Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 20 Novembre 2001: <<ENERGIA. Piogge oleose, l'Enel perde la seconda causa. La direzione della società elettrica dovrà risarcire parte dei danni provocati ad un’autovettura>>

Ottenere il risarcimento dei danni provocati dalle piogge oleose della centrale Enel di Polesine Camerini? E' un procedimento forse lungo e complicato, ma non è detto che debba essere considerato perso in partenza. «Non lo so, ho come l'impressione che molti si spaventino di fronte a questo colosso industriale. Ma bisogna tener presente che il cittadino ha dei precisi diritti che gli devono essere riconosciuti e, come in questo caso, difesi».

L'avvocato Pietro Turolla, residente a Codigoro ed iscritto al Foro di Ferrara, sembra dare per scontato quello che, almeno per molti abitanti del Delta, non è: la possibilità di vincere una causa contro l'Enel. Eppure, l'avvocato Turolla ha da poco vinto la seconda causa che condanna la società elettrica a risarcire i danni provocati dalle tristemente famose "piogge oleose". Nel dicembre scorso, infatti, il Giudice di Pace di Adria aveva disposto in capo all'Enel il risarcimento dei danni cagionati, poco meno di un milione, al terreno e alle autovetture di un agricoltore di Ocaro, località portotollese che si trova proprio all'ombra del camino della centrale Enel di Polesine Camerini. Un precedente ribadito dalla sentenza, sempre del Giudice di Pace di Adria, con cui il 9 ottobre scorso l'Enel è stata condannata a pagare i danni provocati ad un'autovettura dalla ricaduta di particolato solido, quella che viene comunemente chiamata "pioggia oleosa". I fatti risalgono alla notte tra il 23 e il 24 agosto 2000 sempre in località Case Ocaro: la fuoriuscita di materiale oleoso e corrosivo dal camino della centrale danneggia un'autovettura parcheggiata nel cortile di un'abitazione e costringe la proprietaria a farla completamente riverniciare. Una spesa preventivata di tre milioni, cui vanno aggiunte altre 150mila per il fermo sosta. L'Enel si è difesa contestando la caduta acida nella notte tra il 23 e il 24 agosto 2000, documentando il perfetto funzionamento della centrale e la permanenza delle emissioni al di sotto del limite di tolleranza.

Secondo il Giudice di Pace di Adria, però, il regolare funzionamento della centrale non è sufficiente a provare che emissioni oleose non ci siano state perchè "è notorio che escano sempre delle sostanze oleose che si disperdono in un raggio più o meno grande a seconda delle variabili metereologiche quali venti, temperatura, umidità ecc. Ciò è pubblico e notorio tant'è che con una certa frequenza anche dalla stampa locale sono state mosse critiche alla centrale riportando lamentele e lagnanze della popolazione preoccupata per la propria produzione orticola e agricola in geneere e per gli stessi immobili". Che i fumi emessi dalla centrale contengano sostanze che possano corrodere, poi, "è fuori di dubbio", come il fatto che "la popolazione si è più volte rivolta alle autorità locali perchè intervenissero in merito". Provato il danno, con una serie di testimonianze che l'Enel non è riuscita ad invalidare, il Giudice di Pace ha però decurato il risarcimento richiesto: il fermo sosta è stato negato perchè, al momento della citazione, il lavoro non era stato ancora eseguito, mentre solo i due terzi della verniciatura sono stati dichiarati risarcibili perchè l'autovettura, non regolarmente lavata, non avrebbe dato modo di capire se era stata intaccata anche nelle giornate precedenti, visto che ciò potrebbe aver aggravato i danni causati dagli eventi eccezionali della notte tra il 23 e il 24 agosto 2000. Oltre ai due milioni di risarcimento, quindi, l'Enel dovrà rimborsare anche i due terzi delle spese di causa. Intanto, dopo aver riportato due successi, per l'avvocato Pietro Turolla si profilano altri tre casi il cui esito, visti i precedenti, lascia ben sperare.

Chi ha detto che l'Enel non si può battere?

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