La scelta come obiettivo della
pianificazione
di Vernon De Mars
Introduzione
È difficile per un Europeo,
se
non ha visto l’America, considerare lo stimolo dato dall’automobile
alla
nostra civiltà - forse dovrei dire al nostro “modo di vivere”
per
prevenire ogni controversia su questo punto particolare. Il termine
“mobilità”
apparirà spesso in queste discussioni; usato letteralmente dai
pianificatori
parlando del movimento della popolazione o in senso figurato dai
sociologi
quando si riferiscono alla posizione dell’individuo nella
Società.
L’automobile è in tutti e due i casi un fattore di primaria
importanza.
Dalla mobilità, considerata sotto i due aspetti, derivano due
valori
fondamentali: “libertà e scelta”. Dal modo col quale questi
valori
vengono usati dipende il grado di sviluppo di una società. Da
noi,
forse, è troppo presto per glorificare o per condannare quello
che
ne abbiamo fatto, ma sembra a chi scrive che il possesso di un mezzo di
trasporto motorizzato personale, sia un’inclinazione di tutte le
società
industriali occidentali. Forse uno sguardo a ciò che è
accaduto
negli S.U. aiuterà i Paesi come l’Italia a valutare in
definitiva
ciò che essi devono progettare pro o contro.
PARTE I - La nuova scala dei
valori
nell’urbanistica e suoi problemi
La scala fisica.
Distanza e tempo considerati come
fattori
della pianificazione, sono stati virtualmente annullati dall’automobile.
Il lavoratore non ha più
bisogno
di vivere presso il luogo dove lavora. Il lavoratore cittadino non ha
bisogno
di vivere in città. Il desiderio di fuggire dalla congestione
della
città, può essere realizzato anche se dovesse risultarne
una congestione diversa. Sta diventando virtualmente impossibile
ritornare
in città in macchina per mancanza di un posto dove lasciarla
all’arrivo.
Se fuggiamo dalla città in campagna non vi sarà
più
campagna perché ogni posto sarà diventato accessibile; si
può vivere quasi ovunque dove la macchina può arrivare.
Così
le fattorie e gli orti soccombono di fronte alla impetuosa marea delle
costruzioni suburbane e lo spazio lasciato libero viene riempito da
baracche,
da piccoli mercati e dalle imprecazioni dei venditori, tutte dirette
agli
automobilisti che si muovono rapidamente in queste specie di mercati.
La scala visiva di questa nuova
urbanistica
potrebbe essere definita come “interminabilità orizzontale”.
Guidare
la macchina fino a 10 isolati di distanza non richiede uno sforzo
fisico
maggiore di quello di guidare fino ad un solo isolato, perciò
nel
“paese delle strade” non c’è più bisogno di raggruppare
le
cose su scala umana. Così i “luoghi” e i “punti d’incrocio”
vanno
scomparendo. Eppure i raggruppamenti avvengono ancora. Infatti quando
questo
“uomo dello spazio” l’automobilista, è persuaso ad abbandonare
il
suo veicolo egli ritorna ad essere di nuovo un pedone e come tale
soggetto
alle leggi che gli derivano dall’essere tale. Quindi bisogna vendergli
quante più merci è possibile finche egli è
appiedato.
Questa è la teoria dei nuovi centri di vendita regionali.
Nell’aperta
campagna, forse lontano da ogni città ma centrale per molti, si
estende un gruppo di costruzioni, come una zattera alla superficie di
un
mare di asfalto e di automobili. Una volta entrati in questo
raggruppamento
di costruzioni, riappare di nuovo la stretta strada fiancheggiata di
negozi,
libera dal traffico. È come una cittadella feudale tranne che
nessuno,
qui, vive sopra i negozi. Spingendo lo sguardo in su non si vede
né
un municipio ne una cattedrale. Poco dell’estetica urbanistica è
lasciato al disegnatore a causa di quella limitazione delle funzioni:
solamente
negozi. Non vi è ragione per avere una piazza. La gente di
campagna
non vi sistemerà le sue baracche, non vi saranno né
cortei
né processioni. Un coraggioso tentativo è stato fatto a
Northland
Center nel Michigan per adottare luoghi alberati, banchine, sculture e
fontane nella parte riservata ai pedoni, ma mancano ancora in un modo o
nell’altro la vita e la vitalità che vanno assieme al complesso
delle attività in un “vero” centro di negozi. Le macchine, la
marea
di macchine, di cui abbiamo parlato prima, potrebbero essere contate a
migliaia. È come un incubo visivo non appena un pedone cerca di
raggiungere il centro dai lati. I progettisti devono imparare ad
evitare
tali ammassamenti di parcheggi. Nelle città già
esistenti,
la necessità di parcheggi ha causato la distruzione di
fabbricati
a reddito marginale, rimpiazzati da parcheggi più redditizi.
Così
il centro di una città occidentale sembra dall’alto quello di
una
città bombardata durante la guerra con un terzo degli edifici
mancanti.
Ciò significa che la città e piena di spazi vuoti. Spazi
che non seguono alcun piano definito e che sono pieni di automobili.
Gli spazi tendono a rompere la
continuità
delle facciate ed è perduta la piacevole esperienza urbanistica
delle strade e delle piazze che continuano senza interruzioni. Nelle
zone
residenziali recenti, le strade sono state disegnate per sopportare il
traffico di qualsiasi tipo, qualora ne fosse sorta la necessità.
Esse sono perciò, spesso eccessivamente larghe visualmente per
le
case popolari ad un piano che le fiancheggiano. La strada,
relativamente
senza traffico e perciò naturalmente più stretta, e di
accesso
a zone residenziali è usata solo raramente dai pianificatori. Si
potrebbe dire che la “agorafilia” sia la serva fedele dell’automobile.
Noi stiamo trattando qui di considerazioni visive. Si può citare
il fatto che si fanno poche fotografie delle odierne strade
residenziali.
Al momento in cui il fotografo ha fissato il suo obiettivo abbastanza
per
includere ambedue i lati della strada le case basse formano uno stretto
nastro attraverso la fotografia poiché gli unici elementi
verticali
sono i pali telefonici. Ma i pali telefonici non debbono mai apparire
nelle
fotografie delle case. Abbiamo imparato a non vederli nella
realtà;
e non desideriamo che il nostro mondo ideale sia distrutto
dall’evidenza
documentaria.
La scala della produzione.
L’idea della produzione ed
industrializzazione
in serie è che più si producono cose simili fra loro,
meno
costa produrle. I costruttori americani hanno provato che ciò si
può applicare anche alle case, fatto questo che è stato
sostenuto
per molti anni dagli architetti. Gli architetti hanno sempre pensato
che
i materiali al momento che lasciano la fabbrica, possono essere
acquistati
qua e là dal singolo acquirente come tutti gli altri prodotti.
Essi
non hanno mai pensato che la fabbrica deve essere costruita su un campo
e che il prodotto deve essere lasciato proprio nel luogo dove è
stato montato. È stato dimostrato che una costruzione di 25 case
in gruppo, può dare un grande risparmio nell’acquisto di
materiali
ed efficienza lavorativa. Con 50 o 100 si può risparmiare
qualche
cosa in più ma il risparmio cala rapidamente mentre aumentano le
spese generali. E allora perché i costruttori producono spesso
500
case o 5000 e più tutte assieme? (Levittown). Una volta che il
meccanismo
di una costruzione edilizia in serie è messo in moto in una
determinata
località è difficile fermarlo, come la scopa che andava a
prendere l’acqua per l’apprendista stregone. I progettisti non hanno
ancora
trovato la parola magica per ottenere un giusto numero di case nel
posto
adatto. Il problema consiste nel modo di farlo senza perdere
l’efficienza
delle costruzioni in massa.
La scala del tempo.
Il fattore tempo è stato
virtualmente
eliminato nel nuovo sviluppo della comunità. Né un’azione
sociale né i fattori economici hanno tempo di formare nuovi
sistemi
di sviluppo. Virtualmente ogni cosa deve essere determinata
anticipatamente
dall’uso del terreno alla visione generale di ogni cosa. Vi è
qui
una nuova difficoltà per il progettista e per il disegnatore ed
una grande e nuova occasione per sbagliare. Le nuove comunità
risultanti
dagli sforzi degli uomini “di senso pratico” spesso non contengono
variazioni
estetiche maggiori di un cambiamento di motivi decorativi sulla
facciata
di case identiche allineate lungo il paesaggio.
I servizi comunitari, come parchi
e scuole,
sono inclusi solamente se richiesti da vigili autorità
urbanistiche.
Il “progettista-artista” dalla
forte volontà,
può sbagliare come l’uomo di “senso pratico” se egli considera
la
comunità per la quale lavora, come una grande tela sulla quale
esprimere
sé stesso.
Ambedue sono portati ad ignorare
le vere
necessità e le vere aspirazioni dell’individuo. Essi cercheranno
di evitare che il caso o le differenze di condizioni interferiscano con
i loro particolari preconcetti su ciò che dovrebbe essere la
comunità
ed il risultato finale è una sterilità che imbarazza i
suoi
propri creatori così come annoia ed attutisce la
sensibilità
di coloro che ci vivono sia che essi se ne rendano conto o no. Il nuovo
problema per l’attento progettista di città è di trovare
l’equivalente della varietà determinata individualmente ed
accidentalmente
per dar vita e varietà alla scena visiva. Una risposta
pericolosamente
semplice è che ci sia vita, interesse e varietà in tutti
gli usi del terreno visto da un determinalo posto.
Per ricapitolare, la
possibilità
di creare estese e nuove comunità virtualmente nel corso di una
sola notte, è il nuovo fenomeno dei nostri tempi. Una nuova
scala
va associata con il nuovo paesaggio che è in parte conseguenza
della
diffusione dell’automobile. Stiamo solo cominciando a capire la nuova
scala
e abbiamo a stento incominciato a conoscere come trattarla.
PARTE II - Standardizzazione
e libertà
e loro significato riguardo ai problemi dell’edilizia e della
pianificazione
negli S. U.
Ciò che sta accadendo e
le cause.
1. La casa come merce:
a) il ruolo del produttore;
b) il ruolo del pianificatore;
c) il ruolo del finanziamento ;
d) il risultato.
a) Il
costruttore-mercante o “produttore”
produce un articolo per la vendita. Accade che ciò sia una casa.
La concorrenza è aspra ed ogni costruttore è sensibile a
ciò che viene fatto da un altro. L’innovazione nel disegno
è
evitata per paura che essa impedisca la vendita. Ma se il costruttore
audace
ed il suo architetto producono qualche cosa di nuovo che è
desiderato
dalla gente, allora gli altri costruttori sono obbligati a seguirlo.
La tipica casa anteguerra e
dell’immediato
dopoguerra, aveva due camere da letto, un bagno ed un garage per una
sola
macchina. Le reali necessità del popolo, la domanda pubblica e
l’ingegnosità
dei costruttori e dei disegnatori, hanno ora aggiunto un secondo bagno,
un’altra stanza da letto, e qualche volta “una stanza per viverci tutti
i giorni”, per mangiare, per il gioco dei bambini, per un’occupazione
favorita,
per la televisione. Il garage è per due macchine, grazie
all’ingegnosità
con cui è stato fabbricato e alla sua capacità. Non vi
è
né pianterreno né attico e la parte dove si vive si
affaccia
in un patio o “stanza esterna”. Vi è tutto ciò che
l’architetto
aveva preveduto da molti anni e spesso procurato in una casa; ma il
costruttore
può produrre e consegnare tutto ciò a metà del
prezzo
del materiale che si trova in una casa costruita privatamente da un
architetto.
b) In questo Paese, il
pianificatore
si interessa, per la maggior parte, a considerazioni che sono “a lunga
scadenza, generali e di vasta portata”. Proposte specifiche devono
venire
dall’imprenditore, privato o pubblico; ed il pianificatore guida
l’impresa,
richiedendo con i suoi poteri l’adeguamento ai suoi modelli. Tuttavia
egli
ha un nuovo ed efficace strumento; il suo potere di persuasione. Con la
conoscenza profonda della natura umana, con circostanze che sostengono
le sue tesi, e con l’immaginazione creativa spinta fino a dove è
possibile, i pianificatori hanno ispirato delle proposte che vanno
molto
più in là del loro legale diritto di chiedere
l’osservanza
della legge. Ancora, il concetto del ruolo del pianificatore in questo
Paese è quello di dover guidare ciò che in qualsiasi
luogo
sta per avvenire, di creare cose migliori di quelle che ci sarebbero
senza
la sua opera. La sua opera è raramente richiesta e raramente gli
è dato di avere l’opportunità di concepire, avviare e
realizzare
delle proposte.
c) il concetto del
finanziamento,
che permette di usare un articolo mentre lo si sta ancora pagando, ha
avuto
lo stesso effetto sul paesaggio sub-urbano, di quello dell’automobile
ed
un eguale effetto ha avuto sul disegno dettagliato dell’abitazione. Il
possesso di una casa propria costituì un tempo l’irraggiungibile
sogno di molte famiglie. Esso andava oltre le possibilità del
lavoratore.
Ora quasi tutti, con un lavoro sicuro del tipo più modesto,
possono
possedere una casa propria se hanno fatto in modo di risparmiare
qualche
centinaia di dollari. Se si tratta di un reduce di guerra egli
può
comperare una casa senza pagamento in contanti e pagando mensilmente
meno
di quello che altrimenti pagherebbe per l’affitto. Il prezzo della
casa,
di tutte le sue parti ed attrezzature viene ammortizzato in un periodo
di 25 anni. Ciò si applica comprensibilmente, alle attrezzature
fisse. Le stufe, i frigoriferi ecc., che possono facilmente essere
rimossi
e venduti da un “proprietario” disonesto che progetta di abbandonare
l’impresa
e pareggiare i suoi pagamenti con l’affitto, non sono stati finora
inclusi.
L’ingegnosità dell’industria delle attrezzature fu all’altezza
di
questa sfida- Le stufe elettriche, forni, frigoriferi, lavatrici di
piatti
sono costruiti in maniera d’essere tutt’uno con la struttura dello
edificio
e perciò non removibili. Quando il costo all’ingrosso di queste
attrezzature per il costruttore viene esteso ad oltre 25 anni, sembra
quasi
follia, non averle tutte. Vi sono altri risparmi per il costruttore che
possono rendere il costo di una casa minore con queste attrezzature che
senza di esse. Una cucina potrebbe aver bisogno di essere larga la
metà
di quello che è per far posto ad una stufa ed ad un frigorifero
di grandezza indeterminata. Il costo dell’area del fabbricato potrebbe
ben ripagare l’attrezzatura. Inoltre, un tubo o un camino è di
solito
richiesto quando una stufa di tipo indeterminato, funzioni a
combustibile
invece che ad elettricità. Le macchine per lavare gli indumenti
non sono state ancora incluse né finanziate come attrezzature
fisse
ma molti costruttori ve ne hanno inclusa una per regalo all’acquirente
e l’hanno sistemata nella cucina o nella entrata. Cosi essi possono
eliminare
del tutto lo spazio per una lavanderia. Si può osservare che
nelle
case concepite come merce la scelta, se esiste, è puramente
accidentale
e secondaria. Il tipo economico della costruzione fa sì che i
prodotti
del costruttore siano del tutto simili gli uni agli altri. La
concorrenza
ed il finanziamento li costringono ad essere come tutti gli altri.
d) La casa-tipo per la
vendita è
quella di tre stanze da letto e due bagni. Sono raramente costruite
case
con due stanze da letto. Si costruiscono ora poche case d’affitto
perché
è difficile far pagare anche per uno spazio minore un affitto
basso
come il prezzo di acquisto di una casa. Alcuni tipi di alloggio sono
rari:
piccoli e speciali alloggi per gente di età, buoni appartamenti
per scapoli e giovani famiglie senza figli.
Eccetto in rari casi, il fattore
“scelta”
è stato raramente posto come obiettivo positivo nelle nostre
nuove
comunità edilizie. Siamo stati occupati con altre cose e nessuno
ci ha pensato. Eppure questo è il problema particolare della
democrazia.
Quando la maggioranza ha prevalso e si è provveduto alle sue
necessità,
allora bisogna garantire i diritti e le necessità della
minoranza.
Il concetto della scelta come obiettivo sta guadagnando terreno e non
sarà
ostacolato in quanto esso è parte della nostra eredità.
2. L’edilizia come
istituzione governativa.
Come è prodotta in contrapposizione a quanto sopra esposto.
La produzione edilizia diretta, da
parte
del governo (locale oppure no), non ha mai avuto in questo Paese un
completo
successo ed una vasta popolarità. I suoi più importanti
esempi
sono quelli del programma di edilizia a bassi fitti del Governo
Federale,
realizzato specificatamente attraverso piccoli aiuti alle famiglie in
condizioni
modeste. L’edilizia era quasi esclusivamente di spiccato tipo urbano,
con
case di solito allineate le une dietro le altre od appartamenti i cui
standard
di spazio qualche volta erano superiori a quelli del mercato privato.
Eppure
vi era spesso in questi complessi edilizi un’aria di ipocrita
superiorità
sociale che tendeva ad annullare il piacere che alcuni proprietari
traevano
delle loro nuove e linde abitazioni e li separava dal resto della
comunità.
Vi poteva essere un costoso ingresso comune ma mancavano le porte dei
gabinetti
nelle case. Il lavatoio della cucina era di tipo utilitario, di quelli
che nessun costruttore anche di case a bassissimo prezzo, avrebbe
installato
a causa della difficoltà di smercio. I dettagli architettonici
erano
ridotti al minimo e gli abbellimenti quali i portici, le terrazze ed i
balconi, furono considerati sdegnosamente come non necessari “ad una
vita
semplice, igienica e sana”. La scultura però fu qualche volta
largamente
usata negli edifici o da sola, presumibilmente per una elevazione
culturale
della parte meno fortunata della popolazione. Qualcuno aveva deciso
ciò
che andava bene per loro. Non stava a loro scegliere.
3. Produzione: Prefabbricazione
ed economia dell’edilizia. La edilizia esaminata nei suoi rapporti con
auto, mobilia e abbigliamento.
La prefabbricazione, cioè
la produzione
industriale di grandi parti o dell’intera unità, ha avuto una
buona
occasione per affermarsi in questo Paese. Fu usata estensivamente
durante
la guerra, più per rapidità che per economia. Dopo la
guerra,
eccetto in pochi casi, non fu capace di essere all’altezza della
produzione
industriale. Il fatto è che molti materiali edilizi sono
già
prodotti con metodi altamente industrializzati e che gran parte del
risparmio
di mano d’opera e la tecnica che limita l’uso dei materiali sono
applicabili
nel campo edilizio come nella fabbrica. L’unico vantaggio riconosciuto
alla produzione di fabbrica è quello della protezione del lavoro
e dei lavoratori dalle intemperie. Questo apparente risparmio è
bilanciato dal costo dell’affitto e dalle spese generali della
fabbrica,
dall’elevato costo del magazzinaggio di grandi quantità di pezzi
montati e dal costo del loro trasporto sul sito, in contrasto con il
materiale
greggio da costruzione che non abbisogna di speciali misure protettive.
Vi è però ancora una precisa inclinazione verso
l’ulteriore
montaggio di parti di essa: sono ora disponibili porte montate sulla
loro
armatura. Telai in metallo, porte scorrevoli, porte per gabinetti,
armadietti
per cucina sono merci in serie. I pannelli per i muri, per il pavimento
e per il soffitto possono esserlo presto. Essi non sono mai stati
venduti
se non come parti di case complete ma inevitabilmente saranno presto
anch’essi
standardizzati. Allora, adattati in maniere diverse, essi costituiranno
un naturale ed organico cambiamento nel campo dell’edilizia.
È sempre stata una
tentazione trarre
argomenti in favore della produzione edilizia industrializzata
paragonando
le case con le automobili. Un’ulteriore prova era che le automobili in
una linea di montaggio sono tutte identiche e che la gente non sembra
porvi
attenzione. Questi teorici sembrano ignorare il fatto che i prodotti di
molte compagnie erano radunati insieme nel naturale ambito dell’auto
sia
essa parcheggiata oppure in movimento. Il trovare macchine identiche
per
forma, anno e colore è cosa tanto insolita, da suscitare
commenti
quando accade. Se ciò accadesse frequentemente, si prenderebbero
delle misure, dalle più semplici alle più drastiche, per
modificare la situazione. L’auto, in verità, è uno dei
prodotti
più felicemente industrializzati. Credo che la varietà
vista
nella media strada è sufficiente alle nostre esigenze di
interesse
ed espressione personale. I fattori sono del tutto naturali ed
organici:
tipi diversi, forma, disegno, colore, età, finiture.): disegni
sono
per la maggior parte gli stessi: 4 ruote, sedili anteriori e
posteriore.
Ciò dà unità ed armonia. Possiamo fare lo stesso
con
le case? Naturalmente anche la mobilia e le tappezzerie sono prodotte
in
serie. Raramente si incontra qualcuno con lo stesso nostro vestito
(eppure
sono tutti gli stessi). Quando una donna ne incontra un’altra con un
identico
cappello; bene, è uno degli scherzi più vecchi! Qui
abbiamo
descritto accuratamente i limiti delle aspettative di una persona media
riguardanti l’individualità e la varietà, entro uno
schema
limitato. Come pianificatori ed architetti noi ignoriamo tutto
ciò
a nostro rischio e pericolo.
II -Un esame dei problemi
che sono sorti.
1 Fisici. Il nuovo tipo
standardizzato
di comunità familiare- si è formato in un breve periodo
di
uno o due anni. Le case sono quasi tutte della stessa grandezza e
costano
la stessa cifra- Le famiglie son quasi tutte di reduci (a causa del
facile
finanziamento) così sono tutte circa della stessa età. I
loro bambini hanno pure la stessa età. Vi è una grande
richiesta
di scuole inferiori. Non vi sono qui molte persone vecchie
perché
le case sono troppo grandi e non vi sono molti giovani dai 13 ai 19
anni
di età perché le famiglie sono ancora troppo giovani.
Perciò
non vi sono molte persone che accudiscono ai bambini. Tra pochi anni vi
sarà una grande necessità di scuole superiori e le scuole
elementari saranno vuote a metà perché le famiglie
invecchieranno
insieme. Verrà il tempo in cui la maggior parte dei bambini
saranno
cresciuti, usciti dalla scuola e sposati. Quando i figli se ne saranno
andati la casa sarà troppo grande per le necessità dei
genitori
ma anche troppo cara per le famiglie di recente formazione. Essi
vorrebbero
abitare in una zona abbastanza vicina in modo che i loro genitori
possano
badare qualche volta ai bambini, ma non vi sarà più posto
per loro nella comunità cosicché essi dovranno andarsene
in qualche altro posto dove poter prendere in affitto una casa. Allora
i vecchi saranno tristi nella loro casa vuota perché i giovani
se
ne saranno andati. Le case, le strade, le scuole sono vecchie solo di
una
generazione, eppure la comunità ha vissuto la sua vita.
Nessuna comunità è
però
del tutto rispondente a questa triste storia, eppure ve ne sono molte
che
in qualche modo si avvicinano. Una comunità deve essere
progettata
in modo da contenere in sé il seme del proprio rinnovamento,
altrimenti
il decadimento funzionale precederà quello fisico. Ancora una
volta,
la scelta deve essere uno degli obiettivi della pianificazione. Una
classe
di tipi d’abitazione, per gruppi di differenti entrate economiche e di
vari interessi sociali, costituirà la base fisica per una
costante
vitalità e rinnovamento della comunità.
2. Sociali. La
comunità che
vive in un fabbricato tende ad attrarre gente dello stesso tenore
economico
e sociale. Non vi è niente di male, naturalmente, per gente
dello
stesso livello economico e con gli stessi interessi, di vivere assieme,
se essi lo desiderano. Tuttavia è contro tutte le tradizioni del
nostro Paese il non esservi per loro altra scelta. Forse la nostra
più
ricca eredità è che nessuno ha bisogno di seguire la
professione
del padre. Non siamo privi di pregiudizi, sociali o di altro genere.
Eppure
entro certi limiti noi accettiamo un uomo secondo il suo valore
apparente.
Un ragazzo o una ragazza possono muoversi nella scala sociale con
facilità
maggiore di quanto non avvenne nel vecchio mondo. Il progettista non
dovrebbe
minare questa tradizione con l’approvare comunità di una sola
classe
anche se questa sembra più stabile, nel suo campo limitato, per
il banchiere e il finanziatore. In un campo più vasto la
comunità
limitata ad una sola classe è, infatti, meno stabile
perché
non può adattarsi ai cambiamenti economici o a diverse abitudini
di vita. Per tutte queste ragioni, ora esposte, la pianificazione
edilizia
pubblica va contro le tradizioni americane di mobilità sociale.
Qui una parte della popolazione che è stata riscontrata di bassa
condizione economica, viene presa ed isolata in una speciale area
edilizia.
Ciò costituisce una pesante esperienza personale per il ragazzo
o per la ragazza che non debbono e non desiderano accettare lo stato
sociale
di “famiglie di bassa condizione economica”. L’edilizia di origine
pubblica
si è dimostrata alquanto pensosa della fame di alloggi dei ceti
sociali disagiati o a basso reddito, ma deve ora cercare altre foro
mule
per raggiungere la sua meta in conformità con i nostri concetti
di individualità e di mobilità sociale per l’individuo.
Naturalmente
molte famiglie desiderano uniformarsi strettamente a ciò che i
loro
amici e vicini fanno o sperano di avere. Ciò dà loro un
senso
di sicurezza e la sensazione di appartenere al loro gruppo. Altri
trovano
necessario di essere molto diversi dai loro vicini in ciò che
fanno.
Tali persone non conformiste si conformano usualmente a ciò che
i loro amici, se non i loro vicini si aspettano da loro. Essi di solito
seguono molto strettamente le loro regole di non conformità. Vi
dovrebbe essere posto per ambedue i tipi nella nostra comunità.
3. Estetici. L’estetica
nella nuova
scena urbanistica è spesso imbarazzante. Ciò che nasce
come
“dinamico” forse sarà caotico, o nel migliore dei casi,
stancante
se si è visto troppo spesso. Ciò che è “ritmico”
finisce
per essere monotono. Un controllo severo può generare la noia.
Quando
si osserva che l’uomo, non importa quanto “moderno”, è
profondamente
commosso dalle grandi composizioni urbane del passato, non è
forse
sicuro concludere che la maggior parte dei principi estetici furono
scoperti
molto tempo fa e sono ancora validi malgrado il fatto che noi
costruiamo
con materiali e per necessità mai sognate dai nostri antenati?
Inoltre,
un problema speciale di oggi è l’estetica della ripetizione
nella
produzione in serie. Vi è una grande differenza tra gli oggetti
fatti a mano che potrebbero essere chiamati identici e i prodotti delle
macchine che sono identici. I primi, siano essi un fiasco per il vino,
un cesto, ceramiche o case in pietra con tetti di tegole, tutti hanno
sottili
differenze ed irregolarità che permettono la identificazione. I
prodotti meccanici sono terrificanti nella loro uniformità e
debbono
pertanto essere usati solo dove ciò costituisce un pregio. Non
si
può usare l’armoniosa bellezza delle identiche case dai tetti di
tegole di una piccola città di collina italiana, per difendere
una
stolta ripetizione di case fabbricate in maniera identica da un
costruttore.
III – Un’esposizione delle
impostazioni
della soluzione, o un tentativo di isolare i problemi e i metodi di
azione
da parte del pianificatore e dell’architetto.
1) Il pianificatore deve
indurre
tutti gli studiosi della natura umana, e della nostra società, e
formulare un concetto dell’ambiente fisico più appropriato alla
vita dei nostri tempi .
2) L’architetto deve
procurare una
grande quantità delle informazioni richieste nel paragrafo l).
Egli
si trova su un terreno pericoloso quando si fida troppo della sua
intuizione
se questa è in contrasto con fatti determinabili che riguardano
le necessità attuali dei popoli, le loro aspirazioni e i loro
modi
di vita. Egli è su un terreno più sicuro quando cerca di
trovare le risposte soddisfacenti da un punto di vista estetico e
funzionale,
ai chiari e ben definiti problemi fisici di cui al paragrafo l).
I problemi fisici, anche se
qualche volta
controversi, sono spesso abbastanza definiti. I problemi panoramici ed
estetici non sono stati sufficientemente individuati. Ecco alcuni di
questi
problemi: Cambiamento di gusti - leale osservazione delle
caratteristiche
della “nuova” estetica; se ne sono verificati? Coerenza artistica e
validità
dell’interpretazione - gli esperimenti di un pittore possono
influenzare
un grande progetto edilizio? Nella interpretazione paesaggistica di una
città, Paul Klee può essere per il progettista un aiuto
valido
come Maholy-nagy?