Itinerario nr. 12: il Po di Goro a favore di corrente dall'incile a S. Basilio

(lunghezza del percorso: 14 km.; tempo previsto: mezza giornata)

Descrizione paesaggistico-naturalistica.

Il Po di Goro (11% della portata del Po dopo la sua prima divisione), dopo quello di Maistra, è senz'altro il più bello dal punto di vista naturalistico. Anch'esso, infatti, non è molto largo, quasi "accogliente", e ricco di vegetazione (anche se, purtroppo, eccessivamente coltivato a pioppeto).

Già dall'incile rivela il suo fascino, con la sabbiosa golena di S. Maria in punta, caratterizzata dalle case del borgo omonimo di pescatori fluviali, abbandonate con l'alluvione (la più disastrosa, in tempi recenti, fu quella del novembre del '51).

E' assolutamente necessario farvi una prima sosta dopo la partenza, per apprezzarne le piante (vi sono anche delle farnie, ossia delle "querce nostrane"; vedasi foto nr. 199), ammirarne gli uccelli (Anatidi, Ardeidi, limicoli e Passeriformi) e rendersi conto, in prima persona, di cosa significhi il dramma umano ed ambientale di un'alluvione, spettro che aleggia sempre sulle terre polesane, ricordando alle sue genti che, in fondo, devono continuamente "fare i conti" con la "forza distruttrice" del Grande Fiume.

Gli scheletri delle case, ormai "fagocitati" dal verde spontaneo, sono proprio là, come monito, per ricordarlo.

Non è semplice spiegare, in due parole, cosa sia un'alluvione.

La tragedia che ogni singola famiglia vive è facilmente immaginabile, perché perde la casa, il raccolto, gli animali, i beni materiali di una vita fatta di sacrifici e, a volte, purtroppo, anche qualcuno dei suoi componenti.

Alla ribalta della cronaca, disgraziatamente, finiscono sempre più di frequente gli eventi luttuosi legati alle alluvioni. Per "giustificarle", si parla di "effetto serra", di "cambiamento del clima", di "innalzamento della temperatura", di "scioglimento del ghiaccio dei poli", ecc.

Ad ogni modo, le alluvioni, nelle varie parti del mondo, pur sostanziandosi con peculiarità proprie, sono sempre connesse con piogge eccezionali.

Nel Delta, infatti, di solito è il mese di novembre (uno di quelli più piovosi) il periodo più pericoloso sotto questo aspetto (negli anni dal 1951 al '66, infatti, durante i quali si sono verificate ben 24 alluvioni, 11 sono accadute proprio in novembre!); ma non è solo l'abbondante acqua meteorica la causa scatenante il fenomeno.

Le alluvioni bassopolesane hanno avuto luogo o per "esondazione" (cioè tracimazione dalle sommità arginali), o per rottura degli argini a causa della troppa pressione dell'acqua, che riesce a trovare uno "sfogo" a seguito dell'erosione delle spallette (processo detto, in termini tecnici, "sifonamento").

Sia che accada nell'uno, come nell'altro modo, gli eventi negativi che sopraggiungendo simultaneamente daranno origine a quella calamità "naturale" saranno: piogge intense per giorni e giorni nel Delta (i terreni si riempiono di acqua, le campagne si allagano, i canali di bonifica tracimano: viene meno l'effetto "spugna", assorbente, del suolo asciutto, a causa della saturazione delle falde), acque meteoriche copiose nel resto della Pianura Padana (esse vengono riversate tutte nel Po: si crea l'"ondata di piena", che, dopo alcuni giorni, arriverà nel Delta), eccezionale vento proveniente da est ininterrottamente per giorni e notti (il Bassopolesine si protende ad est, i suoi fiumi scorrono tutti da occidente verso oriente e se i tipici venti che contrastano questa azione, cioè la bora, che tira da nord-est, e lo scirocco, che spira da sud-est, impediranno il normale deflusso delle acque, inevitabilmente crescerà il livello del Grande Fiume, perché la massa liquida che continua incessantemente ad arrivare da monte non troverà il suo normale "sfogo" in mare) e, infine, l'alta marea (l'ulteriore innalzamento del livello del Po, a causa dell'attrazione gravitazionale che il sole e la luna esercitano sulle acque della terra, darà luogo, nel vero senso della frase, "alla goccia che farà traboccare il vaso").

A questo si aggiunga il fatto che le cementificazioni degli argini, il disboscamento delle golene naturali, la mancanza di freni naturali all'impeto delle acque in crescita, fanno aumentare "fisiologicamente" in pochissimo tempo le portate (anche durante piogge non eccezionali).

Le esigenze degli agricoltori, poi, che non rinuncerebbero mai ad un solo centimetro quadrato di terreno (ho già detto del fatto che l'agricoltura nel Delta viene praticata in forma eccessivamente intensiva, a discapito di alberi e siepi, con semine che, se glielo permettessero, sono convinto verrebbero fatte persino sugli argini maestri) e la presenza di case abitate costruite a ridosso degli argini (un tempo non vi erano severi piani urbanistici e tutti potevano edificare le abitazioni dove volevano), impediscono di allestire dei "fondi cuscinetto", a loro volta arginati, nei quali l'acqua potrebbe espandersi quando l'esondazione sarebbe in ogni caso inevitabile.

Tutto questo farà sempre si che, nel Bassopolesine, si continuerà costantemente a vivere con questa "spada di Damocle", augurandosi sempre che "il mix di eventi scatenanti l'alluvione" non si combinino contemporaneamente tutti assie­me!

Rispetto ad un tempo, cioè al periodo compreso tra gli anni '50 e '70 (durante il quale si è verificato il maggior numero di alluvioni in tempi recenti), almeno, non si deve più temere, oltre ai fattori causa di alluvione sopra accennati, anche il fenomeno detto della "subsidenza". Trattasi, cioè, dell'arretramento della linea di costa e, quindi, della sommersione di aree precedentemente emerse (per tremila anni, invece, sino al 1950, il territorio polesano fu caratterizzato da una continua crescita e da un graduale protendimento in mare), dovuto all'abbassamento del terreno sotto il livello del mare.

La subsidenza venne provocata dalle bonifiche (che cagionarono l'abbassamento per "costipazione" dovuta a "disidratazione" del terreno) e dall'estrazione del metano (fu attuata dagli anni '40 agli anni '60: con il gas, catturato con iniezioni fino a 600-700 m., fuoriuscirono enormi quantità di acqua). A causa sua, centinaia di ettari, in passato coltivati soprattutto a risaia, finirono sotto il livello del mare.

Per questo, in alcuni itinerari, si possono notare ruderi di case in mezzo all'acqua (per esempio nelle Pezze, nel Lago di Girotto, negli Allagamenti e nella Sacca di Bottonera): una volta, prima di andare in rovina, erano adibiti a magazzini agricoli, e tutto intorno vi era campagna!

Naturalmente, la subsidenza era correlata alle alluvioni perché il terreno, sprofondando, rendeva più facile la tracimazione del Po. Per questo motivo si costruirono argini sempre più alti!

Anche "l'epopea dell'estrazione del metano" (giustificata dal fatto che il nostro Paese è privo di materie prime ed è "affamato di energia"), come quella delle fornaci e di altre attività umane "fallite miseramente", rappresenta l'ennesimo esempio di "rivincita" della natura nei confronti degli "insulti" subiti senza criterio da chi (l'uomo) pensa che sia lecito prendersi tutto senza riflettere sulle conseguenze che questo comporta!

visualizza foto resti di un vecchio pozzo di metano

Dopo questa ulteriore digressione, inevitabile perché quando si parla di Delta non si può non trattare di alluvioni e subsidenza, tornando ad analizzare questo percorso, occorre dire che esso si snoda, sulla riva sinistra, in Comune di Ariano e comprende le frazioni di S. Maria in punta, Ariano stessa e S. Basilio; sulla riva destra, in Provincia di Ferrara,le località di Serravalle, Ariano Ferrarese e Massenzatica.

Percorso in auto.

Imbarco.

Per poter fare l'esperienza di imboccare il Po di Goro proprio dall'incile (vedasi foto nr. 198), lo scivolo più agevole è quello di Papozze (imbarco dell'itinerario nr. 8).

Sbarco.

Lo sbarco è quello dell'attracco fluviale di S. Basilio. Per raggiungerlo, seguite le indicazioni di seguito riportate.

Percorrete la stessa strada che conduce allo sbarco dell'itinerario nr. 8, solo che, giunti sulla via arginale della riva sinistra del Po di Venezia, dovete svoltare a sinistra e transitare verso monte.

Sulla destra, poco dopo, si incontra una cava di sabbia (la cava Medea, della quale ho già accennato). Sulla sinistra, diverse discese conducono all'abitato di Corbola, un tempo paese di pescatori fluviali. Vi consiglio di visitarlo, perché conserva ancora l'atmosfera degli antichi borghi rivieraschi del passato. Tra le costruzioni degne di nota, segnalo l'oratorio di S. Agostino, recentemente restaurato (vedasi foto nr. 189).

Ritornate, poi, sulla strada arginale. Sulla destra, in golena, incontrerete l'ennesima fornace, poi, più avanti, arriverete a S. Maria in punta, in Comune di Ariano.

Delle case alluvionate del borgo, ubicate in golena, ho già parlato (e nel capitolo II ho detto anche che è la vera porta del Delta); ora merita un attento "sopralluogo" il resto dell'abitato, un vero "gioiellino", incastonato nel Po, che riesce ancora oggi a farci immaginare come doveva essere la vita di una volta, quando tutti vivevano di pesca e dei prodotti del Grande Fiume.

Da segnalare: la chiesa della Madonna del traghetto (vedasi quanto detto a proposito di S. Antonino da Po, per quanto riguarda lo stretto legame tra fiume e fede), risalente al 1309 (in foto nr. 190), l'oratorio di S. Antonio da Padova (vedasi foto nr. 191), il caratteristico monumento dedicato "a tutti i naviganti e pescatori del Po" (a riprova del connubio tra uomini e fiume, vedasi foto nr. 192) e le case tipiche, a ridosso dell'argine, con il camino esterno (vedasi foto nr. 193).

Riportatevi, di nuovo, sulla strada arginale, che ora diventerà quella della riva sinistra del Po di Goro. Procedendo verso valle, sulla destra potrete notare una cava di sabbia. Più oltre, poi, giungerete ad Ariano.

Una visita anche a questa bella cittadina rivierasca è di rigore. Oltre alla chiesa della Madonna della Neve, tra le altre cose, segnalo il palazzo comunale e l'ampia piazza circondata dal lungo Po e da imponenti palazzi (di Ariano vedasi la casa padronale a ridosso del Po, in foto nr. 194, e la torre con l'orologio, in foto nr. 195).

Riprendete, poi, la strada arginale e dirigetevi ancora verso valle. Alla vostra sinistra, sull'esterno dell'argine, potrete osservare l'antica quercia di S. Basilio: un albero secolare esistente, secondo vecchi documenti, già dal 1548 (vedasi foto nr. 197).

Poco dopo, sempre sulla sinistra, una stradina alberata conduce alla piccola borgata di S. Basilio, altra tappa obbligata per i turisti, a cominciare dall'omonima chiesetta, risalente al X secolo (vedasi foto nr. 196), eretta su una duna fossile (molti secoli fa il mare si trovava molto più all'interno rispetto a dove si trova ora, ed a testimonianza di ciò vi sono, in Comune di Ariano, dei piccoli "rilievi", "resti fossili" dei cordoni litoranei di un tempo. Esiste, persino, una località detta "Monti", che deve il suo nome proprio a questi piccoli "dossi". Le dune fossili, per la loro importanza naturalistica, sono comprese all'interno del perimetro del Parco del Delta).

Durante l'impero romano S. Basilio fu sede di un'importante stazione stradale della Via Popillia, una delle antiche strade di allora.

Ritornate, infine, sulla strada arginale e poco dopo, sulla destra, giungerete all'attracco fluviale di S. Basilio.

visualizza foto duna fossile

Percorso in canoa.

Partite dall'attracco fluviale di Papozze, attraversate il Po Grande ed imboccate l'incile del Po di Goro (alla vostra destra incontrerete l'attracco di Serravalle, in Provincia di Ferrara). Dall'attracco all'incile vi sono circa 500 m.

Penetrati nel Po di Goro, costeggiatene la riva sinistra e, appena individuerete una spiaggetta idonea, trasbordate. Scesi a terra, fatevi una bella passeggiatina nella golena di S. Maria in punta.

Riprendete poi il fiume e procedete verso valle.

A 300 m. dall'incile (cioè a 0,8 km. dalla partenza), sulla sinistra, si trova l'attracco fluviale di S. Maria in punta.

A 4,1 km. da esso (a 4,9 km. dall'imbarco), è ubicata, sulla sinistra, una cava di sabbia.

A 2,4 km. dalla cava (ossia a 7,3 km. dalla partenza), si passa sotto una linea elettrica.

A 700 m. da quest'ultima (8 km. dall'imbarco) si arriva ad Ariano. Il Po di Goro, alquanto stretto, ricco di salici e pioppi prima di Ariano, in prossimità di quel centro cittadino, si allarga abbastanza e le sue sponde risultano completamente cementificate.

Prima del ponte che collega Ariano con "Ariano Ferrarese, Codigoro e Consandolo" (vedasi foto nr. 204), si transita sotto una linea elettrica (a 8,2 km. da Papozze).

Dopo essere passati sotto quel ponte, a cento metri da esso, sulla sinistra, si incontra l'attracco fluviale di Ariano (a 8,3 km. dalla partenza).

A 200 m. dall'attracco (ossia a 8,5 km. dall'imbarco), si transita sotto il ponte della S.S. 495 (vedasi foto nr. 205).

Ad 1,6 km. da quello (a 10,1 km. dalla partenza), si passa sotto un gasdotto.

A 3,2 km. dal gasdotto (cioè a 13,3 km. dall'imbarco), sulla sinistra, si trova un ponticello ed un'idrovora.

A 700 m. da essa (14 km. dalla partenza),c'è lo sbarco.

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foto nr. 189.Itin.nr.12:il 1° tratto del Po di Goro, percorso in auto per raggiungere lo sbarco. L'oratorio S. Agostino a Corbola. Corbola, meno di tremila abitanti e di 20 kmq., è un piccolo Comune del Delta situato a ridosso dell'argine destro del Po di Venezia, un tempo abitato da una comunità di pescatori fluviali. Oltre all'oratorio di S. Agostino, da segnalare anche la chiesa parrocchiale, intitolata a S. Maria Maddalena, che, edificata nel primo novecento,presenta "richiami medioevaleggianti". Corbola fu il paese di Rosetta Pampanini, un grande soprano degli anni '30. La sua casa, in centro, è munita di un cancello in ferro battuto sul quale sono state ricavate e prime note di Madama Butterfly, di Puccini

 

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foto nr.190.It.nr. 12:il 1° tratto del Po di Goro.S. Maria in punta, la chiesa della Madonna del Traghetto.S. Maria in punta è un paese situato all'inizio del Delta, nel punto in cui il Po Grande dà luogo alla sua prima biforcazione (il Po di Venezia ed il Po di Goro). Antico borgo di pescatori fluviali, che ancora oggi conserva le atmosfere di un tempo, era conosciuto una volta con il nome di "S. Maria del Ramo" e di "S. Maria del Traghetto". Di quel toponimo rimane un ricordo nella chiesa,intitolata, per l'appunto, alla Madonna del Traghetto. Eretta nel 1309, in stile tardo romanico, venne rimaneggiata nel corso dei secoli. Il campanile,di stile romanico-ferrarese, è rimasto invece intatto.L'interno della chiesa presenta un soffitto a capriate mensolate in legno. L'altare maggiore ha una  pala del  '600;vi sono anche quattro cappelle laterali con altari in marmo, di stile barocco

 

visualizza foto foto nr. 191.It. nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro, S. Maria in Punta, l'oratorio di S. Antonio da Padova

 

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foto nr.192.It.nr.12:il 1° tratto del Po di Goro. S. Maria in punta,il monumento a "tutti i naviganti e pescatori del Po"

 

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foto nr. 193. It.nr.12:il 1° tratto del Po di Goro.S. Maria in punta, vecchia abitazione con camini esterni

 

visualizza foto foto nr. 194. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro. Ariano, vecchia casa padronale

 

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foto nr.195.It.nr.12:il 1° tratto del Po di Goro.Ariano, la piazza a ridosso del Po, la torretta con orologio del palazzo municipale. Ariano, Comune del Delta di circa 5.000 abitanti ed 80 kmq., deriva il suo nome da "Hadriani",stazione sulla via Popillia, antica strada romana risalente al 132 a. C., che congiungeva, biforcandosi nei pressi di S. Basilio, Ravenna con Adria e  con Aquileia. Il vecchio toponimo, probabilmente,indicava che questo territorio rappresentava la periferia di "Hatria", cioè Adria, l'importante città, un tempo sul mare, che ha dato il nomeal Mare Adriatico.Governata nel corso dei secoli dalla Santa Sede,dagli Estensi e contesa anche dai Veneziani,Ariano conserva bei palazzi e chiese a testimonianza dell'illustre passato. Degne di nota, per esempio, la chiesa dedicata alla Madonna della Neve, il palazzo comunale, in stile veneziano, e l'ampia piazza, circondata dal lungo Po e da due imponenti palazzi,di cui uno appartenuto agli Estensi

 

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foto nr.196.It.nr.12:il 1° tratto del Po di Goro.S. Basilio,la chiesetta omonima. S. Basilio, piccolo borgo a cinque chilome­tri da Ariano, prende il suo nome dall'oratorio dedicato a S. Basilio Magno di Cesarea,santo del IV secolo della Chiesa Orientale. Essa si erge su un'altura di poco conto, una duna fossile,testimone degli antichi cordoni ininterrotti di dune litoranee che risalevano addirittura al periodo degli Etruschi. Ora esse ricadono sotto la protezione natura­listica del Parco Naturale Regionale  del Delta del Po. Questa località si trovava lungo l'antica via Popillia.La leggenda vuole che la suggestiva chiesetta fosse stata edificata dai Paladini di Francia al seguito di Pipino nella guerra che condusse contro Venezia nell'809: si narra che fossero tanto alti che la costruirono senza servirsi di una impalcatura!Un sarcofago, posto presso la chiesa,contenne il corpo di S. Antonino

 

visualizza foto foto nr. 197. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro, la secolare quercia di S. Basilio

 

visualizza foto foto nr. 198. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro, l'incile

 

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foto nr.199.It.nr.12: il 1° tratto del Po di Goro, una farnia nella golena di S. Maria in punta. Oltre ai comuni salici e pioppi bianchi, si ha la possibilità, lungo il Po di Goro, di incontrare qualche "rara" essenza, come questa (un tempo, invece, presente in forma massiccia nelle antiche selve padane). La farnia, o "ròvera" (Quercus robur), è un albero delle Fagaceae alto fino a trenta metri, con corteccia grigio bruna, longitudinalmente fessurata. Le foglie sono caduche, lobate, con larghezza massima nel terzo superiore. I frutti sono ghiande, riunite a gruppi di 2-3 su un peduncolo comune, quasi sferiche e sostenute da una cupola a squame rombiche . Proprio perché quasi del tutto scomparsa altrove,la sua presenza nel Delta è molto importante

 

visualizza foto foto nr. 200. Itin. nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro. Golena di S. Maria in punta, fiori di topinambur

 

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foto nr. 201. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro. Golena di S. Maria in punta, i resti di una casa alluvionata

 

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foto nr. 202. Itin. nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro.S. Maria in punta:la vegetazione "fagocita" una casa alluvionata

 

visualizza foto foto nr. 203. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro visto dall'attracco di S. Maria in punta

 

visualizza foto foto nr. 204. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro, il ponte tra Ariano ed Ariano Ferrarese

 

visualizza foto foto nr. 205. Itinerario nr. 12: il 1° tratto del Po di Goro, il ponte sulla S.S. 495

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