Appendice 28

Observatorio Global de Medios
L'Osservatorio di fronte alle campagne internazionali

 




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LIBERTA' DI ESPRESSIONE E DIRITTO ALL' INFORMAZIONE IN VENEZUELA

Negli ultimi mesi si è registrata una insistente campagna internazionale di denuncia del fatto che in Venezuela non esisterebbe la libertà di espressione. Questa campagna è stata portata avanti da rappresentanti di organizzazioni e persone straniere e si è espressa attraverso informazioni, articoli di commento e dichiarazioni diffuse da mezzi di comunicazione nazionali e internazionali. In tutti i casi si è fatto ricorso ad affermazioni generali, senza apportare dati o argomenti che dimostrino questa grave accusa. Richiama l' attenzione l' insistenza di queste segnalazioni proprio nel momento in cui è stata raggiunta la firma di un importante accordo al Tavolo di dialogo e negoziazione.

Di fronte a questa campagna tendenziosa e che potenzialmente può generare gravi conseguenze per la convivenza democratica nel paese, l' Osservatorio dei Media del Venezuela fa i seguenti rilievi:

1) - L' esercizio del giornalismo in Venezuela ha vissuto situazioni difficili, soprattutto durante gli scontri di maggiore intensità tra i settori politici in conflitto. La maggioranza dei media privati hanno abbandonato la loro missione informativa per assumere posizioni politiche apertamente belligeranti. A loro volta i media statali hanno accentuato la loro tradizionale posizione governativa. Sono stati registrati aggressioni a media e giornalisti durante l' espletamento del loro lavoro. Queste aggressioni sono di due tipi. Sono stati compiuti atti di violenza da parte di gruppi civili, motivati generalmente dalla convinzione di essere stati a loro volta aggrediti per i loro contenuti informativi: gli uni dai media ufficiali, gli altri dai media privati. E sono stati compiuti atti violente, nello stesso tempo, da parte dei corpi di ordine pubblico. Entrambe queste espressioni di violenza costituiscono un delitto sanzionato dalla legge e, quindi, debbono essere menzionati. Nel secondo dei casi menzionati è preciso va segnalato che, non poche volte, alla provocazione diretta di alcuni giornalisti che, dimenticando l' impegno della loro funzione informativa, assumono a volte un atteggiamento belligerante e di sfida aperta a coloro che, per legge, compete il dovere di garantire l' ordine pubblico. E anche questo atteggiamento costituisce un delitto.

2) - Stando alle denunce informali dei cronisti di alcuni media privati, ci sarebbe una certa resistenza da parte delle fonti officiali a fornire le informazioni richieste. La giustificazione che si ottiene da queste fonti è che le loro informazioni e dichiarazioni, con frequenza eccessiva, verrebbero travisate da questi media.

3) - Le critiche del presidente della repubblica nei confronti di giornalisti e media, molte volte giustificate, si esprimono in un linguaggio che viene percepito, da parte di chi è oggetto di quelle critiche, come una minaccia. Anche se fino ad ora il governo non ha preso nessuna misura repressiva contro giornalisti e media di massa, ha rispettato il diritto alla libertà di espressione ed è stato tollerante fino all' eccesso. Cosa che dimostra chiaramente qual è l' orientamento politico dell' esecutivo nazionale sulla libertà di espressione. Solo la reazione del Presidente è stata presa come base per la detta campagna internazionale.

4) - Il progetto di legge sulla Responsabilità Sociale del sistema Radiotelevisivo viene presentato dai promotori di questa campagna nazionale e internazionale come un atto illegale che coarta la libertà di espressione, ma si dimenticano completamente i principi che sono alla base di questo progetto e gli articoli che racchiudono la cornice giuridica nazionale e internazionale. Né viene spiegato quali sono gli articoli che violerebbero le garanzie costituzionali.

Di fronte a questi fatti, l' Osservatorio rileva, in primo luogo, che i problemi che sorgono nel campo della comunicazione devono essere risolti dai venezuelani. Per questa ragione, senza disconoscere il diritto degli esperti di questo settore e degli organismi competenti di emettere su questo tema opinioni fondate, respingiamo fermamente questa campagna tendenziosa e l' ingerenza di persone o organismi stranieri che, per il loro contenuto e il loro orientamento, sembra facciano parte di un piano di destabilizzazione.

Riteniamo che per risolvere i problemi che abbiamo di fronte nel campo dell' informazione e della comunicazione, bisogna prendere le seguenti misure:

1. - I media privati devono abbandonare il loro atteggiamento di promotori ed agitatori politici e tornare a svolgere la loro funzione informativa, senza stravolgimenti né manipolazioni. Nello stesso tempo i giornalisti devono tornare a seguire l' etica professionale, senza atteggiamenti provocatori nei confronti di nessun gruppo sociale o politico o dei corpi di sicurezza dello Stato. I casi di aggressione fisica ai giornalisti devono essere trattati dagli organismi competenti come delitti.

2. - Da parte loro i dirigenti politici, e soprattutto quelli dei settori statali, fra cui i media di massa, devono esercitare la loro influenza per creare un clima di tolleranza che faciliti il lavoro dei giornalisti. La Procura generale, il Difensore civile, i corpi di polizia e i tribunali della repubblica devono assicurare una rigida risposta giudiziaria a ogni tipo di aggressione. Le fonti ufficiali hanno l' obbligo di fornire le informazioni chieste dai cronisti. In caso di stravolgimento bisogna esigere la pubblicazione delle smentite. A loro volta i media devono rispettare il diritto di replica e cioè diffondere le smentite in condizioni analoghe quanto a spazio e posizione che furono date alle informazioni oggetto di smentita.

3. - Quanto al progetto di Legge di Responsabilità Sociale è necessario segnalare che in Venezuela manca una legislazione aggiornata sul funzionamento delle emittenti radiotelevisive, che esercitano una influenza profonda sui cittadini, soprattutto i minori. Tutta la legislazione vigente si ispira a una legge del 1940, quando nel paese non c' era la Tv , e si basa su regolamenti parziali che trattano il settore in maniera frammentata. Senza valutare in dettaglio questo progetto, riteniamo che la sua discussione e approvazione sia una necessità improrogabile nell'area della comunicazione.

Allo stesso tempo riteniamo che questa regolamentazione del funzionamento della radiotelediffusione non implica in nessuna forma una limitazione del diritto alla libertà di espressione. Se qualche settore della società considera che nella legge ci sono aspetti che possono minacciare la libertà di espressione, si deve aprire un dibattito pubblico sul contenuto particolare di quegli aspetti. Mentre, squalificando genericamente questa legge come ''Legge bavaglio'' difficilmente potrà aprirsi un dibattito pubblico informato. Ripetiamo che la sua approvazione da parte dell' Assemblea nazionale, previa consultazione con i settori interessati e in termini tali da non trasgredire il dettato costituzionale, sia un atto di sovranità nazionale e permetterà al paese di porsi in linea con le indicazioni dell' Unione internazionale delle Telecomunicazioni.

L' Osservatorio ritiene che, a parte i problemi segnalati, nel paese è operante in pieno il diritto alla libertà di espressione. E' stato invece seriamente intaccato il diritto dei cittadini a ottenere una informazione onesta, bilanciata, non stravolta, soprattutto a causa del trattamento dei contenuti informativi da parte della maggioranza dei media commerciali. Per questo l' Osservatorio condivide il criterio che sui mezzi di comunicazione sociale si segnala nell' Accordo firmato dai partecipanti al Tavolo di Dialogo e Negoziazione in quanto al ''loro compito di informare i cittadini sulle opzioni politiche con un taglio di equità e imparzialità ''.

 

OGM denuncia all'opinione pubblica la manipolazione dei media

I venezuelani, e in modo particolare i giornalisti, hanno vissuto, a partire da più di un anno, in condizioni di estrema tensione e di permanente confronto, che minacciano seriamente la normalità delle nostre vite, del nostro lavoro e della nostra salute mentale.

Riconosciamo che gli avvenimenti politici che si sono succeduti nel paese costituiscono l' origine di questo preoccupante stato di cose. Senza dubbio, riteniamo che la intensità dei comportamenti aggressivi nelle nostre relazioni sociali, la loro estensione ad ampi strati della popolazione e le manifestazioni di intolleranza al di fuori di ogni controllo sono, in misura significativa, prodotto dell' azione dei mezzi di comunicazione sociale.

Difendiamo il diritto dei cittadini dei cittadini di assumere la difesa delle loro posizioni politiche e ideologiche, così come il loro diritto a sviluppare azioni di proselitismo a favore delle loro convinzioni, sempre nel quadro delle norme che reggono un regime democratico.

I mezzi di comunicazione sociale, i giornalisti e i collaboratori hanno il diritto di esprimere le loro convinzioni politiche negli spazi riservati alle opinioni, rispettando le regole di tolleranza e i valori umani che la società venezuelana difende. Allo stesso tempo sia i giornalisti che gli editori sono obbligati a rispettare il diritto costituzionale dei cittadini a ricevere una informazione imparziale e pluralista.

Niente di tutto questo è stato rispettato dalla maggioranza dei media venezuelani durante più di un anno. Con differenti gradi di intensità, l' orientamento informativo e politico di questi media, di alcuni giornalisti e commentatori è stato indirizzato a esacerbare gli atteggiamenti di intolleranza della popolazione a livelli mai visti nel paese. La manipolazione dei media ha spinto grandi masse di cittadini a perdere la capacità di percepire nella giusta misura gli avvenimenti nazionali o li sta portando ad assumere comportamenti che minacciano il loro equilibrio psicologico e la sicurezza degli altri cittadini.

Ripetendo con insistenza messaggi in direzione di un imminente cambio di governo senza analizzare onestamente le condizioni oggettive, i media sono andati creando, in alcuni strati della popolazione, una profonda sensazione di frustrazione al non avverarsi della predizione mediatica nel tempo promesso, cosa che spinge ad adottare comportamenti disperati, aggressivi e di manifesta intolleranza.

I cronisti, che affrontano condizioni di lavoro estremamente pericolose, sono vittime di rifiuto e di aggressioni da parte di entrambi i poli della divisione politica imperante. Anche se operano in condizioni di lavoro che non hanno lo stesso grado di pericoloso di confronti armati, come è successo nell' aprile scorso, questi giornalisti rischiano comunque la propria sicurezza personale se vengono identificati come espressione di determinati gruppi editoriali. Assumendo atteggiamenti esacerbati e incontrollati, i gruppi di attivisti politici non sono in condizioni psicologiche per percepire i giornalisti come dei lavoratori e rispettare il loro lavoro professionale.

L'Osservatorio, nell' analisi realizzate finora, ha rilevato alcune costanti: - distorsione dei fatti, occultamento di dati e riferimenti, manipolazione delle dichiarazioni, sbilanciamento nella ricerca delle fonti e una tendenza permanente a presentare lo sviluppo degli avvenimenti da una prospettiva tendenziosamente apocalittica. Questo è più evidente nella titolazione, in cui si distorce l' informazione presente nell' articolo. Molti giornalisti hanno confessato all' Osservatorio le loro preoccupazioni per le condizioni di lavoro che imperano nei giornali. E in varie occasioni si trovano di fronte al dilemma di conservare il reddito da lavoro a spese dell' etica professionale.

Negli editoriali, nei commenti e negli articoli di opinione si ricorre ad aggettivi che feriscono la dignità della persona umana e che provocano da una parte l' indignazione del gruppo sociale che si sente sotto tiro e, dall' altra, modella o rinforza i pregiudizi e gli stereotipi nell' altro settore della popolazione. In questi spazi di opinione questo atteggiamento degli editori si manifesta anche nella sempre più nota tendenza a eliminare quei collaboratori che non concordano con la loro politica editoriale. In modo che la pluralità delle opinioni, una delle condizioni che richiede il sistema democratico per il suo funzionamento, è stata praticamente eliminata.

In una condizione di estrema divisione politica e sociale come quella che sta vivendo il Venezuela, questo comportamento dei media di massa implica che si sta cercando di generare una matrice di opinioni e comportamenti pronti ad accettare come valide le più pericolose decisioni politiche le cui conseguenze per la preservazione della pace sociale e della convivenza civile, sono imprevedibili. I responsabili diretti di questo atteggiamento dei mezzi di comunicazione sociale sembrano ignorare, di fronte al futuro del paese, la responsabilità che loro compete, come organi chiamati a svolgere una funzione sociale, nel generare questo processo di manipolazione delle menti e delle volontà dei venezuelani.

E nemmeno sembra preoccuparli la sorte dei giornalisti che stanno al loro servizio. Al contrario: il senso professionale dei nostri cronisti viene sfruttato dai dirigenti dei media in maniera perversa. Maggiori saranno i pericoli e più evidenti le aggressioni che i giornalisti subiranno e maggiori saranno i guadagni per i loro obbiettivi di proselitismo.

L' Osservatorio solidarizza con i giornalisti, senza distinzione fra le testate per cui lavorano, che sono stati o possano essere vittime di aggressioni nello svolgimento del loro lavoro come cronisti e respinge ogni atteggiamento che metta in pericolo la loro sicurezza come persone e come professionisti. Mettiamo quindi la nostra organizzazione al loro servizio.

Facciamo appello a tutte le persone e a tutte le istituzioni preoccupate per la situazione determinata dai mezzi di informazione di massa - ai giornalisti e ai loro organismi associativi, a tutti i collegi professionali, alle Ong impegnate nella difesa dei diritti umani, alle Chiese, alle Scuole di comunicazione sociale, ai loro professori e studenti, alle organizzazioni degli utenti dei media, agli operatori della salute mentale - per formare un blocco di opinione che possa influire sulle istanze decisionali dei mezzi di comunicazione sociale, sia pubblici che privati, affinché modifichino la loro tendenza al proselitismo e svolgano il loro dovere di informare in maniera imparziale col fine di evitare scontri, preservare la salute mentale dei venezuelani e assicurare la sicurezza e il rispetto per i nostri cronisti.

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Dossier FNSI a cura di Pino Rea | Impaginazione e grafica Filippo Cioni