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Chiesa di San Giuseppe a Via Nomentana di Roma

di Graziano Fronzuto




 Chiesa di San Giuseppe a Via Nomentana - Roma
A volte la Storia è davvero fulminea.
Le basta un solo evento, magari un solo giorno, per marchiare a fuoco un luogo, una città, una chiesa, un organo. Non è sempre detto che l’evento sia drammatico, e questa volta l’evento è stato particolarmente felice, gaio e mondano. Però è stato anche l’inizio di una catena di altri eventi, culminati nel modo più tragico che si possa immaginare.
Poi, l’oblìo, ed anche una lunga damnatio memoriae su tutto.
Dopo aver letto nella pagina "Un Organo per il Führer" le vicende dell’organo per Hitler, è stato lecito chiedersi se mai sia esistito un organo per il Duce, dove sia esistito e soprattutto se sia sopravvissuto.
La ricerca è stata breve: bastava riflettere ed aprire gli occhi. Ovviamente partendo da Villa Torlonia, residenza nobile, concessa dal Principe Giovanni Torlonia a Benito Mussolini, quale Capo del Governo, in comodato col canone annuale simbolico di Una Lira.
Immediatamente prima del cancello monumentale della Villa c’è una bella chiesa neoromanica, costruita nel 1905 per ordine di Papa S. Pio X e di monsignor Luigi Santini, Abate Generale dei Canonici Regolari Lateranensi, i cui rispettivi stemmi (del Papa e dell’Ordine) sono realizzati in mosaico sulla facciata. La chiesa è quella di San Giuseppe a Via Nomentana.
Edificata su disegno di Carlo Busiri-Vici, è stata fondata grazie all’impegno di monsignor Luigi Santini (una lapide nella navata destra lo ricorda) e aperta al culto nel 1905, anno della morte del religioso, come attesta l’iscrizione sulla facciata. L’interno a pianta basilicale è suddiviso in tre navate senza transetto sormontate da matroneo ininterrotto. Il catino absidale è stato decorato dal pittore Eugenio Cisterna (1909). Dopo il 1920, per iniziativa del parroco Arcangelo Minelli, la chiesa è stata notevolmente arricchita con decorazioni a mosaico in stile cosmatesco realizzate a Venezia e di notevole valore figurativo, con la statua di S. Giuseppe, opera di Francesco Nagni, e con la costruzione dell’organo.
Durante il Regime Fascista è stata considerata ed utilizzata come "cappella privata" dalla famiglia Mussolini (residente nella vicina Villa Torlonia). Per questa ragione, non appare improbabile la tradizione orale che attribuisce il finanziamento di parte delle decorazioni e dell’organo a donazioni personali, fatte in via anonima e riservata, dallo stesso Duce. Non a caso, tutti gli storici del periodo, anche quelli di matrice ideologica più lontana, concordano su un fatto: Mussolini ha tenuto per sé i soli proventi che gli spettavano come fondatore ed editore del giornale "Il Popolo d’Italia" mentre tutti gli altri stipendi ed emolumenti connessi alle sue cariche governative sono stati completamente devoluti in beneficenza in forma anonima, per sua personale disposizione, a partire dal 1922 e fino agli ultimi giorni della sua vita.
Ciò, pur non riducendo alcuna delle sue gravissime responsabilità, rende però verosimile la tradizione orale che vuole che questa Parrocchia sia stata tra le destinatarie di tale beneficenza.
Il giorno in cui la Storia è passata in questa chiesa è stato il 24 aprile 1930.
Quel giorno, in questa chiesa, vennero infatti celebrate le nozze tra Edda Mussolini, figlia prediletta del Duce, e Galeazzo, figlio dell’Ammiraglio Costanzo Ciano, eroe dei MAS durante la Prima Guerra Mondiale, Conte di Cortellazzo per meriti bellici, poi Ministro delle Comunicazioni e, successivamente, Presidente della Camera. Non ci dilungheremo oltre sulla vita e sulla tragica sorte di questi due personaggi, peraltro troppo noti per essere ignorati dalla storia moderna.
L’organo, in quell'occasione probabilmente suonato da Remigio Renzi (presente, si dice, in via riservata), risultò particolarmente apprezzato dalle numerose personalità presenti.
Il celebrante fu, con ogni probabilità, il già citato Parroco Arcangelo Minelli (non risulta che sia stato interpellato alcun Vescovo o Cardinale). Proprio per questa occasione furono realizzati l’altare maggiore e il soprastante ciborio, opera di Agnese Ximenez (1930, figlia dello scultore Ettore Ximenez, il cui villino è nella vicina Piazza Galeno, attualmente occupato da un Istituto Religioso femminile). Queste opere d’arte sono tuttora visibili, testimoni mute di un giorno ormai lontano...

L’organo esiste tuttora ed è in buone condizioni, praticamente nello stato originale, anche se elettrificato in seguito dalla Ditta Tamburini. Per conoscerlo occorre visitarlo di persona poiché (forse a causa della suddetta "damnatio memoriae") è stato finora ignorato da libri, articoli, regesti e quant’altro sia stato scritto sugli organi di Roma.
Lo strumento presenta due tastiere di 61 note ed una pedaliera di 32 note. La trasmissione attuale, interamente elettrica, è stata realizzata nel 1983 dalla ditta Tamburini, che ha anche effettuato l'installazione della consolle mobile posta in chiesa a fianco dell'altare e la sostituzione di due registri (Nazardo al posto della Viola 8 al Primo Manuale e Flautino 2 al posto del Salicionale 8 all'Espressivo). Lo strumento è dotato di 6 Combinazioni Fisse e 4 Combinazioni Aggiustabili.
Di seguito le sue caratteristiche:

Grande Organo

Principale 16
Principale 8
Ottava 4
Nazardo 2-2/3
Decimaquinta
Ripieno 7 file
Unda Maris 8
Bordone 8
Dolce 8
Tromba 8
Espressivo

Eufonio 8
Flauto 8
Flauto 4
Flautino 2
Viola 8
Concerto Viole 3 file
Oboe 8
Voce Corale 8
Tremolo
Pedale

Contrabbasso 16
Subbasso 16
Basso 8
Violoncello 8



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