Paolo Villaggio

Basso e tarchiato, grazie al suo carattere spigoloso, e al suo umorismo cinico e grottesco, Paolo Villaggio (Genova, 31 dicembre 1932) è riuscito ad identificarsi nei personaggi da lui creati che hanno raggiunto un enorme successo. Villaggio nasce col desiderio di fare l’attore. Attraverserà diverse esperienze lavorative, dal cameriere allo speaker della BBC, dal cabaret all’intrattenitore sulle navi da crociera, dal teatro al lavoro impiegatizio presso la Cosider, dove di fatto maturò il futuro personaggio di Fantozzi. Poi nel 1967, l’incontro con Maurizio Costanzo, che lo invita ad esibirsi a un piccolo teatro-cabaret di Roma. Qui viene notato da Giovanni Salvi, al tempo capo dello spettacolo televisivo, che lo scrittura immediatamente per condurre il varietà televisivo Quelli della domenica, nel quale presenta i suoi personaggi più famosi: Fracchia, Krantz, e ovviamente, Fantozzi.

La saga cinematografica del ragioniere è destinata a lunga vita, con dieci episodi dal 1975 al 1999 che vedono il nostro via via sempre più disastrato, quindi invecchiato, pensionato, deceduto, resuscitato e perfino clonato. Tra un Fantozzi e l'altro, Villaggio trova il tempo per cimentarsi in altre pellicole comiche, dai "Pompieri" a "Scuola di ladri" a "Rimini Rimini" e "Grandi magazzini", mentre anche l'altro suo personaggio, Fracchia, diventa protagonista di due film. Oltre a personaggi comici, comunque, Villaggio interpreta anche cinema d'autore e teatro. Nel 1990 è diretto da Federico Fellini nel suo ultimo lavoro, "La voce della luna", grazie al quale l’attore riesce a toccare le profondità di un personaggio di surreale infelicità, e grazie al quale si aggiudica il premio David di Donatello. Nel 1993 è il colonnello Procolo nel "Segreto del bosco vecchio" di Ermanno Olmi, per il quale ottiene il Nastro d'argento. Nel 1992 Lina Wertmüller lo dirige nel ruolo di un maestro nel film "Io speriamo che me la cavo", e nel 1994 lavora con Mario Monicelli in "Cari fottutissimi amici".

Intanto debutta in teatro sotto la regia di Giorgio Strehler in un ottimo allestimento dell'"Avaro" di Molière, nel quale si cala magistralmente nel ruolo dell’avido Arpagone. Nel 1992 riceve un Leone d'oro alla carriera alla Mostra Cinematografica di Venezia. Nel 2000 fornisce una delle sue prove più convincenti interpretando la figura del sadico odontotecnico in "Denti" di Gabriele Salvatores.In tutti questi anni non è cessata la sua attività di scrittore: ha continuato a far pubblicare libri di buon successo con regolarità, cambiando però editore dal 1994 fino ad oggi (è infatti passato dalla Rizzoli alla Mondadori). Per quest'ultima ha pubblicato: "Fantozzi saluta e se ne va" (1994-1995), "Vita morte e miracoli di un pezzo di merda" (2002), "7 grammi in 70 anni" (2003) fino al suo ultimo disperato sfogo: "Sono incazzato come una belva" del 2004.


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