Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 17 Febbraio 2002: <<AMBIENTE. Dibattito a Palazzo Celio sul futuro della Centrale. Illustrate le esperienze di Brindisi e Sassari. "Orimulsion? Abbiamo già dato".Avviate due raccolte di firme per negarne l’utilizzo all’Enel e promuovere i combustibili non inquinanti>>

"L'orimulsion è pericoloso per l'ambiente e la vocazione del Delta è sicuramente il turismo". Il dibattito di ieri mattina in Provincia, organizzato dal Gruppo misto, ha messo a confronto varie esperienze (in particolare quelle di Brindisi e Sassari dove viene utilizzato l'orimulsion) e il punto centrale era proprio rappresentato dalla bocciatura del progetto dell'Enel per Polesine Camerini. I promotori del dibattito hanno in più occasione ribadito la necessità di convertire la centrale a metano, come a Sermide e Ostiglia.«L'Enel da oltre dieci anni non investe nelle centrali e ha lucrato sulla rendita di posizione - ha detto Antonella Bertoli, presidente del Consiglio provinciale - Per conoscere il nuovo combustibile basta leggere le notizie provenienti dalla Sardegna o da Brindisi per scoprire gli effetti dannosi provocati dall'orimulsion. L'attuale sistema di distribuzione della rete elettrica non può prescindere dalla centrale di Polesine Camerini. Il piano orimulsion ha un costo di 1100 miliardi e secondo l'azienda garantirà la sopravvivenza della centrale per 20 anni e l'occupazione per 240 unità, con rendimento del 41 per cento. Una nuova centrale a turbogas della stessa potenza costerebbe 1800 miliardi, con un'occupazione di 250 unità e un rendimento del 55 per cento. L'attuale produzione di energia elettrica potrebbe essere realizzata con 3 gruppi, riducendo l'investimento ai livelli pari dell'orimulsion». Ottavio Canalis, assessore a Sassari, ha spiegato che la cittadinanza dopo aver bocciato il carbone vide arrivare l'orimulsion. «Le emissioni erano sotto i limiti di legge - ha detto - ma in poco tempo si verificarono ben tre incidenti con fuoriuscita del prodotto e danni notevoli. Per l'orimulsion, che ha un alto livello di metalli, servono impianti davvero all'avanguardia». Vincenzo Balestra, assessore a Brindisi, ha poi sottolineato che l'alto tasso di inquinamento della sua città è anche collegato a un territorio compromesso da chimica e altre produzioni. «A Brindisi c'è un grande polo chimico-energetico - ha ricordato - e per questo è definita area ad alto rischio ambientale. Quando venne presentato l'orimulsion abbiamo chiesto uno studio al Ministero. Le conclusioni evidenziano che le emissioni sono generalmente inferiori, tranne che per quanto riguarda vanadio, mercurio e monossido di carbonio. Il nostro problema è stato quello di far rispettare gli accordi con l'Enel. Alla fine si sono rotti i rapporti tra società e istituzioni. Più che bocciare l'orimulsion, noi chiediamo certezze anche al Governo visto che l'Enel tende a fare quello che fanno tante altre società».Decisamente più allarmante il quadro tracciato da Edoardo Benazzi, presidente del Comitato tutela e ambiente e salute di Roncoferraro e Villimpenta che, sempre sull'orimulsion, ha affermato che il bitume si forma in un giacimento ricco di metalli pensanti e che quindi, alla fine, non ci sono grandi vantaggi rispetto all'olio combustibile. «La desolforazione è costosa e sono previsti circa 55 camion al giorno in entrata e 60 in uscita per il calcare». Anche in questo caso è stato sostenuto il progetto di metanizzazione. «Le scelte strategiche delle singole aziende - ha poi spiegato Domenico Romeo, capogruppo del Gruppo misto - devono essere coerenti con lo sviluppo dell'Azienda Paese. Le scelte devono essere congrue con lo sviluppo economico, l'equilibrio dell'ecosistema e la salute dei cittadini. L'eventuale scelta di utilizzare orimulsion arrecherebbe gravi e irreparabili danni a attività come turismo, agricoltura e pesca. Non abbiamo mai fatto terrorismo psicologico, ma non apprezziamo le dichiarazioni dell'Enel che, in caso di mancata modifica delle legge, intenderebbe chiudere gli impianti con la conseguente perdita di posti. Siamo preoccupati, chiediamo al presidente della Regione di mantenere la fermezza in ordine alle richieste di modifica di legge e alle forze politiche di intervenire. Il Polesine ha già dato, l'Enel deve compiere una scelta che la gente di questa terra merita». Nel corso del dibattito sono state raccolte le firme per due petizioni da inviare a Governo e Regione. Nel primo caso si chiede di negare l'autorizzazione all'Enel ad usare orimulsion, nel secondo sipunta a fare in modo che la Regione non modifichi la legge sul Parco del Delta che prevede l'obbligo, per le centrali ricadenti in area Parco, a funzionare a metano o con fonti alternative non inquinanti

<<IL CONFRONTO>>

Nel dibattito sono emerse posizioni spesso contrastanti (da notare l'assenza del Comune di Porto Tolle). Il presidente della Provincia, Federico Saccardin, ha difeso il progetto. «L'orimulsion come tutti sanno è ammesso dalla legge - ha detto Saccardin - e questa è una garanzia. Anzi, da quanto ci risulta con questo percorso la centrale di Porto Tolle avrà un impatto ambientale pari a quello dell'impianto di Fusina (Marghera) che viene considerato tra i migliori. Il piano orimulsion, inoltre, è stato anche approvato da una commissione tecnica istituita in Provincia. Vogliamo salvare la centrale ed ora attendiamo la valutazione di impatto ambientale». Il grido d'allarme è arrivato da Paolo Papazzoni, presidente del Comitato Cidas che ha ripetutamente attaccato l'Enel per non tenere in dovuta considerazione le ricadute ambientali dei vari impianti. Papazzoni ha precisato che è necessario seguire l'esempio delle centrali di Sermide e Ostiglia che sono state riconvertite ed ha anche segnalato che l'aumento di tumori deve far riflettere il mondo politico. «Serve - ha concluso - una consultazione referendaria». Renzo Marangon, consigliere regionale azzurro, ha ribadito il suo no al ricatto Enel. «La centrale deve andare con combustibili compatibili - ha spiegato - L'Enel non vuole il metano per motivi economici». L'avvocato Angelo Forte ha invece sostenuto che dal punto di vista legale si può optare per la tutela preventiva e quella repressiva.