La formazione dell'urbanista nel Novecento

 
 

Homepage testi

Pagina successiva

Indice








































 

 

Frederick J. Adams, L’insegnamento dell’urbanistica al Massachusetts Institute of Technology (TPR luglio 1949)

Per oltre quindici anni il Massachusetts Institute of Technology ha offerto istruzione professionale ai livelli di corso di laurea e di specializzazione, per coloro che desiderano entrare nel campo della pianificazione urbana e regionale. Il corso di laurea di quattro anni, che include una sessione estiva di analisi sul campo e una di pratica presso un ufficio, porta al livello di Bachelor in City Planning. Il titolo di Master in urbanistica è rilasciato alla fine di un periodo da uno a tre anni di studi di specializzazione, la cui durata dipende dalla formazione ed esperienza precedente dei singoli studenti.

Programma originale del corso di laurea 
A partire dal 1922, un corso sui principi fondamentali di urbanistica è stato uno dei requisiti obbligatori per tutti i candidati al titolo in Architettura al M.I.T. Quell’anno, Thomas Adams, in collaborazione con il professor James Sturgis Pray dell’Università di Harvard, inaugurò un corso di lezioni e problemi di progetto su questo tema, dal quale più tardi si sviluppò la possibilità di un percorso di laurea che portava al titolo di Bachelor of Architecture in City Planning. Questo titolo, che fu autorizzato nel 1932, fu rilasciato per la prima volta nel 1935, e lo stesso anno l’Istituto approvò l’attivazione di un corso di specializzazione che portava al titolo di Master in City Planning che, comunque, non era limitato agli studenti con formazione precedente in Architettura. A partire da quel momento, le iscrizioni al corso di specializzazione sono state notevolmente più alte di quelle al corso di laurea: si registrano al novembre del 1948 rispettivamente 24 unità contro 11.
I primi tre anni dell’originaria opzione di laurea quinquennale, seguivano il curriculum di architettura, nel quale due anni erano dedicati a soggetti generali di istruzione superiore, combinati con corsi di base in progettazione architettonica, costruzioni, e storia. La prima introduzione all’urbanistica avveniva al terzo anno sotto forma di un corso sulla storia e i principi del planning. Al quarto anno, si iniziavano corsi in progettazione urbanistica e si introducevano la teoria e pratica disciplinare, integrate dalla formazione in analisi territoriale, costruzione del paesaggio, sociologia urbana, e principi di igiene pubblica.
Al quinto anno si proseguivano i corsi in teoria e progettazione, dove si faceva applicazione pratica delle teorie urbanistiche sulla città e la regione. Contemporaneamente, la fasi tecniche, economiche e sociali del piano erano oggetto di più attenta considerazione, entro corsi di ingegneria municipale e sui fattori socioeconomici dell’urbanistica. Si richiedeva anche di redigere una tesi, la cui elaborazione occupava circa un quarto dell’anno finale.

Programma attuale del corso di laurea (torna all'inizio)
All’inizio del 1941 si tenne al M.I.T. un importante incontro del Comitato Consultivo del corso in Urbanistica, composto da professionisti nel campo della pianificazione urbana e regionale provenienti da varie parti degli Stati Uniti: In questa occasione, fu sollevata la questione della desiderabilità, e praticabilità, di sviluppare presso l’Istituto quello che sarebbe stato il primo corso di laurea professionale in urbanistica, dove la specializzazione in quello specifico campo sarebbe cominciata al secondo anno e che, pur strettamente legato al curriculum di architettura, fosse completamente indipendente da esso. In altre parole, si propose di sviluppare un percorso di studi che fornisse un programma bilanciato di formazione per chi, non più tardi della fine del primo anno, fosse pronto a scegliere il proprio campo di specializzazione. Si richiese al gruppo docente di urbanistica al M.I.T. di predisporre questo piano di studi per una valutazione e, nel novembre 1941, ne fu sottoposta una bozza preliminare al Comitato Consultivo e a un gruppo di studenti selezionati del Corso di Urbanistica, per commenti e critiche. Si era riconosciuto da tempo che negli Stati Uniti, per rispondere ai bisogni delle agenzie governative locali, statali e federali nei campi della pianificazione urbana e regionale, ci fosse una crescente necessità di persone qualificate ad affrontare non solo gli aspetti tecnici dei problemi, ma anche quelli economici ed amministrativi. Questo chiedeva un riesame del punto di vista secondo il quale una formazione specializzata in architettura, progettazione del paesaggio, o ingegneria civile, offriva l’unico retroterra appropriato per studi superiori nel campo professionale del planning.
Prima di prendere una decisione sui contenuti di un programma ideale di formazione in urbanistica, fu necessario considerare il tipo di qualificazione richiesto per entrare nel mondo professionale. È qui che sorge la principale difficoltà, visto che il campo è così vasto – e diventa sempre più vasto – che il tipo di lavoro svolto, per cui c’è necessità di personale formato, spazia dalla progettazione di quartieri o lottizzazioni alla redazione di piani territoriali regionali e statali.
Appare probabile, se accettiamo gli assunti sopraesposti, che:

a) Molti di quelli impegnati nella pianificazione fisica, di formazione tecnica o amministrativa, dovranno necessariamente provenire da diverse professioni, come quelle dell’architettura, dell’ingegneria civile, del diritto, della pubblica amministrazione, ecc.
b) Il bisogno di specialisti nei campi connessi al planning richiede che i corsi di formazione esistenti nelle succitate discipline riconoscano l’importanza della pianificazione, in relazione al tipo di lavoro che i graduati di questi corsi saranno chiamati a svolgere quando emergeranno nella pratica professionale.
c) Per formare efficacemente persone in grado di occupare posizioni di alta responsabilità nel planning, non ci si deve basare totalmente sulla sovrapposizione di corsi su programmi esistenti di formazione specializzata.
Alla Conferenza sull’insegnamento dell’urbanistica tenuta al M.I.T. nell’ottobre del 1936, Raymond Unwin dichiarò che “L’enorme incremento nel volume di conoscenze necessariamente porta, sia nell’istruzione generale che professionale, alla formazione di specialisti, che devono tendere ad una definizione di specialista inteso come uomo che sa sempre di più a proposito di sempre di meno. Per gli scopi della pianificazione, in qualunque ambito, sia esso economico o riguardante l’ambiente fisico, la tendenza è all’opposto, perché il pianificatore ha bisogno di conoscere alcune, determinate cose, su sempre più argomenti; le cose, di fatto, che implicano correlazione”.
Fra le conclusioni di questa Conferenza, c’erano le seguenti:
1) La difficoltà di fornire una formazione adatta per il planner, in qualunque scuola orientata alle professioni, scaturisce dal contrasto fra le conoscenze intensive in un campo limitato di cui c’è bisogno per la pratica professionale, e la conoscenza più generale in molti campi che deve essere posseduta dal pianificatore. Il rapido incremento nel volume di conoscenze, che richiede sempre più specializzazione, sta aumentando le difficoltà e rendendo più urgente la definizione di corsi adatti a formare un planner.
2) Un corso di studi che porti a una qualifica professionale in pianificazione urbana o regionale, comprende la formazione ai principi fondamentali del progetto nel senso più ampio della parola, e insieme sugli aspetti culturali e professionali di natura comprensiva. Una conoscenza dei principi di sociologia, economia, diritto, politica e amministrazione sarà necessaria ad integrare la formazione in progetto e costruzioni. La scelta è quindi fra l’allargamento degli obiettivi degli esistenti corsi in architettura, paesaggio e ingegneria civile per fornire il necessario retroterra su argomenti non-professionali, o l’introduzione di considerevoli quote di progetto entro i corsi esistenti di altre professioni.
In passato la maggior parte dei corsi professionali in urbanistica sono stati costruiti sulla base di corsi tecnici esistenti, ma questo comporta un grave svantaggio, vale a dire che è difficile fornire nei primi anni di studi prerequisiti sufficienti per mettere in grado una persona di svolgere lavori di alto livello nelle scienze sociali, particolarmente in economia e pubblica amministrazione. Una difficoltà simile si presenta nei percorsi formativi dove si offre un lavoro avanzato in pianificazione senza adeguata preparazione preventiva nel campo di attività scelto per la specializzazione e la ricerca.
Riesaminando il curriculum del corso di laurea originale del M.I.T., che era basato su un anno e mezzo di studi in urbanistica sopra tre anni e mezzo di preparazione in architettura, si comprese che non sarebbe stato possibile nessun lavoro avanzato in scienze sociali nei primi anni se non si fossero cambiati materialmente i programmi, includendo materie che facessero sia da fondamento per gli studi di specializzazione, sia da introduzione a materie come statistica, redazione di testi e discorsi in pubblico, che non erano allora incluse. Con questo in mente, fu preparato un programma di studi interamente nuovo, traendo vantaggio dalle materie già offerte da vari Dipartimenti all’interno dell’Istituto.
Il curriculum proposto ebbe un riscontro entusiasta da parte del Comitato Consultivo e del gruppo di ex studenti. Con modifiche secondarie fu approvato dal Consiglio del M.I.T. nel marzo del 1942, e con atto susseguente la Corporation autorizzò il rilascio del titolo di Bachelor in City Planning.
Come recita l’annuario del M.I.T., questo Corso “è stato sviluppato come risposta al bisogno di un percorso di studi orientato al campo professionale già precedentemente coperto, e fornisce una sintesi degli aspetti economici, sociologici, amministrativi e ingegneristici della pianificazione, impossibile entro corsi sviluppati da curricula esistenti in campi professionali specializzati”. Dopo un anno di studi generali superiori in scienze, matematica, disegno e lingua inglese, l’aspirante urbanista frequenta una sessione estiva di analisi territoriale sul campo insieme agli ingegneri civili, e durante il secondo anno segue corsi in progettazione architettonica, fisica, geologia, statistica, storia, discorsi in pubblico e fondamenti di urbanistica.
Il terzo anno del corso di laurea consiste principalmente di materie professionali e comprende la formazione in ingegneria sanitaria e dei trasporti, politica e amministrazione, sociologia urbana, teoria e pratica urbanistica, progettazione urbanistica, e un corso opzionale in materie umanistiche. Segue un’estate di esperienza pratica presso l’ufficio di piano di una amministrazione cittadina o regionale, a cui succede il quarto e ultimo anno. Questo comprende corsi in site planning, economia fondiaria, finanza pubblica, legislazione urbanistica, progettazione urbana, corsi professionali opzionali, e la tesi. Dopo aver adempiuto a tutti i compiti e ottenuto il titolo, l’urbanista in bocciolo è pronto per un posto di assistente in un ufficio di pianificazione o in uno studio di consulenza privato.
È opportuno a questo punto considerare i principali vantaggi e svantaggi di un corso di laurea professionale in urbanistica. Gli svantaggi sembrano pochi, ma sono abbastanza significanti da meritare attenta considerazione. I più ovvi sono che gli studenti sono meno maturi degli specializzandi, che i corsi intensivi previsti non lasciano lo spazio che sarebbe desiderabile per i corsi opzionali e per gli argomenti di cultura generale, che gli standard formativi non possono essere elevati come quelli del corso di specializzazione. D’altra parte, il programma di laurea rappresenta il più diretto ed economico percorso verso la pratica professionale per gli studenti che hanno deciso il loro ambito di studi al momento dell’immatricolazione; fornisce lo studente di una solida formazione di base, di un tipo che inevitabilmente richiede equilibrio fra gli aspetti umanitari e quelli tecnici della crescita e gestione urbana; e qualifica lo studente, che ha completato il corso, per entrare nel suo ambito professionale con sufficienti abilità tecniche a propria disposizione, consentendogli di affrontare problemi pratici senza un lungo periodo di adattamento. Che questo non sia un ragionamento velleitario, è dimostrato dal successo ottenuto nel campo urbanistico da chi ha ottenuto il titolo di Bachelor.

Il programma di specializzazione (torna all'inizio)
È già stato detto che l’ammissione alla Graduate School del M.I.T. come aspirante al titolo di Master in City Planning non è legata alla formazione di laurea nel campo dell’architettura. A dire il vero, il primo gruppo a ricevere il nuovo titolo di Master (nel 1936) aveva avuto questo tipo di istruzione, e i laureati dei corsi in architettura a paesaggio sono restati la componente dominante fino al 1940. In quell’anno, su un totale registrato di undici studenti specializzandi, tre avevano ricevuto una formazione universitaria in ingegneria civile, e quattro provenivano dalle scienze sociali; mentre nell’anno accademico 1947-48, con venticinque studenti iscritti al corso di specializzazione in urbanistica, la distribuzione percentuale era del 32 per cento provenienti da architettura, 32 per cento da ingegneria civile, e 36 per cento dalle scienze sociali.
È ovvio che, con un gruppo di studenti specializzandi che rappresentano molti campi professionali (dato che quelli con titoli in scienze sociali possono essersi laureati in sociologia, economia, politica, diritto, o pubblica a ministrazione), il programma di insegnamento deve essere adattato al caso individuale. La maggior parte di questi studenti può completare la specializzazione in due anni, il primo trascorso principalmente a costruirsi prerequisiti di base e il secondo a seguire corsi avanzati di teoria, progetto e ricerca, in aggiunta ad un periodo di tesi di tre mesi. Agli specializzandi senza formazione precedente in progettazione urbanistica, si richiede di frequentare un corso annuale in progettazione architettonica, e tutti gli studenti possono frequentare i corsi avanzati in progettazione urbanistica, dato che non è considerato desiderabile consentire agli studenti con titoli in scienze sociali di specializzarsi negli aspetti socioeconomici del planning con esclusione di quelli fisici. Similmente, agli studenti con preparazione universitaria in architettura o ingegneria si richiede di frequentare corsi sugli aspetti sociali, economici e legislativi dell’urbanistica.
Da quanto detto sopra, si vede che l’oggetto sia del corso di diploma universitario che della specializzazione è di formare professionisti generali in urbanistica anziché specialisti urbanisti, perchè si intuisce che il maggior bisogno è di uomini e donne con un vasto retroterra formativo, che li prepari alle diverse opportunità che li attendono dopo la qualifica .
Va sottolineato che nessun programma universitario o di scuola tecnica può produrre un professionista completo in nessun campo di attività, sia perché la formazione deve essere integrata da molti anni di esperienza pratica, sia perché il primato in tutti i campi dipende più dall’intrinseca abilità e qualità personali, che dal particolare curriculum seguito dallo studente a livello universitario. L’ambiente accademico, comunque, può e deve fornire allo studente le massime opportunità di ricerca e pratica nel suo campo di studi, per lo sviluppo di buone abitudini di lavoro e metodi di studio; per costruirsi una capacità di applicare modi obiettivi di analisi a problemi specifici che potranno avere applicazione generale nel suo futuro lavoro professionale. Solo attraverso queste esperienze ed opportunità, un uomo può prepararsi a dare il massimo contributo di cui è capace nel campo professionale scelto.

(traduzione di Fabrizio Bottini)