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Da oltre un secolo, ovvero da quando dalle brume della città
industriale inizia ad emergere l'idea moderna di urbanistica,
ciclicamente qualcuno si chiede anche: "ma chi è, esattamente,
questo urbanista?". Molte figure e molti singoli individui si sono da
allora proposti come prototipo ideale, e in particolare gli architetti,
per buona parte del Novecento, hanno fatto la parte del leone nella
disputa.
Qui, voglio tentare di proporre soprattutto testi "eccentrici", ovvero
abbastanza diversi da quelli, appunto, focalizzati sul progetto della
città, sul ruolo centrale dell'architetto (o ingegnere)
urbanista, e soffermarmi su aspetti più problematici, su
approcci scientifici alternativi, o se non altro non scontati.
Del resto, a ben vedere, quando si va definendo quello che poi
sarà chiamato urbanistica (o town planning, o stadtebau ecc.)
abbondano i contributi fondativi di professionalità lontanissime
da quelle che il cittadino comune immagina automaticamente quando sente
parlare di pianificazione della città e del territorio.
Discipline ambientali, amministrative, sanitarie, sociali, e molte
motivazioni di carattere "politico": questo, soprattutto, confluisce
nella nuova prospettiva con cui si apre il Novecento.
E a ben vedere, oltre la grandissima capacità degli architetti
di comunicare, innovare e legittimare nuove idee di spazio, le stesse
professionalità e prospettive non smettono mai di giocare un
ruolo chiave, per tutto il secolo. I testi proposti qui ne vogliono
riassumere alcuni temi.
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