Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13.12.2000: <<Porto Viro. Ancora un anno di tempo per completare il progetto Life natura. Vengono costruiti e attrezzati itinerari turistici per valorizzare flora e fauna. Pineta Fornaci protetta.Aree di visitazione anche le golene Ca’ Pisani, Ca’ Tripoli e Ca’ Zen>>

Dopo la proroga ottenuta, terminerà il 31 dicembre 2001, il progetto Life Natura di salvaguardia dei siti di nidificazione del Delta del Po, che consentirà nel Comune di Porto Viro, comune capofila del progetto, la fruizione controllata della pineta di Donada, località Fornaci, con la realizzazione di sentieri di visitazione, e della golena di Ca' Pisani.

Il Comune di Porto Tolle, sarà permessa la visitazione della golena Ca' Tripoli, e nel Comune di Taglio di Po la visitazione della golena di Ca' Zen e dell'isola fluviale denominata isola Paradiso. Infatti, come afferma il responsabile del progetto, il consigliere comunale di Porto Viro, Dismo Milani, Msi sta completando la fase realizzativa degli interventi nelle aree golenali e di pineta, interessanti i Comuni di Porto Viro, Taglio di Po e Porto Tolle. Sono soddisfatto continua dei risultati fin qui raggiunti. Dopo il positivo incontro con il direttore del Magistrato per il Po, Montani, sembra che anche gli ultimi progetti tecnici possano essere risolti.

In particolare, è stato raggiunto un accordo di collaborazione con la struttura tecnica del Magistrato, in modo che gli interventi di salvaguardia degli habitat risultino compatibili con l'esperienza di salvaguardia idraulica. Questo accordo, come evidenziato da Milani, è determinante anche nei rapporti che i Comuni hanno con la Comunità Europea, che per la prima volta vede coniugati progetti di salvaguardia ambientale con interventi prettamente idraulici. Infatti tutti gli interventi previsti, avranno come principale finalità la salvaguardia degli habitat, e tutte le opere sono realizzate attraverso l'approccio dell'ingegneria naturalistica.

Oltre agli interventi di carattere strutturale, che altro? È prevista, come ha detto il responsabile del progetto, l'elaborazione di un piano di gestione naturalistica dei siti interessati dal progetto, che dovrebbe consentire l'individuazione di prime linee guida per il futuro piano di gestione del Parco Regionale del Delta del Po. Sicuramente, quest'ultimo obiettivo è il più difficile ed ambizioso, poiché le risorse a disposizione per tale elaborazione, risultano alquanto limitate. C'è una speranza che la richiesta di finanziamento aggiuntivo, inoltrata alla Regione Veneto nell'ambito dell'iniziativa denominata "Il percorso della memoria", possa essere approvata consentendo la realizzazione di un lavoro più completo.

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13.12.2000: <<IL PERCORSO. Piante con carta d'identità>>

I lavori relativi al progetto Life per la salvaguardia dei siti di nidificazione, che gode di finanziamento europeo, sono eseguiti, dagli uomini del Servizio Forestale Regionale di Padova e Rovigo. Il Piano di gestione invece, è redatto dalla Lipu, in collaborazione con il responsabile del progetto, Dismo Milani, e, per quanto riguarda la cartellonistica e le foto, il lavoro è stato affidato ad Aster e Lipu.

A Porto Viro l'area interessata è di 24 ettari, ora di proprietà regionale, in quanto acquistati attraverso finanziamento comunitario. La pineta su dune fossili, completamente recintata, avrà 5 accessi, 2 in via Pirandello, per i visitatori, gli altri, comunque realizzati con doppio cancello, uno grande ed uno piccolo, di servizio. I percorsi ricalcano gli esistenti, quindi il rispetto ambientale sarà massimo: unico intervento, sarà quello di corredare i sentieri stessi con cartellini indicanti le specie di piante esistenti, quindi esclusivamente cartellonistica ed apposita segnaletica. Ove, necessario, saranno realizzate apposite staccionate, a difesa della flora e delle dune.

Inoltre cestini e panche in legno, arrederanno i sentieri. Una volta completati i lavori, l'accesso sarà permesso e garantito con servizio di accompagnamento dei visitatori, con guide a scopo divulgativo degli aspetti naturalistici del luogo, servizio che sarà svolto dal Servizio Forestale Regionale di Padova e Rovigo e dal Comune di Porto Viro, direttamente, o mediante i delegati in possesso di idoneità al servizio stesso, mentre la gestione e la manutenzione dell'area e delle opere realizzate, compete al Servizio Forestale Regionale.

Da sottolineare inoltre, che il materiale divulgativo e di studio elaborato, potrà essere richiesto da associazioni ed enti, per mostre ed esposizioni, così come chi dovesse essere interessato alla presentazione di progetti Life, può contattare, presso il comune di Porto Viro, il responsabile Dismo Milani e il tecnico Marco Gottardi, al fine di usufruire delle esperienze pratiche maturate nel corso della progettazione

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13.12.2000: <<Porto Tolle. L’ipotesi del termovalorizzatore. Santa Giulia teme l'ondata di rifiuti>>

«Realizzare un termovalorizzatore a Cassella significa ipotizzare un tipo di sviluppo che è il contrario di quello fin qui desiderato».

La contrarietà di Nuova Frontiera all'impianto, secondo il capogruppo Lorenzo Gibin, è tutta racchiusa in questa frase. Un concetto ribadito con più forza perché espresso nel corso di una partecipata riunione a Santa Giulia dove sono intervenuti i consiglieri Gibin e Attilio Pezzolato, Antonio Bondesan (Sdi), Luigi Pizzo e Claudio Bortolotti (Rifondazione comunista) e il capogruppo consigliare della Lega Nord Renzo Mirimin.

Nella ricostruzione dei fatti, Gibin è partito dalle notizie apparse sui giornali, con dichiarazioni di assessori e dell'imprenditore promotore dell'iniziativa, la richiesta di convocazione del Consiglio comunale respinta dal sindaco perché il fatto era "virtuale" e, pochi giorni dopo, la divulgazione della relazione che ha impiegato due settimane in Municipio, per arrivare alla nuova richiesta di discussione che si avrà nei prossimi consigli comunali. Pezzolato ha sostenuto che «è legittimo pensare che l'impianto sia stato al centro di uno scambio elettorale. Questi impianti non si possono fare a Porto Tolle: il precedente del termovalorizzatore di pneumatici insegna che è una perdita di tempo. Per realizzarlo in zona agricola, serve una modifica del Piano regolatore, il passaggio in Regione con tempi abbastanza lunghi. Per quel che riguarda la produzione di energia elettrica, poi, l'impianto deve avere il via libera dell'Autority (a tutt'oggi mancante) mentre infine la provincia, in tema di smaltimento di rifiuti, ha adottato politiche non compatibili, con il Cdr (combustibile da rifiuto) ottenuto a Sarzano, un terzo del fabbisogno teorico dell'impianto di Cassella, destinato a Fusina».

Nell'ampia discussione che si è aperta, i cittadini hanno auspicato di avere la possibilità di discutere anche con i fautori dell'impianto per capire meglio la questione, mostrandosi però preoccupati per il rischio che il progetto possa pregiudicare la vocazione agricola e le prospettive turistiche della zona. Un tasto su cui hanno spinto prima Gibin che ha riconosciuto come «sulle scelte che riguardano il territorio, i cittadini debbano essere informati», ricordando poi le scelte fatte con la variante al Piano Regolatore ed i quadri di ripristino ambientale. Per Pizzo invece «è giunto il momento di lavorare ad un tipo di sviluppo che tenga conto di Parco, turismo, agricoltura di qualità e pesca. Questo dovrà essere il dopo-centrale».

Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 13.12.2000: <<Un megaimpianto per 150 mila tonnellate. Piattaforma ecologica per lo stoccaggio>>

Utilizzando la documentazione ufficiale, la relazione introduttiva inviata dal Gruppo Pubblic Consult Spa di Milano, Nuova Frontiera ha illustrato ai cittadini come sarà il termovalorizzatore che potrebbe essere realizzato a Cassella. Naturalmente enfatizzando gli aspetti "tecnici" negativi quali la possibilità di bruciare oltre al Cdr anche rifiuti assimilati agli urbani e quelli ospedalieri e, soprattutto, la possibilità che venga realizzato un cosiddetto "polo integrato". In buona sostanza, collegare all'impianto di termovalorizzazione da 120 - 150.000 tonnellate annue (da alimentare con apporti da altre province) due discariche di servizio per rifiuti inerti e pericolosi, una piattaforma ecologica per lo stoccaggio provvisorio e la lavorazione dei rifiuti raccolti in modo differenziato.

In quest'ultima, cioè, verrebbe quasi esaurito il ciclo dei rifiuti. Resterebbe infatti fuori il trattamento dell'organico visto che la Provincia ha già attivato un impianto a Sarzano.

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