Patrick Abercrombie
Greater London Plan 1944
Preambolo
Da: Greater London Plan 1944, by Patrick Abercrombie, His Majesty's Stationery Office, London 1945, pp. 1-20. Traduzione di Fabrizio Bottini

 
 

Homepage Testi

Pagina successiva

Indice


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 

PREMESSA

Il Greater London Plan, elaborato nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale da un complesso gruppo di lavoro coordinato da Patrick Abercrombie, è senza dubbio uno dei “manifesti”, se non il manifesto, della pianificazione territoriale e urbanistica del Novecento.
Emblematico, perché affronta per la prima volta in modo adeguato e complesso alcuni paradigmi: la Metropoli nei suoi vari aspetti di forma di governo, bacino di pianificazione, spazio di interazione fra vari soggetti sociali ed economici, e non ultimo spazio di convivenza fra valori di sviluppo, conservazione, ambiente naturale e antropizzato.
Emblematico, ancora, perché affronta – a differenza delle esperienze che in un modo o nell’altro l’anno preceduto di qualche anno, nella Ruhr, a New York o altrove – davvero l’intreccio fra tutte queste tematiche, recuperando e fondendo in un solo obiettivo complesso problemi che erano già emersi, ma in modo disgiunto, anche ad esempio nel lavoro delle grandi Commissioni governative che del Greater London Plan e delle esperienze successive sono alla base istituzionale: quella sul Decentramento Industriale (Barlow); quella sul rapporto fra agricoltura, paesaggio, e sviluppo urbano e industriale (Scott); infine quella sulla questione dei suoli e del rapporto fra uno stato liberale capitalista e il governo del territorio (Uthwatt).
Del dibattito precedente, il Piano recupera il meglio, a partire dallo spirito riformista del Garden City Movement, di cui non a caso riprende e rilancia il tema della Green Belt (e comunque del verde come strumento di costruzione del territorio urbanizzato, anziché area residua), e della Città Satellite come grande politica di piano nazionale anziché forma spontanea o volontaristica di crescita.
Del piano, riporto qui la mia traduzione italiana del “Preambolo”, in cui Abercrombie delinea quanto nei capitoli tecnici sarà sviluppato nei dettagli. Ma bastano sicuramente queste poche pagine introduttive a cogliere lo spirito del progetto, che va molto oltre il piano urbanistico, per quanto inteso in senso ampio, coinvolgendo un’idea ampia di società, sviluppo, identità e ambiente.
Nel mio testo italiano (ho reso qui disponibile anche quello originale inglese, articolato negli stessi paragrafi) sono rimaste alcune indicazioni che rinviano ai numeri di paragrafo, non riportati, mentre sono state omesse le poche note a piè di pagina che Abercrombie aveva inserito. Spero che questo non ostacoli la lettura e piena comprensione, insieme ad alcune imprecisioni nella traduzione che, sono certo, i lettori vorranno segnalarmi all’indirizzo e-mail riportato nella mia homepage generale.

Fabrizio Bottini