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BREVE AUTOBIOGRAFIA
A quindici anni fui indirizzato allo studio, sicchè
iniziai a scrivere. Strideva ancora appena l'inclinazione
naturale verso la matematica e le scienze esatte contro
la disciplina che mi condusse alla ricerca autonoma,
lungo un percorso non obbligato in cui scrittori antichi
e moderni poeti trovarono me; forse però tutto ebbe
inizio prima, quando per il settimo compleanno ricevevo
una chitarra.
Il mio è un continuo tornare alla musica popolare
antica, classica e al jazz, alla lettura libera di
Shakespeare, Omero, Lao Tse, al cinema d'autore, alla
pittura moderna e al teatro napoletano, anche, e forse
ancor più, nei momenti di massimo attrito col necessario
negozio quotidiano, che per molti versi è il prodotto
della mia spigliatezza nelle scienze sociali.
Quindi mi persi nello straniante "Dizionario dei Chazari"
di M.Pavic. Piansi per la vita di L. van Beethoven
narrata da R. Rolland. Risi della rocambolesca vita di
Galileo raccontata da B. Brecht. Erano gli anni trascorsi
fra Londra e Praga, dell'università conclusa, dei miei
scritti più lunghi, anni in cui scelsi la vita libera
per ammirare la vita . Ma il lettore è un padre anche se
ha sedici anni. Da lui ti confessi per ricevere una
qualche benedizione, mentre stai offrendo il meglio
degli altri che è in te.
Ora, dopo lungo silenzio, una fiamma di candela carezza
le mie dita che cominciano a parlare il suono di un
figlio mentre assapora il vino al primo assaggio.
Qui ritrovo quel che comprendo del legame tra psiche,
mistica e linguaggio, in uno spazio ove l'opposizione
alle scienze applicate non è meno bella.
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