Chi è

Creato dall'attore Paolo Villaggio, che gli ha prestato la sua mimica gommosa, il "Rag. Fantozzi Ugo" si è imposto immediatamente come il protagonista (al negativo) di un'Italia maldestra e ingorda, servile e ipocrita, disposta a tutto pur di non dispiacere ai propri superiori e disperatamente incapace di godere di quei simboli del benessere che insegue con altrettanta disperata determinazione.

Fantozzi nasce ufficialmente nel 1968, durante la trasmissione televisiva "Quelli della domenica", dove Paolo Villaggio presenta, oltre all'aggressivo dottor Kranz e all'ipocrita Giandomenico Fracchia, il personaggio di un ragioniere che raccontava le sue disastrose domeniche da impiegato: originariamente Fantocci (chiamato così perché era "fatto di stracci"). Trasformato ben presto in Fantozzi, diventa il protagonista di una serie di brevi racconti pubblicati da Villaggio sull'"Europeo" che permettono di definire meglio il carattere e la comicità del personaggio: "Fantozzi, come la maggioranza dell'umanità, non ha talento. E lo sa. Non si batte per vincere né per perdere ma per sopravvivere. E questo gli permette di essere indistruttibile. La gente lo vede, ci si riconosce, ne ride, si sente meglio e continua a comportarsi come Fantozzi".

In questi testi, raccolti nel 1971 dalla Rizzoli nel libro "Fantozzi" (venduto in più di un milione di copie) appaiono anche i compagni di disavventure del ragionier Ugo, destinati ad accompagnarlo attraverso gli anni: la remissiva e disillusa moglie "signora Pina"; la mostruosa figlia Mariangela; il compagno di lavoro "Geometra Filini" (pericolosamente impegnato nell'organizzare gite aziendali); la collega Silvani, eterna signorina ed eterna fiamma del timido Fantozzi; il "megadirettore galattico" che incombe col suo potere assoluto sulle vite dei suoi dipendenti. Ma Villaggio inventa soprattutto un nuovo tipo di comicità, basata sull'iperbole e sul paradosso, grazie ai quali gioca a far esplodere il "banale punk quotidiano" in quadretti di un cattivo gusto iperreale e tragicomico.

Nasce così una nuova maschera (l'unica veramente originale nella comicità italiana degli ultimi trent'anni) in cui si possono sentire molte influenze letterarie (il travet francese, la lezione russa di Gogol e Cechov) e cinematografiche (il delirio sadomaso dei cartoon e la scuola di Tex Avery, le invenzioni surreali di Frank Tashlin), ma che si distacca dalla tradizione nazionale, aggiornandola e caricandola di tutte le valenze negative di un'Italia che vuole stordirsi con il proprio raggiunto benessere. Fantozzi è servile come lo sa essere solo il piccolo borghese, terrorizzato dai suoi superiori, complessato, timido, vittima naturale dei mass media, del consumismo e della pubblicità televisiva, tragicamente incapace di adeguarsi ai modelli socialli che mitizza quotidianamente.

Nonostante una netta predilezione per la comicità visiva su quella verbale (Fantozzi parla poco, e caso mai nell'impersonale terza persona - equivalente del cinematografico "fuori campo" - per commentare le proprie disavventure), Villaggio ha saputo inventare anche un lessico particolarissimo, sospeso tra l'astrazione metaforica e le degenerazioni burocratiche, entrato immediatamente nel patrimonio comune degli italiani (con espressioni come "megagalattico", "grand.uff.cav.lup.mann.", "salivazione azzerata", "spigato siberiano", "occhi pallati", "mi ripeta la domanda", "ma se ne vadi", "com'è umano lei").

Al cinema il personaggio di Fantozzi esordisce nel 1975, col film omonimo, diretto da Luciano Salce e sceneggiato, oltre che dal regista, da Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, dallo stesso Villaggio: impacciato fino al catastrofico, fisicamente tozzo e sgraziato, vestito in modo improbabile (con pantaloni ascellari e un orribile basco in testa) Fantozzi piomba nelle situazioni e negli ambienti come una "contraddizione commovente ed esplosiva", il cui effetto comico nasce dall'immediato contrasto tra una serie di regole e comportamenti perfettamente codificati e l'incapacità congenita del personaggio di adeguarvisi o di rispettarli.

Accanto a Villaggio una serie di attori che ritorneranno anche nelle successive avventure e che hanno contribuito non poco al successo dei film: Gigi Reder nella parte dell'occhialuto ragionier Filini, Anna Mazzamauro come riccioluta signorina Silvani, Giuseppe Anatrelli nelle vesti del subdolo geometra Calboni (sostituito, poi, dopo la sua scomparsa, da Riccardo Garrone), Plinio Fernando in quelli della mostruosa Mariangela (non a caso fatta interpretare da un uomo). La moglie Pina, invece, sarà interpretata prima da Liù Bosisio, in seguito da Milena Vukotic.

Il successo del film (circa sei miliardi d'incasso, circa 8 mesi in prima visione a Roma) convinse la Rizzoli film a produrre un seguito, "Il secondo tragico Fantozzi" (stessi regista e sceneggiatori), dove fu inserita quella che doveva diventare la frase più famosa di tutta la carriera di Fantozzi ("Per me la Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!") disperato grido di ribellione di un impiegato costretto a vedere per l'ennesima volta il film di Ejzenstein al cineforum aziendale e subito diventata la frase simbolo di chi si ribellava ai valori sclerotizzati imposti da una cultura ferma al passato. Messo nel dimenticatoio per qualche anno, Fantozzi torna prepotentemente alla riscossa, con il terzo episodio, "Fantozzi contro tutti", nel 1980 (dello stesso anno è il libro omonimo), per proseguire, con alti e bassi, fino ai giorni nostri.


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