dell’imposizione straordinaria per la costruzione delle strade, bonificazione delle terre paludose e di qualsivoglia opera di pubblica utilità, e trovandosi nella stessa posizione questo Comune per le acque stagnanti sul piccolo tenimento, ne spera anche essa la bonifica, mentre non avendo la natura data l’apertura al corso delle acque, è d’uopo che supplisca l’arte, che oggi giorno la mano industriosa dell’Uomo è giunta a buona perfezione e non farsi patire una popolazione di 5700 abitanti in mezzo a tanti burroni ed acque stagnanti che la privano di tutti i mezzi necessari al sostentamento della vita e quindi cresciuta la popolazione a dismisura, sono cresciuti i bisogni, e dovrà forse procacciarsi il vitto con mezzi indoverosi. E’ vero che nei tempi andati non si verificava danno, perché non calavano dai monti dei materiali, e le poche acque non si estendevano di gran lunga, perché erano rinsalditi ed imboschiti i monti di circuito. Ora che le acque calano a dismisura, non rimane terra a coltivarsi, perché la bocca è insufficiente a riceversele, e perdurano in tutto l’anno, senza mai evacuarsi.
Non si può mai credere che un regnante (D.G.) Ferdinando II, che ama tanto i popoli, e cerca tutti i mezzi a migliorarli, voglia poi far perire questa popolazione in mezzo alle acque, le quali per incanalarle ci bisogna la potente mano della Maestà Sua, per cui si innalzano preci e voti all’Altissimo, perché essendosi impadronita la Maestà Sua delle meschine popolazioni, onde migliorare la loro sorte, e soccorrerle emise le disposizioni fin dal 1838, comunicate al Consiglio Provinciale, per proporre i grani addizionali e far fronte ai bisogni delle popolazioni più pazienti, che perciò per sollevare questa popolazione dalle miserie, due sono le vie produttive, cioè la costruzione del braccio rotabile, ed una apertura in un monte il meno elevato, e meno dispendioso per dare il corso alle acque stagnanti, colla direzione dei detti burroni, ma ove questo progetto non potesse sortire il suo effetto, per il grande spesato, almeno disporsi l’apertura di due fossate, ai due lati della bocca naturale di una sufficiente capienza, perché si avrebbe il favore, che una buona parte di dette acque invece di spandersi nella pianura coltivabile, si riceverebbero in detti cavamenti, e siccome la natura del monte fa conoscere l’incontramento di altre bocche, perché così l’indica il masso di essa, non sarà d’inutile effetto questo progetto, se per un momento si dà un occhiata ai Comuni di tutta la Provincia, non si dubita che la più bisognosa è la supplicante, che si trova coronata di monti con continuati burroni di sfrenatissima corsa, senza direzione, gittandosi ora da un lato ed ora da un altro, lasciando materiali sulle colture nonché acque stagnanti che a gocce vanno ad infiltrarsi nella strettissima bocca, ed alla fine dell’anno lungi di raccogliersi i prodotti, non si sentono che pianti e singhiozzi e quindi poi sono obbligati a procacciarsi il vitto con mezzi violenti e contro i dettami della Legge, per cui appositamente la Maestà Sua dispose, con Real Decreto dei 20 ottobre 1842, che il Consiglio Provinciale proponesse i grani addizionali per la bonificazione delle terre coverte dalle acque stagnanti, braccio rotabile, e di ogni altra opera di pubblico vantaggio.
In questa posizione si trova la reclamante Comune, non avendo mezzo alcuno a farvi fronte, e deve la Maestà Sua approvare l’avviso del Consiglio Provinciale dei grani addizionali, e di ogni altro mezzo per lo spesato di tali opere reclamate, che si augura favorevole, restando la Provincia istessa obbligata a farne eseguire il lavoro, dietro della quale bonificazione, la popolazione viene a sollevarsi per l’accrescimento della coltura, e per i mezzi che ritrarrebbe dal braccio rotabile.
Se queste vedute espresse in questo atto non vogliono accogliersi e ritenersi, sarà inutile a progettare altri espedienti, perché saranno tutti improduttivi e senza effetto e solo per paliare gli animi di questa infelice popolazione che in pochi anni si dirà qui era il Comune di Volturara.
La Maestà Sua, padre amoroso di tutte le popolazioni e specialmente di quelle infelici, come è attualmente questa di Volturara, potrà col suo alto potere e generosità di cuore darle un sollievo, mentre in tanti altri Comuni meno infelici di questo, ne ha dato l’esempio ed ora ne godono il buon frutto, così si augura anche questa popolazione ancora per la bonificazione di queste terre acquose, colla direzione dei burroni e costruzione del braccio rotabile, sempre a spese della Provincia, salvo ad essere tenuta questa Comune, dietro l’acquisto della coltura per l’ingrandimento delle sue rendite alla bonifica del supplemento delle spese>>.
A questa deliberazione ne seguono molte altre, ricordiamo quella del 13 aprile 1847 con la quale si richiamava parimenti l’attenzione del Governo di Sua Maestà il Re per disporre che a mezzo della Società delle Strade Ferrate si aprisse il corso delle acque stagnanti del piano Dragone, a spese del Governo, salvo questo a rinfrancarsi con i prodotti della coltura delle terre bonificate, la cui rendita si poteva da quel momento calcolare, data l’estensione di moggia 2500 a ducati quindicimila annui.
Intanto nel 1851 e poi nel 1853 e 1854 si ebbero dei paurosi allagamenti in seguito all’ostruzione del filtro calcareo.
L’acqua si sopraelevò dalla piana circa 20 metri e sommerse la strada Provinciale Avellino Melfi, oggi strada Nazionale, sommergendo anche interamente il paese e costringendo la popolazione a risalire i monti.
Di tali alluvioni ne trattano le deliberazioni 31-02-1853 e seguenti del Decurionato e nelle quali si prospettava la necessità della costruzione di un muro di riparo e difesa alla bocca assorbente onde impedire le immissioni di materiali ostruenti.
Tale incarico venne affidato dal Decurionato medesimo all’Ing. Giosuè Speranza.

Il piano del Dragone durante gli allagamenti (Fot. De Meo)

Il grido di allarme e di dolore di questa popolazione non lasciò insensibile quel crudele cuore di Ferdinando II, inducendolo a venire a più riprese in aiuto con sussidi, sgravi di imposte e provvidenze varie, mentre si aveva il primo progetto di bonifica, redatto dall’Ing. Bausan, progetto che però non vide mai l’attuazione nonostante che con Rescritto del 27-05-1857 Ferdinando II assicurasse l’effettuarsi della Bonifica.
Intanto gli avvenimenti politici del Regno di Napoli precipitano; la Dinastia Borbonica viene travolta dalla falange di patrioti che vogliono l’unificazione d’Italia sotto i gloriosi Savoia ed anche per la Bonifica del Lago Dragone si viene a riaprire un nuovo ciclo storico che purtroppo ancora non si è chiuso felicemente.

Come avviene in ogni cambiamento di Governo, si riaccesero negli animi dei
Volturaresi le speranze per la Bonifica e subito gli Amministratori del tempo fecero premura sul nuovo Governo, il quale a mezzo del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio ne assicurava la presa in considerazione.
Il Sindaco del tempo, rispondendo alla nota Prefettizia che comunicava la risposta del predetto Ministero, così scriveva in data 27 agosto 1862:
<<Spero di veder subito messe in atto, a sollievo di questa misera popolazione le benefiche intenzioni del Governo con la Bonifica della laguna del Dragone>>.
Le promesse del Governo sembrarono subito prendere una piega fattiva in seguito alle continue pressioni fatte e fatte fare a mezzo del Comm. Capozzi allora Consigliere Provinciale, sul Ministro dell’Agricoltura On. Berti il quale subito affidava alla Direzione del II Circolo di Napoli l’incarico dello studio e della redazione del progetto.
Il II Circolo di Napoli a sua volta ne dava l’incarico all’Ing. Amenduni, che nel 1866 recavasi in Volturara per il rilievo planimetrico ed altimetrico della zona sommergibile, mentre lo stesso Ministero contemporaneamente disponeva che le spese inerenti per tale progetto venissero sopportate per due terzi dallo Stato e per un terzo dal Comune di Volturara. Con deliberazione consiliare del 9 marzo 1866 questo Comune ben volentieri aderiva alle disposizioni Ministeriali.
Il progetto Amenduni, che fu largamente apprezzato in pubbliche esposizioni nazionali ed estere quale singolare prodotto dell’ingegneria italiana, consisteva nella costruzione di un tunnel al disotto del Malepasso con lo scopo di convogliare nel fiume Sabato, sboccando presso Salza Irpina, le acque del Piano Dragone che dovevano venire raccolte nel centro del piano in un grande bacino al quale doveva far capo il predetto tunnel e tutti i torrenti dei monti. L’importo complessivo dei lavori contemplati in detto progetto di bonificamento ascendeva a L. 495 mila. Tale somma fu ritenuta regolare dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici con voto del 22 maggio 1869, per quanto venisse elevato l’importo dei lavori a L. 590 mila.
Ma essendo allora in vigore la legislazione speciale napoletana, secondo la quale le spese per la bonifica dovevano compensarsi con l’aumento relativo al valore dei beni da bonificarsi, il progetto Amenduni non poteva avere mai la sua attuazione poiché stante la frazionabilità dei terreni circostanti di proprietà dei privati, di fronte alla grande estensione da bonificarsi di proprietà del Comune, allora in cattivissime condizioni finanziarie, era assurdo poter raccogliere sul posto i fondi per sopperire alle spese dei lavori di bonifica.
Ma il Governo in questo periodo, pressato con ogni mezzo, con nota del dì 31 luglio 1879 N..55950/3976 ordinava al Prefetto della Provincia di assumere di ufficio la pratica onde addivenire alla costituzione del Consorzio tra proprietari e Comune. In questo frattempo sopravvenne la Legge Baccarini, unificatrice delle bonifiche di tutte le regioni d’Italia (25 giugno 1882) e subito sia il Comune che la Provincia si adoperarono perché a norma degli articoli 4 e 12 della citata Legge, il Lago Dragone venisse dichiarata opera di 1^ Categoria. Tale dichiarazione si effettuò con R.D. 2 luglio 1885, in seguito alle vive pressioni che l’On Michele Capozzi esercitò presso gli Uffici Ministeriali.
Sembrava che con tale dichiarazione la bonifica prendesse finalmente il suo giusto e regolare andamento, tanto è vero che per la messa in opera del progetto Amenduni varie Ditte si presentarono per assumere l’impresa, come risulta anche dall’istanza fatta dalla Ditta Adamo al Commissario Straordinario del tempo che a sua volta ne premurava il Ministero per la concessione.
Mentre così bene procedevano le pratiche ecco sopravvenire le inframmittenze del Comune di Napoli per sospendere ogni lavoro, sembrando il Lago Dragone l’alimentatore idrico delle sorgenti del Serino e quindi dell’omonimo acquedotto. A questo periodo rimonta l’esproprio delle sorgenti Urciuoli presso Serino e la costruzione dell’acquedotto Serino-Napolinonchè il primo allarme della Città di Napoli, per il temuto esaurimento delle sorgenti captate in seguito al prosciugamento del lago Dragone in base all’attuazione del progetto Amenduni.
L’allarme di Napoli, tenuto prima nascosto sia al Comune che alla Provincia di Avellino, preoccupò subito il Governo di allora al punto da determinare un rallentamento nello svolgimento della pratica della bonifica.
Alle varie insistenze di questo Comune, fatte a mezzo del Prefetto e degli uomini politici, il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio con nota 14 settembre 1887 N. 25893 comunicava al Sindaco del tempo che il Ministero dei Lavori Pubblici gli partecipava che essendo il primitivo progetto troppo antico per le nuove condizioni del Lago, aveva già da qualche tempo incaricato l’Ufficio del Genio Civile di Avellino a presentare un nuovo progetto e che per affrettare ed esaminare questo nuovo progetto aveva nominato un’apposita Commissione composta di un ispettore e di due Ingegneri del Genio Civile.
Le nuove opere di bonifica, a sistema economico ridotto previste dal nuovo progetto, si limitavano alla sistemazione di una delle bocche ostruite e dei nove torrenti confluenti nel piano nonché allo spurgo ed al riattivamento, nella loro secolare funzione assorbente, delle altre bocche viciniori alla principale.
Queste opere dovevano essere completate da un severo rimboschimento dei monti circondanti il bacino ed aventi l’aspetto di parziale riparazione dei danni subiti dal Comune, salvo tutto a far meglio in epoca economicamente migliore.
Questi lavori, approvati dal Superiore Ministero, furono dati in appalto e già iniziati, quando il Sindaco di Napoli, presa visione del progetto, si oppose mediante intimo per Usciere al Prefetto della Provincia di Avellino, quale rappresentante del Ministero, di un atto protestativo in data 20 agosto 1888.
Con tale atto giudiziario il Municipio di Napoli, si protesta va sul temuto pericolo di diminuzione e forse anche di esaurimento delle sorgenti che si trovano nel territorio sottostante, alcune delle quali alimentano l’acquedotto del Serino in servizio della Città di Napoli.
A tali ostacoli posti dalla Metropoli Napoletana, il Ministero, con dispaccio 21 luglio 1894 N. 23830/3778 e 29625/3863 tassativamente disponeva doversi lo eseguimento dei già appaltati lavori di bonifica limitarsi solamente al restauro dell’antica opera idraulica, abbandonando il progetto appaltato e nel quale era prevista l’apertura di un altro smaltitoio delle acque del Dragone.
Passarono diversi anni senza che nessun lavoro si effettuasse, non ostante che l’Amministrazione locale a mezzo del Deputato On. Capozzi seguitasse a far presente al Ministero l’infelice situazione creata dagli ostacoli di Napoli. in seguito a lettera del 7 novembre 1896 rivolta dal medesimo Onorevole al Ministero accedettero sul posto l’Ingegnere Capo del Genio Civile ed un Ispettore Forestale del Ministero. Questi con relazione 20 febbraio 1896 riconoscevano necessario:
1° ) la sistemazione dei nove torrenti, proponendo però la sistemazione solamente dei torrenti Lofredane, Tortoricolo e Pozzella, mediante briglie a sistema economico.
2°) la sistemazione delle altre bocche assorbenti antiche e specialmente di quelle tra la Chiesa di S. Carlo e le altre bocche, soggiungendo però che a tale apertura nel 1892 il Municipio di Napoli e la Società del Serino si erano opposte tanto che l’appalto fu disdetto con perdita dell’Amministrazione dello Stato.
3°) Il vincolo forestale e il rimboschimento.
In sostanza i predetti funzionari non riconfermarono altro che il primitivo progetto redatto in data 20 novembre 1896 per un importo complessivo di L. 26.600 e contemporaneamente la necessità di dare alle acque altri smaltitoi essendo la bocca funzionante insufficiente.
Nella stessa relazione parimenti si proponeva la creazione del Consorzio di 3^ Categoria in base all’art: 96 della Legge 30 marzo 1893.
In seguito a tale relazione il Ministero, con Decreto 11 luglio 1899 faceva passare la bonifica del Lago Dragone da 1^ in 3^ Categoria violando così implicitamente il precedente Decreto 2 luglio 1895 nel quale si diceva che il Decreto anzidetto, doveva obbligatoriamente farsi osservare perché emesso agli effetti delle tassative disposizioni dell’art. 12 della Legge Baccarini.
In seguito al passaggio dell’opera in 3^ Categoria, con anticipo della somma da parte dello Stato, a norma dell’art: 96 della Legge 30 marzo 1893 e giusto il progetto 20 novembre 1896, furono eseguite solamente briglie nei tre torrenti sopra ricordati e complessivamente in numero di quattro, e scavato un pozzo presso le bocche per il facile espurgo nonché parziali restauri alla vasca assorbente.
Eseguiti tali superficiali lavori, con Decreto 28 0ttobre 1902 , emesso in seguito a parere di una apposita Commissione venuta sul posto, fu ritenuta compiuta la bonifica e pienamente raggiunti gli scopi agricoli ed igienici e quindi doversi costituire il Consorzio obbligatorio tra i proprietari per il rimborso allo Stato delle somme anticipate per i lavori eseguiti.
La costituzione del Consorzio fu ordinata con Decreto Prefettizio 15 dicembre 1903 e detto decreto portava l’elenco dei proprietari obbligati al Consorzio.
Mentre però si stava elaborando dalla Prefettura e dal Genio Civile il detto progetto di Consorzio, l’Amministrazione Comunale con deliberazione 11 ottobre 1903 autorizzava il Sindaco ad intentare lite contro il Comune di Napoli per la servitù permanente derivante ai proprietari ed alla popolazione dalle acque stagnanti del Piano Dragone, ma il Prefetto con nota 18 novembre 1903, soggiogato dall’influenza politica degli uomini napoletani, sconsigliava la lite ritenendola possibilmente temeraria.
Il Consiglio Comunale nella tornata del 25 novembre dello stesso, pure accettando di fatto il Consiglio Prefettizio, protestava contro i soprusi di Napoli, chiedendo che almeno Volturara fosse in qualche modo indennizzata dei danni che subiva. Intanto un Comizio popolare in data 31 gennaio 1904, secondando l’azione dell’Amministrazione, protestava contro la costituzione del Consorzio, prospettando il voto unanime del popolo al Re ed al Governo. A tali voti rispondeva il Ministro dei Lavori Pubblici On. Tedesco dichiarando che in attesa della decisione della IV Sezione del Consiglio di Stato, alla quale il Consiglio Provinciale di Avellino aveva prodotto ricorso contro i due Decreti 1899 e 1902, non poteva prendere provvedimenti differenti da quelli in passato adottati; solamente in linea eccezionale faceva sospendere la costituzione del Consorzio coattivo e ordinava al Genio Civile l’ordinaria manutenzione dell’opera idraulica, promettendo di recarsi sul posto a prendere personalmente cognizione dello stato della piana.
L’animo del popolo attese invano la venuta del Ministro che oltre a rivestire tale carica era anche irpino…..
Intanto quello che non seppero rivendicare al paese gli uomini di Governo, lo fece la Magistratura, aliena da ogni inframmittenza politica e beghismi regionali e locali, con decisione del 15 giugno 1906 annullando entrambi i decreti del 1899 e del 1902, ritenendo violati gli articoli 11 e 12 della Legge 18 giugno 1899 N. 236.
In tale ricorso furono difensori e sostenitori dei diritti di Volturara gli On. Capaldo e Cicarelli.
Cadde così tutto l’insidioso castello fabbricato dalla Metropoli Napoletana ai danni di Volturara, ma purtroppo le vicende che ne seguirono, in seguito alla riapertura su nuove basi della sistemazione del Lago Dragone, non furono migliori delle precedenti.

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La bonifica del Lago Dragone, come dice l’On. Cicarelli nella sua interpellanza alla Camera, doveva compiersi per virtù di Legge e di giudicato, ma il Governo non ottemperò ne all’una, ne all’altro, poiché il Ministero dei Lavori Pubblici credette ottemperarvi con l’accogliere le proposte dell’Ispettorato Superiore del Genio Civile dell’XI Compartimento di Napoli e comunicate al Sindaco di Volturara con nota 6 giugno 1907 della Prefettura di Avellino, autorizzandone l’Ufficio del Genio Civile a compiere gli studi necessari per le opere proposte, in realtà non solo si scartò completamente la Bonifica del Lago, ma si peggiorarono ed aggravarono maggiormente le condizioni igieniche ed agricole, come si può rilevarsi dalla deliberazione consiliare 19 settembre 1908.
Infatti tutte le opere previste dalla relazione dell’Ispettorato Superiore e per esso dall’Ing. Agrimonti, restarono sempre lettera morta e non ebbero nessuna attuazione, mentre se fossero state realizzate, avrebbero per lo meno evitato od arrestato l’inaridimento delle montagne circostanti al bacino, ciò che sarebbe stato già qualche cosa in prò di Volturara. In sostanza i nuovi studi si uniformarono a quelli già precedentemente fatti e che avevano determinato quegli irrisori progetti di bonifica, convalidati con i Decreti Ministeriali del 1899 e 1902 e che poi furono annullati dalla IV Sezione del Consiglio di Stato.
Ad aggravare le condizioni della popolazione di Volturara sopravvenne il R. Decreto 14 settembre 1906 N. 639 che dichiarava zona malarica alcune porzioni del territorio della Provincia di Avellino tra cui il piano Dragone, escludendo però l’abitato. La comprensione del Lago Dragone tra le zone malariche, più che dai dati della infezione malarica raccolti sul luogo, prese lo spunto dalle varie relazioni fatte dalle locali Amministrazioni per convalidare la necessità della bonifica, forse anche intendendo allora per malaria le varie manifestazioni morbose causate dal clima, dall’umidità e dal cattivo regime alimentare del popolo. Comunque un tale Decreto, che imponeva ai proprietari compreso il Comune l’onere del chinino, fu bene accetto in quanto si sperava che riconosciuta la zona malarica, il Governo avrebbe con più sollecitudine accolte le richieste di questa popolazione.
Purtroppo un tale contributo fu pagato inutilmente e si paga tuttora, sopportando un onere per un pericolo che non esiste!
Dal 1907 al 1911 come dati rilevanti vanno ricordati, oltre ad una deliberazione consiliare 19 settembre 1908, relatore l’Avv. Alessandro Sarni(1), quella del 10 febbraio 1911 con la quale si faceva appello all’On. Cicarelli per una interpellanza alla Camera, presentata e discussa nella tornata del 20 febbraio 1911 <<….. allo scopo di sapere se la bonifica del Lago Dragone debba rimanere ancora priva di esecuzione>>.




(1) Ci piace riportare dalla Relazione dell’Avv. Sarni, data alle stampe, il seguente brano che chiaramente lumeggia le condizioni di Volturara e l’intenzione del Governo di allora.<<….Tu Volturara devi vivere e morire nella tua gabbia di ferro, attossicata dal microbo malarico del Dragone, quando non resti sepolta dalle acque, che discendono dai monti che non sono tuoi ed irrompendo nel tuo territorio ti avvingono al fatale destino>>.
E seguitando il Sarni riporta quello che poteva essere il Decreto Ministeriale del tempo a proposito della Bonifica.
<< S.E. il Ministro dei Lavori Pubblici in rappresentanza del Governo Italiano,
Visto il rapporto dell’Ispettore Superiore del Genio Civile,
Considerato che alla Bonifica del Dragone si oppone l’interesse della Città di Napoli, giacchè si ritiene che le sorgenti del Serino, che forniscono di acqua potabile quella Città, siano alimentate almeno in parte dalle infiltrazioni del bacino erbifero del Dragone,
Considerato che l’esecuzione di un progetto di radicale bonifica importerebbe una spesa troppo rilevante, in confronto al vantaggio che ne ricaverebbe la zona relativamente limitata dei terreni soggetti all’inondazione.
DECRETA
1° Che non sia luogo a procedere sul bonificamento del Lago Dragone. E perché non se ne abbia più a parlare rigetta l’istanza di quel petulante Comune.
2° Che a tutela degli interessi di Napoli, che espropriò le sorgenti del Serino, e non la Pianura del Dragone, ne i monti circostanti, siano sottoposti a vincolo forestale i torrenti compresi nel bacino del Dragone e sistemati gli altri torrenti che scorrono nel piano. E ciò perché abbiasi viemeglio a garantire la stabilità del trucco napoletano in omaggio alla vera giiustizia distributiva.
Autorizza il Genio Civile a dare esecuzione al presente Decreto>>. (Voti del Consiglio Comunale di Volturara Irpina.- Tipolitografia Pergola, Avellino 1908).


All’On. Cicarelli rispose il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici On. De Seta(1) ma delle assicurazioni date dal Sottosegretario non si ritenne per nulla affatto soddisfatto l’onorevole interpellante.
(1) Interpellanza dell’On. Carlo Vittorio Cicarelli svolta alla Camera dei Deputati nella tornata del 20 febbraio 1911 << Sulla Bonifica del Lago Dragone>>. Roma, Tipografia della Camera dei Deputati 1911.


In seguito a tale interpellanza venne nominata, con Decreto Ministeriale, una
Commissione per lo studio del piano regolatore, Commissione che si recò in questo Comune il 28 febbraio 1913 con la partecipazione del Prefetto della Provincia, dell’On. Cicarelli e del Consigliere Provinciale Avv. Amatucci. In seguito ai sopraluoghi eseguiti, ed alle premure dell’On. Cicarelli, il Direttore Generale delle Bonifiche così telegrafava al predetto Onorevole in data 17 ottobre 1913<< Commissione Bonifiche à oggi approvato piano regolatore bonifica Dragone ispirato criterio impedire espansione raccogliendo acqua apposito bacino sistemare foci torrenti e strada S. Carlo. Direzione Generale darà ora disposizioni per sollecito studio tale progetto>>.




Il Canale collettore ed il Piano durante l’allagamento (Fot. De Meo)


Il progetto che ne seguì, consisteva nel raccogliere in una apposita vasca nel piano del Dragone le acque e da questa erogarle nelle bocche omonime approfondendo il canale adduttore. Per tali lavori era prevista una spesa di oltre 800 mila lire. Di questo progetto ne troviamo fatto cenno nella relazione al progetto Caizzi-De Marinis e Verderosa(1) ma non possiamo affermare chi ne fu l’autore.
In ogni modo nessun concreto provvedimento venne adottato.
A richiamare l’attenzione dell’Autorità competente, essendo restato vano ogni sollecito del Comune e della Provincia, sopravvenne l’allagamento del marzo 1915 che sommerse circa mille ettari di terreno giungendo le acque nei pressi del paese, richiamando sia nelle proporzioni che nei danni quelli del 1851 e seguenti.
Al grido di allarme lanciato dall’Amministrazione Comunale venne sul posto la Deputazione Provinciale e questa nella tornata 15 marzo 1915, su relazione del Deputato Provinciale Avv. Amatucci deliberava:
<< Farsi voti presso il Governo del Re a fine di colmare generosa popolazione di Volturara;
1. Che siano affrettati i lavori di bonifica del Lago Dragone il cui piano regolatore è stato già approvato dai Corpi tecnici dello Stato e pertanto chiede che sia dato incarico ad apposito personale dell’Ufficio del Genio Civile di Avellino per allestire i progetti esecutivi.
2. Che sia sospesa e rimborsata l’imposta terreni per il corrente anno.
3. Che sia dato un adeguato sussidio alla popolazione povera del Comune danneggiato.
4. Che sia dato incarico all’Ufficio Tecnico Catastale di tener presente nella formazione del nuovo Catasto i danni a cui spesso vanno soggetti i terreni circostanti al Lago Dragone, per gli effetti dell’imposta fondiaria .(!?).
5. Che sia comunicata la presente deliberazione al Governo del Re ed al Deputato del Collegio On. Cicarelli perché intensifichi la sua opera per fare accogliere i voti della cittadinanza di Volturara>>.

(1) Ing. Caizzi—De Marinis e Geom.. Verderosa—Per la maggiore dotazione idrica di Napoli e la sistemazione del regime idraulico del fiume Sabato—Cromo tip. Razzi – Napoli—1921.

In data 27 marzo 1915 il Presidente della Deputazione Provinciale con nota N. 1388 comunicava al Sindaco:
<<Partecipo a V.S. il seguente telegramma dell’On. Ciuffelli Ministro dei LL.PP. in ordine al Lago Dragone <<Risposta telegramma 13 corrente. Informo V.S. che Ufficio Genio Civile da me incaricato dopo accurata visita sopraluogo riferiscimi confermando danni prodotti alle campagne dal sopralzamento acque Lago Dragone causato da eccezionali piogge, ma escludendo qualunque pericolo abitato di Volturara. Soggiunge che canale emissario pur trovandosi perfetto stato manutenzione era incapace smaltire straordinaria piena molto superiore sua portata. Assicuro infine che presenterà presto progetto sistemazione strada S. Carlo riservandosi proporre lavori riparazione danni opere bonifiche appena siansi ritirate acque rendendo possibili necessarie constatazioni>>.
Mentre la popolazione stava così sotto l’incubo per veder ritirare lentamente le acque del lago che per tutto l’anno, distrutti i raccolti, resero insalubri e paludosa la zona, il 24 maggio 1915 iniziò la guerra contro gli Imperi Centrali e le famiglie già provate dalla sventura e dalla miseria videro con angoscia, ma rassegnate, partire i propri figli ed i propri padri per accorrere in difesa della Patria.
Ma, come sempre avviene, passato il primo pericolo ogni cosa andava mettendosi a tacere, ma non se ne stava l’Autorità locale che vedeva di giorno in giorno avvicinarsi l’inverno e quindi il ripetersi del fenomeno.
In data 6 novembre 1915 la Giunta Comunale faceva voti al Ministro dei Lavori Pubblici perché fossero affrettati i lavori di bonifica del Lago Dragone, il cui piano regolatore era stato già approvato dai Corpi tecnici dello Stato e chiedendo che fosse dato incarico ad apposito personale dell’Ufficio del Genio Civile di Avellino per allestire i progetti esecutivi.
Come palliativi ai danni subiti e per dimostrare a questa popolazione il grande interessamento che il Superiore Governo poneva per la bonifica, veniva concesso lo sgravio dell’imposta e la sistemazione della Strada S. Carlo e lo espurgo della bocca assorbente, lavori tutti eseguiti nel 1916.
A dimostrare la inefficacia di detti lavori ed a convalidare le giuste rimostranze del popolo, sopraggiunse un nuovo allagamento nell’aprile 1917 che distrusse tutti i seminati e gli erbaggi del Comune, parzialmente la strada sistemata S. Carlo e determinando dei franamenti nelle immediate adiacenze della bocca.
Il Genio Civile ne informava subito il Ministero annunziando che avrebbe presentate
al più presto possibili proposte di radicali provvedimenti perché in avvenire non si avessero a ripetere simili danni. Al che il Ministero dei LL.PP. con telegramma N. 2251 così telegrafava all’Amministrazione Comunale: << Ricevuta notizia allagamento nuova strada S. Carlo prodotto acqua lago Dragone ho dato disposizioni per pronto accesso sul luogo funzionario Genio Civile>>.
I momenti critici che la Nazione attraversava, la mancanza di personale tecnico ed operaio, resero inattuabile qualunque radicale provvedimento.
Ma se tutta l’opera disfattrice fatta in passato è da deplorarsi vivamente, questo periodo trova giustificazione sotto ogni rapporto in quanto tutta la Nazione e tutte le forze erano rivolte in difesa della Patria.
Gli anni che però seguirono alla guerra, dove Volturara diede prova del suo nobile spirito patriottico, attestato dai suoi 65 caduti, dai vari mutilati e decorati e dallo spirito di disciplina e di sacrificio offerto dalla popolazione per le particolari condizioni tutte in cui si venne a trovare a causa di due allagamenti, non portarono nessun concreto contributo alla realizzazione dell’opera bonificatrice della piana.
Fino al 1924, all’infuori delle solite e continue pressioni locali, non troviamo nulla di notevole che abbia dato avviamento concreto alla bonifica: abbiamo solamente il progetto redatto dall’Ing. Caizzi-De Marinis e Geom. Verderosa per la maggiore dotazione idrica di Napoli e la sistemazione del regime idraulico del fiume Sabato, nel quale progetto è compreso anche il piano Dragone.
Napoli e con essa la Società dell’acquedotto del Serino andava preoccupandosi della portata continua delle sorgenti Urciuoli se non del loro aumento e andavano studiando il modo di assicurare la dotazione idrica di Napoli. A tal proposito i detti Ingegneri presentarono un progetto, accettato dal Comune di Napoli, avente lo scopo di regimare le sorgenti Urciuoli, Acquara e Pelosi ed altre minori mediante la costruzione di una vasca nel piano Dragone per raccogliere le acque piovane che sovrastano questa zona, onde accrescere, attraverso un bacino sotterraneo, le sorgenti dell’altra valle del Sabato ed avente anche, secondo i predetti Ingegneri, non soltanto lo scopo di bonificare la piana malarica di Volturara, ma anche migliorare i fondi in quanto potevano venire irrigati.
Le opere principali consistevano in un grande serbatoio della capacità di 11 milioni di metri cubi occupante circa 195 ettari e di quattro collettori raccoglienti i torrenti montani. Da questo bacino, mercè un primo tratto di canale in trincea lungo 1500 metri sotto il piano del Dragone ed una galleria attraverso il Monte Costa di circa metri 2720, si sarebbe potuto mettere in comunicazione il serbatoio con la valle di Serino.
Il Comune di Volturara non aderì al progetto mentre invece Napoli lo prese in considerazione nella tornata della Giunta Com.le 23 novembre 1921 in seguito a rapporto speciale dell’Ufficio Tecnico del 22 ottobre 1921.
Detto progetto fu completamente rigettato nell’adunanza del 1° aprile 1922 dalla Commissione Centrale per la sistemazione idrica forestale e per le bonifiche, approvando all’unanimità un ordine del giorno dove si diceva che detto progetto non risolveva inetramente il problema della bonifica del Lago Dragone e che quindi non poteva ritenersi come opera di bonifica ai sensi delle leggi vigenti: che ove si volesse tener conto dei prevalenti interessi della fornitura idrica alla Città di Napoli, cui era informato il progetto medesimo, mediante opere da eseguirsi nel bacino embrifero delle sorgenti del Serino, il Comune di Napoli doveva fare regolare domanda per la costruzione di un serbatoio di moderazione nel regime delle dette sorgenti ai sensi degli articoli 2 e 4 del R. D. 12-2-1919 N. 246.
Per quanto riguardava invece il Comune di Volturara, qualora il Comune di Napoli avesse fatta richiesta di conservare inalterate le condizioni idrauliche attuali, limitandosi a regolare il deflusso delle acque per la bocca del Dragone avrebbe dovuto almeno provvedere a difendere con adatto argine murario e con altri provvedimenti l’abitato di Volturara, a trasportare la strada provinciale, onde non venisse sommersa dagli allagamenti e ad espropriare nel contempo tutta la superficie del lago, risarcendo Volturara dei danni che gliene potessero derivare.
L’avvento del Fascismo con il suo programma rinnovatore e con la promessa valorizzazione del Mezzogiorno fece riaccendere negli animi tutte le speranze ormai sopite e basta vedere le pratiche esistenti nell’Archivio Comunale, per renderci conto di quanto hanno fatto le Amministrazioni Fasciste che hanno retto questo Comune e tutte le pressioni esercitate non solo negli Uffici Provinciali, ma anche verso il Superiore Governo.
Nel 1924 il Commissario Prefettizio con il consenso della R. Prefettura di Avellino faceva voti al Governo Nazionale per la pronta attuazione di un progetto di completa bonifica e di radicale risanamento del paese.
A tale deliberazione che fu spedita alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, questa rispondeva con nota 5 marzo 1925 comunicando che il Ministro dei Lavori Pubblici, accogliendo i voti deliberativi presentati per la Bonifica del Lago Dragone aveva chiesto dati all’Ufficio del Genio Civile di Avellino ordinandogli di avanzare concrete proposte per la sollecita attuazione.
Tali assicurazioni venivano date anche dal Ministro dei Lavori Pubblici con nota 27-2-1925 e 3-3-1925.
Inizia così da parte del Genio Civile di Avellino, diretto dall’illustre Comm. Ing. Ruggiero il nuovo studio sulla Bonifica del Lago Dragone, mentre con amore e passione il detto Ufficio provvede al miglioramento delle bocche ed al consolidamento delle parti adiacenti alle bocche stesse minacciate di franamento.
Dopo accurati studi e diuturni accertamenti e sondaggi l’Ing. Ruggiero, scartando tutti i precedenti progetti, più o meno incompleti e partigiani, ha approntato un nuovo piano di bonifica che mentre assicura e garantisce il completo prosciugamento della piana, sia dal lato igienico che agricolo ed economico, garantisce Napoli in quanto le acque del piano del Dragone, se è vero che vanno ad alimentare le sorgenti del Serino, non vengono distolte dall’attuale alveo sotterraneo.
Detto progetto, encomiato dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania, oltre che geniale, è il frutto delle oculate e scientifiche osservazioni fatte dal predetto Ingegnere sul fenomeno dell’allagamento.
Si è dimostrato infatti che l’allagamento è dovuto a un fenomeno di troppo pieno al quale concorrono l’acqua che imbeve l’ammasso calcareo del Terminio e quella dei torrenti dei monti che circondano il piano e l’acqua esistente nel sottosuolo dove è mantenuta da strati impermeabili formando una specie di bacino montano.
Aprendo dei canali intersecanti la piana , assicurando la piena efficienza smaltitrice delle bocche, con sicurezza matematica la bonifica del piano viene raggiunta senza lesione alcuna degli interessi di Napoli.
L’importo dei lavori contemplati per l’esecuzione del nuovo progetto si aggira intorno ai 4 milioni, somma relativamente esigua in confronto alla estensione territoriale che verrebbe ad essere resa coltivabile e di gran reddito stante la natura ottima di esso.
I lavori dovrebbero essere eseguiti in varii periodi ed il primo lotto importerebbe una spesa di L. !.700.000,00 somma approvata nel luglio 1929 come da comunicazione a questo Comune da parte del Provveditorato alle Opere Pubbliche in data 19 luglio 1929.
Purtroppo le promesse sono restate ancora una volta parola ed a distanza di due anni dall’approvazione dei lavori del primo lotto si debbono ancora ottenere i fondi previsti per la relativa esecuzione.
Nella seduta del 29 aprile 1931 la questione della Bonifica del Lago Dragone è stata anche e per la prima volta trattata dalla Commissione Provinciale della Bonifica Integrale riunitasi sotto la presidenza del Dott. Piccolo. Fu deliberato all’unanimità di porgere il vivo plauso al Comm. Ing. Ruggiero che tanta operosità e tanto interessamento ha svolto a favore di tale bonifica che porterà alla valorizzazione di oltre 350 Ettari di terreno ora incolto e sommerso e la messa in valore di oltre 800 Ettari viciniori che risentono l’influenza dannosa della permanenza delle acque nel sottosuolo, producendo gravi danni all’economia agricola della zona.
Il Podestà di Volturara Comm. Pennetti propose che fosse svolto un opportuno interessamento presso le Superiori Autorità onde si arrivi al più presto al finanziamento delle spese più urgenti.
La Commissione decise di interessare l’Ufficio Centrale delle Bonifiche della Confederazione Generale degli Agricoltori con lo scopo di far svolgere attiva opera presso il Sottosegretariato alla Bonifica Integrale.
A questo punto si trova ancora la pratica della Bonifica secolare del Lago Dragone.





II.-Viabilità


La viabilità è stato sempre un altro problema di somma importanza per Volturara ed indispensabile per il suo naturale evolversi.
Una tale necessità è stata sempre prospettata al Governo accanto alla Bonifica, anzi in alcuni momenti si nota dalle varie Amministrazioni convergere maggiormente l’insistenza su questo problema anziché sulla Bonifica.
I continui allagamenti e quindi la sommersione del tratto rotabile che ci congiunge per 2 Km alla Nazionale, e la sommersione anche di questa, e la necessità di soccorsi urgenti, attesi naturalmente dai centri più grandi Avellino, Napoli, Montella avevano fatto prospettare la necessità di una strada montana Volturara-Stazione ferroviaria Serino, toccando S. Stefano del Sole, ed in linea secondaria un altro braccio montano Volturara-Montella.
Una tale via fu approvata dall’Amministrazione Prov.le anche perché, oltre ad essere una via strategica, avrebbe potentemente agevolato gli scambi commerciali tra la Valle del Sabato e quella del Calore, riducendo l’attuale percorso delle merci e degli animali che monticano e
demonticano dalle Puglie verso Terra di Lavoro per circa 30kg.
Oltre ai detti vantaggi il Comune di Volturara e quello di Montella ne avrebbero ottenuto un maggiore aumento dei prodotti boschivi, il cui esbosco vien fatto a dorso di animali fino alle Stazioni limitrofe e si sarebbe eliminato il grande deprezzamento di tutti i prodotti agricoli locali, nonché dei prodotti qui importati per il fatto del trasporto o del prelevamento dai vicini centri produttori.
Per varie divergenze ed inframmittenze politiche, anche locali, la strada Serino-Volturara che per un terzo della spesa concorreva la Provincia oltre all’approntamento gratuito del relativo progetto, non vide mai la sua attuazione.
Recentemente, in ottemperanza alle disposizioni legislative di bonifica integrale è stata ripresa in esame dall’attuale Amministrazione la questione della viabilità e si è prospettato, anche perché di più facile attuazione, dati gl’interessi reciproci e le disponibilità finanziarie dei Comuni interessati, la strada montana Montella-Volturara già per buona parte tracciata ed in buone condizioni.
Tale opera è stata anche esaminata dalla Commissione Provinciale della Bonifica Integrale nella tornata 30-04-1931.
Non è la completa e soddisfacente soluzione, in quanto per gl’interessi locali, il commercio ed il rifornimento del paese, è più utile e necessario l’allacciamento con la Stazione di Serino che mentre ci porta sulla linea ferroviaria di Napoli-Avellino, ci avvicina al capoluogo, al porto di Napoli, nonché alle zone dalle quali ci giungono molti prodotti tra cui ortaggi, frutta e generi alimentari, tuttavia è già qualche cosa per dare un certo necessario respiro e sfogo a questo paese.

III- Altri problemi connessi con la Bonifica

a) Quotizzazione

A confermare l’urgenza e l’inderogabile effettuazione della Bonifica del piano sta la
necessità che questa popolazione ha di suolo coltivatorio.
La limitazione di terreno coltivabile, e la graduale trasformazione della vita pastorizia transumante ha fatto ogni giorno più ricercare terra.
La quotizzazione ha avuto in questo Comune vicende strane e forse uniche.
La prima ripartizione fu effettuata nel 1810, ma i nullatenenti rifiutarono le quote assegnategli e parimenti avvenne nel 1813 non ostante che l’Intendente della Provincia si fosse recato sul posto personalmente ed avesse tenuto in Piazza una pubblica assemblea popolare per indurre i nullatenenti, sotto la minaccia di concessione ai proprietarii, ad accettare la eseguita quotizzazione.
Sia questi che quelli si ribellarono ad una tale ingiunzione perché i terreni concessigli dal lato agricolo ed economico non rispondevano, essendo soggetti ai continui allagamenti e perché con la messa in coltura dei terreni quotizzati sarebbe venuto a sottrarsi all’industria armentizia, allora predominante e fiorente, le parti migliori dei pascoli nel periodo estivo, quando i monti esaurivano gli erbaggi.
Nel 1894 si iniziò una nuova quotizzazione che ebbe termine nel 1901 con la formazione di 481 quote. Di queste solo 330 furono accettate, le altre invece rifiutate perché facenti parte della Difesa Dragone e quindi incoltivabili per gli allagamenti.
Con deliberazione 30 ottobre 1902 il Consiglio Comunale, per ragioni varie, chiese l’annullamento della quotizzazione, ma il piano ripartitore oltre al chiesto annullamento, non ottenne la Sanzione Sovrana.
Attualmente per effetto del R.D. 16 giugno 1927 N. 1766 e dopo trenta anni di insistenti richieste si sta di nuovo procedendo alla ripartizione dei terreni demaniali.
Noi non vogliamo entrare in merito a tale lavoro, poiché esula dal nostro campo, tuttavia riportandoci anche a quanto veniva fatto osservare nella deliberazione consiliare 8 maggio 1870, dobbiamo far rilevare, che, mentre gli attuali nullatenenti con l’assegnazione di tratti più o meno fertili potranno, in certe qual modo, migliorare le proprie condizioni, venendo a mancare la completa trasformazione agricola del piano e quindi la coltura intensiva di tutta la zona, con la riduzione della superficie pascolativa, soprattutto di alcuni tratti di essa quali Giungi, Lago Padroscella, Bosco, si verranno a peggiorare le condizioni dell'’ndustria agricola in genere, ma soprattutto di quella zootecnica.
Si avrà di conseguenza più che una riduzione di fieno, una riduzione di pascolo soprattutto nei periodi estivi resa più grave dal continuo e progressivo inaridimento delle montagne limitrofe e dei pascoli montani soggetti ad un vincolo forestale rigido e con criterii, a parer nostro, dragoniani, causando così lo sfruttamento da parte degli ovini, dei pascoli migliori o meno infesti da parassiti della zona utilizzabile invece dai bovini qualora gli ovini potessero ad oltranza utilizzare quelli montani.
Noi quindi mentre auspighiamo la quotizzazione , destinata a contribuire al miglioramento economico, ma soprattutto alimentare di questa misera gente, siamo di parere che non si dovesse parlare di quotizzazione senza lo effettuarsi della bonifica poiché si avrebbe un peggioramento sotto tutti i rapporti delle condizioni attuali.

b) Acqua ed igiene dell’abitato
Mentre Napoli ha costretto indubbiamente Volturara a queste attuali condizioni per preoccuparsi del proprio alimento idrico e dell’igiene dell’abitato e del sottosuolo, questo paese è privo dell’acqua e di tutte quelle provvidenze, che valgono ad assicurare e garantire un’igiene anche la più rudimentale.
Attualmente Volturara si rifornisce di acqua mediante un acquedotto che fa capo a cinque piccole sorgenti situate nella difesa Acquameroli, alle falde del monte Terminio, sorgenti che nel periodo estivo e per la durata di circa tre mesi si esauriscono venendo così il paese a mancare di acqua sorgiva.
Il fenomeno dell’esaurimento delle dette sorgenti è stato studiato prima dall’Ing. Masoni e poi completamente dal geologo Ing. Cortese, il quale dopo un accurato esame della zona e dopo ripetuti sondaggi, venne nella conclusione che nel versante non esistono sorgenti che possano con sicurezza fornire acqua nel periodo di esaurimento di quelle in contrada Acquameroli.
Svanita la possibilità di un rifornimento da sorgenti limitrofe, l’attuale Amministrazione nel 1930, in vista delle floride condizioni in cui si sarebbe venuto a trovare il Comune mediante tagli boschivi, ideò di captare le cosidette Acque Nere del versante opposto del Terminio, convogliandole a Volturara mediante un acquedotto di circa Km.12. Detta idea, che incontrò l’approvazione di tutti i cittadini, disposti anche a sacrifici, pur di vedere realizzata la secolare aspirazione, oggi, data la crisi dei prodotti boschivi, restati invenduti per ben due anni, non può più essere tradotta in atto senza mettere a dura prova la finanza locale.
Necessita quindi volgere lo sguardo verso altre mete.
In passato si era ideato, sull’esempio di altri paesi vicini, di costruire un serbatoio cisterna, capace di dare acqua nel periodo di magra; ma anche un tale progetto si deve scartare, sia perché per tre mesi l’acqua difficilmente si manterrebbe pura e ben conservata, sia perché la spesa per la costruzione dell’opera in muratura sarebbe rilevante dato il quantitativo di acqua da conservare. Basta pensare che occorrerebbe, anche assegnando un minimo di 100 litri di acqua per abitante (compreso il fabbisogno giornaliero umano ed animale) una cisterna capace di contenere almeno 45.000 metri cubi di acqua per comprendere l’inattuabilità di un tale progetto.
Un solo modo, a parer nostro, resta libero e conveniente ed è quello dei Pozzi Intercomunicanti e dell’estrazione ed innalzamento dell’acqua da essi mediante forza motrice.
Gli studi sul fenomeno dell’allagamento hanno dimostrato che il sottosuolo è ricchissimo di acqua ottima e completamente pura, come è stato visto attraverso i ripetuti esami batteriologici e chimici dell’acqua dei pozzi esistenti. La spesa è senz’altro notevolmente inferiore a quella di qualunque altro progetto ideato, mentre il quantitativo idrico può essere tale da sopperire completamente il fabbisogno.
Un tale progetto può essere attuato dal Comune, rientrando esso nel campo dell’ordinaria amministrazione, tuttavia, se consideriamo che questo paese già troppo ha dato senza nulla avere, crediamo di non chieder troppo chiedendo che la costruzione di questi pozzi venga inclusa nel progetto di Bonifica, non tanto quale risarcimento dei danni fin qui subiti, ma sotto il punto di vista del risanamento igienico di questo abitato, ciò previsto anche dalla Legge sulla Bonifica.
La costruzione di pozzi intercomunicanti potrebbe essere coordinata anche con la coltura dei terreni circostanti. Dando la possibilità dell’irrigazione e data la natura ottima del suolo, Volturara potrebbe almeno così sopperire sul posto al fabbisogno di ortaggi.

Queste per sommi capi le vicende subite dalla Bonifica del Lago Dragone attraverso i tempi fino ai nostri giorni.
Forse, anzi senza dubbio, molti aspetti dello assillante problema e delle varie controversie e pratiche che l’hanno accompagnato, ci sono sfuggiti, o sono stati non completamente lumeggiati; ma attraverso questi dati che siamo andati rintracciando è dato poter seguire, accanto alle alterne e dolorose vicende, una indegna ed indecorosa campagna fatta sempre ai danni di questo paese con sciupio inutile di capitali statali rilevanti.
Una amara constatazione ci è possibile fare ed è il continuo disinteressamento con ogni Governo, degli interessi di questo paese da parte degli uomini politici.
Pochi hanno sposato la causa di Volturara, tutti hanno più o meno subito le inframmittenze della Metropoli del Mediterraneo: anche oggi, frustrate le ragioni per cui Napoli possa avanzare pretese sul Lago Dragone, sembrasi ignorare questa Bonifica, che appunto perché la sola e l’unica nella Provincia, la sua realizzazione avrebbe dovuto essere di orgoglio per ogni uomo rappresentativo dell’Irpinia.
Abbiamo sempre atteso fiduciosi e disciplinati, perché questo è il nostro vanto, sperando veder tradotte in atto le nostre aspirazioni; abbiamo atteso in vano! Attenderemo ancora purchè ci si dica come sarà fatta giustizia, quando questa disgraziata zona potrà rinascere e risentire i benefici che il Fascismo è andato dispensando ovunque con larga mano.
Ricordiamo quando il Duce ebbe a dire in Ravenna: << il Fascismo supera tutte le difficoltà e va incontro e soddisfa, con Romana fierezza, le legittime aspirazioni del popolo!…>>.
Quale più legittima aspirazione per noi che la Bonifica del Lago Dragone?. A questa meta, a questa opera umanitaria attendano tutte le energie, tutte le volontà- in concordia unanime- dell’Irpinia, soprattutto dei Dirigenti, dei Gerarchi e delle spiccate personalità Fasciste della Provincia; qui tutti guardano con ansia e speranza a loro, sicuri che la grande opera sarà compiuta e la grande e secolare aspettativa del popolo Volturarese non delusa.
Prefetto, Segretario Federale, Senatori, Deputati della Provincia, Rappresentanti dei Sindacati di ogni Categoria spendete il vostro interessamento presso il Superiore Governo; dite al Duce che qui c’è un popolo che soffre ed aspetta dal Regime giustizia e vita!… Sarà la vostra più nobile fatica, sarà la vostra gloria.
Questa è la ferma fede nostra, la fede di Volturara laboriosa e fascista e come cantava il divin Poeta.
Fede è certezza di cose sperate.



EREZIONE DI UN CIPPO LITTORIO
In Memoria di
ARNALDO MUSSOLINI



Per onorare degnamente la memoria di Arnaldo Mussolini e perché suonasse al tempo stesso riconoscenza al Fascismo per aver avviato verso una pratica soluzione la Bonifica del Lago Dragone e monito per coloro che debbono portarla a compimento, il nostro Podestà Dottor Comm. Carlo Luigi Pennetti ha adottato la seguente deliberazione per la erezione di un Cippo Littorio nel centro della piana del Dragone a Bonifica compiuta alla memoria del Grande Scomparso.


COMUNE DI VOLTURARA IRPINA

N. 7 --- Li 5 Aprile 1932—X.

OGGETTO

Erezione di un Cippo Littorio alla memoria di Arnaldo Mossolini

VERBALE DI DELIBERAZIONE
L’anno millenovecentotrentadue, addì cinque del mese di aprile in questo Comune, nell’Ufficio Comunale.
Il Sig. Comm. Dott. Carlo Luigi Pennetti, Podestà del Comune suddetto, con l’assistenza del Segretario Comunale Sig. Rag. Armando Petretta
Accogliendo la proposta di tutte le Associazioni Fasciste;
Considerando che tra i Pionieri della rinascita agricola e del risanamento del Suolo Italico è stato in prima linea Arnaldo Mussolini, tanto da meritare la Laurea ad honorem in Scienze Agrarie;
Considerato che la Bonifica del Lago Dragone, secolare aspirazione di questo Paese e problema essenzialmente vitale, non solo dal lato agricolo—economico, ma soprattutto igienico, si va avviando verso la realizzazione per opera del Fascismo, che ha saputo frustrare beghismi, inframmittenze e difficoltà ingiustificate regionali e provinciali,

Delibera

di erigere, a spese di questa Amministrazione, a bonifica avvenuta, un Cippo Littorio nel centro della Piana Dragone ad Arnaldo Mussolini, perché ricordi ai posteri, nel nome del Grande Scomparso, una Stirpe che rinnovò l’Italia.
Del che è stato redatto il presente verbale, sottoscritto come legge all’originale.
Firmati: Il Podestà L. Pennetti---Il Segretario A. Petretta.
Pubblicata la presente deliberazione ai sensi di legge all’albo pretorio di questo Comune ove rimase affissa per tutto il giorno di mercato 6 aprile 1932-X contro la quale non furono presentati reclami.
Il Segretario Petretta

Per copia conforme ad uso amministrativo.
Il Segretario Petretta—Visto: Il Podestà Pennetti


R. PREFETTURA DI AVELLINO

Divisione II Sezione I Num. 11003
Addì 16 aprile 1932—X. Visto: si approva.
P. Il Prefetto: Magliari.

_________Da una idea di Edmondo Marra________
......elaborazione al Computer di Adriano Meo