Cap. V: perché muoversi in canoa e perché proprio nel Delta?

Molte possono essere le motivazioni personali che spingono ogni singolo canoista a praticare questo sport.

C'è chi va in canoa semplicemente per fare un'attività fisica piuttosto che un'altra; chi invece perché vuole stare immerso nella natura, in silenzio e da solo, lontano dal caos delle città, a contatto con l'acqua, all'aria aperta, riscaldato dal sole.

Pagaiare lungo il Po, i suoi rami, le sue lagune, ecc., coniuga un po' tutte queste esigenze, ma soprattutto permette di scoprire luoghi nascosti ai più, irraggiungibili a piedi ed anche da imbarcazioni più grandi.

La canoa canadese o il kayak (d'ora in poi semplicemente "canoa"), infatti, permettono di navigare anche se vi sono pochissimi centimetri d'acqua; il loro scarso peso, inoltre, consente al canoista, nel caso in cui incontri un ostacolo lungo il percorso, di superarlo effettuando quello che tecnicamente viene chiamato "trasbordo".

Le scarse dimensioni dello scafo, danno la possibilità di transitare negli stretti paradeli che sarebbero altrimenti inaccessibili ad altri tipi di natanti.

L'impercettibile rumore della pagaia quando si immerge in acqua, consente di avvicinarsi agli uccelli in maniera incredibile e di facilitare la pratica del bird-watching.

In canoa, per esempio, potete osservare un pendolino ("Remiza pendulinus", un piccolo uccellino dalla testa bianco-grigia con una mascherina nera ed il dorso marrone-rossastro, che costruisce un particolarissimo nido a forma di fiasco all'estremità di rami flessibili, vero capolavoro d'ingegneria, perché incredibilmente leggero nonostante le sue notevoli dimensioni, rispetto anche alla mole del suo fabbricante) mentre prepara il suo nido sopra la vostra testa; oppure potete avvicinarvi ad un pullus (pulcino) di volpoca ("Tadorna tadorna", grossa anatra, dall'aspetto di oca, specie rara e particolarmente protetta, presente nel Delta, che deve il suo nome al fatto che assomiglia ad un'oca e che nidifica in tane sotterranee come la volpe) sino quasi a toccarlo. Potete assistere, nascosti tra le canne, allo sbalorditivo rito di corteggiamento dello svasso maggiore ("Podiceps cristatus", uccello di palude dotato di due ciuffetti nerastri ed una sorta di collaretto castano e nero nella parte alta del collo, becco dritto e dita delle zampe lobate) che, camminando letteralmente sull'acqua, esegue la sua parata nuziale.

In canoa potete pagaiare, in primavera, sotto i rami dei salici e respirare il dolce profumo delle loro inflorescenze; oppure, d'estate, potete raggiungere spiaggette deserte, prendere il sole e fare il bagno in mare senza "scocciatori" a fianco.

All'interno della canoa, inoltre, potete caricare agevolmente viveri, bevande, macchine fotografiche, ecc., ed addirittura una tendina da campeggio e potete permettervi anche escursioni prolungate.

Ma forse la cosa più affascinante che prova chi va in canoa è il senso dell'esplorazione e della scoperta: in canoa il baricentro del canoista è molto basso ed il suo campo visivo è quindi assai ridotto (è come essere seduti sull'acqua!) ed ha perciò la curiosità di sapere cosa possa esserci oltre la prossima ansa del fiume. Ogni volta è una sorpresa nuova!

Altro aspetto peculiare, inoltre, è il fatto che in acqua non vi sono i punti di riferimento che vi sono sulla strada: non vi sono tabelle chilometriche, né segnali stradali.

In mezzo al fiume bisogna imparare ad orientarsi con i campanili, che riescono a sopraelevarsi rispetto agli altissimi argini maestri, oppure con i ponti, i tralicci dell'alta tensione o i metanodotti sotto i quali si transita.

Tutte sensazioni nuove, diverse da quelle che prova chi solitamente è abituato a spostarsi in macchina.

Il mondo si vede da una ottica diversa, rivoluzionaria rispetto a quella consueta: dal basso verso l'alto, sentendosi piccoli piccoli in mezzo al "Grande Fiume", che in alcuni tratti è largo addirittura un chilometro!

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foto nr. 18. Una splendida giornata ventosa ed assolata di Maggio. La spiaggetta deserta di uno scanno sperduto. Nel raggio di chilometri e chilometri neanche la traccia di un altro essere umano,ma solo animali e piante.Il canoista, appagato dalla solitudine, si sente "un esploratore" e lascia un' "innocente" traccia del suo passaggio. E' come avere conquistato un "piccolo Everest" con la forza delle proprie braccia

                                                                                               

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foto nr. 19. In alcuni  tratti,il  Po  sembra  un  mare e, quando si sta pagaiando proprio nel mezzo del suo alveo, ci si sente piccoli piccoli, quasi "schiacciati ed impauriti" dai suoi enormi argini maestri. Una sensazione di vastità e potenza che il Grande Fiume dà al "piccolo" canoista

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