Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" dell'1 Marzo 2002: <<PORTO TOLLE. Gli ambientalisti veneti e dell’Emilia Romagna si oppongono al progetto di riconversione della Centrale utilizzando questo combustibile. Orimulsion, Verdi e Legambiente in rivolta. "Così si minaccia una delle più importanti zone umide italiane". Angelo Mancone: "Un fronte unito tra le due regioni">>

Contro il progetto di conversione della centrale elettrica di Porto Tolle al combustibile Orimulsion, giudicato altamente inquinante, Legambiente scende in campo con la struttura nazionale e quelle regionali del Veneto e dell'Emilia-Romagna.

«Dal porto di Ravenna, infatti - spiega da Bologna la consigliera regionale Daniela Guerra dei Verdi - dovrebbero passare le navi che trasporterebbero l'Orimulsion dal lontano Venezuela, con tutti i rischi di una malaugurata ipotesi di sversamento in mare aperto, o in un tratto del Parco del Delta, di questo bitume solubilizzato ed emulsionato con un pericoloso tensioattivo. Inoltre - prosegue la consigliera -, la Provincia di Ferrara ha chiesto il proprio coinvolgimento nelle procedure di impatto ambientale, con un ordine del giorno votato in Consiglio il 13 febbraio scorso». Il presidente dell'amministrazione provinciale ferrarese ha manifestato le forti preoccupazioni delle popolazioni e delle amministrazioni locali.

«Invece dell'Orimulsion - suggerisce Legambiente - l'Enel scelga il metano», in quanto il combustibile contestato "seguirebbe solo interessi economici di parte". Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, attacca quindi il progetto per la centrale Enel di Polesine Camerini: «L'impatto sul territorio e sul delicatissimo ecosistema del Delta sarebbe catastrofico - afferma Ferrante -. Basti pensare alla movimentazione, via mare, del combustibile necessario (circa 210 tonnellate all'ora). Oppure ai 60 camion quotidiani per smaltire il calcare derivante dalla combustione del bitume. O, ancora, alle emissioni in atmosfera: l'Orimulsion è molto economico, ma ricchissimo di zolfo e metalli pesanti. Una volta attivata, la centrale libererà nell'aria 300 mg di SO2, 100 di Nox e 30 di polveri per ogni metro cubo di emissioni. Sono quantità minori rispetto a quelle prodotte con l'olio combustibile, ma non paragonabili a quelle che si otterrebbero con il metano: niente polveri, niente SO2, e solo 88 mg/Nmc di Nox».

E prosegue Ferrante: «Seppure al di fuori del Parco del Delta del Po, la centrale ne è al confine e la legge istitutiva ne prevede espressamente l'alimentazione a gas metano o ad altre fonti di pari o minore impatto ambientale. Questo Parco è una delle più importanti zone umide italiane, con oltre 20 siti di importanza comunitaria: così verrebbe condannato all'estinzione».

«Non esiste soluzione alternativa al metano», aggiunge Angelo Mancone, presidente di Legambiente Veneto. «Contro questo piano - afferma - c'è già, sul versante emiliano, un fronte unito del quale fa parte anche il Parco dell'Emilia Romagna». E per Luigi Rambelli, responsabile nazionale Turismo e presidente di Legambiente Emilia Romagna, questo «progetto sciagurato minaccia anche l'economia del Delta, che vive su natura, turismo e agricoltura: l'intero sistema turistico e la pesca dell'Alto Adriatico sarebbero sottoposti ad un grave rischio se una sola di queste "carrette" sversasse il suo contenuto in mare».