Seminario Italia/USA sulla pianificazione urbana e regionale
Ischia, giugno 1955

 
 

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Indice




































 

 
La scelta come obiettivo della pianificazione
di Vernon De Mars

Introduzione
È difficile per un Europeo, se non ha visto l’America, considerare lo stimolo dato dall’automobile alla nostra civiltà - forse dovrei dire al nostro “modo di vivere” per prevenire ogni controversia su questo punto particolare. Il termine “mobilità” apparirà spesso in queste discussioni; usato letteralmente dai pianificatori parlando del movimento della popolazione o in senso figurato dai sociologi quando si riferiscono alla posizione dell’individuo nella Società. L’automobile è in tutti e due i casi un fattore di primaria importanza. Dalla mobilità, considerata sotto i due aspetti, derivano due valori fondamentali: “libertà e scelta”. Dal modo col quale questi valori vengono usati dipende il grado di sviluppo di una società. Da noi, forse, è troppo presto per glorificare o per condannare quello che ne abbiamo fatto, ma sembra a chi scrive che il possesso di un mezzo di trasporto motorizzato personale, sia un’inclinazione di tutte le società industriali occidentali. Forse uno sguardo a ciò che è accaduto negli S.U. aiuterà i Paesi come l’Italia a valutare in definitiva ciò che essi devono progettare pro o contro.

PARTE I - La nuova scala dei valori nell’urbanistica e suoi problemi

La scala fisica.
Distanza e tempo considerati come fattori della pianificazione, sono stati virtualmente annullati dall’automobile.
Il lavoratore non ha più bisogno di vivere presso il luogo dove lavora. Il lavoratore cittadino non ha bisogno di vivere in città. Il desiderio di fuggire dalla congestione della città, può essere realizzato anche se dovesse risultarne una congestione diversa. Sta diventando virtualmente impossibile ritornare in città in macchina per mancanza di un posto dove lasciarla all’arrivo. Se fuggiamo dalla città in campagna non vi sarà più campagna perché ogni posto sarà diventato accessibile; si può vivere quasi ovunque dove la macchina può arrivare. Così le fattorie e gli orti soccombono di fronte alla impetuosa marea delle costruzioni suburbane e lo spazio lasciato libero viene riempito da baracche, da piccoli mercati e dalle imprecazioni dei venditori, tutte dirette agli automobilisti che si muovono rapidamente in queste specie di mercati.
La scala visiva di questa nuova urbanistica potrebbe essere definita come “interminabilità orizzontale”. Guidare la macchina fino a 10 isolati di distanza non richiede uno sforzo fisico maggiore di quello di guidare fino ad un solo isolato, perciò nel “paese delle strade” non c’è più bisogno di raggruppare le cose su scala umana. Così i “luoghi” e i “punti d’incrocio” vanno scomparendo. Eppure i raggruppamenti avvengono ancora. Infatti quando questo “uomo dello spazio” l’automobilista, è persuaso ad abbandonare il suo veicolo egli ritorna ad essere di nuovo un pedone e come tale soggetto alle leggi che gli derivano dall’essere tale. Quindi bisogna vendergli quante più merci è possibile finche egli è appiedato. Questa è la teoria dei nuovi centri di vendita regionali. Nell’aperta campagna, forse lontano da ogni città ma centrale per molti, si estende un gruppo di costruzioni, come una zattera alla superficie di un mare di asfalto e di automobili. Una volta entrati in questo raggruppamento di costruzioni, riappare di nuovo la stretta strada fiancheggiata di negozi, libera dal traffico. È come una cittadella feudale tranne che nessuno, qui, vive sopra i negozi. Spingendo lo sguardo in su non si vede né un municipio ne una cattedrale. Poco dell’estetica urbanistica è lasciato al disegnatore a causa di quella limitazione delle funzioni: solamente negozi. Non vi è ragione per avere una piazza. La gente di campagna non vi sistemerà le sue baracche, non vi saranno né cortei né processioni. Un coraggioso tentativo è stato fatto a Northland Center nel Michigan per adottare luoghi alberati, banchine, sculture e fontane nella parte riservata ai pedoni, ma mancano ancora in un modo o nell’altro la vita e la vitalità che vanno assieme al complesso delle attività in un “vero” centro di negozi. Le macchine, la marea di macchine, di cui abbiamo parlato prima, potrebbero essere contate a migliaia. È come un incubo visivo non appena un pedone cerca di raggiungere il centro dai lati. I progettisti devono imparare ad evitare tali ammassamenti di parcheggi. Nelle città già esistenti, la necessità di parcheggi ha causato la distruzione di fabbricati a reddito marginale, rimpiazzati da parcheggi più redditizi. Così il centro di una città occidentale sembra dall’alto quello di una città bombardata durante la guerra con un terzo degli edifici mancanti. Ciò significa che la città e piena di spazi vuoti. Spazi che non seguono alcun piano definito e che sono pieni di automobili.
Gli spazi tendono a rompere la continuità delle facciate ed è perduta la piacevole esperienza urbanistica delle strade e delle piazze che continuano senza interruzioni. Nelle zone residenziali recenti, le strade sono state disegnate per sopportare il traffico di qualsiasi tipo, qualora ne fosse sorta la necessità. Esse sono perciò, spesso eccessivamente larghe visualmente per le case popolari ad un piano che le fiancheggiano. La strada, relativamente senza traffico e perciò naturalmente più stretta, e di accesso a zone residenziali è usata solo raramente dai pianificatori. Si potrebbe dire che la “agorafilia” sia la serva fedele dell’automobile. Noi stiamo trattando qui di considerazioni visive. Si può citare il fatto che si fanno poche fotografie delle odierne strade residenziali. Al momento in cui il fotografo ha fissato il suo obiettivo abbastanza per includere ambedue i lati della strada le case basse formano uno stretto nastro attraverso la fotografia poiché gli unici elementi verticali sono i pali telefonici. Ma i pali telefonici non debbono mai apparire nelle fotografie delle case. Abbiamo imparato a non vederli nella realtà; e non desideriamo che il nostro mondo ideale sia distrutto dall’evidenza documentaria.

La scala della produzione.
L’idea della produzione ed industrializzazione in serie è che più si producono cose simili fra loro, meno costa produrle. I costruttori americani hanno provato che ciò si può applicare anche alle case, fatto questo che è stato sostenuto per molti anni dagli architetti. Gli architetti hanno sempre pensato che i materiali al momento che lasciano la fabbrica, possono essere acquistati qua e là dal singolo acquirente come tutti gli altri prodotti. Essi non hanno mai pensato che la fabbrica deve essere costruita su un campo e che il prodotto deve essere lasciato proprio nel luogo dove è stato montato. È stato dimostrato che una costruzione di 25 case in gruppo, può dare un grande risparmio nell’acquisto di materiali ed efficienza lavorativa. Con 50 o 100 si può risparmiare qualche cosa in più ma il risparmio cala rapidamente mentre aumentano le spese generali. E allora perché i costruttori producono spesso 500 case o 5000 e più tutte assieme? (Levittown). Una volta che il meccanismo di una costruzione edilizia in serie è messo in moto in una determinata località è difficile fermarlo, come la scopa che andava a prendere l’acqua per l’apprendista stregone. I progettisti non hanno ancora trovato la parola magica per ottenere un giusto numero di case nel posto adatto. Il problema consiste nel modo di farlo senza perdere l’efficienza delle costruzioni in massa.

La scala del tempo.
Il fattore tempo è stato virtualmente eliminato nel nuovo sviluppo della comunità. Né un’azione sociale né i fattori economici hanno tempo di formare nuovi sistemi di sviluppo. Virtualmente ogni cosa deve essere determinata anticipatamente dall’uso del terreno alla visione generale di ogni cosa. Vi è qui una nuova difficoltà per il progettista e per il disegnatore ed una grande e nuova occasione per sbagliare. Le nuove comunità risultanti dagli sforzi degli uomini “di senso pratico” spesso non contengono variazioni estetiche maggiori di un cambiamento di motivi decorativi sulla facciata di case identiche allineate lungo il paesaggio.
I servizi comunitari, come parchi e scuole, sono inclusi solamente se richiesti da vigili autorità urbanistiche.
Il “progettista-artista” dalla forte volontà, può sbagliare come l’uomo di “senso pratico” se egli considera la comunità per la quale lavora, come una grande tela sulla quale esprimere sé stesso.
Ambedue sono portati ad ignorare le vere necessità e le vere aspirazioni dell’individuo. Essi cercheranno di evitare che il caso o le differenze di condizioni interferiscano con i loro particolari preconcetti su ciò che dovrebbe essere la comunità ed il risultato finale è una sterilità che imbarazza i suoi propri creatori così come annoia ed attutisce la sensibilità di coloro che ci vivono sia che essi se ne rendano conto o no. Il nuovo problema per l’attento progettista di città è di trovare l’equivalente della varietà determinata individualmente ed accidentalmente per dar vita e varietà alla scena visiva. Una risposta pericolosamente semplice è che ci sia vita, interesse e varietà in tutti gli usi del terreno visto da un determinalo posto.
Per ricapitolare, la possibilità di creare estese e nuove comunità virtualmente nel corso di una sola notte, è il nuovo fenomeno dei nostri tempi. Una nuova scala va associata con il nuovo paesaggio che è in parte conseguenza della diffusione dell’automobile. Stiamo solo cominciando a capire la nuova scala e abbiamo a stento incominciato a conoscere come trattarla.

PARTE II - Standardizzazione e libertà e loro significato riguardo ai problemi dell’edilizia e della pianificazione negli S. U.

Ciò che sta accadendo e le cause.

1. La casa come merce:
a) il ruolo del produttore;
b) il ruolo del pianificatore;
c) il ruolo del finanziamento ;
d) il risultato.

a) Il costruttore-mercante o “produttore” produce un articolo per la vendita. Accade che ciò sia una casa. La concorrenza è aspra ed ogni costruttore è sensibile a ciò che viene fatto da un altro. L’innovazione nel disegno è evitata per paura che essa impedisca la vendita. Ma se il costruttore audace ed il suo architetto producono qualche cosa di nuovo che è desiderato dalla gente, allora gli altri costruttori sono obbligati a seguirlo.
La tipica casa anteguerra e dell’immediato dopoguerra, aveva due camere da letto, un bagno ed un garage per una sola macchina. Le reali necessità del popolo, la domanda pubblica e l’ingegnosità dei costruttori e dei disegnatori, hanno ora aggiunto un secondo bagno, un’altra stanza da letto, e qualche volta “una stanza per viverci tutti i giorni”, per mangiare, per il gioco dei bambini, per un’occupazione favorita, per la televisione. Il garage è per due macchine, grazie all’ingegnosità con cui è stato fabbricato e alla sua capacità. Non vi è né pianterreno né attico e la parte dove si vive si affaccia in un patio o “stanza esterna”. Vi è tutto ciò che l’architetto aveva preveduto da molti anni e spesso procurato in una casa; ma il costruttore può produrre e consegnare tutto ciò a metà del prezzo del materiale che si trova in una casa costruita privatamente da un architetto.

b) In questo Paese, il pianificatore si interessa, per la maggior parte, a considerazioni che sono “a lunga scadenza, generali e di vasta portata”. Proposte specifiche devono venire dall’imprenditore, privato o pubblico; ed il pianificatore guida l’impresa, richiedendo con i suoi poteri l’adeguamento ai suoi modelli. Tuttavia egli ha un nuovo ed efficace strumento; il suo potere di persuasione. Con la conoscenza profonda della natura umana, con circostanze che sostengono le sue tesi, e con l’immaginazione creativa spinta fino a dove è possibile, i pianificatori hanno ispirato delle proposte che vanno molto più in là del loro legale diritto di chiedere l’osservanza della legge. Ancora, il concetto del ruolo del pianificatore in questo Paese è quello di dover guidare ciò che in qualsiasi luogo sta per avvenire, di creare cose migliori di quelle che ci sarebbero senza la sua opera. La sua opera è raramente richiesta e raramente gli è dato di avere l’opportunità di concepire, avviare e realizzare delle proposte.

c) il concetto del finanziamento, che permette di usare un articolo mentre lo si sta ancora pagando, ha avuto lo stesso effetto sul paesaggio sub-urbano, di quello dell’automobile ed un eguale effetto ha avuto sul disegno dettagliato dell’abitazione. Il possesso di una casa propria costituì un tempo l’irraggiungibile sogno di molte famiglie. Esso andava oltre le possibilità del lavoratore. Ora quasi tutti, con un lavoro sicuro del tipo più modesto, possono possedere una casa propria se hanno fatto in modo di risparmiare qualche centinaia di dollari. Se si tratta di un reduce di guerra egli può comperare una casa senza pagamento in contanti e pagando mensilmente meno di quello che altrimenti pagherebbe per l’affitto. Il prezzo della casa, di tutte le sue parti ed attrezzature viene ammortizzato in un periodo di 25 anni. Ciò si applica comprensibilmente, alle attrezzature fisse. Le stufe, i frigoriferi ecc., che possono facilmente essere rimossi e venduti da un “proprietario” disonesto che progetta di abbandonare l’impresa e pareggiare i suoi pagamenti con l’affitto, non sono stati finora inclusi. L’ingegnosità dell’industria delle attrezzature fu all’altezza di questa sfida- Le stufe elettriche, forni, frigoriferi, lavatrici di piatti sono costruiti in maniera d’essere tutt’uno con la struttura dello edificio e perciò non removibili. Quando il costo all’ingrosso di queste attrezzature per il costruttore viene esteso ad oltre 25 anni, sembra quasi follia, non averle tutte. Vi sono altri risparmi per il costruttore che possono rendere il costo di una casa minore con queste attrezzature che senza di esse. Una cucina potrebbe aver bisogno di essere larga la metà di quello che è per far posto ad una stufa ed ad un frigorifero di grandezza indeterminata. Il costo dell’area del fabbricato potrebbe ben ripagare l’attrezzatura. Inoltre, un tubo o un camino è di solito richiesto quando una stufa di tipo indeterminato, funzioni a combustibile invece che ad elettricità. Le macchine per lavare gli indumenti non sono state ancora incluse né finanziate come attrezzature fisse ma molti costruttori ve ne hanno inclusa una per regalo all’acquirente e l’hanno sistemata nella cucina o nella entrata. Cosi essi possono eliminare del tutto lo spazio per una lavanderia. Si può osservare che nelle case concepite come merce la scelta, se esiste, è puramente accidentale e secondaria. Il tipo economico della costruzione fa sì che i prodotti del costruttore siano del tutto simili gli uni agli altri. La concorrenza ed il finanziamento li costringono ad essere come tutti gli altri.

d) La casa-tipo per la vendita è quella di tre stanze da letto e due bagni. Sono raramente costruite case con due stanze da letto. Si costruiscono ora poche case d’affitto perché è difficile far pagare anche per uno spazio minore un affitto basso come il prezzo di acquisto di una casa. Alcuni tipi di alloggio sono rari: piccoli e speciali alloggi per gente di età, buoni appartamenti per scapoli e giovani famiglie senza figli.
Eccetto in rari casi, il fattore “scelta” è stato raramente posto come obiettivo positivo nelle nostre nuove comunità edilizie. Siamo stati occupati con altre cose e nessuno ci ha pensato. Eppure questo è il problema particolare della democrazia. Quando la maggioranza ha prevalso e si è provveduto alle sue necessità, allora bisogna garantire i diritti e le necessità della minoranza. Il concetto della scelta come obiettivo sta guadagnando terreno e non sarà ostacolato in quanto esso è parte della nostra eredità.

2. L’edilizia come istituzione governativa. Come è prodotta in contrapposizione a quanto sopra esposto.
La produzione edilizia diretta, da parte del governo (locale oppure no), non ha mai avuto in questo Paese un completo successo ed una vasta popolarità. I suoi più importanti esempi sono quelli del programma di edilizia a bassi fitti del Governo Federale, realizzato specificatamente attraverso piccoli aiuti alle famiglie in condizioni modeste. L’edilizia era quasi esclusivamente di spiccato tipo urbano, con case di solito allineate le une dietro le altre od appartamenti i cui standard di spazio qualche volta erano superiori a quelli del mercato privato. Eppure vi era spesso in questi complessi edilizi un’aria di ipocrita superiorità sociale che tendeva ad annullare il piacere che alcuni proprietari traevano delle loro nuove e linde abitazioni e li separava dal resto della comunità. Vi poteva essere un costoso ingresso comune ma mancavano le porte dei gabinetti nelle case. Il lavatoio della cucina era di tipo utilitario, di quelli che nessun costruttore anche di case a bassissimo prezzo, avrebbe installato a causa della difficoltà di smercio. I dettagli architettonici erano ridotti al minimo e gli abbellimenti quali i portici, le terrazze ed i balconi, furono considerati sdegnosamente come non necessari “ad una vita semplice, igienica e sana”. La scultura però fu qualche volta largamente usata negli edifici o da sola, presumibilmente per una elevazione culturale della parte meno fortunata della popolazione. Qualcuno aveva deciso ciò che andava bene per loro. Non stava a loro scegliere.

3. Produzione: Prefabbricazione ed economia dell’edilizia. La edilizia esaminata nei suoi rapporti con auto, mobilia e abbigliamento.
La prefabbricazione, cioè la produzione industriale di grandi parti o dell’intera unità, ha avuto una buona occasione per affermarsi in questo Paese. Fu usata estensivamente durante la guerra, più per rapidità che per economia. Dopo la guerra, eccetto in pochi casi, non fu capace di essere all’altezza della produzione industriale. Il fatto è che molti materiali edilizi sono già prodotti con metodi altamente industrializzati e che gran parte del risparmio di mano d’opera e la tecnica che limita l’uso dei materiali sono applicabili nel campo edilizio come nella fabbrica. L’unico vantaggio riconosciuto alla produzione di fabbrica è quello della protezione del lavoro e dei lavoratori dalle intemperie. Questo apparente risparmio è bilanciato dal costo dell’affitto e dalle spese generali della fabbrica, dall’elevato costo del magazzinaggio di grandi quantità di pezzi montati e dal costo del loro trasporto sul sito, in contrasto con il materiale greggio da costruzione che non abbisogna di speciali misure protettive. Vi è però ancora una precisa inclinazione verso l’ulteriore montaggio di parti di essa: sono ora disponibili porte montate sulla loro armatura. Telai in metallo, porte scorrevoli, porte per gabinetti, armadietti per cucina sono merci in serie. I pannelli per i muri, per il pavimento e per il soffitto possono esserlo presto. Essi non sono mai stati venduti se non come parti di case complete ma inevitabilmente saranno presto anch’essi standardizzati. Allora, adattati in maniere diverse, essi costituiranno un naturale ed organico cambiamento nel campo dell’edilizia.
È sempre stata una tentazione trarre argomenti in favore della produzione edilizia industrializzata paragonando le case con le automobili. Un’ulteriore prova era che le automobili in una linea di montaggio sono tutte identiche e che la gente non sembra porvi attenzione. Questi teorici sembrano ignorare il fatto che i prodotti di molte compagnie erano radunati insieme nel naturale ambito dell’auto sia essa parcheggiata oppure in movimento. Il trovare macchine identiche per forma, anno e colore è cosa tanto insolita, da suscitare commenti quando accade. Se ciò accadesse frequentemente, si prenderebbero delle misure, dalle più semplici alle più drastiche, per modificare la situazione. L’auto, in verità, è uno dei prodotti più felicemente industrializzati. Credo che la varietà vista nella media strada è sufficiente alle nostre esigenze di interesse ed espressione personale. I fattori sono del tutto naturali ed organici: tipi diversi, forma, disegno, colore, età, finiture.): disegni sono per la maggior parte gli stessi: 4 ruote, sedili anteriori e posteriore. Ciò dà unità ed armonia. Possiamo fare lo stesso con le case? Naturalmente anche la mobilia e le tappezzerie sono prodotte in serie. Raramente si incontra qualcuno con lo stesso nostro vestito (eppure sono tutti gli stessi). Quando una donna ne incontra un’altra con un identico cappello; bene, è uno degli scherzi più vecchi! Qui abbiamo descritto accuratamente i limiti delle aspettative di una persona media riguardanti l’individualità e la varietà, entro uno schema limitato. Come pianificatori ed architetti noi ignoriamo tutto ciò a nostro rischio e pericolo.

II -Un esame dei problemi che sono sorti.

1 Fisici. Il nuovo tipo standardizzato di comunità familiare- si è formato in un breve periodo di uno o due anni. Le case sono quasi tutte della stessa grandezza e costano la stessa cifra- Le famiglie son quasi tutte di reduci (a causa del facile finanziamento) così sono tutte circa della stessa età. I loro bambini hanno pure la stessa età. Vi è una grande richiesta di scuole inferiori. Non vi sono qui molte persone vecchie perché le case sono troppo grandi e non vi sono molti giovani dai 13 ai 19 anni di età perché le famiglie sono ancora troppo giovani. Perciò non vi sono molte persone che accudiscono ai bambini. Tra pochi anni vi sarà una grande necessità di scuole superiori e le scuole elementari saranno vuote a metà perché le famiglie invecchieranno insieme. Verrà il tempo in cui la maggior parte dei bambini saranno cresciuti, usciti dalla scuola e sposati. Quando i figli se ne saranno andati la casa sarà troppo grande per le necessità dei genitori ma anche troppo cara per le famiglie di recente formazione. Essi vorrebbero abitare in una zona abbastanza vicina in modo che i loro genitori possano badare qualche volta ai bambini, ma non vi sarà più posto per loro nella comunità cosicché essi dovranno andarsene in qualche altro posto dove poter prendere in affitto una casa. Allora i vecchi saranno tristi nella loro casa vuota perché i giovani se ne saranno andati. Le case, le strade, le scuole sono vecchie solo di una generazione, eppure la comunità ha vissuto la sua vita.
Nessuna comunità è però del tutto rispondente a questa triste storia, eppure ve ne sono molte che in qualche modo si avvicinano. Una comunità deve essere progettata in modo da contenere in sé il seme del proprio rinnovamento, altrimenti il decadimento funzionale precederà quello fisico. Ancora una volta, la scelta deve essere uno degli obiettivi della pianificazione. Una classe di tipi d’abitazione, per gruppi di differenti entrate economiche e di vari interessi sociali, costituirà la base fisica per una costante vitalità e rinnovamento della comunità.

2. Sociali. La comunità che vive in un fabbricato tende ad attrarre gente dello stesso tenore economico e sociale. Non vi è niente di male, naturalmente, per gente dello stesso livello economico e con gli stessi interessi, di vivere assieme, se essi lo desiderano. Tuttavia è contro tutte le tradizioni del nostro Paese il non esservi per loro altra scelta. Forse la nostra più ricca eredità è che nessuno ha bisogno di seguire la professione del padre. Non siamo privi di pregiudizi, sociali o di altro genere. Eppure entro certi limiti noi accettiamo un uomo secondo il suo valore apparente. Un ragazzo o una ragazza possono muoversi nella scala sociale con facilità maggiore di quanto non avvenne nel vecchio mondo. Il progettista non dovrebbe minare questa tradizione con l’approvare comunità di una sola classe anche se questa sembra più stabile, nel suo campo limitato, per il banchiere e il finanziatore. In un campo più vasto la comunità limitata ad una sola classe è, infatti, meno stabile perché non può adattarsi ai cambiamenti economici o a diverse abitudini di vita. Per tutte queste ragioni, ora esposte, la pianificazione edilizia pubblica va contro le tradizioni americane di mobilità sociale. Qui una parte della popolazione che è stata riscontrata di bassa condizione economica, viene presa ed isolata in una speciale area edilizia. Ciò costituisce una pesante esperienza personale per il ragazzo o per la ragazza che non debbono e non desiderano accettare lo stato sociale di “famiglie di bassa condizione economica”. L’edilizia di origine pubblica si è dimostrata alquanto pensosa della fame di alloggi dei ceti sociali disagiati o a basso reddito, ma deve ora cercare altre foro mule per raggiungere la sua meta in conformità con i nostri concetti di individualità e di mobilità sociale per l’individuo. Naturalmente molte famiglie desiderano uniformarsi strettamente a ciò che i loro amici e vicini fanno o sperano di avere. Ciò dà loro un senso di sicurezza e la sensazione di appartenere al loro gruppo. Altri trovano necessario di essere molto diversi dai loro vicini in ciò che fanno. Tali persone non conformiste si conformano usualmente a ciò che i loro amici, se non i loro vicini si aspettano da loro. Essi di solito seguono molto strettamente le loro regole di non conformità. Vi dovrebbe essere posto per ambedue i tipi nella nostra comunità.

3. Estetici. L’estetica nella nuova scena urbanistica è spesso imbarazzante. Ciò che nasce come “dinamico” forse sarà caotico, o nel migliore dei casi, stancante se si è visto troppo spesso. Ciò che è “ritmico” finisce per essere monotono. Un controllo severo può generare la noia. Quando si osserva che l’uomo, non importa quanto “moderno”, è profondamente commosso dalle grandi composizioni urbane del passato, non è forse sicuro concludere che la maggior parte dei principi estetici furono scoperti molto tempo fa e sono ancora validi malgrado il fatto che noi costruiamo con materiali e per necessità mai sognate dai nostri antenati? Inoltre, un problema speciale di oggi è l’estetica della ripetizione nella produzione in serie. Vi è una grande differenza tra gli oggetti fatti a mano che potrebbero essere chiamati identici e i prodotti delle macchine che sono identici. I primi, siano essi un fiasco per il vino, un cesto, ceramiche o case in pietra con tetti di tegole, tutti hanno sottili differenze ed irregolarità che permettono la identificazione. I prodotti meccanici sono terrificanti nella loro uniformità e debbono pertanto essere usati solo dove ciò costituisce un pregio. Non si può usare l’armoniosa bellezza delle identiche case dai tetti di tegole di una piccola città di collina italiana, per difendere una stolta ripetizione di case fabbricate in maniera identica da un costruttore.

III – Un’esposizione delle impostazioni della soluzione, o un tentativo di isolare i problemi e i metodi di azione da parte del pianificatore e dell’architetto.

1) Il pianificatore deve indurre tutti gli studiosi della natura umana, e della nostra società, e formulare un concetto dell’ambiente fisico più appropriato alla vita dei nostri tempi .

2) L’architetto deve procurare una grande quantità delle informazioni richieste nel paragrafo l). Egli si trova su un terreno pericoloso quando si fida troppo della sua intuizione se questa è in contrasto con fatti determinabili che riguardano le necessità attuali dei popoli, le loro aspirazioni e i loro modi di vita. Egli è su un terreno più sicuro quando cerca di trovare le risposte soddisfacenti da un punto di vista estetico e funzionale, ai chiari e ben definiti problemi fisici di cui al paragrafo l).
I problemi fisici, anche se qualche volta controversi, sono spesso abbastanza definiti. I problemi panoramici ed estetici non sono stati sufficientemente individuati. Ecco alcuni di questi problemi: Cambiamento di gusti - leale osservazione delle caratteristiche della “nuova” estetica; se ne sono verificati? Coerenza artistica e validità dell’interpretazione - gli esperimenti di un pittore possono influenzare un grande progetto edilizio? Nella interpretazione paesaggistica di una città, Paul Klee può essere per il progettista un aiuto valido come Maholy-nagy?