Da “Il Corriere di Rovigo” del 17.01.2002: <<Porto Tolle. Regione Veneta e Parco nel mirino del vicesindaco. Vidali “irrita” gli ambientalisti. “Non è vero che non si sono creati posti di lavoro” (Comunicato stampa degli Amici del Parco)>>

Il recente "sfogo" del vicesindaco di Porto Tolle, Gianni Vidali, suscita nuovamente le ire degli ambientalisti del coordinamento degli Amici del Parco. La mancata partecipazione (l'ennesima), infatti, dei politici della Regione ad una riunione, tenutasi nel suo Comune, indetta per discutere del "progetto di ambientalizzazione dell'Enel", ha portato Vidali a dichiarare, in sostanza, che la Regione diserta tali riunioni perché, invece di difendere i posti di lavoro, "difende" il Parco, che, in tre anni di vita, di posti di lavoro non ne ha creati nemmeno uno.

Gli ambientalisti evidenziano in premessa che <<il vicesindaco "non sa" o si "dimentica" che all'Ente Parco è stato assegnato del personale (e, quindi, priva di fondamento è la sua tesi sulla mancanza totale di nuovi posti di lavoro), lo scopo degli ambientalisti non è quello di difendere la giunta Galan, che non brilla certo per "scelte ambientaliste" (vedasi, per esempio, quelle in materia di caccia), ma “spiegare” a Vidali alcune cose su un settore, il turismo, di primaria importanza per l'economia del Veneto e creatore di numerosi posti di lavoro>>.

Secondo gli ambientalisti, <<i posti di lavoro di questo settore non sono tuttavia facilmente quantificabili, almeno non come sono stati abituati a fare (una volta e per altri settori), alcuni "vecchi politici" delle nostre parti, avvezzi da tempo immemorabile a "fare l'appello casa per casa", "posto di lavoro per posto di lavoro", dei propri "concittadini-lavoratori-elettori">>.

La nascita di numerose nuove attività testimoniano le loro tesi.

<<Stridono nettamente con le dichiarazioni di Vidali, tra l'altro, proprio negli stessi giorni in cui egli "sparava" le solite "bordate" contro il Parco, i dati forniti dagli addetti del settore, che con toni trionfalistici, dichiarano che il Polesine, quest'anno, è stato la provincia con più alta crescita turistica della nostra Regione e che Rosolina ha registrato, addirittura, due milioni di visitatori>>.

<<Può affermare, in tutta onestà, Vidali, che il Delta, e quindi anche il suo Comune, non venga visitato in maniera sempre crescente dai suddetti turisti?>> incalzano ancora gli Amici del Parco. <<Alberghi, aziende agrituristiche, campeggi (quelli autorizzati, ovviamente, non quelli abusivi sugli scanni o quelli che dovrebbero sorgere sui rifiuti), ostelli, cooperative che offrono servizi turistici, ecc., non sono per caso aumentati notevolmente rispetto a soli pochi anni fa e non danno, forse, da lavorare a tanta gente nuova? Si può asserire, infine, senza timore di smentite, che ciò sia dovuto anche all'esistenza del Parco?>>.

Ma il vero attacco alle dichiarazioni di Vidali arriva, ovviamente, quando si parla della Centrale di Polesine Camerini. Secondo gli ambientalisti, infatti, <<resta difficile credere  che tutte queste persone vengano nel Delta per ammirare quello che per Vidali, evidentemente, è l'unico "biglietto da visita" della nostra terra, ossia il "camino da record" della Centrale Enel, e per respirare la "salubre" aria, cancerogena e teratogena (e lo sarà ancor più con l'orimulsion), che da esso viene "espettorata" ai quattro venti e che (dati O.M.S.) fa "vantare" alla nostra Provincia ("primato", questo, non "invidiabile", come quello dei progressi in campo turistico) il 5% in più del resto della Regione per decessi a causa dei tumori. Privo di spiegazione è il fatto, quindi, che la classe politica di Porto Tolle sia così sollecita ad accettare quanto gli viene proposto dai vertici dell'Enel (addirittura progetti ancora più dannosi alla salute, come quello dell'orimulsion, per l'appunto), mentre altri Comuni, impelagati negli stessi problemi (vedasi centrali di Sermide ed Ostiglia), sono "riusciti a convincere l'Enel" a riconvertire a metano gli impianti che insistono sul loro territorio, anche senza "ope legis" (per Polesine Camerini, invece, la riconversione sarebbe dovuta avvenire grazie alla legge sul Parco).

Perché per Porto Tolle non è possibile lo stesso processo? Tralasciando le "risposte tecniche" dell'azienda elettrica (il diniego alla riconversione nasconderebbe calcoli di profitto), è ipotizzabile, invece, che ciò sia riconducibile ad un duplice scacco portato alla Giunta  Comunale da due fronti: da una parte i vertici dell'Enel che, se non si accettano le loro condizioni, paventano la vendita dell'impianto (e ciò vuol dire dare l'addio ai miliardi di I.C.I. che sinora hanno apportato vitale ossigeno alle casse comunali), dall'altra gli stessi dipendenti della Centrale che, assieme ai cacciatori, costituiscono la maggior parte del serbatoio di voti che garantisce la vita all'attuale maggioranza politica e che, conseguentemente, premono affinché venga mantenuto il loro posto di lavoro a qualunque prezzo>>.

(Comunicato pubblicato anche ne "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 30.01.02. Nota degli Amici del Parco)